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Prefazione
Nel divenire lirico della silloge di poesie “Aurora e Crepuscolo”, vengono espresse fedelmente la visione poetica e la forza espressiva di Fedel Franco Quasimodo, sempre attingendo alle evidenze d’una vigorosa concezione filosofico esistenziale dove emergono, da un lato, le suggestioni del mondo naturale e, dall’altro lato, le contraddizioni e le antimonie delle molteplici manifestazioni del vivere, costantemente alimentate dalla sua visione pervasa di sentimento puro, fortemente percepita e intensamente sentita, tra armoniosa grazia e poetica dell’anima.
Il messaggio lirico di Fedel Franco Quasimodo è cosparso di profonde riflessioni ed ammantato di un penetrante senso religioso, oltre a riferimenti ad un simbolico “cammino” di conversione, che diventa lirismo spirituale quando affronta temi religiosi fondamentali, come la passione e la resurrezione di Gesù, o il suo afflato è rivolto alla figura della Vergine Maria, Madre del Redentore.
Nel dipanarsi dell’intenso recupero memoriale della silloge, emergono i ricordi che vengono rivestiti d’un alone poetico, diventando grani della memoria che compongono un simbolico rosario intimo del poeta, incessantemente impegnato a riportare alla luce le parole nascoste nelle zone più celate dell’animo, continuamente proteso ad illuminare tali percezioni in un personale mondo lirico, tra espressioni della coscienza umana e tensione al divino.
La sua Parola poetica è sincera, limpida ed intensa, tesa ad eliminare ogni orpello ed inutile appesantimento; propensa a non voler soffrire di “nostalgia” e consapevole di aver esaurito i “rimpianti”, come del fatto che il “giardino delle speranze” è ormai “appassito”; impegnata ad indicare la giusta direzione d’un “solitario cammino”, tra i consueti affanni e le “ansie quotidiane”.
Ecco allora che il poeta si avvicina alla sorgente rigenerante, riveste la sua Parola con la grazia che la Musa instilla nel suo cuore, viene ispirato a creare la sua Poesia, che diventa energia vitale d’un canto gioioso che “rende lode a Dio”, profondamente sentito e umanamente rivelatore.
Nello spazio infinito di questa “sorgente materna” il cuore palpita, “fulgido d’amore”; la mente è invasa da “felici pensieri” e l’amore rivela al mondo la sua stupefacente forza: tutto si fa musica d’armonia, emozione vibrante, desiderio luminoso, fiamma lirica.
La rivelazione si propaga in “religioso silenzio” per captare i pensieri più profondi, illuminare “il giorno ancora da scoperchiare”, “incurante degli inciampi” e delle “rovinose cadute”, dimentico dei rimpianti e delle nostalgie, per “librarsi/verso una sempiterna pace”, lasciandosi guidare dalla mano del Signore attraverso “sentieri rigogliosi” per giungere, infine, al Bene.
La poetica di Fedel Franco Quasimodo diventa riconciliazione con la vita: un dono prezioso, seppur “groviglio di pensieri” e di “tentazioni”, di fatiche quotidiane e di speranze deluse, che mai spaventano il poeta sempre, coraggiosamente, catapultato verso un atto salvifico che sia “comunione” della vita con le percezioni dell’anima.
La volontà lirica di Fedel Franco Quasimodo si materializza nell’ardente necessità vitale di innalzare la sua Parola, che nasce sincera dal cuore, ad una dimensione superiore: pura, autentica, illuminata.
Massimo Barile