LE MIE EMOZIONI
Si vive fra acciaio e cemento, ci si alza il mattino, vedendo al posto del sole, il fumo delle ciminiere, delle industrie.
Non ci si può seppellire fra macchine e computer, ma un po’ alla volta, si deve tornare alle radici, quelle vere, dell’esistenza.
Anch’io, per una vita intera, vissi male, nutrendomi d’ideologie astratte e modelli di comportamento fasulli, presi magari a prestito dalle pagine di qualche rivista patinata, nascondendo a me stessa, agli altri, la parte migliore di me, quasi n’avessi avuto paura, come un segreto che svelai solo a te, anzi, veramente sei stato tu a scoprirlo, a scoprirmi.
Così come questo nostro Carso, pieno di segreti, che quando però si comincia a conoscerlo, pian piano li svela, tutti quanti, non come l’uomo che li tiene nascosti, per paura di rivelarsi.
Iniziai a percorrerlo che faceva ancora freddo, era inverno, e ad un primo impatto, ebbi l’impressione di trovarmi dinanzi ad un paesaggio desolante.
A scrutare le sue bianche rocce calcaree, fredde, nude, al calar del sole, mentre il buio lentamente le inghiottiva, avrei provato una sorta di paura, di sgomento, che m’avrebbe indotto ad allontanarmi, a scappare via, se tu non m’avessi portato per questi boschi, questi sentieri battuti, facendomi scoprire l’amore per la natura, quell’universo pulsante d’esseri viventi, a cui ero rimasta indifferente.
Quel mondo, creduto, fin poco tempo fa, imperscrutrabile, mi stava dando emozioni che credevo d’aver irrimediabilmente perso, e che ora, invece, riaffioravano, facendomi traboccare il cuore dalla gioia.
Come se dentro di me, all’improvviso, si fosse aperta una porta, rimasta chiusa da sempre, che m’avrebbe svelato la mia vera identità, il mio vero io, iniziai a sentire da vicino il respiro della natura, ad ascoltare la sinfonia delle stagioni.
Non saprei dire, ora, quando il Carso è più bello, perché in ogni periodo dell’anno, si veste di nuovi colori, donando magnifiche espressioni, ogni volta diverse.
Quell’inverno scese la neve, muta, silenziosa.
I suoi fiocchi, cadendo, sembravano voler nascondere le dure punte delle rocce, perché non stonassero con la mitezza del paesaggio intorno.
Gli alberi, le piante, gli animali sembravano esser rapiti da lei, la neve, che come una pallida signora, avvolta in uno scialle immacolato, era venuta a render visita a questi luoghi, per riportare sulla terra, una tranquillità perduta, una serenità svanita nel corso di questa vita, vissuta sempre di corsa, senza mai concedersi un attimo di respiro.
È di questa pace, che il mondo ha bisogno, per placare, almeno un po’, i suoi affanni.
Erano anni che non la vedevo, non la toccavo.
Il termometro era sceso, la temperatura era diventata rigida.
Tutti, rabbrividendo, se ne stavano chiusi nelle loro case, mentre noi, sfidando il freddo e il gelo, uscivamo tranquilli, allo scoperto, tanto bastavano i nostri abbracci a scaldarci.
Camminavamo qui, noi due soli, mano nella mano, mentre i nostri passi affondavano nella neve, lasciando lievi impronte, che talvolta, andavano a confondersi con quelle del cinghiale, uscito alla ricerca di cibo, senza che ciò m’incutesse spavento o timore.
Ero sicura che tu ti saresti saputo difendere!
Eppure quel silenzio arcano non m’intristiva, anzi, mi rendeva vivace, allegra.
Provavo una sorta di divertimento quasi bambinesco, nel tirare i rami di pino, carichi di neve, come per liberarli, scrollando loro di dosso un peso.
Addentrati che eravamo nel bosco, scorgevamo il laghetto ridotto ad una lastra di ghiaccio, mentre innumerevoli stalattiti spuntavano dalle cavità delle rocce.
Anche se faceva ancor freddo, i nostri sguardi sorridenti, sembravano voler far riapparire il sole, anticipando così l’arrivo della primavera, che di lì a poco, sarebbe ritornata, puntuale, come in una sorta di rituale antico.
In passato, non mi accorsi mai dell’esistenza di un filo d’erba o di un fiore che sboccia.
Camminavamo su questo suolo, fino a ieri gelato, non vedendo l’ora di starcene in disparte, quassù, lontani dalla mischia, tanto prezioso era ed è questo nostro sentimento, destinato ad appartenere a noi, soltanto.
Seduti sull’erba, in un prato, vedevamo la farfalla bianca e gialla, cui sembrava che il freddo le avesse tagliato le ali, e che invece, era ritornata a volare, con i suoi aggraziati volteggi, fra i cespugli di biancospino in fiore.
Fissando la collina che ci stava di fronte, mi sembrò d’aver raggiunto la cima, come se ci fossimo incamminati, pur sapendo che non sarebbe stato facile risalirla, perché ero sempre in procinto di cadere, ma tu, amorevolmente, mi sorreggevi, conscio che m’avresti riportato alla meta che t’eri prefissato: ridarmi la felicità.
Fin poco tempo fa, non credevo che esistesse questo stato d’animo, mi sarebbe venuto da ridere (…o da piangere), se qualcuno l’avesse ostentata dinanzi al mio sguardo incredulo.
Quando si è veramente felici si sogna, di cose dolci, soavi…
Così, in una notte di mezza estate, mi vidi in sogno, vestita di un semplice abito color avorio, che t’aspettavo, ferma sulla porta di una tipica chiesetta in pietra della Val Rosandra, oramai in stato d’abbandono, come se avesse dovuto riaprire quel suo uscio polveroso, perché possa unirmi a te, per sempre, dinanzi a Dio.
VITA
Una finestra
aperta sul mondo,
immenso mare
della vita
e dell’amore.
NASCE
Le cose semplici,
sono sempre le più vere.
Possono assumere
un profondo significato
se nascono dal cuore.
PRIGIONIERA DELL’IO
Da quella catena,
che sembrava
dover racchiudere
tutti i miei dolori,
tutti i miei affanni,
che mi tenevano
prigioniera,
da anni,
con la tua forza d’animo,
mi liberasti,
dai miei pensieri,
dominata dalla mia mente.
ANGELO
Nelle mie tenebre,
Angelo Divino,
venuto
da chissà dove,
per portare
un po’ di luce.
Per dare
un po’ d’acqua
ai petali
di quel fiore,
che s’era assopito,
ed ora è rinato.
ESISTENZA
Per dare senso
ad un’esistenza vuota,
brevi frasi abbozzate,
i fogli di un quaderno
ingialliti.
Il bisogno di raccontare,
ciò che avevi letto
nei miei occhi.
Un po’ alla volta,
i tormenti trascorsi,
assunsero i contorni
di un sogno,
ed infine un ricordo,
destinato a svanire.
ROSA
Il buio, l’ansia,
non esistono più.
La mia vita,
comincia a tingersi
di rosa.
ENERGIA
Vorrei trattenerti
ancora un po’,
ma so che
te ne devi andare.
Sento
un piccolo dolore,
come una fitta
al cuore,
che dura lo spazio
di un secondo.
Ti stacchi
dal mio corpo,
t’allontani
da questo
caldo abbraccio.
Il calore
sprigionatosi
dai nostri corpi,
l’energia
che mi trasmetti,
rimane…
Amore.
DESTINO
Le due vie parallele
tra una vita e l’altra.
Una forza del destino
non ci ha fatto
incontrare.
Il legame
di questa energia
esiste.
Ora che ci siamo
incontrati,
per un nuovo dialogo
felice.