M.P.P. (MANIFESTO PROGRAMMATICO POETICO)
…SCRIVO PER CHI
Non scrivo per tutti
ma solo per gli uomini
che hanno un’anima,
che sanno ascoltare
che sanno capire.
Scrivo per chi come me
sa provare emozioni ed amore
per chi vive d’arte e di poesia
e non per denaro, effimera gloria,
vacui successi, inutile arrivismo.
Scrivo per chi come me
si esalta e si inebria
della bellezza della natura
in cui vorrebbe quasi disperdersi
ed entrare in simbiosi.
Scrivo per tutti gli spiriti sensibili
che sanno gioire, commuoversi, soffrire
e vivere la propria vita.
Non scrivo per i malati di boria,
protervia, presunzione,
per chi assurge a maestro di vita
perché è la vita stessa la maestra
ed ha solo allievi.
Scrivo ancora per le persone amiche,
per comunicare, dialogare, confrontarmi;
per le persone che mi amano,
per le persone che amo
per vivere insieme
momenti d’emozioni
e regalargli attimi d’incanto,
sprazzi di poesia.
E poi infine
scrivo per me stesso
per dare finalmente una voce
a quest’anima
che non vuole e non può
stare più in silenzio…
C’È UN TEMPO, C’È UN LUOGO,
C‘È UNA BAMBINA
(a L., qualche tempo fa, in Sardegna)
C’è un tempo, c’è un luogo
e c’è una bambina
col vestito rosso, un cestino in mano
che attende… attende di andare al mare,
all’ombra di eucaliptus al vento,
attende… una corriera che non arriva.
C’è una terra antica, un sapore lontano
e c’è un ricordo
di una bambina nel vento
con un fiocco nei capelli, un fiorellino in mano
in attesa… in attesa fremente di andare al mare,
in attesa già da un po’
di una corriera che forse non verrà.
C’è ancora un sole di primavera,
un profumo di mirto nell’aria
e solo un po’ più lontano c’è un mare,
un mare azzurro, infinito
come in attesa di una bambina
col vestito rosso, un cestino in mano,
una bambina che non verrà più.
C’è ora una donna
che ha varcato quel mare
in cerca di altre fortune,
una donna di sguardo intenso, respiro antico
che trattiene in sé
la memoria atavica
di un’isola nel vento
e di una bambina
col vestito rosso, il cestino in mano
nel cerchio di eucaliptus
che attende… attende di andare al mare,
attende ancora la corriera mai arrivata…
…ma dai, dimentica per un attimo
quel ricordo che ancora fa male,
dai, metti un vestito rosso,
andiamo… ti porto al mare…
CANTO LONTANO PER I VIVENTI PENTITI
Ci sono momenti
che ti sembra di poter afferrare
la tua vita tra le mani
e, incantato, stare a guardare.
Vedi! L’infinito è così vicino.
Ascolta! Non senti un canto solenne
provenire dalle più alte regioni
del tuo spirito?
Se riuscirai a percepirne
anche solo una lontana eco
ti arricchirai per sempre
ed anche tu sarai un frammento d’universo
come stelle discese
ad illuminare le tenebre
che ci avvolgono l’anima.
Non annullarti, non svilirti,
non dilaniarti, non distruggerti:
puoi essere un frammento del tuo Dio,
puoi essere un anello vivo della catena della Vita,
puoi essere un cuore in più che batte per Amore.
Ascolta amico,
dalla soglia estrema
oltre il quale intravedi
solo un tuo desolato tempo futuro,
getta via lontano
le siringhe e le bottiglie,
apri le finestre
dove puoi vedere il sole,
non piangerti più addosso
non serve che a fortificare
la lunga catena del dolore,
piangi solo d’emozioni!
Anche se siamo solo fragili uomini
vivono ancora dentro di noi
gli Dei delle Arti,
le Muse della Musica
e scampoli infiniti di tenerezza
riusciamo a provare ancora,
così, prova a far partecipi altri
dei tuoi momenti migliori,
è vero, più che ad amare
forse gli uomini
riescono molto meglio a deludere,
ma non arrenderti,
vedrai, sarà bello anche così
e se un giorno qualcuno
ti offrirà un sorriso vero,
anche solo questo varrà molto di più
dei tuoi mille paradisi artificiali
perché avrai afferrato
un granello della poesia infinita
che vive dentro di noi
troppo spesso dimenticata.
LA VOCE DEL RICORDO
(a mio fratello Crescenzo, scritto nel 2010,
nel ricordo dell’infanzia, a Falvaterra)
E qualcosa oggi mi spinge fin qui,
qui dove si formavano
le albe antiche d’infanzia
e i suoni avevano altri colori,
altri sapori, altre armonie.
Qui, oggi,
salendo ancora
lungo la cima di questa montagna,
regno dei miei giorni bambini,
dei tuoi giorni adolescenti,
qui, proprio qui, ecco in silenzio tendo i sensi
e mi metto ad ascoltare
se nell’aria, nel vento, nel tempo
è rimasta qualche lontana eco
di un richiamo, una voce, un fischio,
qualcosa di te, di quei giorni perduti
quando piano, senza fretta
salivamo verso il monte
con le pecore, il cane,
le nostre giovani vite
e il mondo sembrava senza fine
e le gambe giovani e forti
non conoscevano ostacoli,
dimmi (se solo potessi dirmi)
ti ricordi come cavalcavo l’asino,
spericolato, senza sella
nel saltare i fossi,
dimmi (ah! Se solo potessi dirmi)
ti ricordi i voli sull’altalena
da quell’albero di castagno
e dimmi ancora (ma non puoi più dirmi)
di quel vecchio grammofono a manovella,
con la punta di rame
datoci chissà da chi,
che mi portavo dietro sulla montagna
con l’unico disco a 78 giri
“anema e core”, sì mi ricordo ancora
e tu che davi fuoco alla “stramma”,
l’erba secca della nostra montagna,
chissà, forse come in un rito
propiziatorio di qualcosa
e il carosello dei falò
sembravano tripudi di vita e calore.
Ma ecco, arriva ora portata dal vento,
la voce del ricordo
di quella spavalda sicurezza
dell’essere così liberi e veri
fino al fondo
di quei nostri giovani anni.
1 – UNA MATTINA MENTRE IL TEMPO CANTAVA
Ho sbocciato tremuli rossi papaveri
al sole di giugno,
ho udito il serpente
intrufolarsi tra la siepe
e non ci siamo disturbati,
le cicale accordavano
i loro preludi d’estate,
la schiuma delle lumache
sui fragili steli delle sassifraghe,
le bianche campanule
sbocciate al sole e al vento,
le foglie di catalpa ricordano i cuori
e gigli selvatici e frutti di mirtillo,
neri carboni
specchi di fuochi accesi –
il paese mi sovrasta ora,
io forse sovrasto me stesso –
sul ciglio del ponte
lungo il baratro del torrente
mi ritraggo,
devo ricordarmi
che non posso volare…
Nella piccola radura
adagio il mio spirito,
il possente ippocastano
indica forse la via:
le sue braccia
raggiungono la terra e il cielo,
io dove sono diretto?
Ora la gioia e la sofferenza di vivere
vivono insieme,
ora sul campo aperto
dove risuonano i miei passi,
dove confabulano le balle di fieno
e laggiù l’ombra della quercia secolare
mi chiama:
tra l’odore dell’erba tagliata
chiudo gli occhi
mi trovo sotto altre ombre
nel campo della mia memoria,
sotto l’albero di pero
dove abitavano i cervi volanti…
Ho scavato nel terreno secco
per trovare nuovi germogli di radici,
ho scavato dentro di me
per ritrovare le mie
ed ho sentito ancora
il loro caldo abbraccio
NO, mai più fuggirò da me,
percorrerò anche le strade della pena
perché terminano forse
sul giardino delle rose,
sul giardino della gioia,
sul giardino del tempo…
…che verrà…
Laggiù oltre il pino,
oltre la curva della montagna
immagino il mare…
Laggiù continuano i giorni…
ESISTO…
Al di sopra
del pianto
trattenuto nella gola
Al di sopra
delle tristezze
ataviche
dell’anima
Al di sopra
delle nostalgie
del tempo trascorso
adagiate su stagioni d’autunno
che hanno incorniciato
il colore dei miei anni
Al di sopra
dei mesti sorrisi
e delle dolcezze trattenute
Al di sopra
di tutto
anche della morte
con un brivido nel corpo
ho avvertito per un attimo
che si perpetua nell’eternità
tutto il senso della vita
Io
Uomo
forse già morto molte volte
eppure ancora ben vivo
Io
Esisto…
L’infanzia: alba della vita
nel mito della nostalgia e del ricordo…
…RICORDO UN TEMPO
E ancora posso riascoltare
il lontano suono del ricordo
di antiche scene, antiche sere
perse nell’oblìo del tempo.
Vecchie indimenticabili immagini
per sempre immutabili
nella mia memoria.
Voci, qualcuna ancora vive,
nel cielo colori di arcobaleni,
negli occhi la scoperta del mondo,
nelle gambe la voglia di correre…
Io, solo un bambino
ma avevo tutto un mio mondo.
E ancora posso vedere
vecchie radure
dove il vento urlava
con voce impetuosa
ancora c’è una vecchia donna
che per l’antico sentiero si allonana,
in testa ha una cesta,
nel cuore, chissà,
se ancora speranze…
Ed è sempre lì il paese,
immobile sulla collina,
quelle piccole piazze
quelle poche case
hanno visto passare
intere generazioni di uomini
ed io sono solo un piccolo granello
della sua storia,
certo, sopravviverà
anche dopo di me,
per quanto tempo ancora?
per quanto tempo ancora!
Questi sentieri, questi alberi
sono ancora qui
ed hanno radici
ben salde come le mie,
così a volte
ancora qui ritorno
a ricercare tutto il senso
che c’era
e che mai
sarà perduto…
(mai perduto… perduto… perduto…)
METAMORFOSI DEL DIVENIRE
– VISIONI DI ALTRE DIMENSIONI –
(Poesia fantascientifica)
– Guardando la parte finale
“Giove e oltre l’infinito” del film
“2001: odissea nello spazio” (1968)
di Stanley Kubrik –
Luci vaganti
nella notte stellare,
caleidoscopio di colori
allucina il pensiero
oltre tutte le possibili forme:
visioni, trasformazioni,
trasfigurazioni –
rosso, arancione, giallo,
verde, azzurro,
indaco, violetto:
il prisma della luce;
il battito universale dell’occhio,
galassie fluttuanti nell’immenso
spazio senza fine;
comete, masse nebulose,
ellissi, masse gelatinose
in cui immergersi, sprofondare
e il suono
il suono infinito
delle distese universali…
il vuoto…
strane forme
ai confini della vita
tra primordi di tempo
senza tempo,
in viaggio verso il Bing Bang?
Il grido, il grido compresso
come un URLO lacerante del Mondo –
l’occhio, l’occhio che scruta
profonde oscurità,
che batte allucinato oltre tutti
i confini della materia
vagante, fluttuante
in volo astronomico,
si approderà in luoghi sconosciuti
impossibili da immaginare
dove tutto ha un termine
o forse un principio
nella trasformazione divina,
noi proiettati nel grembo dell’universo –
il corpo, il non-corpo, il pensiero,
il silenzio, il nulla, l’anima,
la vita, la non-vita,
la morte, la non-più-morte,
la stasi nell’evoluzione dinamica
di mondi paralleli
in cicli ripetuti,
corsi e ricorsi –
il plasma sanguigno
nei canali dello spazio profondo
sperduti in una terra di nessuno,
visioni di inferni e paradisi,
la rarefazione estrema
nell’assoluto
nell’arcano
nel divenire metamorfico
senza tempo,
senza spazio,
senza fine
PER “CERTA” TELEVISIONE
Insulsi stereotipati messaggi,
chiasso, rumori fastidiosi si emanano
da quel piccolo schermo
ora anche grande, flat, plasmatico –
pubblicità a valanghe
nel mass-media per eccellenza
per plasmare gente da convincere,
da massificare nel gusto, nei prodotti,
nelle tendenze, nella mancanza di idee.
È l’ospite fisso a cena, la TV,
e si ascoltano voci ammiccanti,
si guarda, si segue
e sono travolgenti storie d’amore, se va bene,
sono notizie anzi news
guidate, manipolate, costruite
per orientare il pensiero (dove c’è ancora).
Talk-show-spettacolo che spettacolo non è,
reality-show che show non è
nella finzione malriuscita della realtà,
fiere assurde di vuoti e vacuità.
C’è un tema da approfondire
perché fa audience
e sono chiacchiere all’infinito,
si dibatte (nell’intenzione),
ci si infervora, si alza la voce (e solo quella),
si litiga, ci si incazza:
“io credo… io penso… ma no cosa dici…
quantunque… per come e perché…
ordunque… siccome e sicché…
bla bla bla… quaquaraquà e perepepé…”
ma occhio c’è anche il varietà (più o meno)
gambe nude e tutto il resto all’aria
per allietare la fantasia spinta dello spettatore.
E allora dai partecipa anche tu,
vieni su esibisciti, fatti vedere, datti da fare,
basta apparire: non sai parlare, non sai ascoltare,
non stai stare zitto, non sai fare niente
ma come litighi bene!
E allora via, non è più richiesto il talento,
ma un personaggio sì, quello devi esserlo,
devi far parlare
e ancora “bla bla bla cuccurucucù paloma
ahia ahia ahi parlava!”
Insomma dai, buttati nella mischia
nel calderone della mediocrità infinita
magari diventi famoso pure tu,
un nuovo riferimento pieno di niente
per questi tempi
colmi di vuoto e di assenza.
IL PRINCIPIO E LA FINE,
LA FINE E IL PRINCIPIO
In principio era l’uomo,
e poi fu la vita
e poi fu la morte.
Quando si scoprì l’amore credemmo ancora;
quando vinse l’odio, agghiacciati,
predicammo parole di pace
…ed ora che proprio su di noi si sommano
le civiltà e le inciviltà dei secoli,
ora che siamo presi
tra la vita e la morte,
tra l’odio e l’amore,
tra la desolazione e la speranza:
dove conduciamo ancora il nostro pensiero,
dove le incertezze dell’anima –
si costruisce un mondo di nuove certezze
o si distrugge la storia dei secoli?
Dov’è il solco invisibile della fine,
dove inizia la linea del principio?
Se la vita e la morte sono indissolubili
e si completano
dov’è il taglio netto,
la precisa linea di demarcazione,
si riesce veramente a vedere il cordone ombelicale
della vita di una nuova generazione?
È IN GESTAZIONE L’UOMO NUOVO?
L’uomo nuovo, l’uomo nuovo
o l’uomo A-U-T-O-M-A?
Uomini, si nasce e si muore tante volte
e non ce ne rendiamo neanche conto,
si vive forse anche al di là della vita
o forse non si vive mai –
se a volte crediamo di avere il mondo tra le mani,
attenzione, potrebbe sfuggirci
e toccare la mente;
se crediamo che la fine è già avvenuta
e brancoliamo nel buio,
uno scarto improvviso e di nuovo si apre gli occhi
su noi, sugli altri, ancora su noi e gli altri,
siamo un tutt’uno con gli altri che sono con noi.
Credemmo e fummo delusi,
non credemmo e fummo smentiti,
l’incertezza della vita è la sua certezza di vita
e l’uomo è sempre in noi:
NON DIMENTICHIAMOLO,
NON DIMENTICHIAMOCI,
NON DIMENTICATEVI.
Io vissi e morii
poi nacqui ancora
amai
mi dimenticai di me
mi ricordai
mi illuminai all’idea dell’amore
soffrii
fui felice forse senza saperlo
e chissà a volte odiai anche veramente,
…ma io,
io che scrivo poesie,
non sto parlando solo di me
ma anche di te che puoi capire,
anche di te che puoi sentire,
anche di te che puoi amare,
puoi ascoltarmi,
puoi ascoltarmi veramente, amico,
PUOI ASCOLTARMI?…
“…egli aveva tra le braccia il mondo intero,
e ogni stella del cielo ardeva in lui
e scintillava voluttà nella sua anima.
Aveva amato e amando
aveva trovato se stesso…”
(Hermann Hesse “Demian”)
LA FIGURA DEL SOGNO
Lampi
bagliori
spiaggia che
accoglie corpi
sinuosi interi
frammentati segmentati
Universo femminile alla
ricerca di se stesso
di completezze
Corpi che sorgono
dal mare che si
proiettano nell’aria
all’incrocio di
arcobaleni
Oniriche sembianze
Trasfigurazioni ideali
di realtà ludici infiniti
universi sensuali
Danze con luci
al neon occhi
magnetici musica
dei corpi
perfette
geometrie
rotondità
plasticità
morbidezze
offerte ad occhi
che sanno vedere
anche oltre l’immagine
nuda
Figura del sogno
Evanescenza della
realtà Concretezza
ricercata a volte
ritrovata Sublimazione
del sogno a volte sfuggito
evaso nella paura di
sognare paura di volare
oltre i limiti razionali
Sogni come riti sacrificali
come miti come simboli
trasportati nel nostro tempo
Collages d’emozioni
ognuna un piccolo frammento
delle tue figure di sogno.
SCULTURA
Scultura
è concretizzare immagini
trovare FORME
rappresentazioni.
Visioni perpetuate
nel soggettivismo
REALIZZATE.
Scultura
creazioni scaturite
da puri primigenii materiali
che la Terra generosamente offre.
Messaggi codificati
ardue concezioni
forme arcaiche
primitive
o forme di ricerca
d’avanguardia
sperimentali
sempre riconducibili
all’ESSENZA
alla SINTESI
delle COSE.
Dialoghi muti————————————-
dalla pietra sviscerati
nel legno intagliati //////////////////////
Mani addentratisi
nell’anima della terra
nell’argilla mescolata
impastata
cementata
Mani che plasmano
che perfezionano
sottiliartistici modelli
NUOVE FORME
lanciate nel futuro
in un attuale
imprecisato confine
tra Arte e Contemporaneità
SCULTURA:
COMUNICAZIONE
INCISA
NELLA PIETRA
MESSAGGIO
SCOLPITO
NELLA STORIA
lasciati all’eternità
del Tempo……………………………………
SENZA FINE…
C’è una strada incantata
come una lunga scogliera senza fine
in qualche luogo
di un sogno ricorrente,
un sentiero da percorrere
in cerca di sensi ancora nascosti:
lo troverò un giorno quel cammino
è lì che tutto ebbe inizio
e non avrà fine.
C’è un luogo magico
nella mia anima
che vive
nella dimensione di un sogno:
troverò quel luogo,
in esso mi immergerò,
in quel sentiero scosceso
eppure dolce
lungo un declivio di colli
digradanti sul mare infinito,
come sapori di altre esistenze
come colori che non conosco
per scoprire quelle nascoste armonie
di canzoni che cantano nel vento
e suoni d’arpa tra le rocce:
è allora che distillerò
quel succo dolce di vita
per farne un’essenza, un profumo
da donare a chi si incammina
nei magici sentieri
battuti dal vento, segnati dal tempo,
nello spazio cosmico senza fine
alla ricerca del senso più vero
del proprio essere.
TRASPARENZE
Giochi d’acqua
gocce
scintillìi
zampilli
rinfrescano marmi
e cippi scultorei.
Giochi di luci
giochi d’ombre
alberi fanno capolino
con la notte.
Effluvi lacuali
lungo argini di fossi,
ruscelli mormoranti
tra le siepi.
Delicate trasparenze
di bellezza
lievi essenze.
Uno spicchio di luna
solca un cielo
trapunto di stelle
in una notte d’estate
che odora di terra.
Trasparenti desideri
affidati a lembi di tempo.
Tutto traspare
tutto trascolora
tutto scompare
ma qualche stella dimenticata
ogni tanto riappare
e ritrovo
la quintessenza del bello –
estetica di forme, luci, colori:
è un plasma vivo o inerte
che rifulge,
è cogliere il magma più intenso
di tutte le cose
prima che traspaiano
nei solchi del tempo.
THE RAIN SONG
(LA CANZONE DELLA PIOGGIA )
‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘
‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘
Batte la pioggia
di là dal vetro
nella luce pallida
di un nuovo giorno che sorge
lentamente
a illuminare le strade del mondo,
i percorsi di vita.
Batte, batte la pioggia
come uno scandire
determinato dal tempo,
come il senso
di un fiume che va
solcando vasti orizzonti.
Batte, batte ancora la pioggia
di là dal vetro
ed io qui a sognare
di volare sopra altre realtà
che si dispiegano agli occhi,
alla mente, al cuore –
che ti avvolge
in ataviche sensazioni…
altre realtà…
altri sogni…
altra vita
oltre quella già vissuta
mentre batte ancora la pioggia, fuori,
di là dal vetro…
la pioggia…
lacrime di un mondo soffocato…
acqua che lava le ferite della terra…
pioggia da cui cerchiamo riparo…
pioggia che batte ancora
incessante
di là dal vetro…
‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘
Listen this rain in the morning
‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘
Ascolta…
la pioggia ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘
FALVATERRA
Il mio sguardo bambino
ti guarda
per la prima volta
di cui abbia coscienza,
ed eccoti lì, Falvaterra,
qui da lontano,
nella campagna,
guardo le tue case antiche
arroccate sulla collina
ed è un senso d’eternità
di piccole cose
vive dal suo inizio,
è un sapore antico
di respiri di tempo,
che sembra fermo ma va
come gli aliti di vento leggero
sulla mia fronte,
apro così le braccia ad ali
nella folle breve corsa
come per volare fino a te,
Falvaterra,
ciglio del mondo allora
per me appena nato
alla ragione della coscienza.
DREAM & MEMORY SEQUENCE
(SOGNO & MEMORIA)
…è partito l’ultimo treno della notte,
è partito per andare lontano,
destinazione sconosciuta –
velocità che spezza il suono
oltre le barriere, oltre i limiti
…e il fumo che sale lento
da campagne ondulate,
piatte distese in fuga verso l’orizzonte –
brumosi fossi di lievi nebbie serali
incorniciano la notte
al soffio dei venti dei ricordi…
…ricordi che girano
attorno ai bordi della mente
in un circolo di sensazioni…
ancestrali memorie lungo i confini di un sogno
che fluttua ondeggia spazia
si posa s’invola ancora
nell’aria fresca di un nuovo mattino…
…nuovi mattini e nuovi giorni
nei miti dell’esistenza,
noi esseri creati e ricreati
così perduti a volte
smarriti nei viaggi della grande notte,
ritrovati in nuove luci
nuove gemme
su rami d’oro,
nuovi frutti darà
l’albero della vita!
A WASTE SOUL IN A SHINING LAND
(to T.S. Eliot and for Freedom)
I
Remembering the finished days…
All the time passed…
We’ve lost our soul.
Time to dream again
Time to no-reply
We’ve left something
in the memory of our years
and the ghosts of time
runs across the rivers of pain.
Where is our soul?
Where is our time?
Where is, where is
what we will find?
……….
II
E la tristezza atavica
scende ora su di me,
accoglie lacrime di sale.
Ho sentito l’urlo dell’orgoglio
di un popolo sterminato –
Ho sentito il tuono
di mille minacciosi cannoni –
Ho sentito il rombo
degli aerei di morte –
Ho veduto la paura
negli occhi di un bambino,
solo al vuoto tendeva la mano
ed ho accolto dentro di me
l’eco dei canti di cento, mille blues.
Per tutti quelli che sono lontani,
nel rifugio dell’indifferenza,
sentiamo nel petto il dolore
di mille ferite di più
di un’umanità calpestata,
e lacrime amare, di sale,
scendono a bagnare
una pagina scritta.
Ah! È mai possibile
che la forza di milioni di anime pure,
che il suono possente di milioni di voci
non possano estirpare il male
quando soffoca le voci della speranza?
LIBERTÀ, LIBERTÀ, LIBERTÀ
è ancora il grido
che ci scava nel cuore
ci trafigge, ci consuma
ma pur t’invochiamo ancora
LIBERTÀ, FREEDOM,
LIBERTÉ, LIBERTAD,
LIBERTÀ…
Freedom to feel
Freedom to live
FREEDOM, FREEDOM…
LIBERTÀ, LIBERTÀ…
(Traduzione I)
Ricordando i giorni trascorsi…
Tutto il tempo passato…
Abbiamo perso la nostra anima
Tempo per sognare ancora,
Tempo di non-risposte
Abbiamo lasciato qualcosa
nella memoria dei nostri anni
ed i fantasmi del tempo
corrono attraverso i fiumi di pena.
Dov’è la nostra anima?
Dov’è il nostro tempo?
Dov’è, dov’è
quello che stiamo cercando?
MEMORY OF HIROSHIMA
E dopo il lampo, il tuono, il rombo, il fragore, lo scoppio, l’URLO:
dopo il fumo, la nube, il fungo velenoso dell’aria,
la polvere raccolta dalle strade del tempo;
dopo l’immane suono svelato
delle mille paure dei secoli,
l’angoscia trattenuta
dispiega le sue ali
trionfanti
di distruzione:
Passi silenziosi
lungo la memoria
collettiva
del mondo
per ritrovare
un deserto
perenne
di vita
in un
paesaggio
desolato
dell’anima.
HIROSHIMA NOW
(a P. P. Pasolini)
Cielo
di piombo
su grattacieli
di lamiera –
alle periferie
di cartoni
e rifiuti
si spazia
su orizzonti
di metallo.
IVAN GRAZIANI
(tra la tua musica e le tue parole)
C’è qualcosa nella tua musica
che mi commuove,
qualcosa che smuove l’anima
e mi fa viaggiare con il cuore
nello spazio delle tue canzoni
vissute con intensità.
Ti ho scoperto tardi, chissà perché,
ed eri già partito
per il tuo viaggio verso l’infinito
ma di te, ora, resta non poco:
la tua musica, le tue parole
come una colonna sonora vivente
accompagnano istanti d’emozione
e mi chiedo se l’hai poi dato
quel primo bacio ad Agnese
o se sei più tornato a Lugano con Marta,
mi chiedo anche se hai per caso incontrato
quella bionda signora dei ciliegi,
se l’aria di Firenze
ha sentito una canzone meno triste
e come è grande ora
quel bambino a cui cantavi
la tua tenera ninna nanna abruzzese,
mi chiedo perfino se Attilio
si è finalmente deciso
a vivere un po’ d’amore
e so che tutte le risposte
possono darle la fantasia, l’immaginazione,
ho ritrovato anch’io ora, nella soffitta,
il triciclo del bambino antico
e sono “un tutt’uno con l’anima mia”.
Addio a te amico di spirito,
addio amico d’arte, di musica, di poesia:
l’ippocampo della mia mente
cattura e comunica
sentimenti d’amore
“…e penso all’amore
e al suo fuoco interiore
che nessuna tempesta mai spegnerà…”
sentimenti di vita
“…vita, vita
e che non si dica
che io non ti ho vissuta mai…”
Canzoni di riferimento:
“Agnese” / “Lugano addio” / “Signora bionda dei ciliegi” / “Firenze (canzone triste)” / “Ninna nanna” / “Limiti (affari d’amore)” / “Bambino antico” / “L’ippocampo” / “Vita”.
VOLO ALL’ALBA
(morning fly)
Vieni via con me,
corriamo incontro all’infinito.
Vedi anche le nuvole
ci vengono incontro
e le stelle
sembrano più luminose che di notte.
Corriamo lontano
sospinti dal vento,
dopo verrà un’aria intensa
di nostalgia lontana
ma noi cavalcheremo
lievi
il tempo,
le ombre delle paure
si dilegueranno,
ci sembrerà strano
non dover aprire gli occhi
come al termine di un sogno…
ma tu avvertilo
questo lieve profumo
di verdi anni che tornano
come bambini ancora,
ai margini
alle rive estreme,
verso l’infinito
sospinti dal respiro degli Dei.
“Era al di là di quello schermo
di umori volatili che il suo sguardo
voleva giungere: la forma delle cose
si distingue meglio in lontananza.”
(Italo Calvino “Le città invisibili”)
7 – OLTRE, SENZA CONFINI
Tornerò ancora
nei luoghi senza confini
dove il tempo sembra fermo
per dormire quietamente
sulla nuda terra.
Tornerò nei luoghi
dove nessuno passa,
dove il ramarro
mostra la sua verde livrea,
dove si ascoltano ruscelli
scorrenti tra umbratili fossi
e lontani richiami
di rapaci in volo
in alto sulle vette.
In quei momenti
non cercatemi
non ci sono per nessuno
è come se non appartenessi
a questo tempo inquieto
ma ad un’altra dimensione
di un tempo indefinito
sospeso tra passato, presente e futuro.
Tornerò nei luoghi
dove non avvertiamo più il corpo
ma solo l’essenza più segreta dell’anima,
vi tornerò per ritrovarvi profonde sensazioni
e per ricordare ancora
ad un’umanità troppo affannata
il respiro più vero della vita.
Vi tornerò ogni tanto
fino a quando forse un giorno
di un futuro lontano
mi dimenticherò di tornare
alla quotidiana realtà
e come un dolce vento di primavera
mi disperderò o forse mi ritroverò
nel fragrante profumo
di un fiore di maggio.
Postfazione
di Anna Maria Amori
Questa corposa raccolta, già mostra nel titolo una profonda riflessione su temi di estrema importanza suddivisi in capitoli comprendenti testi dalle tematiche omogenee. L’autore esprime la sua interiorità sublimata dalla poesia e fusa in uno spirito libero, un immenso amore per la natura e una latente nostalgia che è lì, annidata tra i versi che corrono sulle linee parallele di un binario classico-moderno.
Sono questi gli elementi che hanno fornito all’autore gli spunti per la composizione di splendidi gioielli, sia per il pensiero intenso e profondo, sia per lo stile particolare dove spesso, come originali tasselli, unisce la nostra lingua all’idioma inglese e in minor misura al francese o tedesco.
L’autore, con questa pubblicazione ha finalmente portato alla luce tante poesie che attendevano da anni di essere date alle stampe, possiamo così scoprire un’anima sensibile, un autore amante del bello, della natura, della cultura e dell’arte in generale che esterna anche componendo versi dedicati ad artisti di massimo livello, dai grandi musicisti che hanno lasciato al mondo quei diamanti di opere che rapiscono l’anima, agli artisti, ai poeti e scrittori di chiara fama.
Presento ora alcuni versi per ribadire l’afflato dell’autore con la natura, con l’arte nella totalità dei suoi elementi e con la spiritualità di pensieri profondi che spaziano nel magico mondo della poesia.
- Da “Sulla soglia dei giorni trascorsi – itinerari della memoria”
- Lontano… nel tempo “Ancora oggi / volgendo lo sguardo / mi par di vedere quella casa / lontana… nel tempo / … / Un po’ sono rimasto proprio là, / là dove fioriva il melograno / e respirava il gelso a primavera…”
- Da “L’inquietudine della sera, il fascino misterioso e tenebroso della notte”
- I silenzi della notte “Amo la notte / le sue forme accennate, / i suoi indecifrabili suoni, / la sua leggera spazialità”
- Notturno “Fontana notturna / nella fioca luce / come un distillare / di gocce d’anima / s’involano / verso il mistero / del futuro / – dove mai / si racconterà / di estremi pensieri –”
- Da “La trascendenza, la meditazione, la ricerca, il mistero, il senso cosmico della vita”
- …and all is so quiet in here “… / solo noi ne possiamo conoscere / il dolce e la ferita, / solo noi / forse così vicini / agli angeli invisibili / forse a volte / così vicini a Dio”
- Il lupo urla ancora alla luna “… / vivere intensamente / aspettando un nuovo mattino / che ci porterà lontano, in alto, / dove tutto si alleggerisce / o dove tutto svanisce?”
- Da “Per i sacri fuochi dell’Arte, per le creazioni emotive”
- Beethoven “Il suono immane / batte alla porta del destino / a compimento dell’umano fatale. / Note di luna / adagiate su tappeti di sogno / … / Corale inno alla gioia / finale immenso / proteso nel cosmo / universale / dell’armonia.”
- Edith Piaf “E via / dispiega ancora al vento / il tuo canto infinito / piccolo uccello / dalla grande anima / … / Penso a te / come un bianco gabbiano / che solca i mari d’inverno / riscaldato dal sole dell’anima / … / Oh oui, la tua voce / chante encore et pour toujours / l’hymne à l’amour.”
- Genesi artistica “L’arte più alta / la creazione sublime / nasce da spiriti irrequieti / da animi inquieti / non è il pane / degli uomini vacui / che restano in superficie / … /
- Arte è trasgressione, / rappresentazione / dell’impulso più profondo / del nostro essere, / è la luce / che illumina l’anima / alla sua realizzazione”.
- Da “L’amore e la ricerca dei suoi imprescindibili percorsi”
- Se la vita “E se la vita / è buia come una notte / l’amore è come una fiaccola / che illumina le sue ombre.”
- Chanson d’amour “Guardo nei tuoi occhi / e vedo onde del mare, / perle lucenti, / topazi, lune di giada / immerse in un sogno.”
- Da “Quando i venti di tempesta (Appunti di poesia civile)”
- Memory of Hiroshima “E dopo il lampo, / il tuono, / il rombo, / il fragore, / lo scoppio, / l’URLO: / dopo il fumo, / la nube, / il fungo velenoso dell’aria, / la polvere raccolta / dalle strade del tempo / … / Passi silenziosi / lungo la memoria collettiva / del mondo / per ritrovare / un deserto / perenne / di vita / in un / paesaggio / desolato / dell’anima.”
- Bambini… (Voodoo child) “Bambini nella miseria e nella disperazione / con gli occhi sbarrati e i ventri (Voodoo chile) rigonfi / … / Bambini nel fumo e nelle rovine / cresciuti tra le strade / nei lati emarginati dell’esistenza. / Bambini che la guerra, / che l’indifferenza, uccide.”
- Da “Nella natura… nell’uomo”
- Richiami “…E vengo ancora qui / dove c’è poesia nell’aria, / nel suono lontano di campane / da paesi incastonati tra le montagne; / c’è poesia nei ricordi sfumati / e in quel filo di fumo / che sale lento; / c’è poesia / nelle voci, nei suoni, nei richiami / che si disperdono nella valle.
- Oltre, senza confini “Tornerò ancora / nei luoghi senza confini / dove il tempo sembra fermo / per dormire quietamente / sulla nuda terra.”
- Da “Homages lyriques and Elegies”
- Prayer in january (a Fabrizio De Andrè) “… / Amico fragile / dalla grande anima / ti ascolterò ancora / perché continua il tuo canto…”
- Ai miei genitori, insieme “… / danzavano come / fino alla fine dei loro giorni / un ballo scomposto, frenetico / come quando mio padre / suonava l’organetto / nelle aie della mia infanzia, / una ballo d’amore contadino / …”
- La voce del ricordo “…/ Ma ecco, arriva ora portata dal vento / la voce del ricordo / di quella spavalda sicurezza / dell’essere così liberi e veri / fino al fondo / di quei nostri giovani anni.”
- Da “La vita è sogno, l’emozione è la vita”
- Trasparenze “Giochi d’acqua / gocce / scintillìi / zampilli / rinfrescano marmi / e cippi scultorei / … /
- Delicate trasparenze / di bellezza / lievi essenze / … / e ritrovo / la quintessenza del bello / – estetica di forme, luci, colori – / è un plasma vivo o inerte / che rifulge, / è cogliere il magma più intenso / di tutte le cose / prima che traspaiano / nei solchi del tempo.”
- Senza fine “… / troverò quel luogo, / in esso mi immergerò, / in quel sentiero scosceso / eppure dolce lungo un declivio di colli / digradanti sul mare infinito, / come sapori di altre esistenze / come colori che non conosco / per scoprire quelle nascoste armonie / di canzoni che cantano nel vento / e suoni d’arpa tra le rocce / …”
- Da “Volo nel vento verso gli infiniti universi umani”
- Portogallo “Giunto qui / sul ciglio del mondo / al Dio Atlantico tendo le braccia / per un volo ideale verso l’infinito / laggiù, all’orizzonte / oltre l’oceano e le nuvole. / Accogli il mio canto / Dio del vento / esso ti raggiungerà / dove il mistero si tinge di azzurro.”
- Quando il vento “Quando i venti solitari / soffiano sulle valli / e disperdono i semi / da cui nascerà nuova vita, / vorrei anch’io essere vento / per lambire / col mio invisibile manto / tutti i fragranti profumi della natura / …”
- Pace “Ed è solo questo suono così lieve / che mi solleva ancora l’animo / a riprendere le sue ali perdute / tra le nebbie oscure del dolore. / … / …e quando un ciclo si chiude / eppure un canto ancora / di struggente bellezza / si strappa dai tentacoli del dolore / per dirci ancora una volta / che forse tutto si crea / e nulla… / …e nulla / si distrugge.”
- Scrivo per chi “Non scrivo per tutti / ma solo per gli uomini / che hanno un’anima, / che sanno ascoltare, / che sanno capire. / Scrivo per chi come me / sa provare emozioni ed amore, / per chi vive d’arte e di poesia / e non per denaro, effimera gloria, / vacui successi, inutile arrivismo. / … / E poi infine / scrivo per me stesso / per dare finalmente una voce / a quest’anima / che non vuole e non può / stare più in silenzio.”
- E… (Umano Index) “…E si vive così / attraverso i sacri fuochi dell’arte, / nelle metamorfosi del divenire, / volando nel vento verso gli infiniti / universi umani, / in viaggio verso le nostre poetiche di vita / … / …si vive così, / tra ombre e luci / shadows & lights nel sogno inquieto, meraviglioso / della Vita…”
Con questa pubblicazione, Franco Conti dona una parte della sua anima a chi avrà la fortuna di leggere la sua poetica, poggiata su solide basi stilistiche, su temi di estrema attualità e di profondi pensieri, emozioni, sensazioni posti sulle ali di una fantasia che plana in fantastici viaggi esistenziali toccando serene radure di nostalgia in un’anima pregna di valori genuini che ancora guarda entusiasta il miracolo della vita in tutte le sue forme, coinvolgendo in un indelebile ricordo quegli spiriti liberi (a cui non a caso dedica il libro) che esplorano mondi sconosciuti ma che hanno lasciato ai posteri la ricchezza della loro arte universale.
Un particolare ringraziamento all’autore per averli ricordati.
Anna Maria Amori
Anna Maria Amori, romana di nascita vive ad Aprilia dove per molti anni ha svolto la sua attività di imprenditrice. Da sempre amante della poesia ha iniziato a cimentarsi nei vari concorsi letterari prima in lingua e successivamente in vernacolo romanesco ottenendo sempre lusinghieri consensi e aggiudicandosi spesso il posto d’onore a Roma, nel Lazio ed in varie regioni italiane.
Ha pubblicato nel 1999 “Du’ Piccioni co ’na Fava”, nel 2003 “Le donne si raccontano” una raccolta di racconti in lingua di storie vissute nell’arco del secolo passato. Nel 2007 “Sonatori, Pajacci e Sartimbanchi” e nel 2009 “Sotto ar pergolato”. Dopo le tre raccolte in vernacolo è in preparazione una raccolta di poesie in lingua dal titolo “Stelle di mare”.
“…
Un conzijio sincero
la volete ‘na vita che ve dia
soddisfazione e giojie a sprofusione?
…Pijate tutto co filosofia,
tenete stretta in còre l’alegria
e ne l’amore
mettetece un pochetto de poesia”
(Anna Maria Amori “Epigramma”)
SOGNO O REALTÀ?
(Nota finale dell’autore)
Arrivati alla fine di questa raccolta poetica (strutturata come un lungo racconto in versi), penso che il lettore possa facilmente avere l’impressione che io sia un grande sognatore e probabilmente è vero. Tuttavia non penso di essere il tipo di sognatore che si rifugia in un mondo tutto immaginario, perché, al di là del sogno, i miei occhi sono ben aperti sulla realtà. Del resto, come si evince anche dal contenuto di alcuni capitoli, confermo di essere affascinato dal mondo dei sogni, (sia quelli che si effettuano durante il sonno sia quelli che coltivo e che nutro), che considero quasi come una sorta di vita parallela, però non ho mai sognato le grandi ricchezze materiali o una fama stratosferica, né di diventare un imperatore con vasti domini e neanche di poter essere un super-eroe che effettua viaggi intergalattici alla scoperta di mondi sconosciuti. No, più semplicemente e più umanamente, ho sognato un mondo privo di guerre, violenze, genocidi, dittature, prevaricazioni; un mondo in cui le persone siano libere di esprimere se stesse liberamente senza quegli infingimenti, ipocrisie, meschinità, opportunismi che sviliscono la vita.
Ho sognato che l’uomo più che a odiare e prevaricare gli altri per i propri sordidi scopi, possa imparare ad amare, a cercare ciò che unisce anzichè ciò che divide. Ho sognato che non ci si prostituisca l’anima e la mente in nome di fama, gloria, privilegi, denaro. Ho sognato che nessuno sia costretto a strisciare per ingraziarsi il potente di turno e chiedergli ciò che gli sarebbe naturalmente dovuto: libertà, lavoro, poter vivere sicuro e in pace.
E soprattutto ho sognato che nessuno possa dimenticarsi mai della propria Dignità e della propria Umanità. E allora sì, confesso di aver sognato tutto questo e in parte di continuare a farlo. Tutto sommato, sarebbero sogni almeno in parte realizzabili se ci fosse la volontà di essere persone oneste, sensibili, capaci di pensare e di agire in armonia con se stessi rispettando veramente gli altri e non ci si facesse accecare dai miraggi e dalle illusioni del potere. Sarebbe possibile se non si mettesse al primo gradino della scala la ricchezza materiale, illudendosi con questo di sentirsi grandi e realizzati, quando le vere ricchezze non sono all’esterno ma dentro di noi.
Credo che la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia con il proprio essere e con gli altri, con il mondo, debba far leva su valori di vita guidati da sentimenti d’amore, d’amicizia, di comprensione. Sono questi che illuminano l’anima e rendono la vita davvero unica, grande e degna di essere vissuta.
Sì, confesso di aver osato sognare tutto questo, e forse era davvero troppo perché, a quanto pare, è molto più facile realizzare opere anche grandiose e faraoniche che cambiare quegli impulsi che portano l’uomo a dimenticarsi della propria essenza e della propria dignità, della propria unica e imprescindibile Umanità.
È proprio questa l’unica forza che ci potrebbe permettere di spiccare quel Volo nel Vento verso gli Infiniti Universi Umani.
Sono tutte belle parole, lo so, ma voglio anche dire che non mi sento affatto al di sopra delle parti, faccio parte dell’universo umano e come tale non sono esente da limiti e difetti che sono proprio della nostra natura, perché appunto “errare humanum est” e quindi tutti possiamo sbagliare, penso però che abbiamo il dovere di imparare dagli errori e dalle esperienze perché, per rimanere al detto latino, se errare è umano, perseverare è diabolico e purtroppo nella storia dell’umanità il diabolico ha avuto e continua ad avere troppa parte.
Occorre quindi intraprendere un cammino evolutivo verso cui tendere, vivendo e superando debolezze, miserie, difficoltà.
Occorre provare a migliorarci per vivere meglio con noi stessi e con gli altri e per rendere davvero bello e prezioso il dono inestimabile della vita.
Alla fine di questo percorso letterario che è anche esistenziale e umano, confesso che mi riesce sempre meno oggi lasciarmi andare facilmente al sogno come in passato, ma se la vita ha un divenire metamorfico, questo in parte è dovuto anche al sogno perché, a volte, dalla forza della sua suggestione si ricavano impulsi per agire nella vita reale. Non sono così netti allora i confini tra sogno e realtà e volendo dare una risposta alla citazione di Giorgio Gaber: “…si può anche vivere senza capire se il vero è il sogno o il resto della vita”, potrei dire che sono entrambi veri e indispensabili, infatti se non è possibile una vita fatta solo di sogno, che cosa sarebbe una vita senza alcun sogno? (“Se la vita non è sogno, il sogno è una vita in più”). In definitiva, come le Arti anche sogno e realtà si incontrano, si fondono, si amalgamano nell’unità del pensiero e dell’animo umano.
Per questo, la mia realtà e il mio sogno continuano…
Maggio 2011 Franco Conti