LA LIBERTÀ
Sin dagli albori dell’umanità,
della natura fosti un dono, o libertà,
qualcosa, che l’essere vivente,
fin dal suo apparire in terra,
non ebbe in concessione
da principi o sovrani
né conquistò con guerre,
ma trovò a disposizione,
così come l’aria per la respirazione.
Ma, poi, che fame e sete di potenza
spinsero gli uomini a lottare,
taluni per la sopravvivenza
ed altri per arroganza e prepotenza,
tu, amata libertà,
primordiale retaggio dell’umanità,
usata senza scrupoli e misura,
spogliata fosti della tua natura
e dei più forti diventasti ostaggio..
Secoli ci son voluti,
scontri cruenti, sacrifici e lutti
per convincere i potenti
e le classi più evolute
che tu, preziosa libertà,
sol se appartieni a tutti
sei sintomo di civiltà.
Perciò non basta la devoluzione,
se non c’è, poi, la convinzione
che libertà non v’è,
o tristemente langue,
laddove manchino pace,
giustizia ed uguaglianza,
perché la libertà è fittizia,
quando coabita con l’ingiustizia,
è vana speranza,
se tra gli uomini non c’è fratellanza,
è conquista fallace,
se ottenuta a danno della pace
ed è deprecabile arbitrio,
se soggetta a pregiudizio.
Sarebbe, però, uno spento vessillo,
un simbolo di mera ipocrisia,
se la libertà tua, amico mio caro,
dovesse sovrastare quella mia.
D’ESTATE
Col caldo afoso, umido e opprimente,
quando d’alzare un dito non hai voglia
ed un gran vuoto avverti nella mente,
non disperare se inaridita e spoglia
la vena ti ritrovi ispiratrice,
ma rilassati nel dolce far nulla
e sogna di sorridere, felice,
stringendo tra le braccia una fanciulla.
Goditi la campagna, il mare o i monti,
innalza una tenda presso un ruscello,
taglia con la città legami e ponti
e lasciati destare dal fringuello.
Guardati intorno e fai parlare il cuore,
gusta della natura l’emozione
e, dopo l’afa, l’umido e il calore,
di nuovo troverai l’ispirazione
per decantare, alla stregua d’un vate,
l’incanto e la bellezza dell’estate.
QUELLA TEMUTA ETÀ
Quanta tristezza, oggi, il cor mi stringe,
se a pensare indugio ai tempi andati,
quando, ilare, indolente e spensierato,
guardavo il mondo e fantasticavo,
quando un po’ folle e l’animo estasiato,
partivo alla ricerca di emozioni
e quando, pur deluso e squattrinato,
a colorarmi il mondo c’eri tu,
che vita breve avesti, gioventù.
Da quella stagione, presto sfumata,
ahimè, quante cose sono mutate,
quante esperienze, liete e a volte amare,
lungo il cammino, alle spalle ho lasciato.
Mi son più volte allo specchio guardato
e, spesso, il tuo avvento ho paventato,
fin quando, implacabile e senza pietà,
indifeso, m’hai colto, beffarda età!
Or, che il tuo alito corto mi pesa,
a te, nemica del viril vigore
nonché, della vita, illusorio canto,
non chiedo avventure o calde emozioni,
ma a Chi, dei mortali, in Cielo dispone
queste tre cose, oggi, chiedo soltanto:
che tenga desta in me la fantasia,
che liberarmi voglia dai rimpianti,
che non mi privi della donna mia.
ALLA RICERCA DI DIO
Con la mente Ti penso;
con i sensi ti cerco;
dove sei mi domando;
con il cuore Ti prego;
con Te, di sovente, mi sfogo;
nel dolore Ti invoco;
in Te confido e spero,
ma, nonostante la fede,
annaspo nel mistero.