Il calore dei ricordi

di

Giovanni Formaggio


Giovanni Formaggio - Il calore dei ricordi
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14X20,5 - pp. 70 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6037-7586

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto autore 1° classificato nel concorso letterario Il Club dei poeti 2008 sez. poesia


In copertina: “Fiori” – fotografia di Giovanni Formaggio


Presentazione

Vorrei non essere un granello di sabbia
Nella clessidra del tempo

Questi due versi, così semplici ed essenziali, racchiudono in sé tutta la poetica di Giovanni Formaggio, e la proteggono, collocando in una nicchia fuori dal tempo, al riparo dallo scorrere degli anni e delle stagioni, per custodire i sentimenti e le sensazioni che lo hanno accompagnato lungo la sua vita fino a oggi, e restituirceli intatti e inalterati perché anche noi, con lui possiamo riandare a tempi e sentimenti del presente e della nostalgia, dell’impegno civile e dell’intimità più privata, dei luoghi e delle persone.

Tanti i temi della poetica di Giovanni: il trascorrere del tempo, l’infanzia, i ricordi, le persone care, l’amore e la tenerezza, il mondo con le sue tragedie e le sue ingiustizie, la visione di un mondo più unito e più giusto, i luoghi e le cose, il dolore, la storia con i suoi fatti più dolorosi, le vicende eroiche degli uomini e le loro debolezze, l’amore per la vita.

Delicato il linguaggio: le parole e i versi scorrono lievi a evocare sentimenti, creare atmosfere, cogliere immagini, dichiarare volontà, sognare eventi, rendere testimonianza. Comprensibili per tutti, capaci di parlare al cuore di tutti.

Fluidi i versi, nel loro susseguirsi ricco di armonia, in grado di dare vita a un mondo reale, duro, e nello stesso tempo attenuato, un mondo che può accogliere la speranza di cambiare, mutare forse anche i fatti atroci accaduti; un mondo che di certo può essere più accogliente per tutti.

Alcuni esempi, che mostrano la delicatezza, l’incanto, la capacità di evocare luoghi, atmosfere, mondi, sensazioni e sentimenti.

L’infanzia

Il tempo ti prende per mano
… Ti dà la luce del cristallo
Poi, come fragile goccia di rugiada
… Ti fa scivolare nella vita
Tornare agli incanti dell’infanzia, quando il mondo era tutto da scoprire, da svelare a poco a poco, secondo ritmi e regole che facevano scalpitare e nello stesso tempo proteggevano prolungando il tempo del disvelamento: Giovanni ci accompagna in questo viaggio, ci restituisce tempi ed emozioni, ricordi di paesaggi remoti sepolti dentro di noi.

I ricordi

Anche i ricordi più duri e dolorosi diventano lievi, possono tornare fra noi senza distruggerci, possono farci riflettere e giudicare, senza tensioni.
Ricordo un inverno
Con fiori di ghiaccio sui vetri
… E so di una croce
Piantata nella steppa coperta di neve
Con sotto mio padre.

Il mondo con le sue tragedie e le ingiustizie, le speranze

La leggerezza, l’altra componente della poetica di Giovanni. I suoi versi ci hanno mostrato drammi e ingiustizie profonde, inferni e sofferenze indescrivibili, senza perdere la delicatezza e la tenerezza necessarie per filtrare le emozioni suscitate.

Frantumi di arcobaleno

Giocano nelle pozzanghere
Evocano bagliori di cattedrali gotiche
Luminarie di paesi lontani.
Oggi è Natale!
Anche qui tra le favelas
Di Salvador de Bahia
Dove il sole brucia la pelle dei bimbi
Che cercano pane tra i rifiuti.

Quando riuscirò ad amarti
Senza guardare il colore
Della tua pelle
Senza indagare sulla tua fede
Senza chiederti
Se sei ricco o povero
Quel giorno avrò vinto.
Perché sarò capace d tenderti la mano.

L’amore

L’amore, l’altro tema. L’amore che canta per la sua donna, pubblicamente, con i suoi versi delicati e teneri, eppure espliciti, mentre lei ascolta fiera eppure dimessa, tranquilla, come cosa normale che un uomo canti davanti a tutti il suo amore per lei.

La nostra vita è qui
In questa casa abbrunita dal tempo
Tra le braccia dei campi.
Ti portai, per mano,
molti anni fa,
incontro a miraggi di sogno…

Dormi e ti guardo
Sfioro il tuo volto, ascolto il tuo respiro
M’avvolgi come una melodia…
… L’alba colorerà di luce i nostri corpi
Aspetterò il tuo risveglio
Accarezzerò le tue mani
E la mia bocca sarà nido per i tuoi baci
Come un tempo
Come sempre
Rosa di primavera

I figli

L’amore, lo struggimento per i figli, i ricordi della loro infanzia, la tenerezza, il desiderio di trattenere il tempo, la capacità di lasciarli andare, di spingerli a percorrere la loro vita.
Qui, viviamo gioie e dolori
Nell’inesorabile andare delle stagioni…
Insieme
guardiamo sulla madia
i ritratti dei figli.
… seduti sulla pietra
Accanto al vaso grande dell’oleandro
parliamo tanto di loro.
Sul ponte di pietra
Abbiamo unito le nostre mani…
… E per noi due
Sul ponte di pietra
L’inizio di una primavera
Senza fine

Quando il tempo
Avrà frantumato i miei giorni
Fermate la carovana
Legate i cavalli all’ombra
Venite!
Vi riavrò per un attimo
Bimbi sulle ginocchia
(quante carezze)
vi condurrò a scuola
vi vedrò crescere…

La madre, il padre

Ritratti veri, ritratti di un padre e di una madre che sono i nostri padri e le nostre madri.
Riconoscimento e riconoscenza per il loro amore, per il lavoro duro, per le testimonianze di vita, per le scelte fatte.Invito delicato, riservato, a vedere la ricchezza che i genitori sono per i figli, anche nei tempi della vecchiaia. Inno, celebrazione, struggimento per le loro morti.

Guardate gli occhi dei vostri Vecchi
Oggi portano i colori dell’autunno
Ma ieri hanno donato sguardi
Vivi come bacche di agrifoglio…
… Guardateli e aspettateli i vostri Vecchi
Prima che il tramonto li porti via.
Se siete qui è perché loro hanno soprattutto amato.

Stupendo chiarore di luna
Che porti via mia madre
Inarrestabile ruota del tempo
Un attimo.
Scendono nell’anima
Come gocce d’arcobaleno
Felici ricordi.

È dentro di me
E vibra con tenerezza
Come il fruscio di betulle e salici piangenti
La tua vita…

Il suo paese, Cerchiate

La capacità del poeta di trasfigurare fatti, eventi e luoghi, la sua possibilità di vedere oltre le immagini che la vita e i luoghi comunemente riflettono, trascolora nel suo amore per Cerchiate, il paese dove è immigrato in giovane età e dove ha vissuto a lungo con la sua sposa, prima di trasferirsi altrove.
Cerchiate evoca emozioni, sentimenti, tramuta luoghi e colori, parla al cuore.

Quando s’alza la luna
E le mura si tingono di magico giallo
Il cuore rivive emozioni infinite…

Gerani rosso carminio
Scoloriti dal primo calore
Dondolano sui balconi
Come mossi dalle note magiche di una balalaica…
… Anziani sulle panchine
Ripescano da anni accartocciati
come foglie secche
amori piccanti o inzuccherati
quasi a voler giocare con il tempo…

Grazie a Giovanni, grazie infinite per la sua capacità di donarci emozioni, di farci vedere oltre ciò che i nostri occhi vedono, di farci percepire infinitamente altro rispetto alla superficie delle cose, di aprirci alle gioie, alle sofferenze, alle ingiustizie, alla pietà del mondo.
Grazie per l’amore per le nostre persone di Cerchiate, Cerchiarello e Pero, per il nostro paese.
Grazie per averi mostrato e insegnato questo amore attraverso la leggerezza, la levità, la trasfigurazione della poesia.
La tua poesia è il dono più grande che puoi lasciare a tutti noi.

Angela Fioroni (Sindaco di Pero)

Pero, 22 aprile 2007


Il calore dei ricordi


Al nipotino Matteo


Vorrei

Vorrei non essere un granello di sabbia
nella clessidra del tempo
portare a ritroso le lancette delle stagioni
vestire l’abito dell’infanzia.
Ancora acerbo bambino correre;
in una scatola di cartone
chiudere libellule e farfalle.
Sudato
sopirmi nell’abbraccio ombroso
degli alberi
al sole, poi, correre correre ancora
inseguito dal cane…
Scavare la terra
nascondermi
annusare l’aria per cogliere
l’odore di cotto della focaccia che lievita…
Sentire la mano nodosa di mio padre
sui capelli
prima di attaccare la falce al muro
dopo il suono dell’Ave Maria.
La voce delicata di mia madre
allo schiudersi del giorno
all’arrivo della notte
guardare la sua figura
che mi rimbocca le lenzuola
profumate di lisciva.
Vorrei…
Ma il filo di fiordalisi e papaveri
strappati al campo
s’è rovinato nel gomitolo degli anni.
È rimasta su una sedia tarlata
solo la figura tremante di mio padre
che guarda lontano.


Maggio nel borgo

(a Cerchiate)

Gerani rosso carminio
scolpiti dal primo calore
dondolano sui balconi
come mossi dalle note magiche
di una balalaica.
Mani intrecciate, come fili di giunco
portano oltre il fiume
due innamorati
rapiti da battiti intensi, misteriosi.
Anziani sulle panchine
ripescano da anni accartocciati
come foglie secche
amori piccanti o inzuccherati
quasi a voler giocare con il tempo…
Tra l’argento delle betulle
filtra il sole
disegna fragole sulle guance dei bimbi
scrive negli occhi
pagine di storia felice…
Maggio nel borgo…

Il cuore sussurra voli
a sogni antichi e recenti.
Toccato da vibrazioni primaverili
il dolore
steso sulle ringhiere dell’anima
profuma
come una cascata di gelsomini.


Casa natia

(ad Asigliano)

Sfioro con la mano
la casa natia
abbandonata tra campi rasati.
Avido come un’ape
succhio ricordi da ogni mattone.
Rivedo mia madre sorridente
sull’uscio di casa ora coperto
da ortiche arroganti
aspettare il mio ritorno da scuola.
Mio padre strappare dal roveto, ancora vivo
le more per me e poi, come sempre
la sua carezza sui capelli.
Eccoli, in un giorno di maggio
uscire, voltarsi indietro, portarmi lontano
e non tornare mai più.
Vorrei riaprire porte e finestre
per far entrare sole e vita.
Come un tempo raccolgo
un soffione di tarassaco
che subito il vento disperde
come il tempo ha frantumato i miei anni
lasciandomi solo capelli bianchi
e due lucciole in cielo.
Guardo le mura avvolte dal tramonto;
sento le vene ingrossare
come torrenti in piena
e inondarmi l’anima d’amore
e di dolore.


Rosa di primavera

Dormi e ti guardo
sfioro il tuo volto, ascolto il tuo respiro
m’avvolgi come una melodia…

Ti sento ancorata ai fiordi dell’anima
dove ogni giorno rifioriscono siepi d’amore.
Alle pianure del cuore
dove la luna gioca con le nostre notti più vive.
Al cielo della mente
dove la lampada degli anni verdi
ora è fuoco
che non sarà mai cenere.

Vorrei rubarti le ferite
raccoglierle nella mano
come perle di corallo
poi disperderle…
farfalle tra i fiori del campo.

Dormi e ti guardo.
L’alba colorerà di luce i nostri corpi
aspetterò il tuo risveglio
accarezzerò le tue mani
e la mia bocca sarà nido per i tuoi baci
come un tempo
come sempre
rosa di primavera.


Tracce di te su queste terre

Tracce di te su queste terre
quando d’estate il sole
scioglie trecce di luce sui prati
quando d’inverno la neve
veglia il sonno del grano.
In questa casa
che tramanda il tuo saluto discreto
in un giorno infuocato di luglio
prima di andartene sul Carso.
Tra le pieghe di questi campi
dove la nonna ha frantumato
il suo dolore nel lavoro
poi travolta dal tempo.
Nella parte più viva di noi
che ha raccolto il testamento
della tua penna nera.
Negli occhi dell’ultima generazione
che sgambetta con il cane
attorno al pagliaio
e che domani vivrà nelle vene
questa storia.
Tracce di te su queste terre
quando il tramonto rosso
abbraccia il tuo vigneto
quando l’aria della sera
accende il canto delle betulle
quasi coro di montagna
per un alpino rimasto sul Piave.


Paese natio

ad Asigliano

Il sole stempera gli ultimi colori
quasi una carezza sul mondo
prima della notte.

Qui, sulla pietra ancora pregna
di calore
il gatto, amico di viaggio
m’attende, come un corsaro…

Qui lascio l’anima alla deriva
prima che il tempo si porti via
un altro giorno…

In silenzio, mi raggiungono
ombre care, lontane…
sbiaditi rintocchi di campane
le corse con gli amici
la scuola
la sagra di Santa Giusta
un’infanzia felice…
Riecco nelle vene
come un’eco ferito
dal sibilo del vento
il rumore dei passi dei miei
di ritorno dai campi…

Poi
semi di vita in altri mondi.
Giorni intrecciati come giunchi:
un arcobaleno e una croce
nell’andare delle stagioni…

La notte mi raggiunge solo
con un rigo di pianto
mentre il cuore batte
per il borgo più amato dell’universo:
malinconico e dolce
come le note di un fado portoghese.


Sera a Cerchiate

Quando s’alza la luna
e le mura si tingono di magico giallo
il cuore rivive emozioni infinite.
Mi ritrovo lungo la strada del bosco
dove l’uomo rivolta ancora la zolla
e il fiore di campo si riversa sulla strada.
Mi raggiunge il misterioso narrare del
fiume
divenuto lamento
esce dalle case
l’allegro vociare dei bimbi
le nostre rose.
Mi ritrovo a Piazza Roma
dove piume bianche
come braccia al cielo
gridano il sacrificio del partigiano.
Quando s’alza la luna
si posa sull’anima
il suono dei bronzi
che mi chiamarono in giorni splendenti di
sole
in giorni arrossati dal dolore.


La nostra vita

La nostra vita è qui
in questa casa abbrunita dal tempo
tra le braccia dei campi.
Ti portai, per mano
molti anni fa
incontro a miraggi di sogno…
Qui, viviamo gioie e dolori
nell’inesorabile andare delle stagioni…
Insieme
guardiamo sulla madia
i ritratti dei figli.
Nel silenzio discreto dei campi
seduti sulla pietra
accanto al vaso grande dell’oleandro
parliamo tanto di loro.
Per mano
come quel giorno rimasto intatto nel cuore
attraversiamo il gorgo…
Così che il primo di noi che se n’andrà
possa dire all’altro:
fummo felici insieme.


Desiderio

Datemi un Dio
che passi per le strade
della periferia
che guardi gli operai
uscire dalle fabbriche
e respiri l’aria
che ha soffocato
il verde dei pini
e annerito i colori
delle rose.
Datemi un Dio
che bussi alla porta
della mia casa
e sieda alla mia tavola
che viva con me
che giochi col mio bambino
e mi sia vicino
quando amo e quando soffro.
Un Dio che mangi il mio pane
che biasimi il ricco
quando mi giudica.
Datemi un Dio
che al tramonto
colga il mio respiro
per festeggiare un vecchio
amico.


Perle di sole

a mio padre

È dentro di me
e vibra con tenerezza
come il fruscio di betulle e salici piangenti
la tua vita.

Vivo
come un cespuglio di rododendri in fiore
che strappa al cielo perle di sole
è scritto qui, nelle vene
il rumore dei tuoi passi
di montanaro mai stanco.

Stupendi
come l’alba che gioca
con la rugiada sui petali dei fiordalisi
sono qui, nella radura dell’anima
i giocattoli di legno
plasmati con le tue mani
per farmi bambino felice.

È qui, nel cuore
racchiusa in un abbraccio infinito e leggero
la tua figura di vecchio sofferente
con le mie poesie sulle ginocchia
e un rigo di pianto.

Padre
hai accompagnato sottovoce i miei anni:
grande come l’immensità del mare.

Vorrei gridare al tempo di fermarsi
perché non si spenga il dialogo
che nutre lo scorrere di questa mia vita
che continua la tua.


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