In copertina: illsutrazione di Fabio Pasian

Pubblicazione realizzata dal Club degli autori quale premio, in quanto autore 3° classificato al Concorso Letterario «Marguerite Yourcenar» 2010 – Sezione Narrativa

Prefazione

Nel libro di Fabio Pasian, dal titolo “I cerchi del tronco”, giganteggiano i due protagonisti dei relativi racconti che compongono l’opera e, da un lato, rappresentano l’umano trascorrere del tempo che pare sfuggire dalle mani e riportare alla limitante condizione umana; dall’altro lato, assurgono a simboliche figure che riescono a salvaguardare, dall’annientamento del tempo, ciò che merita essere preservato, custodito e tesaurizzato.
Fabio Pasian, con scrittura precisa e capace di fissare, con pochi e salienti tratti, le figure narrative, le immagini e le atmosfere, così come le vicende e le profonde riflessioni che nascono dalle esperienze esistenziali, mette in evidenza la sostanza stessa della vita, che è in continuo divenire, che rappresenta costante iniezione di nuove visioni, di scelte e mutamenti, di metamorfosi e rivisitazioni del proprio essere, fino all’inesorabile resa dei conti, alla presa d’atto finale che pesa, sulla simbolica bilancia della vita, ciò che si è fatto nel Bene e ciò che si è fatto nel Male.
Nel primo racconto, intitolato “L’invito a cena”, la figura del protagonista è un professore di storia e filosofia che, ormai, è in pensione e vive una condizione di solitudine dopo la scomparsa dell’amata moglie. Una telefonata inaspettata da parte di una ex collega, per un invito a cena nonché per “incontrare delle persone veramente speciali”, gli offrirà la possibilità di vivere un giorno meraviglioso che rappresenterà un tuffo negli anni della sua lunga carriera di “professore autentico”, capace di assumere il ruolo dell’educatore e di stimolare con parole sagge, come quando ammoniva: “Se volete diventare delle persone responsabili, dovete imparare a pensare con le vostre teste”.
Nel secondo racconto, dal titolo “Piz da Lech”, luogo delle montagne dolomitiche vicino alla parete est del gruppo del Sella, ritroviamo invece una sorta di rivisitazione della propria esperienza esistenziale da parte del protagonista, anch’egli ormai giunto ad età avanzata, in attesa di trascorrere serenamente gli ultimi anni della sua vita. Nella sua mente ha sempre cercato di tenere le cose in ordine e lo fa ancora, seguendo pervicacemente la sua ossessione: “Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto”, la costante fissazione della sua vita. Dalle cinque scatole di cartone con la scritta dell’anno a cui si riferiscono, ritrova cinque fotografie che hanno segnato il suo percorso.
Nei contenitori che rappresentano degli scrigni memoriali ai quali attingere per recuperare momenti della propria vita, sono conservati, sotto forma degli oggetti più vari, gli episodi felici, i ricordi amari, le emozioni dissolte nel tempo, gli eventi gioiosi e i momenti dolorosi: e le cinque fotografie, la prima delle quali scattata il 27 luglio del 1936 e l’ultima il 7 luglio 2007, ritraggono sempre il protagonista del racconto, con diverse persone, sul Piz de Lech. Le fotografie assumono la fisionomia di un film a ritroso nei giorni “importanti” della propria vita: con la sua famiglia, quando era ancora un bambino e sognava di diventare un esploratore; con i compagni di università; con la moglie e i tre figli quando era ormai un avvocato famoso; con i suoi collaboratori quando aveva ottenuto l’incarico di sottosegretario al Ministero del Lavoro; ed infine, dopo aver visto svanire tutto ciò che aveva sempre inseguito come il successo e la fama, l’ultima fotografia lo ritraeva con il giovane nipote Federico che lo aveva accompagnato fin lassù per festeggiare il suo ottantesimo compleanno.
Le profonde riflessioni del protagonista del racconto, dimostrano quanto la mente umana possa essere contaminata dalla brama di denaro e di successo, dimenticando ciò che veramente è importante nel corso della vita di un uomo: vi sono emozioni e ricordi d’amore che valgono ben più d’ogni materiale possedimento, destinato, per sua natura, a dissolversi nel tempo.
Fabio Pasian racconta, in modo efficace e con grande attenzione, l’evolversi degli stati d’animo e la conseguente condizione umana che vede il rovesciamento dei valori quando ci si trova davanti all’inesorabile consuntivo: e pare avvisare che sarebbe meglio pensarci prima… dell’atto finale.

Massimo Barile

La collana editoriale “Le schegge d’oro” rappresenta un simbolico scrigno letterario nel quale vengono custodite le opere degli Autori che hanno meritato riconoscimenti e affermazioni nei numerosi concorsi letterari.
Il Club degli autori, attraverso questi libri, intende premiare coloro che hanno dimostrato di condividere, grazie a queste opere, le loro emozioni e pulsioni, le loro aspettative e i loro immancabili sogni.
Il desiderio è di offrire un’occasione di pubblicazione per alimentare, ancor più, la passione di coloro che si sono completamente immersi in una nuova avventura letteraria o da tempo hanno perseguito tale passione: un modo semplice ed autentico per regalare la possibilità di farsi leggere.
E’ una iniziativa culturale che può essere raccolta da tutti coloro che amano scrivere, un ventaglio letterario che si apre per dispiegare le bellezze che racchiude, per rendere evidente il valore delle opere che vengono pubblicate, per confermare la qualità di un libro di narrativa o di una silloge di poesie… mai dimenticando il valore intrinseco d’ogni opera che nasce dalla dedizione e dall’impegno e, ancor più fortemente, la sostanza vitale profondamente ricercata da parte di coloro che ne sono gli Autori.