“Le avanguardie del romanzo” un dialogo tra Italia e Francia
Questo non è solo uno studio molto approfondito sui rapporti tra la narrativa sperimentale italiana degli anni Sessanta, il Nouveau Roman francese e il Gruppo 63, che nel 2013 festeggia il suo mezzo secolo. E’anche un saggio altamente creativo, in quanto Francesca Falchieri è convinta che ogni critico letterario, come lei, sia soprattutto uno scrittore. Così, Falchieri vede il Romanzo come una persona, sì, proprio un uomo sempre indeciso, che non sa scegliere fra tradizione e avanguardia e il cui cammino accidentato dà logica e senso a ogni capitolo di questo lavoro.
Si tratta poi di un saggio un po’ rosa, perché frutto dell’amore platonico, forse non corrisposto (non si sa), della sua autrice per un uomo, simbolo del suo grandissimo amore per la scrittura, la letteratura e, prima di tutto, la Parola. Infatti, con un ludismo verbale tipico della Neoavanguardia italiana, ampiamente trattata in questo libro, Francesca afferma, in una delle lettere riportate all’inizio del volume e scritte al suo amato professore: “Dio è Parola, il mio vero nume, veicolo di contenuti spirituali. Sì, Dio è Parola: come tutti sanno, in principio era non il “Ver-ri” (“il Verri è la nota rivista dei primi sperimentali italiani, alla quale è dedicato un capitolo di questo libro), ma il Verbo”