In copertina: «Eclipse lunaire» © Crappule – Fotolia.com

Pubblicazione realizzata con il contributo de Il Club degli autori in quanto l’Autrice è 6^ classificata nel concorso letterario O. Nipoti – Ferrera Erbognone 2008

Prefazione

Nel flusso lirico che esprime una continua ricerca interiore, Giovanna Gioioso, con la silloge di poesie “Eclissi di luna”, offre con spontaneità la propria “parola” che fa da strumento per inserirsi nel più ampio poema dell’esistenza e, grazie alla sua volontà di integrarsi in questo processo di testimonianza, si mette in ascolto delle molteplici emozioni che nascono dalle regioni profonde del proprio sentire.
Il suo cuore è pieno di poesia: alla costante ricerca dell’orizzonte misterioso, del senso ultimo della vita, partendo da un diverso punto di osservazione, talora immaginandosi nel mare delle sensazioni, sentirsi “in balia delle onde del mare”, naufraga in quella stessa acqua che culla; poi, muovendosi negli anfratti della vita; altre volte, a lasciarsi trasportare dai “desideri della propria anima” e immedesimarsi con il vento che “accarezza”, diventare “soffio nel vento” tra i “pensieri sospesi” della vita, fino ad intravedere lo spiraglio luminoso che riconduca alla quiete della speranza.
In fin dei conti, si assiste ad un canto, che è inno alla Natura: e gli elementi naturali (acqua, terra, sole, luna, vento) sono osservati e percepiti in un abbraccio con il “tutto che circonda”. Ecco allora che, nella visione lirica di Giovanna Gioioso, “gli occhi cercano ansiosi/la scia del mare”, limpido eppur profondo, “la luna è nascosta dall’eclissi”, la mente “cerca di librarsi nel cielo” e la stessa poesia è “un raggio di sole”.
Nella sua poesia tutto viene filtrato dalle emozioni: il profumo delle essenze, il continuo rinnovarsi “nell’inebriarsi della vita”, nei momenti di gioia come dopo le “pene d’amore” e, al contempo, il deserto della solitudine e la malinconia dei sensi, e così, attraverso le esperienze positive e negative, riuscire ad esprimere esemplarmente la sua visione poetica che nasce sia dall’urgenza di mettersi “in ascolto del silenzio”, come esploratrice “vagante senza meta”, nonché dalla necessità di dissetarsi alla sorgente vitale dell’amore, dal desiderio di poter “scaldare” ancora il proprio cuore e ritrovare una mano che sorregge nel sentiero, impervio e faticoso, della vita, per dissetarsi alla fonte della sua visione fino a scrivere: “Sono il fiume impetuoso… l’acqua trasparente… il vento furioso… il pianto disperato… il dolore profondo… l’amore più grande” e tutto si incarna nella sua “parola” intimamente sentita e profondamente vissuta.
La poesia “irrompe” nel cuore, dolce e violenta, disperata e gioiosa, libera e tiranna, per trasformare il “lamento in canto” nell’universo d’amore di cui “si sente parte”: e il sentimento cerca il “cuore della terra”, nella coscienza “il cuore è come un giardino”, il segno della rivelazione e il sigillo che garantisce la verità, come fosse “fiorita” dentro di lei una “nuova oasi” da custodire ed alimentare.
Ecco allora che tutto si espande nella visione immaginifica che ricerca un’isola per salvarsi dalle tempeste esistenziali, nella necessità di guardare oltre la superficialità delle cose e dei sentimenti, la volontà di “spaziare all’infinito” per sentirsi “libera nella vita”.

Massimo Barile

Canto XXXIV
(da Gitanjiali di Rabindranath Tagore)

Credevo che il mio viaggio_
fosse giunto alla fine,
all’estremo delle sue forze
che la mia via davanti a me fosse sbarrata,
che le provviste fossero finite
e fosse giunta l’ora di ritrarmi
nel silenzio e nell’oscurità
ma ho scoperto che la tua volontà
non conosce fine per me.
E quando le vecchie parole sono morte,
nuove melodie sgorgano dal cuore;
dove i vecchi sentieri sono perduti,
appare un nuovo paese meraviglioso.

Delusione

Gli occhi cercano ansiosi
la scia del mare
oltre le colline scure.

Delusione:
il mare si è confuso con il cielo
per non essere racchiuso
in uno sguardo.

L’onda

Non rincorrere
in una notte di tempesta
l’onda,
il suo ribollio,
la corona di spuma.

Svanisce nel nulla
l’onda…
e all’alba
un relitto
si dondolerà
contro il cielo.

Eclissi di luna

Luna rossa,
oggi Luna nascosta dalla terra,
comunque Luna nascosta sulla terra
da palazzi di cemento,
da torri di indifferenza.

Corro fuori sul balcone
per afferrare l’ultima ombra:
l’unico raggio per arrivare
fino a te o Luna
prima che il buio
diventi troppo fitto.

Preghiera

Il sole sta tramontando
e tra poco arriva la sera
e io sono sola, o mio Dio.

In bilico su questa terra,
rivolgo a te la mia preghiera:
“afferra le mie mani
perché io aspetti il nuovo sole
e fa che mi scaldi ancora”.

Canzone

Quando una goccia

di pioggia
una lacrima
una stilla di sangue
Cade,
si sente
una sola nota:
tac… tac… tac…

Quando cento gocce

mille gocce
e mille ancora
Cadono,
è come una musica
di una nota sola.

Cantano come

un fiume
un pianto
una pena

d’amore…

Il tuo sogno

Non essere
triste anima mia,
se il giorno ha rotto
l’incanto del tuo sogno
e non perché ancora
verrà la notte
e ancora verrà il sogno,
ma perché del sogno
non ha bisogno
chi il cuore
ha pieno di
poesia.

Io nuoto al tramonto

Io nuoto al tramonto,
mentre il sole adagia
i suoi raggi dorati sul mare
e piccole ombre sulla terra.
L’ultimo tuffo del giorno
e sfido decisa le onde
che si rincorrono
per riportarmi a terra.

Il respiro del mare lentamente
quieta il moto della mia anima
in un ritmo continuo
del corpo che asseconda la mente…

Sono tutt’uno col braccio
che fende
che affonda
che mi spinge in avanti
che riemerge in un arco
intorno al sole che tramonta.

Io nuoto al tramonto
e stringo l’aria in un abbraccio
per catturare l’ultimo
saluto del giorno.