Osare naufragi

di

Flora Lalli


Flora Lalli - Osare naufragi
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. pp. 38 - Euro 5,00
ISBN 978-88-6037-6930

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Prefazione

Nella silloge di poesie “Osare naufragi”, Flora Lalli alimenta di continuo, e miscela con mano sapiente, le suggestioni della vita ritrovate nelle immagini reali, negli stati d’animo, nel flusso incessante dell’esistenza.
La poesia di Flora Lalli, intensa ed incisiva, si dispiega fino a raggiungere “sentieri inconsueti”, conferendo alle sue parole l’energia d’un impulso vitale che vuole rendere pienamente tutto ciò che viene vissuto: emozioni e incantamenti, inquietudini e sogni, come a cogliere i segnali indecifrabili fino a quel momento, le “impronte disseminate”, la sommessa armonia, gli enigmi che sempre si presentano davanti ai nostri occhi.
La verità è nelle “semplici cose della vita”, nel cercare di adeguare il proprio ritmo all’armonia del vivere con serenità, e trovarsi davanti all’evidenza del divenire, al tempo che passa e “molte cose” svaniscono velocemente: la realtà sempre davanti a noi, chiara e semplice, il respiro della vita come a comprendere il mistero, a risolvere la vertigine del vivere, a vincere le menzogne che soffocano.
Emerge la volontà di respirare “aria pura”, ossigeno che offra la profondità d’un respiro della Vita nella sua pienezza, nella sua totalizzante ed inebriante manifestazione, fino a dissolvere le inquietudini e le visioni sofferte nel “limite oscuro”.
Ecco allora che attraverso i “sogni del cuore”, i “sentieri inconsueti”, le speranze accompagnate dalla buona sorte, la volontà di “essere” nella vita superando il “limite oscuro“già ricordato, la poesia di Flora Lalli si nutre, nel trascorrere dei giorni, della luminosità che porta con sé il desiderio di trovare la verità, o meglio, le verità, che sono nelle “cose della vita”.
In alcuni passaggi delle poesie non manca di certo la sensazione della perdità, come se ogni giorno scivolasse dalle mani un “granello di vita” ma Flora Lalli recupera subito le “speranze silenziose” che si annidano nella mente, le visioni liriche dell’esistenza fino ad “osare naufragi”, per eliminare il velo dell’apparenza, per “affrontare l’uragano che sconvolge, l’uragano che crea”.
Con il grande coraggio d’una donna che produce qualcosa di fertile.

Massimiliano Del Duca


Osare naufragi


Ad Alda Merini,
ad Emily Dickinson,
protagoniste della Poesia senza tempo.


I tuoi versi

ad Alda Merini

Ascoltare i tuoi versi espressivi
seguendo il ritmo delle morbide dita
e l’ondeggiare delle tue collane
e smarrirsi nel tuo sguardo sapiente,
materno, insondabile, il tuo sguardo
che racchiude tutte le tempeste
e tutte le selvagge spiagge di sole,
è scavalcare, Alda, barriere
che inibiscono la vita, è affondare
nel tuo liquido cuore di musica.
Alda fatta di nuvole,
Alda creatura di primavera!


Lettura

ad Emily Dickinson

Piove attraverso una cupola arborea,
piove la luce, scintillando a tratti
in gocce microscopiche affioranti
impercettibilmente su le pagine.

Ancora intenerisce il tuo segreto
se tu, reclusa eletta dalle stelle
e verginale amante dell’Enigma,
sorridi dal tuo secolo di sonno!
Da quel bozzolo d’ombra che t’ascose
un fulgore di note si sprigiona
per ridestare in forza visionaria
del divino l’essenza. Un giardino fiorito
ti fu la solitudine consacrata alla Musa.

L’ideale sconfigge l’illusione
col suo fervore se il poeta vuole
eluder la menzogna temporale
che, in grazia del suo astrale,
dilegua inoffensiva.


Se tu

Se comprendessi il tuo mistero, poeta,
se risolvessi questa vertigine
di trascendenza-emozioni,
se ti sentissi vigile, sicuro, saldo,
saturo e paludato di espressioni scontate,
vincitore di effimere battaglie,
se tu blandissi menzogna e potere,
se tutto questo tu fossi,
non saresti così infinitamente dentro
il cuore dell’uomo,
non avresti la musica della piccola onda
che inquieta e rapisce il mare.
O trafitto, perduto, vittorioso poeta,
chiamato da sempre ma non eletto!


Prima neve

Improvviso
sfaldarsi di cielo:
tutto si arresta
in silenzio di neve.

Che meraviglia sostare
presso i gelidi vetri,
davanti agli abeti già bianchi!

M‘è complice d’un brivido
il poeta
che abita le pagine
d’un libro.


Attimi

L’infinitamente Reale
attende.
Immobile, immutato.
Alla bimba che fui
mi ricongiungo
per abbracciarlo.

Alberi trattengono nuvole
in attimi eterni.

Soltanto l’uomo si agita,
si dibatte nel limite oscuro
del suo effimero sogno di potenza


L’ altare della luna

Un albero prostrato
sul limitar del bosco
langue guardando il cielo
dal suo tronco distorto.
Gli altri alberi, fieri,
svettano nell’azzurro.
Egli striscia sull’erba
e, con mesto sussurro,
lamenta la sua sorte;
poi, dal tronco umiliato,
leva in alto le braccia,
moncherini stentati
dall’esiguo vigore.

Ma ecco,
con il tempo,
dalla povera scorza
un tenue verde sboccia
e l’albero atterrato
trasfigura in prodigio.
Prescelto dal Mistero,
poi, nella notte bruna,
solamente quel tronco
è altare della luna.


Myanmar

Scorre libero il fiume,
nessuno gli può mai impedire
di raggiungere il mare.
C‘è un fiume amaranto a Myanmar
che insegue la sua libertà.
Oh, non arrestate il percorso,
no, non vi accanite con l’acqua
che, limpida, chiede il suo sogno!
Avanzano i figli del Buddha
tra mantra e preghiere,
seguiti dal popolo oppresso.
Un OM riempie Myanmar.
Potranno le armi spezzare quel suono,
quel flusso imponente arginare?
Se il rosso si estende
non sono soltanto le vesti:
è sangue… è sangue che sgorga!
Venite in soccorso, o potenti,
della libertà violentata,
dal sangue innocente versato
alzate quei rossi mantelli!
Il sacro diritto sia illeso.
Resista il pacifico grido
insieme al sorriso del Buddha.


Apocalisse

Iniziato è il Giudizio universale:
da un lato stanno i capri,
dall’altro presunti agnelli.
I presunti a disdegnar gli opposti
(per non avere avuto a sufficienza
furbizia e buona sorte) e,
promotori dell’apocalisse,
reputarsi promossi a pieni voti
su scala cosmica!


Se…

Se tu perseguissi l’altrove
saresti mio.
Se non ti dissuadessero dal viaggio
le barriere di nebbia
affronterei le soglie dell’ignoto.
Viandanti per sentieri inconsueti
a piedi umani,
ti riconoscerei,
come segugio, al fiuto;
mi riconosceresti
come si riconosce in mezzo ai rovi
la fragranza di more.
Con me t’inoltreresti negli arcani
giardini della notte,
insieme sfideremmo illimitati
precipizi di stelle:
se tu non ne temessi la vertigine
saresti mio.


Accordi

China sui fogli
percepisco note squillanti
e adeguo il mio ritmo
a quello del tramonto:
all’impeto del rosso
che arde nelle nuvole,
alla forza del sole
donata alla terra.

Accordi di grilli,
occultati nel fieno,
esploderanno stasera
intonando la gloria dell’estate.


Osare naufragi

ad Alda Merini

Bisognerebbe forse, come te, toccare il caos
per vivere in maniera umanamente straordinaria,
per incontrare demoni come pure angeli,
affrontare mulinelli di acque sconosciute,
osare naufragi, scostare veli
di verità rischiose e, impavidi,
affrontare l’uragano,
l’uragano che sconvolge,
l’uragano che crea.

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