Non mi resta che scavare
nelle profondità del mio essere
e modellare il canto
che mi porterà a sicura salvezza.
NON HO PIÙ TEMPO
Non ho più tempo alcuno
per decifrare gli aridi messaggi
che il tempo mi pone davanti
con apatica indifferenza.
Ora vivo una stagione onerosa,
cosparsa di fardelli e di fughe,
intrisa di tremuli tentennamenti,
contrassegnata da vuote armonie.
Prego gli angeli della speranza
che mi mandino raggi di luce,
perché anche il dolore ha un senso,
anche l’inquietudine è matrice di vita.
PERDONATE
Perdonate se la mia parola
non sa favoleggiare
di roveti ardenti,
di canti purissimi e armoniosi,
di polle e di sorgive,
di petali vellutati e odorosi,
di sogni consolanti,
di semine di stelle,
di francescane trasparenze marine,
di giacinti ondeggianti,
di grovigli pulsanti di luce,
di bianchi risvegli,
di voluttuosi rivoli d’amore,
di richiami echeggianti,
di iridescenti e spumeggianti cascate,
di favolose isole dorate.
Perdonate se la mia parola
è così povera, scarna e scialba.
TALVOLTA
Talvolta
anche il cielo è desolato
e vuoto.
Una luce addolorata
e triste
lo avvolge con balenii
di forme
disuguali e sofferte.
Un’ansia serpeggia
nelle sue fibre stupite.
Un’ansia
di amare sconfitte,
di sortilegi oscuri,
di giorni corrosi.
Anche il cielo corre,
talvolta,
senza scie di luce,
nel vuoto abbraccio
di un’ombra
risucchiante e densa.
OH, LE PAROLE
Oh, le parole…
Per quanto belle,
importanti,
poeticamente illuminanti,
incominciano
prima o poi, lentamente,
a sbiadire,
a dolorosamente svanire,
per poi
definitivamente sparire.
Restano
nel profondo del cuore
solo le parole non dette,
mai pronunciate,
mai svelate.
Esse continuano
a essere alimentate
dalla musica delle aurore
e delle fresche rugiade,
dal tintinnare degli astri,
dalle orbite
dei frammenti solari.
Esse mi salveranno
dai vortici
delle angosciose sterilità.
MA FORSE È TARDI
Ma forse è tardi.
La ruota della vita
ha preso a girare troppo in fretta.
Non riesco più a starle dietro.
Ogni certezza
viene subito ridotta in frantumi.
Tutto si complica,
tira aria di tempesta
e il buio, ambiguo, s’addensa.
Le strade non hanno più orizzonti,
tartassate da lampi di acida nevrosi.
C’è poco tempo
per riuscire a parlare con l’aldilà.
Ma forse è tardi.
LA VITA ENTRA ED ESCE
Sono veramente
quello che vorrei essere
o mi diverto
solo a sembrare tale?
Imitare la libertà
mi confonde enormemente,
come chi legge
fantasiose storie inventate.
Nell’anima l’autunno
s’adagia in macchie rossicce,
illuminate da un sole
debole e malatticcio.
Nel labirinto consunto
la vita entra ed esce,
senza avere più nulla da dire.
Dai numeri tento di capire
le possibili coincidenze,
prima che il giorno declini.
CIECA VIOLENZA
Viviamo
in una tempesta di cieca violenza
che ci lascia attoniti e sgomenti.
Violenza
che ha come scopo dichiarato
di cancellare il mondo
e la sua cultura
con una ferocia che ci lascia smarriti.
A vedere
certe abominevoli scene
come non sentirsi spinti a odiare
a nostra volta
e a progettare disegni
di vendetta e di morte?
Ma la nostra salvezza
sta nel credere alla vita,
nel godere delle bellezze della natura,
nel rimanere incantati
davanti a un’alba o un tramonto,
nell’ascoltare il suono del vento
nel silenzio del bosco.
Solo così ci salveremo dalla distruzione,
dalla tentazione alla violenza,
dalla logica della morte.
E NOI?
Inutile aspettare,
il treno previsto non arriverà mai.
Nessuno più giungerà
lungo i binari scavezzati,
nessuno più attraverserà
i ponti scassati.
Le strade rimarranno vuote,
le piazze deserte.
E noi?
Degli alberi senza radici,
senza speranza di rigenerazione.
STANCHEZZA
Mentre la pioggia scorre
con ventate di tristezza,
l’anima mia si tinge
di un’opprimente stanchezza.
La stanchezza
degli squilli dissolventi,
delle travagliate atmosfere,
delle tragiche realtà.
La cella della mia solitudine
risuona di accenti lamentosi,
orfani di speranze.
Il cielo tuona
nel suo grigio isolamento
e scolpisce il vuoto
dei miei scoloriti sentimenti.
TURBAMENTO
Combattere
il feroce drago del desiderio
è un’impresa faticosa
e non sempre vittoriosa.
A volte però
dal desiderio nasce
un ordine nuovo,
dall’amarezza salgono
cose buone,
dalla debolezza emergono
impreviste vittorie.
La nostalgia
del tempo perduto
mi rode comunque
con turbamento incandescente.
[continua]