Alba
Orizzonte infuocato
ti bruci a toccarlo
mezzo sole rosso
come Lazzaro resuscita dalle tenebre
nuvola nera a destra
mare piatto
senza respiro
gabbiani di pietra sugli scogli
pescatori alzano reti
sembrano apostoli
ecco la bellezza… ho pensato
per godermela
stamattina
come un naufrago
mi sono rannicchiato
sotto una coperta di sabbia
Febbraio
Mese nanerottolo
ritorni con la tua aria
da bambino mai cresciuto
vestito da carnevale
nel tuo cappello porti
brinate d’argento
pettirossi infreddoliti
all’alba
il mare di carta stagnola
rimpiange
gli schiamazzi dei bambini
d’estate
Nell’aria
Nell’aria
di questa domenica di marzo
ti sento in cammino
dolce ragazza
sbrigati!
le profumate viole di campo
i bianchi giacinti
sono già fioriti
senza aspettarti
sbrigati dolce primavera
Primo maggio
Niente vento?
Nessuna pecorella in cielo?
Il mare riccio?
Furtivo come un ladro
sei già qui!
Vecchio ragazzo
con i coriandoli
fra i capelli
sei cambiato
non ti riconosco!
Forse solo
ortolani cinciallegre cardellini
ricordano com’eri un tempo
ventoso
capriccioso
L’agave non sa
Nella sabbia
vuota conchiglia
forse vi abita
un piccolo genio
gabbiani indifferenti
attendono l’alba
sugli scogli
(minuscole isole)
arabeschi magici
sull’acqua color cobalto
appaiono
per il riflettersi della pineta
ma il mare
non fa eco
al canto degli uccelli
che abitano i pini
l’agave
non sa
che fiorire
vuol dir morire
Stagioni
Bava di vento
giocano gattini di strada
con le foglie del platano
ingiallite
è inquieto
il mare crespo
lontano
voglia d’autunno
in questo meriggio
di fine estate
Mattinata
Mattinata fatta di vento
nuvole alte bellissime
giocano a rincorrersi
miagolii
di gatti di strada
in amore
sigarette riempiono
la stanza
di fumo
che tiene
compagnia
alla noia
mattinata
fatta
di niente
Cimitero di montagna
Caldo
meriggio
d’estate
quiete
fra i rami dei castagni
profumi di fiori sconosciuti
amoreggiare di farfalle
che si inseguono
come pesci in un acquario
la vita sospesa
in una bolla incantata…
sguardi di uomini e donne ignoti
forse antichi amanti
ci fissano dal passato
indichi una lapide
“mio padre” sussurri
in questo sguardo austero
invano cerco
una somiglianza
nel tuo viso accaldato
Passeggiata nel bosco
Riccio di castagna
ti sfioro appena
al bosco
una goccia di sangue
dono
ritorno bambino…
fruscii veloci
di folletti
nei cespugli di timo
parlottare di gnomi dispettosi
sotto i sassi
del ruscelletto
tronchi di alberi
scavati dal fulmine
misteriosi anfratti
abitati da streghe
emozioni impalpabili…
indifferenti ridete
Lontananze
Immobile
nel tepore della cucina
seduto al tavolo.
Quotidiano spiegazzato
volto di attrice sulla tua rivista
riflette la luce della lampada
creando garbugli dorati.
Distogli dalla tv il volto
mi guardi e sorridi
concluso è il rito serale
ti alzi e vai via
con i tuoi pensieri.
Ancora mezzo bicchiere di vino
avanzo della cena
che abbiamo consumato
poche ore fa in silenzio.
Sembrano anni.
Tutto quello che viviamo insieme
passa in un attimo
un breve ricordo
che il vento impetuoso
di questa notte d’autunno
disperde fra le case
bianche di luna.