Aurora e Crepuscolo

di

Fedel Franco Quasimodo


Fedel Franco Quasimodo - Aurora e Crepuscolo
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-8804

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In copertina fotografia dell’Autore__


Prefazione

Nel divenire lirico della silloge di poesie “Aurora e Crepuscolo”, vengono espresse fedelmente la visione poetica e la forza espressiva di Fedel Franco Quasimodo, sempre attingendo alle evidenze d’una vigorosa concezione filosofico esistenziale dove emergono, da un lato, le suggestioni del mondo naturale e, dall’altro lato, le contraddizioni e le antimonie delle molteplici manifestazioni del vivere, costantemente alimentate dalla sua visione pervasa di sentimento puro, fortemente percepita e intensamente sentita, tra armoniosa grazia e poetica dell’anima.
Il messaggio lirico di Fedel Franco Quasimodo è cosparso di profonde riflessioni ed ammantato di un penetrante senso religioso, oltre a riferimenti ad un simbolico “cammino” di conversione, che diventa lirismo spirituale quando affronta temi religiosi fondamentali, come la passione e la resurrezione di Gesù, o il suo afflato è rivolto alla figura della Vergine Maria, Madre del Redentore.
Nel dipanarsi dell’intenso recupero memoriale della silloge, emergono i ricordi che vengono rivestiti d’un alone poetico, diventando grani della memoria che compongono un simbolico rosario intimo del poeta, incessantemente impegnato a riportare alla luce le parole nascoste nelle zone più celate dell’animo, continuamente proteso ad illuminare tali percezioni in un personale mondo lirico, tra espressioni della coscienza umana e tensione al divino.
La sua Parola poetica è sincera, limpida ed intensa, tesa ad eliminare ogni orpello ed inutile appesantimento; propensa a non voler soffrire di “nostalgia” e consapevole di aver esaurito i “rimpianti”, come del fatto che il “giardino delle speranze” è ormai “appassito”; impegnata ad indicare la giusta direzione d’un “solitario cammino”, tra i consueti affanni e le “ansie quotidiane”.
Ecco allora che il poeta si avvicina alla sorgente rigenerante, riveste la sua Parola con la grazia che la Musa instilla nel suo cuore, viene ispirato a creare la sua Poesia, che diventa energia vitale d’un canto gioioso che “rende lode a Dio”, profondamente sentito e umanamente rivelatore.
Nello spazio infinito di questa “sorgente materna” il cuore palpita, “fulgido d’amore”; la mente è invasa da “felici pensieri” e l’amore rivela al mondo la sua stupefacente forza: tutto si fa musica d’armonia, emozione vibrante, desiderio luminoso, fiamma lirica.
La rivelazione si propaga in “religioso silenzio” per captare i pensieri più profondi, illuminare “il giorno ancora da scoperchiare”, “incurante degli inciampi” e delle “rovinose cadute”, dimentico dei rimpianti e delle nostalgie, per “librarsi/verso una sempiterna pace”, lasciandosi guidare dalla mano del Signore attraverso “sentieri rigogliosi” per giungere, infine, al Bene.
La poetica di Fedel Franco Quasimodo diventa riconciliazione con la vita: un dono prezioso, seppur “groviglio di pensieri” e di “tentazioni”, di fatiche quotidiane e di speranze deluse, che mai spaventano il poeta sempre, coraggiosamente, catapultato verso un atto salvifico che sia “comunione” della vita con le percezioni dell’anima.
La volontà lirica di Fedel Franco Quasimodo si materializza nell’ardente necessità vitale di innalzare la sua Parola, che nasce sincera dal cuore, ad una dimensione superiore: pura, autentica, illuminata.

Massimo Barile


Aurora e Crepuscolo


Aurora e Crepuscolo

Fogge indefinite
di un corpo
non ancora compiutamente modellato.
Aurora:
tempo nitido
che illumina di vermiglio
un giorno ancora da scoperchiare.
Un lasso che potrà
trasfigurare in un’emozione rosea
o degenerare in cupo abbattimento.
Crepuscolo: tonalità cromatica
di occhio
illuso di turchese;
preludio di una notte turbolenta,
animata da angoscianti sogni.
Prefazione di un’anima pia
che lascia un corpo piagato
che ora tace,
per librarsi
verso una sempiterna pace.


Momenti di gaudio

Gaudio
di una sofferenza.
Da ogni colpa
si sgombra la coscienza.
Sovrastrutture di adulto,
prevaricate
dall’innocenza dell’infanzia.
Il carrettino è al suo posto
in campagna;
la mano lo spinge avanti
e chilometri su chilometri
guadagna.
Tra le note confuse
di una fisarmonica
estesa ristretta,
vien voglia
di azionare le gambette
e salire in alto
la scaletta.
La penitenza
si nutre di balocchi.
Adesso
puoi anche
spirare in pace;
la campana annuncia
gli ultimi tocchi.
E riconciliarsi con Gesù.
Hai fatto la pace
puoi venire lassù.
Non c’è alcun nemico
che ti insidia.
Hai fugato
la tentazione e la perfidia.
Quei peccati
sono in esilio
in una patria
grande e lontana.
E adesso non li chiami;
ed essi non ti cercano:
come se non li avessi
mai conosciuti.


Il miracolo del sole

Finalmente è già sorto
il giorno tanto atteso.
Moltitudini di genti
stanno sulla brulla pianura
assiepate.
E oggi voglio improvvisare
un allegro ballo.
Per te, Madre Celeste
decido sul mio asse
di piroettare.
Un balenìo rapido
tra uno squarcio di nubi
irraggia le menti
rivolte alla bianca veste.
Raggio,
tormento dei più duri
impenitenti,
rivela al mondo
sconvolgenti profezie.
Guerra imminente
scaturirà da immane cupidigia.
Sincera conversione
amputerà
la mortal alterigia.
Voglio prostrarmi
ai tuoi piedi o Vergine Beata!
Per il colore imperituro
infuso dal tuo figlio,
immortalo
da vero protagonista,
il primo tripudium
della mia vita.
E ti regalo il magnum gaudium
all’umile che crede
O Regina dei confessori della fede!


L’inferno

L’inferno
è un particolare stato dell’anima.
Costretta a girare su se stessa,
alla disperata ricerca
di una pace inafferrabile.
Madida di sudore,
implora una stilla d’acqua
al suo persecutore.
Quel diavoletto
urla e bestemmia
tra le gole infuocate.
Fornisce all’anima
acqua e sale,
per arrecarle sommo dispetto.
E la punzecchia agli arti
con un forcone ben affilato.
Escoriazioni e ferite
si aprono a perdifiato.
Il despota sanguinario
è incatenato come uno schiavo.
Costretto a servire
i capricci di Lucifero.
Mai perfetti e ben accetti
sono quei servigi;
bisogna ripeterli all’infinito.
Senza lode e premio di tesoro,
l’anima del potente
geme in sinistro coro.
Perdutamente ossessionato
dal rifiuto dell’amore di Cristo.


Il pastore

Il Signore è il mio pastore.
Egli mi guida
per sentieri rigogliosi,
indicandomi
la direzione del bene.
Forza erculea
hanno i muscoli del pastore.
Mi rialza dal peccato,
con l’appoggio di una sola mano.
Mi colma di doni
per suggellar con Lui
la riconciliazione.
Tante opere
ha compiuto in me
il mio pastore.
La vita, regalo prezioso,
profanazione di un alto pensiero.
Sofferenza: groviglio
di passioni ardenti,
di tentazioni inconsce.
Speranza: fiducia, mai nell’uomo
che mi circonda,
ma aspettativa di intima,
perenne comunione
tra l’agnello e il pastore.


Mare

Movimento sussultorio,schiumoso e limpido,
rivela un doppio volto; puro e infido.
Affresco di un pittore,
immortalato da varie sfumature di colore.
Ruggine sembra il suo cavalcare,
quando
si alza con tratto da sbruffone.
Esterna spesso terrore ed ogni imbarcazione
sballotta nell’acme del suo furore

[continua]


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