Francesco Caroli - Le parole il loro silenzio (… e lo sfrigolio che fa prima il pensiero)
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia 14x20,5 - pp. 78 - Euro 8,50 ISBN 978-88-6587-7012 eBook: pp. 71 - 4,99 - ISBN 978-88-6587-748-7 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: “Shades of fantasy” opera pittorica di Oronzo Domenico Marseglia Prefazione La silloge di Francesco Caroli, Le parole il loro silenzio (… e lo sfrigolio che fa prima il pensiero), apre un nuovo scenario nel panorama della poesia pugliese. Proscenio di poesia civile, argomenta la società contemporanea con i limiti e le proprie ritrosie. Alessandra Peluso Premessa Le parole il loro silenzio (… e lo sfrigolio che fa prima il pensiero). Un titolo che racchiude credo tutto il lavoro che comporta scrivere poesia ed essere poeti. Passare dal verso libero al verso in qualche modo strutturato, e dal verso strutturato di nuovo al verso libero, è stato un percorso che mi ha richiesto un po’ di tempo: è stato come voler cercare una mia propria luce, e al termine di questo processo scoprire di non avere purtroppo almeno per il momento più niente da dire. Non a caso la paura di non riuscire a scrivere un solo verso – com’era accaduto già in passato – si è poi estrinsecata nella precedente mia raccolta in Afasia, che qui ripropongo, a sancire la fine di un percorso, mettendo in evidenza il pericolo che ha ogni poeta di diventare afasico. E quindi, come ultima soluzione, ricorrere nel mio caso a una sorta di grammelot per continuare a esprimermi, rimanendo alla fine sospeso solo un suono onomatopeico che non ha alcun senso, o lo ha proprio nel non aver senso. La perfezione per un poeta sarebbe forse riuscire a esprimersi senza scrivere alcuna parola. Da Ungaretti a Montale. Francesco Caroli (26 marzo 2016) Le parole il loro silenzio (… e lo sfrigolio che fa prima il pensiero)Poesie nel tempo e nello spazio
Siamo noi i figli incantati da false I nostri padri scampati alle bombe, I padri dei nostri padri segnati Piccoli, correvamo a nasconderci, Tutti scolari con l’abbecedario, Siamo noi quei bambini un po’ cresciuti Con i calzoni corti alle ginocchia, Tra banchi, parrocchie, boschi e stradine, Fummo prigionieri di vecchi maestri, Istruiti con lettere e tabelline Siamo noi quei ragazzi con i capelli Venivamo dai canneti del mare, Noi, scappati dal fumo di battaglie E cantammo le canzoni del Piave, I nostri eroi furono cow-boy e indiani, Siamo i giovani passati alla storia Noi, i figli dei fiori, della protesta Sì, credevamo in un mondo migliore, Ergemmo barricate di cartone E spazzati dal tuono delle bombe Siamo noi i padri non più fatti padri Loro, sono i ragazzi del domani Liberi di volare non più per strade Sarà questo il futuro che verrà Rebus, imbroglio, pasticcio o enigma,
Ti ricordi, quel profumo Stressati ma pur felici, Ti ricordi, l’improvviso Un viottolo in salita, E quel misto di dolce
Anche se l’astro nel cielo martella per uscire fuori da un cono d’ombra
Nei tuoi occhi oramai non più vermigli
È una canzone sospesa nel tempo No, non so cos’è questo mio dolore Sono note lente e piene di un’eco Cavalli ammaestrati non più bizzarri È come sole quando viene sera
Sì, amo le parole e il loro silenzio Perché amo il suono delle frasi dette Amo le parole dei grandi poeti Amo gli scrittori e le loro storie, Amo di una madre pure i suoi affanni Amo i colori dell’arcobaleno, Amo come te i fiumi, i mari e i monti Sì, amo le parole dette e non dette Così, perché amo la vita, e tutto Sì, amo le parole e il loro silenzio
In quel quid
Cacciato come volpe fuggita, [continua] Contatore visite dal 30-09-2016: 1446. |
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