Pensieri e racconti - 1998-2012

di

Franca Bossi


Franca Bossi - Pensieri e racconti - 1998-2012
Collana "I Gelsi" - I libri di Poesia e Narrativa
15x21 - pp. 82 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6587-4769

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PREFAZIONE

L’intenzione lirica di Franca Bossi è creare poesia che sia pervasa dalle percezioni dell’animo e sia una “finestra aperta sul mondo”, sulle molteplici manifestazioni della vita, sul profondo e autentico significato dell’amore e, seguendo la costante evoluzione, alimentando la sua Parola grazie ad una ricercata e desiderata “comunione dei sensi”, che renda fedelmente il suo universo emozionale.
La sua attenzione lirica è per le “cose semplici” che, in fin dei conti, sono quelle “vere”: i gesti quotidiani, le piccole cose della vita che rimangono nel ricordo, le suggestioni della natura che avvolgono l’essere umano nella meraviglia dell’esistenza e dell’appartenenza universale.
Nella raccolta di “Pensieri e racconti” dominano la necessità vitale di “raccontare” le emozioni che nascono dal cuore ed il desiderio di “raccontarsi”, senza false maschere né infingimenti, cercando sempre di mettere a nudo tutta se stessa con invidiabile onestà, fino a scandagliare “ogni minimo turbamento”, i “silenzi inespressi”, i pensieri celati nel profondo dell’animo e i “ricordi destinati a svanire” lungo il sentiero della vita, che è sempre un difficile cammino durante il quale si devono fare i conti con gli affanni ed i dolori, cercando di assaporare pienamente i momenti felici e le occasioni vissute con gioia.
Seguendo il filo sotterraneo che collega l’intera raccolta, si assiste ad un percorso all’interno dell’anima accompagnato dalla volontà di esprimere le proprie emozioni alla ricerca di verità nascoste dentro di lei, sempre in ascolto del cuore, sempre nell’incontro con l’amore nel suo significato più completo, vero e assoluto: ecco allora dispiegarsi anche l’amore per il Carso, la propria terra, quasi a ricercare il “raggiungimento della purezza”, l’abbraccio con le origini del proprio “essere”, lasciandosi cullare da ogni “piccola emozione” e da immagini pervase da armonia universale.
Tutto è illuminato dal profondo e immenso amore che si sprigiona dalle sue parole: la magia e l’incanto lirico si miscelano in ascolto della “voce del cuore” e offrono, a piene mani, l’immagine dell’animo sensibile di una donna, coinvolta nella vita, sempre in corsa verso la libertà e tesa alla conquista di una serenità interiore che permetta di prendere il volo verso l’immaginario.
Franca Bossi si offre con la sua generosità e spontaneità, disvelando l’inquietudine ed i dissidi interiori, intrecciando le sue riflessioni liriche con un continuo dialogo interiore alla ricerca di ciò che lei reputa prezioso, cercando di preservarlo dalle ingiurie del tempo e dalla frenesia della vita affinché non si perda nel tempo, ma diventi solida base del significato autentico del vivere.

Massimo Barile


Pensieri e racconti - 1998-2012


LE MIE EMOZIONI

Si vive fra acciaio e cemento, ci si alza il mattino, vedendo al posto del sole, il fumo delle ciminiere, delle industrie.
Non ci si può seppellire fra macchine e computer, ma un po’ alla volta, si deve tornare alle radici, quelle vere, dell’esistenza.
Anch’io, per una vita intera, vissi male, nutrendomi d’ideologie astratte e modelli di comportamento fasulli, presi magari a prestito dalle pagine di qualche rivista patinata, nascondendo a me stessa, agli altri, la parte migliore di me, quasi n’avessi avuto paura, come un segreto che svelai solo a te, anzi, veramente sei stato tu a scoprirlo, a scoprirmi.
Così come questo nostro Carso, pieno di segreti, che quando però si comincia a conoscerlo, pian piano li svela, tutti quanti, non come l’uomo che li tiene nascosti, per paura di rivelarsi.
Iniziai a percorrerlo che faceva ancora freddo, era inverno, e ad un primo impatto, ebbi l’impressione di trovarmi dinanzi ad un paesaggio desolante.
A scrutare le sue bianche rocce calcaree, fredde, nude, al calar del sole, mentre il buio lentamente le inghiottiva, avrei provato una sorta di paura, di sgomento, che m’avrebbe indotto ad allontanarmi, a scappare via, se tu non m’avessi portato per questi boschi, questi sentieri battuti, facendomi scoprire l’amore per la natura, quell’universo pulsante d’esseri viventi, a cui ero rimasta indifferente.
Quel mondo, creduto, fin poco tempo fa, imperscrutrabile, mi stava dando emozioni che credevo d’aver irrimediabilmente perso, e che ora, invece, riaffioravano, facendomi traboccare il cuore dalla gioia.
Come se dentro di me, all’improvviso, si fosse aperta una porta, rimasta chiusa da sempre, che m’avrebbe svelato la mia vera identità, il mio vero io, iniziai a sentire da vicino il respiro della natura, ad ascoltare la sinfonia delle stagioni.
Non saprei dire, ora, quando il Carso è più bello, perché in ogni periodo dell’anno, si veste di nuovi colori, donando magnifiche espressioni, ogni volta diverse.
Quell’inverno scese la neve, muta, silenziosa.
I suoi fiocchi, cadendo, sembravano voler nascondere le dure punte delle rocce, perché non stonassero con la mitezza del paesaggio intorno.
Gli alberi, le piante, gli animali sembravano esser rapiti da lei, la neve, che come una pallida signora, avvolta in uno scialle immacolato, era venuta a render visita a questi luoghi, per riportare sulla terra, una tranquillità perduta, una serenità svanita nel corso di questa vita, vissuta sempre di corsa, senza mai concedersi un attimo di respiro.
È di questa pace, che il mondo ha bisogno, per placare, almeno un po’, i suoi affanni.
Erano anni che non la vedevo, non la toccavo.
Il termometro era sceso, la temperatura era diventata rigida.
Tutti, rabbrividendo, se ne stavano chiusi nelle loro case, mentre noi, sfidando il freddo e il gelo, uscivamo tranquilli, allo scoperto, tanto bastavano i nostri abbracci a scaldarci.
Camminavamo qui, noi due soli, mano nella mano, mentre i nostri passi affondavano nella neve, lasciando lievi impronte, che talvolta, andavano a confondersi con quelle del cinghiale, uscito alla ricerca di cibo, senza che ciò m’incutesse spavento o timore.
Ero sicura che tu ti saresti saputo difendere!
Eppure quel silenzio arcano non m’intristiva, anzi, mi rendeva vivace, allegra.
Provavo una sorta di divertimento quasi bambinesco, nel tirare i rami di pino, carichi di neve, come per liberarli, scrollando loro di dosso un peso.
Addentrati che eravamo nel bosco, scorgevamo il laghetto ridotto ad una lastra di ghiaccio, mentre innumerevoli stalattiti spuntavano dalle cavità delle rocce.
Anche se faceva ancor freddo, i nostri sguardi sorridenti, sembravano voler far riapparire il sole, anticipando così l’arrivo della primavera, che di lì a poco, sarebbe ritornata, puntuale, come in una sorta di rituale antico.
In passato, non mi accorsi mai dell’esistenza di un filo d’erba o di un fiore che sboccia.
Camminavamo su questo suolo, fino a ieri gelato, non vedendo l’ora di starcene in disparte, quassù, lontani dalla mischia, tanto prezioso era ed è questo nostro sentimento, destinato ad appartenere a noi, soltanto.
Seduti sull’erba, in un prato, vedevamo la farfalla bianca e gialla, cui sembrava che il freddo le avesse tagliato le ali, e che invece, era ritornata a volare, con i suoi aggraziati volteggi, fra i cespugli di biancospino in fiore.
Fissando la collina che ci stava di fronte, mi sembrò d’aver raggiunto la cima, come se ci fossimo incamminati, pur sapendo che non sarebbe stato facile risalirla, perché ero sempre in procinto di cadere, ma tu, amorevolmente, mi sorreggevi, conscio che m’avresti riportato alla meta che t’eri prefissato: ridarmi la felicità.
Fin poco tempo fa, non credevo che esistesse questo stato d’animo, mi sarebbe venuto da ridere (…o da piangere), se qualcuno l’avesse ostentata dinanzi al mio sguardo incredulo.
Quando si è veramente felici si sogna, di cose dolci, soavi…
Così, in una notte di mezza estate, mi vidi in sogno, vestita di un semplice abito color avorio, che t’aspettavo, ferma sulla porta di una tipica chiesetta in pietra della Val Rosandra, oramai in stato d’abbandono, come se avesse dovuto riaprire quel suo uscio polveroso, perché possa unirmi a te, per sempre, dinanzi a Dio.


VITA

Una finestra
aperta sul mondo,
immenso mare
della vita
e dell’amore.


NASCE

Le cose semplici,
sono sempre le più vere.
Possono assumere
un profondo significato
se nascono dal cuore.


PRIGIONIERA DELL’IO

Da quella catena,
che sembrava
dover racchiudere
tutti i miei dolori,
tutti i miei affanni,
che mi tenevano
prigioniera,
da anni,
con la tua forza d’animo,
mi liberasti,
dai miei pensieri,
dominata dalla mia mente.


ANGELO

Nelle mie tenebre,
Angelo Divino,
venuto
da chissà dove,
per portare
un po’ di luce.
Per dare
un po’ d’acqua
ai petali
di quel fiore,
che s’era assopito,
ed ora è rinato.


ESISTENZA

Per dare senso
ad un’esistenza vuota,
brevi frasi abbozzate,
i fogli di un quaderno
ingialliti.

Il bisogno di raccontare,
ciò che avevi letto
nei miei occhi.
Un po’ alla volta,
i tormenti trascorsi,
assunsero i contorni
di un sogno,
ed infine un ricordo,
destinato a svanire.


ROSA

Il buio, l’ansia,
non esistono più.

La mia vita,
comincia a tingersi
di rosa.


ENERGIA

Vorrei trattenerti
ancora un po’,
ma so che
te ne devi andare.

Sento
un piccolo dolore,
come una fitta
al cuore,
che dura lo spazio
di un secondo.

Ti stacchi
dal mio corpo,
t’allontani
da questo
caldo abbraccio.

Il calore
sprigionatosi
dai nostri corpi,
l’energia
che mi trasmetti,
rimane…
Amore.


DESTINO

Le due vie parallele
tra una vita e l’altra.

Una forza del destino
non ci ha fatto
incontrare.

Il legame
di questa energia
esiste.

Ora che ci siamo
incontrati,
per un nuovo dialogo
felice.


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