Dove il sì suona (viaggio poetico in Italia)


Incipit del libro “Dove il sì suona (viaggio poetico in Italia)” – Edizioni Fede & Cultura, 2010



A Giovanni Paolo II
Al mio prozio Giovanni Salerno Aletta, sottotenente di complemento, 339° Compagnia Mitraglieri, classe 1892, morto per l’Italia, durante la prima guerra mondiale,
il 9 giugno 1917 ad Aurisina e sepolto nel Sacrario Militare di Redipuglia.


Dalla prefazione di DAVIDE RONDONI

Il “sì” che suona qui.
Che libro è questo? Un diario, un rito, un mantra?
È un viaggio o un sogno?
Un lungo grido d’amore che si perde nel bianco del giorno?... Che cosa succede qui? Un libro di istruzioni? O una strana guida turistica? O forse tutto questo e qualcos’altro ancora…
Il paese “dove il sì suona” diviene una musica che suona in queste
pagine.
Che cosa avviene al lettore che si mette a seguire Gabriella Salerno Aletta Torod in questo volo nel paese “dove il sì suona” secondo l’indicazione di Dante? Una folla di nomi, di luoghi, di indicazioni, di notizie.
È un viaggio, un libro controcorrente.
In una poesia e in una cultura dove spesso suona il “no” di un nichilismo facile e immobile, ecco invece il viaggio, l’adesione ai luoghi, alle storie, al farsi e disfarsi e rinascere di una serie impressionante di incontri.
Il sì che suona diviene non più solo notazione linguistica. Dante lo sapeva. Dire che questo è il paese del “sì” significa anche dire che in questo paese esiste un affermarsi della vita. Un sì del vitale….
Un’incredibile necessità di dire, di far vedere. Una sacra disposizione della voce.
La Salerno Aletta Torod, con verso immediatamente aulico, con quelle linee che ricordano la Cvetaeva e la sua velocizzazione del verso russo, ci fa toccare castelli, passi alpini, pianure, animali di pietra, città, crocefissi dalle lacrime brillanti, palazzi. Vergini che accettano città in protezione che dormono, che donano. Grandi città e paesi, campagne e laghi, nevi e mare. L’Italia insomma. Con quale delicatezza dice, ad esempio: “sfiorerò Forlì”, la mia città, indicibile, inenarrabile, con quel suo accento che fa rima con “sì”.
…qui ogni immagine – che passa e va, non sempre fissandosi nella memoria, subito spostata da un’altra, come in un rito, dove ogni particolare conta per l’interezza del gesto – lavora. La parola, qui a volte frenetica, a volte rallentata in dolci pause o strani svagamenti, riesce più di ogni immagine a evocare quel che conosciamo e non conosciamo. Qui non si tratta di far vedere l’Italia a parole. Ma di chiamarne il segreto con una specie di rito.
La voce segue a volte le ali degli uccelli, in improvvise bellissime evocazioni di ali sull’acqua, o le ali dell’amore.
E quel segreto è il “sì” che suona a diversi livelli.

“Ditemi – voi navigli – abita qui la regalità?“
In fondo si tratta di cercare tale regalità, intesa come immagine del “sì”, come segno storico di quella cartografia del sì profondo. È questo che la Salerno Aletta Torod cerca, nella lunga parte di viaggio – sorprendente per mole di notizie e di riferimenti – e poi nelle altre poesie seguenti. Una regalità del luogo, non un lusso o uno splendore. Una regalità che confermi quella possibile dell’animo.

È un libro-azzardo… È un gesto estremo. Una necessità violenta del cuore. L’autrice non cerca da me giustificazioni. Né dal suo lettore. Cerca compagni di viaggio. Altri che dispongano l’orecchio interiore ed esteriore a captare il suono del “sì”.
E solo allora il viaggio sarà compiuto.


In ricordo di Giovanni Paolo II, viaggiatore “eccezionale” (durante la cerimonia funebre, 8 aprile 2005)


Oggi che il tuo bianco giorno si è compiuto
dello Spirito il solenne soffio
– misterioso l’invisibile mantello –
ai piedi degli umili gradini
il libro della Vita sfoglia
– le mirabili pagine….

…Forse stai camminando su pavimenti d’oro
pensando a ciascuno di noi
con le lacrime agli occhi
la preghiera nel cuore.
Ora – però – una bianca colomba
vola sulla finestra vuota
...e non ti trova!
Ora che sembri dolorosamente lontano
so che sei più vicino
sorridi e ci tendi la mano.


O italia che nobile e fiera vai

O Italia – che nobile e fiera vai
e non ti fermi
e ogni viandante ospiti al tuo ostello –
alla felice locanda
e della solennità non chiedi ricompensa –
confidami dove la grave risoluzione
alberghi
che l’animo mirabilmente avvince a cantar di te!

Il segreto nasconderò nell’alba di rubino
nell’allegria delle coste – nell’invernale mantello
delle Alpi…

Dalla brevità del tempo fuggirò

….Salterò sulla gondola!


Dall’antico scoglio in Val d’Aosta

Da te partirò – o Val d’Aosta – sotto il mio mantello
e il tuo silenzio!

Conchiglie sul cappello – bordone e zucca – dall’antico nobile scoglio
per la via delle Gallie scenderò
là dove il sogno mi condurrà –
e sboccia l’incanto
e le torri campanarie suonano
– ricordano al mio animo felice
– Qui ha sede la bellezza! Compagna le sia la solennità
lucente delle alture – dei campanili lo slancio –
dei castelli la magnificenza! –.

Dal Cervino – dal suo regno blu –
scenderò
nella tua vallata baciata dall’aurora – lungo
lo scorrere ardito
spumeggiante della Dora…


Tra le meraviglie dei navigli in Lombardia

“Navigare necesse est!”
a me solenne mormora lo scorrere
patrizio dei tuoi navigli amati
– o Lombardia!

O Milano – ricorderò colui che i panni in Arno sciacquò
e delle promesse nozze vergò la promessa –
e dei Magi le reliquie – dono
di Costante a Eustorgio – che l’abruzzese lupo
all’altro bue aggiogò e la sacra arca portò fino a San Barnaba
– il suo fonte! –
dal tuo Sforzesco castello – dalla sua Arena –
memoria di mongolfiere…


Dalle Alpi Giulie a Trieste

Dalle Alpi Giulie partirò – o Friuli –
per Trieste – ah! La Ruota delle tredici casate
nel luminoso
abbraccio del monte Grisa sul lucente mare –
chissà se ancora ricorda i castellieri antichi –
il tempo di Bisanzio!
Arriverò alle dolci lagune – silenziosi canneti
e fili d’acqua…


Amena gita da Ferrara a Comacchio

Fin dove – o Ferrara – si estende il grazioso tuo ducato?

Si arrotonderà il mio sguardo da una valle all’altra
di acqua in acqua
i loro mille specchi
ad incontrare il Reno
– la storia del suo lungo nordico regno! –
l’imperiale memoria di Voghenza.

Il nitido chiarore della estense torre a Belriguardo
sereno renderà il mio ingresso
come inaspettata giornata di sole.
Si srotola…


Giro incantato nel Lazio

Dimmi – o Lazio – che cosa sei?
Nascosto fra misteri d’Etruria o campanili
– in catini d’absidi
o nei laghi?

– Est! Est! Est! – converrò con Fugger!
Qui troverò il miglior nettare per l’anima!

Lo scoprirò se mi consentirai di volare lieve
lungo la fune che la dolce Viterbo
lega all’antico cuore – Roma.

Funambolo – o ali d’angelo?

O Viterbo – del cardinal Farnese
diletta patria


Viaggio nella Puglia candida e celeste

O Puglia
– madre della bianca Murgia – del candido Gargano – arrivo a te –
figlia e pellegrina ancora inconsapevole
della bellezza tua segnata da case festose sul mare –
e chiese – gioielli sulla tua corona.

Quale la tua anima? Romana o spagnola?
Angioina – normanna – sveva o aragonese?
Quale la mia strada? La Traiana via?
O della Transumanza i tratturi?...


O Sicilia antica

Vengo a te
– o Sicilia antica –
come ninfa – vestale – o sposa.

Delle memorie mi adornerò – di veli –
dei templi di Segesta e Selinunte soffusi di luce
– di ininterrotta attesa di
rivelazione.

La tua voce ascolterò
fra i silenzi
nel tripudio dei palazzi barocchi
alla luce forte confusa
nell’azzurro dei mattini
nel mormorio soave del mare –
della sua spuma candida e leggera.

Seguirò Goethe


Giro nella lucente Sardegna

O Sardegna
– su te curverò lo sguardo
e l’attesa
di vedere dove la tua bellezza alloggi
fra cielo e mare.

Fermerò la vela fra le rocce di Cala Francese
dove l’ondeggiare di luce e argento si veste
dal mattino primo!

Chiederò all’alba tua di accompagnarmi
dalla torre di Longosardo
– che sia mia damigella d’onore! –
fra olivastri e lentischi piegati dal vento
– che fra nuraghi …


L’Aquila alzati!

A te – L’Aquila – che delle Scritture il libro tieni aperto
fra gli artigli –

le cento cannelle a ricordare giorni felici
– e grida di bimbi fra vicoli lucidi e irti
a salire fin dove
non è dato sapere

là dove san Giovanni ancora – non visto – le tue mura cinge
e la speranza…


A San Michele sul Gargano

O San Michele
– principe di Monte Sant’Angelo –
spero che nel meraviglioso mosaico
vi sia un tassello per me
dove il sole è globo lucente
– fiore sul tuo cuore.

Fra grotte e fusti di rose su balaustre gentili
e leggiadri archi e campanili e ponti
fino al tuo castello – ogni pietra
un tratto di poesia racconta.

Chi gareggerà con le tue torri?
Con il tuo impareggiabile destino?...


Lascia che Ischia parli al tuo cuore

Lascia che Ischia ti parli.

E la brezza parli al tuo cuore
fra ibiscus gloriosi nel regno dei buganvillea.
In alto.
Là dove i fichi d’India sfidano il cielo e lo stupore.

Lascia che il vento sfogli la storia
e il Castello Aragonese pianti lo scettro
regale nel tuo ricordo
e l’azzurro sguardo di Venere Citarea…


Ortigia terra incantata

Tornerò – Ortigia – terra incantata
– con il mio giovane amore –
fra le tue braccia.

Una mattina d’estate
prima che l’alba si svegli
nell’aria di zucchero e mandorla.

A passi di danza
– scarpette rosa a punta
appena un po’ consunte…


Poesie d’amore


Canto d’amore a Trieste

Prestami – o Trieste –
l’ansimante corsetto delle ore tue danzanti
la cangiante seta del tramonto sul mare
per una sera
ancora accanto a lui.

Dell’alba tua sfiorare vorrei
i petali – l’ardore
che lo avvolse al luccichio dell’onde
– lo sguardo suo che tremulo si riflette
e brilla sin dal primo mattino.

Al vento…


Ritratto per te a Portofino

Tratteggerò
– per te – un ritratto.

All’ombra di questa magnolia lucente
– bianco sbocciare di fiori
sul pianoforte
– ricordi di vacanze e sogni impossibili.

Fra grate di luce – in questo giardino di desideri
afferrerò al volo la tua dolcezza
– giovane Adone…


Incontro a Parma

Tu potresti
non sapere.
Potresti non sapere che scivolo in una malinconia
liquida – incompiuta.

Fra ippocastani solenni
paterni custodi di limpidezza – e lontana infanzia.
E altere fontane…


Giglio fiorentino

Canto te
– giglio fiorentino –
giovane
alto
sicuro
che fiero ti aggiri
fra mobili pensieri…


All’ultima tessitrice di bisso a Sant’Antioco (a Chiara Vigo)

Sulla riva del mare – o dei pensieri –
tessi le tue tele. La tua vita.
Figlia della Sardegna
– ultima tessitrice –
su telaio pesantissimo
paziente
attendi di ascoltare il suono delle onde
a ripeterne trama
nel lento tuo filare….



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