L’alba di una nuova era
	È giunto il tempo di oltrepassare 
quelle vecchie ritmiche quotidiane 
che tanto contraddistinguevano 
le nostre abitudini, fino a quando non è piombata 
un’oscura brutalità sull’intero pianeta, 
impossessandosi della nostra umana dignità,
nascosta dietro maschere a stravolgere le nostre vite. 
All’inconsueta divisione e lontananza dagli affetti, 
abbiamo lasciato assopiti i nostri sogni,
addormentati, narcotizzati a quelle strette di mano 
che abbracciavano baci, e fermavano sorrisi sereni a 
piacevoli dialoghi.
La speranza di vivere in pace ed uniti non potrà impedire 
alla nostra specie di accettare questi ostacoli come normalità, 
dopo che queste orribili rivelazioni maligne hanno posto
un grande vincolo al nostro mondo.
Una nuova luce nell’aria incalza a giungere 
e di quel tempo calpestato 
resterà solo un brutto ricordo.
Nuovi straordinari orizzonti schiuderanno le porte,
meravigliosi viaggi e graditissime condivisioni 
nell’atmosfera gioiosa ripulita di energia pura 
gloriosa, rinnovata nel cuore e nello spirito.
Saremo più aperti mentalmente ed umili nell’aiutarci,
il servizio tecnologico avrà un impatto enorme 
a sostegno di più lavoro digitale, si vivrà molto meglio. 
La natura risplenderà rigogliosa e fertile 
come non mai prima d’ora e decolleranno i buoni sentimenti…
Il mondo che verrà sarà lieto e fiero di ospitare
più risorse di valore che d’inutilità,  
per vincere sulla debolezza di odiare 
con la forza imperiosa dell’amore.
	
	Libertà
	Nell’attimo inquantificabile di luce 
all’incommisurabile emozione del nascere,
in tripudio brivido d’esaltazione.
Nel volo primaverile di rondini
ordinate al clamore del nido
che aspetta il loro arrivo.
Per le giornate uggiose annuvolate
c’è sempre un sole, che oltrepassa
confini e orizzonti
a donare serenità infinita.
Negli agi sparpagliati a modeste
vite campagnole e qualche oziare sedentario 
nella matura indisposizione a frenetiche azioni
per compiacimento alla necessità,
solo pregustando pienamente il
colore traboccante autentico immerso
nel sapore delle cose.
Laddove trova buon ristoro
una mandria a pascolare
nella quiete indissolubile dei profumi naturali.
Per ogni gesto di fintare colpi
che non battono l’ira 
ma abbattono paure,
frustrazioni, debolezze affini,
che fanno poi rima con riappacificazioni 
per un vero senso,
dell’amarsi intenso.
In tutto quel rendere schiavi pensieri 
alle sincere parole del cuore, 
che parlano d’anima in pace e gloria
allo spirito.
	
	Il gabbiano e l’aquilone
	Un pomeriggio settembrino a passeggio lungomare,
qualche nuvola oscurava un bel sole a intermittenza.
Nella brezza un po’ ventosa, c’era un ragazzino
sulla spiaggia a direzionare stabilmente
il suo sgargiante aquilone fosforescente.
Tra folate repentine m’incuriosiva constatare
più da vicino come s’evolvesse quella scena,
che a un certo punto non attirava più solo il mio sguardo.
Proprio vicino la battigia burrascosa
intento ad osservarne i movimenti,
oscillava tipo slalom
tra quei lunghi impercettibili filamenti.
Poi mi distraggo da un istante
e vedo un gabbiano sugli scogli
che giaceva goffamente a riposare le sue ali.
Anch’esso assorto in quella sosta per scrutare
meglio apposta le acrobatiche movenze
di quell’oggetto a parer suo tanto bizzarro.
Ed era fermo lì a fissarlo storcibecco
come a nuova conoscenza di un collega,
che approcciava malamente
un volo di livello principiante
un po’ incoerente.
Così decise di raggiungerlo
a breve consulto d’aviazione,
per quell’andamento strambo
a modesta quota lui voleva spiegazione.
Ma fu talmente imbarazzante
quel confronto quasi amico,
che dopo reciproci strattoni
finì per sbatterci contro
senza remore illusioni.
	
	Reminiscenza
	Nella frivolezza meraviglia di natura 
scorgo a riflettere
su come poter immortalare 
quei graditi attimi di purezza 
che la follia d’amore chiama pace.
Come uno sguardo innocente d’infanzia 
che attraversa l’infinito…
un tenero bacio che rende immensa libertà
a dover contare il tempo, oltre le stelle,
il mare e l’orizzonte bluastro…
dove tutto intorno arde di nuova luce
e quando ogni risveglio 
richiamerà un tramonto dell’anima.
	Il pensiero oltre il confine e… un’inezia
all’eterno inesorabile oblio,
al fato inconfutabile,
alla materia mutevole
che smuove l’essenza alla coscienza
mentre ci accompagnano i sogni 
senza un perché
ad allietare il cammino 
scorrere delle nostre vite.
	
	L’anima vibra
	Dalle altissime vette annebbiate a sproporzioni 
innevate di abbondanti distese montuose. 
Dalle vastità infernali desertiche 
a impetuosi scroscianti torrenti d’acqua, 
laddove il flusso cristallino vuole incontrare nuove dimore…
Nello scintillare cosmico di miriadi stelle, consegue 
un frenetico magnetismo gravitazionale. 
Nel continuo schiudersi di elementi alla natura, 
nella spinta percorsa alle sue volontà. 
Quando forti sbalzi emotivi contrastanti
fanno esternare gioie o dolori improvvisi.  
	Ed in questo incostante lasciarsi abbandonare 
non si trova spiegazione… 
ma intanto su tutto 
l’anima vibra…
	Per ogni organismo vitale
che incondizionatamente
nasce, cresce e poi muore nell’inconscio incontrollabile,
a cui non serve cercare risposte
come ad un ciclo naturale delle cose
corrispondono profumi dispersi nell’aria,
per un solo puro piacere di respirare.
	
	Chiedere alla luna
	Vorrei chiedere alla luna se riflette 
sentimenti in quelle varianti facce
nel suo ammirabile candido bagliore, 
quando esprime sfumature
un po’ arrossate ed altre volte un po’ giallastre, 
che di quei volti si dipinge fino a fare impallidire.
A tutto tondo fa risplendere nel corso degli eventi
rispecchiate lodi vaneggianti, intorno alle speranze
dalle mistiche credenze finché l’orgoglio 
più inasprito schiarirà tutto intorno a sé…
così il destino sarà preda della notte. 
Ciò non importa alla giornata che
lambisce appena il suo intercedere
dignitoso al desiderio, in quelle sue
impressioni dissolte nei pensieri a
congelare lati oscuri che impavidi perseverano.
A lei tanto rivolgiamo sguardi affascinati
ma poco si ha mai chiesto dei sospiri innamorati…
affievoliti e naufragati in quelle attese scomodanti 
che l’emozione appresta a consumare,
immensamente assorti nel romanticismo 
limpido con essa, per poi scivolare 
persi nell’oblìo.
	
	Spirito d’avventura
	S’innalzavano intrepide grida al cielo
nel continuo scagliare caotico frecce e lance,
su estenuanti ma gloriose cavalcate, sopra interminabili praterie
nelle sconfinate distese nordamericane.
Un tempo erano assediate da tante etnie e tribù indigene,
disseminate in villaggi arrangiati a coniche capannine,
tra cui i più noti indiani Apache e Sioux.
In un’atmosfera intensa, seguitavano sempre
riunioni serali accompagnate anche
da soavi e incoraggianti cantilene melodiche,
quali: “Yane-Heja-Hee e Ly-O-Lay” 
risuonate a ritmo di tamburi e flauti quena… 
con lunghe meditazioni attorno le vivaci fiamme 
del sacro fuoco scaccia incubi, su cui rilassare fatiche. 
Tra le fumanti pipe… in quello zampillare magico e misterioso
si lasciavano dimenticare lì quelle paure, 
che intimorite non avrebbero potuto ritrovare corpi
dove potersi insediare.
Ad esaltazione del puro richiamo avventuroso 
di guerrieri impavidi, erano uniti 
a quel rituale celebrativo di riconciliazione emblematica; 
per la forza combattiva alla sopravvivenza, 
nel rispetto profondo del creato, 
a tramandarsi ideali e valori nelle generazioni, 
nell’essenza a rievocare spiritualità tanto gradite. 
La loro anima ardente e vibrante era così elevata, 
che trasudava fino alle viscere della terra, 
in un vortice emotivo d’energia cosmica, 
che perpetua rivive 
nell’infinita e divina dimora celeste,
tra le stelle!
	
	Ancona
	In un lembo di terra esteso a collina, una rientranza concava
abbraccia a sé un angolo del mare Adriatico…
Dal piano lo scenario sembra quasi somigliare 
a un presepe artigianale,
di casette sfumate un po’ semi trascurate, 
a contorno di qualche palma d’atmosfera mediorientale.
La zona degli archi presenta il porto, dove a quell’incanalarsi 
basta fare appena un passo per salire sulla nave. 
Poi su a mo’ di serpentina, situato in cima al colle guasco,
c’è il Duomo di San Ciriaco ad evocare
predominio spirituale solenne.
E la panoramica scorre lungo il tratto litorale, 
con il Lazzaretto e l’arco di Traiano come porta d’ingresso, 
benvenuto alla città.
Nel parco Cardeto uno strapiombare alla scogliera 
cui lo sguardo volge al Monte Conero 
spiaggiato tipo forma di balena. 
Le architetture sobriamente incastonate 
ad antica storia dorica, con sentori di pietra fresca in
quell’aria stile romanico e bizantino, che deterge
l’influsso al classicismo, 
nel significato sincero di raccoglimento.
A piazza del Papa tra viuzze reticolari, 
gli angoli ammaliatori regalano preziosi scorci mozzafiato, 
per attimi fotografati a cartolina. 
Un’emozione si ripercorre dal teatro delle Muse
sopra corso Garibaldi, circondato da vetrine,
botteghe e ristoro d’ogni sorta,
che fluisce un bel passeggio oltre piazza Cavour 
sul vialone alberato della Vittoria fino al Passetto. 
Da lì, col suo monumento ai Caduti, la vista fa tuffare al
ricordo persistente, oltre quella scalinata maestosa e signorile, 
nella spiaggetta brecciolina dalle grotte colorate…
	dove lasciare naufragare i sogni all’infinito.
	
	[continua]