L’uomo col berretto di lana
(ad un donatore di sangue)

Prima
che il tempo chiuda la locanda
dei miei giorni
l’ultimo canto
sarà per l’uomo col berretto di lana.
A chi
in un giorno di tempesta
alzandomi da due lenzuola bianche
mi ha iniettato nelle vene un rubino di vita
perché
proseguissi nel mio umano andare.
Ti ho cercato, non ti ho trovato
uomo col berretto di lana
seminato sulla terra da tuo padre
con grani d’amore.

Dove sei?

Quando anche tu
lascerai questo vulcano di fucili
ti presenterò all’Uomo del Calvario
che traccerà sulla terra
con la tua mano
un arcobaleno di vita.

Radici

Dove i vento porta onde di mare
sul grano macchiato di rosso
tra mura antiche
bagnate dal sudore degli avi
sono nato.

In città
ho portato arcobaleni di speranze
ma costellazioni di finestre
hanno ingoiato i miei giorni
arrotolato i miei anni
in un gomitolo senz’anima.

Dov’è la libertà
se non puoi vivere nel cortile
che ha raccolto i tuoi primi passi
dove la mano di tuo padre ti spettinava i capelli
e il sorriso di tua madre
aspettava il tuo ritorno da scuola?

Tempo
porta almeno queste foglie d’amore
là dove un fiore di campo
fa da sentinella a chi mi ha dato la vita
su quelle pietre
sfiorate dai tramonti ramati della mia terra.

Seme di luce

Dalla nascita
l’ago del dolore
ricama nella tua anima
cicatrici indelebili.

Ma l’universo
come un buon padre
pianta per te
siepi di giorni felici.
All’alba, la terra
come una buona madre
ti allaccia le scarpe
della vita
ara il solco per il tuo
seme di luce.

Perché
chi verrà dopo di te
abbia nella sua strada
i colori dell’arcobaleno.

Natale a Lampedusa

Prati di stelle, sirene di navi al largo
salutano Lampedusa
Betlemme del terzo millennio.
Un vento odoroso di salmastro
dondola barche, sparge suoni di festa
apre le pagine più vive dei libri sacri.
E’ un viavai continuo di pescatori
con ceste di pane e latte caldo
verso i sopravvissuti appena sbarcati
e l’abbraccio di mezzanotte
avvolge l’isola come un’immensa cattedrale d’amore.
Cristo è nato qui stanotte
dove si riscrive la millenaria storia dei poteri.
E’ quel bimbo scuro
aggrappato al seno rinsecchito della madre
che guarda lontano.
E’ qui il Cristo del terzo millennio
appena avvolto da una coperta
che traccia i colori dell’arcobaleno
tra cori di pescatori
che accendono falò di speranza
mentre la ninna nanna delle onde
porta l’abbraccio del padre.
rimasto nel mare.

Emozioni

Ho sentito il tuo sguardo di luna
sui fragili papaveri della mia anima.
Le tue mani seminare ciocche di biancospino
su siepi percosse dal vento.
Il tuo cuore ammainare la mia solitudine
e portarmi in un’ansia di mare quieto.
Ogni giorno colori le mie ore
come distese di prati in fiore.
Ogni giorno scavo dalle mie miniere
per te
pane profumato di gratitudine.
Ogni giorno, come api
succhiamo da questa primavera
emozioni
luminose come un vaso fuso a Venezia.

Violini di vento

Odore pungente
di basilico e d’acacia
violini di vento
in questa notte di primavera.
Prigioniero nel podere della tua anima
mi perdo nei tuoi occhi
preghiere senza voce.

Ti abbraccio, ti sazio d’amore
felice come un bimbo a casa dei nonni.
Respiro con te giochi di luna
un cielo che fa lezione d’azzurro.

Scossi da sogni
che si accavallano e si frangono
stanchi
come operai bruciati dal sole
ci lasciamo travolgere
da profumi disordinati di erbe
dai colori dell’alba.

Pronti a rifiorire.

Rugiada d’amore

In un giorno chiaroscuro di vento
ho sentito i tuoi occhi scorrere nelle vene
le tue labbra
coprire i miei battiti con foglie d’oro.
Ho raccolto i tuoi passi
il tuo corpo rosato
e mi sono perso tra pergamene d’amore.

In silenzio
tra selvatiche carezze
ti stringo forte e mi assale l’ansia
per paura di perderti
anche se io sono in te e tu in me.

Fragili come fiocchi di neve
viviamo ore, respiri d’amanti
tra terra e luce.

Al tramonto
il sole ci scioglierà in una goccia
e saremo rugiada d’amore
nell’eternità dell’universo.