Non si muore per amore ma non si può vivere senza amore

di

Francesco Mauro


Francesco Mauro  - Non si muore per amore ma non si può vivere senza amore
Collana "Koiné" - I libri di Religione, Filosofia, Sociologia, Psicologia, Esoterismo
12x17 - pp. 88 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6587-3076

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In copertina: Raffaello Sanzio particolare “La scuola di Atene. Diogene” (per gentile concessione: Musei Vaticani, Roma)

Quarta di copertina: Jean Léon Gérome “Diogene” (per gentile concessione: The Walters Art Museum 600 N. Charles St. Baltimore)


Prefazione

La lettura del libro Non si muore per amore ma non si può vivere senza amore, opera di Francesco Mauro, ha fatto emergere dalla mia memoria una delle maximes morales di Francois de La Rochefoucauld, che recita: “Il vero amore è come i fantasmi: tutti ne parlano ma pochi li hanno visti”.
“Parlar d’amore” sembra cosa facile, ma implica, al contrario, numerose cautele e può facilmente trarre in inganno: come a dire che la materia è insidiosa, ma è inevitabile confrontarsi con essa.
Non è un caso che le acute considerazioni di Francesco Mauro siano sostenute da numerose citazioni di filosofi, scrittori e poeti di varie epoche: a partire da alcuni recuperi che fanno riferimento alla cultura classica del famoso Seneca; all’apologo del poeta Kahlil Gibran e, ancora, a cospicue citazioni dai famosi “Aforismi” di Oscar Wilde; per finire con le disquisizioni del filosofo Nietzsche e “L’arte di amare” di Erich Fromm, solo per citarne alcuni.
Ad accompagnare questo ampio repertorio di pensatori, Francesco Mauro inserisce alcune sue poesie, che hanno l’intenzione di arricchire e supportare le considerazioni espresse, le analisi a tutto campo e le attente osservazioni: tutto ciò crea un continuum che miscela recupero esperienziale, sguardo critico nei confronti dell’umano sentire, elaborazioni filosofiche e sano realismo.
Possiamo parlare di un vademecum sulla concezione, sul significato profondo e sulle conseguenze dell’amore: un repertorio rapido che si arricchisce nel suo divenire, utilizzando anche la voce della poesia e mai dimenticando i rimandi al pensiero filosofico.
Francesco Mauro dimostra di muoversi con agilità tra gli interrogativi e le caute risposte, dispensando anche suggerimenti e consigli: da apprezzare la volontà di recupero dell’essenziale, di ciò che è “trasparente”, come a sottolineare la necessità di credibilità, che si evince dal desiderio di “comunicare senza timore” ciò che lui reputa meritevole d’attenzione.
Ecco allora che, durante il percorso di lettura, la domanda centrale è “capire perché è finito l’amore” e come superare la fine dello stesso.
Dopo l’inevitabile richiesta di un chiarimento sulle cause, nella “fase di accettazione-lutto”, ecco presentarsi la lenta elaborazione per la perdita della persona amata, quasi a “lasciar piangere il cuore” ed accettare il dolore che è “purificatore e guaritore”.
Avvenuta l’accettazione della fine dell’amore, si deve sopportare il penetrante dolore e subentra la “fase del lutto” nella quale è fondamentale cercare di “espellere tutto il dolore” e non aver paura di chiedere aiuto: atto di coraggio che è il primo passo verso la “reazione”, la volontà di riprendersi la vita e riempire il vuoto lasciato dalla perdita dell’amore, magari dedicandosi a nuove passioni, al lavoro, alla scrittura e via dicendo.
È l’inizio della “fase del perdono”, che aiuterà a riprendere in mano la propria vita e a ritornare ad amare: il tempo medicherà le ferite, ma solo se sarà accompagnato dalla volontà di guarire, come ben sottolinea Francesco Mauro quando scrive “si guarisce col tempo solo se lo vogliamo”, e come si possa continuare ad amare una donna nonostante il tradimento e l’abbandono perché “se vuoi essere amato, ama”.
Un discorso persuasivo di sapienza che tende a superare le chiusure, il rancore, la delusione, l’amarezza e l’odio, per immergersi in un profondo rapporto con se stessi, per creare “nuovi percorsi”, capaci di introdurre quell’azione “trasformante”, che diventa necessaria per illuminare la mente distratta dalle sollecitazioni pericolose e aiutare a sollevarsi dalle sofferenze d’amore.
Francesco Mauro, grazie all’aiuto della saggezza filosofica, compie il miracolo d’amore e raggiunge l’oggettiva sacralità del suo significato più autentico: la guarigione è irraggiamento che fa risplendere il nostro cuore, essere se stessi nella Luce dell’Amore.
Nel percorso della vita, in varie occasioni, sperimentiamo il superamento del dolore. Il segreto per riuscire ad intraprendere un percorso che conduca al buon esito, non è una formula magica, ma è l’amore stesso.
Francesco Mauro ci offre le sue profonde riflessioni e, con intelligenza e saggezza, reputa opportuno indicare che il miglior suggerimento si può condensare in poche parole: “seguite soltanto il vostro cuore”. Un suggello che può sembrare facile conclusione, ma non è così.
Le mie riflessioni sono iniziate con Francois de La Rochefoucauld e desidero chiudere proprio con una sua illuminante considerazione: “Un gentiluomo si può innamorare come un pazzo, ma non come uno sciocco”. Credo sia un sigillo sul quale meditare.

Massimo Barile


Introduzione

Nella consapevolezza della mia misera fine, allontanata da me ogni speranza, nella fondatezza delle mie congetture, la verità che ne vien fuori sebbene chiarita e capita non mi dispensa dal dolore della sofferenza!

Sebbene debba odiarti, fino a desiderare di farti male e di progettar vendette, io comunque invece piango e ancora ti rimpiango!
Tutti questi anni lunghi e intensi, vissuti con te e per te, non si cancellano così.
Pietra su pietra avevo costruito l’amore più grande della mia vita, con il cemento delle tue parole d’amore credute vere e sincere, così avevo messo tutto dentro il tuo cuore, e ti ho amata amore, ti ho veramente amata!
Ebbene, la miglior vendetta, oltre il perdono, non restava che quella di permetterti di farmi ancora male, e pure questo si è verificato, quando ancora un’ultima volta ti ho cercata.
Adesso però sono stanco di soffrire, ormai non ti perdonerei più sapendoti con un altro e per questo voglio e devo cancellarti per accettare questo distacco, ma non è facile purtroppo, perché ancora troppo forte è il mio sentimento.
Sto facendo di tutto per distrarmi, ho chiesto aiuto a tutti, e mi sfogo scrivendo lettere per te, come quest’ultima che mai leggerai e nuove poesie che non ti sfioreranno neanche più, ma che moriranno con me.

Leggo letture inerenti al mal d’amore, con le quali mi ritrovo talvolta d’accordo, senza per questo sposarle e trovare in loro, la serenità e la forza di praticarle!
Davvero le sto provando tutte per distruggerti, ma per riuscirci capisco che devo prima annientare me stesso, accettare l’abbandono e arrendermi al dolore cattivo fino a trasformarlo in dolore buono e così forse guarire.
Poiché sembra che crogiolarmi nel dolore cattivo, provi un sottile compiacimento, o stoico eroismo, che mi porta a idealizzare e amare la mia anima dannata, perduta per amore.

Non avrei mai pensato che fosse possibile **morire per amore**, ma devo ricredermi e riscrivere la frase **“non si può vivere senza amore”** ed è per questo che, è possibile morire per amore, morire per te.
.

In questa (lettera) piccola introduzione al libro, emergono verità sofferte, ma vere sono anche le contraddizioni, perdono e rancore, gocce d’odio e ancora tanto amore.
Così come traspare la confusione di un cuore ferito che stride con la mente, che impaurito teme di morire per amore.

Che Fare?

Esistono saggi o manuali infallibili per guarire dal mal d’amore?
Esiste un rimedio universale adattabile a tutte le situazioni e per tutte le persone?

Saggi: SÌ – Manuali infallibili e rimedi universali: NO

Nei saggi, troverete molti buoni consigli che sebbene possano essere condivisibili, scoprirete che hanno anche dei limiti, soprattutto quando i suggerimenti si trasformano in veri diktat spacciati per verità assolute, che sono invece tutte da ponderare se non addirittura da confutare. L’argomento, infatti, è così delicato e devastante, che sarebbe opportuno avvicinarcisi con estrema umiltà e cautela, rivolgendosi a dei cuori infranti bisogna tener conto delle loro sofferenze, delle loro sensibilità, delle loro diverse capacità di reazione.

“La consapevolezza altro non è che sbagliare sapendo di sbagliare” (F. Mauro, Pensieri pensati per te).

Allora è preferibile imparare dai propri errori, che sbagliare costretti nel seguire strade tracciate da altri.
Nelle pagine seguenti, scoprirete che, non essendo io, né un saggio né uno psicologo, ma semplicemente un ignorante che si è voluto inoltrare in un terreno spinoso e difficile, ho dovuto perciò apparecchiarvi una tavola bandita di tutto e di tutto il suo contrario, con l’aiuto dei migliori pensatori del passato, riportandovi i loro virtuosi pensieri, ai quali ho aggiunto, anche scontrandomi, i miei modestissimi pareri.

Pensieri del passato talvolta in contraddizione tra loro, ma comunque sempre illuminanti che v’illumineranno la strada o meglio, le strade migliori che potrete scegliere per poi tentare di percorrerle secondo le vostre forze.

Sarete così voi a scegliere e a piluccare tra le diverse portate senza paura di commettere errori, che errori poi non sono mai.

L’Autore


Non si muore per amore ma non si può vivere senza amore


CAPITOLO I
Chi soffre di più?

“Dopo un dissidio e una lite personale, tra uomo e una donna, una parte soffre moltissimo all’idea di aver fatto male all’altra, l’altra invece soffre moltissimo all’idea di non averne fatto abbastanza alla prima; perciò con lacrime, singhiozzi ed espressioni sconvolte, procura di appesantirle il cuore anche dopo” (Nietzsche).

Alla fine di un amore, di ogni amore, la sofferenza è tanto maggiore quanto maggiore era l’intensità dello stesso, più l’amore era profondo così il dolore e la sofferenza saranno profondi e intensi.

Già, ma chi soffre di più? Chi lascia o chi è stato lasciato?
Sebbene le sofferenze saranno profondamente diverse, Nietzsche, ci ha già anticipato la risposta, soffrono entrambi.
Il lasciato/a, certamente subirà le ferite maggiori, profondo sarà il dolore e atroce la sofferenza. Se succedesse poi così tutto precipitosamente, non avrà nemmeno il tempo di capire e accorgersi dell’enorme macigno che l’ha appena stordito/a.
Nell’incredulità e tra i morsi che gli divorano il cuore, si muoverà tentoni, in cerca di spiegazioni. .

Senza orgoglio quasi in ginocchio oppure colmo di rabbia quasi a sfiorare la violenza, supplicherà amore laddove non ce n’è più.
Chi lascia, invece, ha ponderato tutto, conosce le motivazioni che lo inducono a questa estrema decisone! L’arco da dove scoccherà la freccia della fine è saldamente nelle sue mani, e sebbene conscio di ferire, comunque ferirà, tendendo la corda con tutta la sua forza, per poi fuggire e sparire di scena. La sofferenza di chi è stato lasciato/a, si chiama DELUSIONE, padre e madre del dolore, figlia della più grande illusione, nella delusione la sofferenza è devastante, nel cuore, nell’anima, nello spirito e nello stesso corpo.

Delusione

Padre e Madre di ogni dolore
figlia legittima di un’illusione
cava gli occhi e squarcia la gola
il cuore scivola tra tacco e suola.

Scuote la mente che se ne risente
e se la prende con il cuore innocente
ti piega con pensieri e congetture
che lasciano solo piaghe e scottature.

Vuole e pretende spiegazioni dirette
che suscitano sia rimorsi che vendette
ti solleva con effimeri e odiati rancori
che rafforzano soltanto i tuoi dolori.
Scalpella e scava il tuo volto
svuotando il tuo sguardo sconvolto
nel buio cancella ogni forma e colore
lasciando solo i contorni dell’illusione.

Fulmina la mente che smarrisce la via
nulla più l’aiuta, nemmeno la tua filosofia
tra onde in abbandono approdi nell’accettazione
sabbia in clessidra ne misura la rassegnazione.

Nell’insperata quiete, te ne vai in putrefazione
e dal tuo letame, rifiorirai in un’altra illusione.

.

La sofferenza di chi lascia, si chiama RIMORSO, figlio della colpa, per la consapevolezza di aver ucciso i sogni dell’altro/a e per il dispiacere di veder soffrire atrocemente proprio la persona che l’ama fino a morire. Questo rimorso, questo senso di colpa comunque durerà poco, specialmente se la ragione della fine era un altro nuovo amore. La nuova infatuazione, renderà crudeli, spietati, cinici ed egoisti; la nuova felicità farà dimenticare in fretta la loro “sofferenza”! Tuttavia la sofferenza, potrà sempre riaffiorare e magari anche più intensa qualora chi lasci, si ravvedesse nel più sentito pentimento, per l’errore commesso .

“Perdere qualcosa d’importante è già un dramma, perdere qualcosa d’importante a causa nostra è la vera tragedia” (Pensieri pensati per te).

A questo proposito scrissi qualche anno fa “Essere abbandonati da chi si ama, è un dramma e un dolore che, il tempo prima o poi cancellerà, abbandonare chi ci ama è la vera tragedia, il tempo prima o poi ci presenterà il conto da pagare” (Pensieri pensati per te).

Scrissi anche però, “Non sempre il tempo rimedia alle pene d’amore, può cicatrizzare le ferite rendendole appena appena visibili, ma la perdita del vero grande amore è più simile a un’amputazione di un arto, e qui il tempo non può nulla, la ferita è sempre bene in vista!” (Pensieri pensati per te).

Ecco il tutto e il contrario di tutto, come si può generalizzare? Come si può quantificare e discernere la profondità di un dolore, di una delusione, di un senso di colpa? Come suggerire allora terapie e rimedi per superare le pene che inevitabilmente l’amore porta con sé? Ogni anima, sopravvive al dolore con la propria sensibilità, pertanto non cercate di mettere troppo scrupolosamente in pratica ciò che leggete o sentite, anzi non lasciatevi influenzare da vicende simili alla vostra ma che non è la vostra, seguite invece sempre il vostro cuore e se seguendolo, cadrete, rialzatevi per seguirlo ancora. Penso e ne sono convinto che il dolore più grande, la sofferenza più vera resta ovviamente nel cuore dell’abbandonato/a, nel cuore di chi ancora ama disperatamente. Sofferenza che le donne nascondono e sopportano meglio dell’uomo, l’uomo sesso forte è da sempre nel sentimento il più fragile, e non solo per orgoglio o amor proprio, ma proprio perché quando ama davvero, l’orgoglio e l’amor proprio sono soffocati dal vero sentimento, così che poi perdendo l’amore, la loro rivincita determinerà per lui una tragica doppia frustrazione quasi impossibile da sopportare. “L’uomo che perde l’amore, è perduto nel vuoto del niente, a nulla servirà la bella filosofia letta e riletta, si ritroverà solo a piangere e a mendicare amore” (Pensieri pensati per te).

“La filosofia trionfa agevolmente sui mali trascorsi e sui mali a venire. Ma i mali presenti trionfano su di essa” (De La Rochefoucauld).
Ecco però il contrario, “I dolori superficiali e gli amori superficiali durano. Gli amori e i dolori profondi sono uccisi dalla loro stessa intensità”
(Oscar Wilde).
Riprendersi dalla perdita di un amore, è certamente possibile ma non è nemmeno tanto facile, dipende dalla gravità del dolore, dalla frustrazione subita, dalle capacità dell’intelletto, dalla forza della virtù, dalla passionalità dell’amore tradito.
“Amori passionali e forti come l’acciaio, hanno spesso i piedi d’argilla, possono avere occhi di cristallo duro, ma i loro cuori sono di vetro soffiato, leggeri, sensibili e fragili come ali d’aliante, come vele silenziose sperdute in mezzo al mare, la loro sensibile passionalità rende più difficile ogni ripresa dopo una loro caduta” (Pensieri pensati per te).
Questi amori passionali, questi cuori così fragili, leggeri e sensibili, sono i cuori più difficili da curare, sono quelli che nonostante tutto il male subito, continuano ostinatamente ad amare chi li ha feriti, continuano ad amare e a farsi del male.
Questi cuori costretti ad amare per continuare a vivere quest’amore ormai finito, diventano ormai cuori più patetici e ridicoli agli occhi di chi non li ama più.
“C’è sempre qualcosa di ridicolo nei sentimenti di chi non si ama più” (Oscar Wilde).

Sono però questi i cuori più belli da dipingere, da scolpire e da poetizzare, le pagine seguenti le ho scritte per loro.


Superare la fine di un amore

Chiarimento

Accettazione-Lutto

Lutto

Azione-Reazione

Tempo


CAPITOLO II
Chiarimento

Per superare la fine di un amore, è necessario capire perché è finito, per questo è necessario il chiarimento, chiarimento apportato da colui/ei che abbandona, il quale dovrà essere veritiero altrimenti potrebbe solo illudere e soprattutto rallentare la guarigione dell’abbandonato/a. Fate dunque bene attenzione perché:

“Un’anima che si sa amata, ma che non sa amare, rivela la propria feccia, ciò che vi è di più in basso viene in superficie” (Nietzsche).

Importante perciò sarà, il coraggio e la sincerità di chi abbandona, e qui subentrano l’attendibilità e la stima che ancora confidate in chi vi sta calpestando il cuore, e questo lo potrete sapere solo e soltanto voi, anzi solo e soltanto il vostro cuore.

È necessario chiarire subito, se l’abbandono è la conseguenza di un nuovo innamoramento, è importantissimo saperlo, anche se fa molto male; sapere che si è stati sostituiti è terribile ma aiuta a guarire.

(Se l’abbandono è improvviso, la ragione è di solito questa).

Purtroppo, è difficile che chi lasci abbia il coraggio di confessarvelo, pertanto sarà più facile, che vi confessi mezze verità e spiegazioni ambigue con il solo scopo di depistarvi o scaricarvi colpe che quasi sicuramente non avete. Discernere la verità e comprenderla è difficilissimo per chi è abbandonato/a, anche per via del forte disagio emotivo e confusionale in cui è sprofondato/a, vuoi l’agitazione e la sorpresa, vuoi la paura e l’impotenza, saranno come bende sugli occhi e tappi negli orecchi, poco o nulla capirà, anzi, tenderà a negare la realtà, a non credere che questa feccia, sia tutta vera e definitiva, crederà invece che tutto si possa ancora recuperare .

È facile che se non avete ascoltato con attenzione e consapevolezza le ultime parole pronunciate da chi vi ha abbandonato/a, non sarete stati nemmeno capaci di opporre le giuste domande, i giusti dubbi e le giuste obiezioni. Ricordatevi invece che chi lascia e accetta il confronto/chiarimento, ha già bene in mente le cose che vuole dire o meglio recitare, facendo ben attenzione a non sbagliare, e qualora riusciste in qualche opportuna domanda, certamente vi presenterà una pronta risposta che era già stata preparata ad arte.

Così, di solito il chiarimento non sortisce nessun effetto positivo per l’abbandonato/a, mentre chi lascia (specialmente se bugiardo/a) si gode la soddisfazione per aver adempito l’ultimo dovere, seppure conscio di aver mentito, perché comunque adesso è libero/a, di andarsene senz’altri obblighi.

Il fallito chiarimento invece segnerà per l’abbandonato, l’inizio di un vero auto processo. Egli si accuserà di tutto e in maniera ossessiva, rivivrà le immagini dell’ultimo incontro, si ripeterà mentalmente le parole udite ma non assimilate. Così che parola dopo parola, riaffioreranno tutte le parole e i loro veri significati che la mente poi collegherà ad altre vecchie frasi apparentemente banali udite in passato che spiegano inequivocabilmente quelle presenti. Pian piano ricostruirà il puzzle della situazione, che lo porterà a desiderare un nuovo chiarimento per porre le sue obiezioni seppure tardive, colme di rabbia per non averle poste prima. È evidente che se il chiarimento non ha portato la verità, ma solo dubbi e rabbia, l’abbandonato, si ritroverà al punto di partenza, anzi la sofferenza si sarà raddoppiata così come la confusione e la rabbia. L’abbandonato allora si troverà a dover scegliere tra: affrontare con coraggio la verità in un nuovo chiarimento o lasciare tutto così.

A) Nel dubbio, vorrà cercare, indagare, chiedere ancora spiegazioni, ma per far questo dovrà umiliarsi a cercare ancora l’ex partner e rischiarne così l’ira e l’indolenza di chi non ama più. Rischiare di sentirsi ancora respinto/a e umiliato/a, talvolta odiato/a e deriso/a. Rischiare ancora un ennesimo fallimento, che lo porterebbe a un nuovo bisogno di chiarimento che ne innescherebbe poi un altro e poi un altro ancora. Rischiare di risprofondare nella disperazione per non essere stato nemmeno rispettato/a, così da non riuscire ad accettare che l’amato/a, sia riuscito a farla franca, alimentando la propria frustrazione davanti alla propria impotenza, aumentando a dismisura i rancori e la rabbia che se sfogata male, sfiora desideri malsani di vendetta che possono purtroppo anche sfociare in violenza.

B) Oppure lasciare che sia tutto così, mettersi da parte e sparire con il proprio dolore, trattenere ogni rancore, lasciare tutti i dubbi, alleviare la rabbia con la speranza che l’amata/o possa ravvedersi e nel pentimento tornare a cercarlo/a, (non succede quasi mai) concedendosi un giusto tempo per elaborare la rabbia e confutare le possibili probabilità delle proprie speranze. Nel dubbio, credere ancora nell’amore seguendo quest’ultima speranza: “Tutto ciò che trattieni con forza, lo perderai, tutto ciò che lasci andare lo ritroverai” (Pensieri pensati per te).

Che fare?

“Si parla tanto del bello che è nella certezza; sembra che s’ignori la bellezza più sottile che è nel dubbio. Credere è molto monotono, il dubbio è profondamente appassionante. Stare all’erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte” (Oscar Wilde).

In poche parole a restare nel dubbio si soffre ma si vive ancora nella speranza, mentre la certezza è morte!

Ho sempre amato quest’aforisma di Wilde e sono sempre stato dalla parte del dubbio, ma nel mal d’amore, per salvarmi, sceglierei senza dubbio la certezza. La speranza in amore prolunga l’agonia e la ferita non si rimargina. La speranza, questa speranza alimenta il dolore cattivo che allontana la guarigione. Meglio rischiare ma cercare la verità, verità che farà male da morire ma indispensabile per guarire.

Meglio non aver più dubbi, meglio la certezza che determina l’inizio dell’accettazione. Che sia morte e mai ferita!

L’accettazione, il passo più doloroso, più patetico, certamente più difficile, che si articola in due fasi che si succedono l’un l’altra e cioè:

PROTESTA

DISPERAZIONE-DISTACCO

[continua]


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