La macchina in fuga
vuota
il verbo in prima persona
acefalo
i soli che ci scrutano
ciechi
e le stagioni si posano incoscienti
il fumo si alza
si è dissolto
nessuno ed il suo bacio inconsistente.
Reperti irrecuperabili
tangenti al mio perimetro s’allontanano, mi circoscrivono
altri pensieri, ne sento solo il ronzio:
incontri tra ignoranze vaste o abissali
apprendere?
apprensioni
segnali di fumo, alfabeti rotti, lingue morte
sovrastimate
sottobanco mutano varietà in via d’estinzione – esseri
considerevoli
idee sparse figure sovraccariche
prese nella trappola gentile mani attorcigliate ai fian-
chi di quella metà-meta
amanteamantide che deforma prende ogni escrescenza di
corpo
con una lente lentamente brucia
un escremento di corpo espulso dall’Olimpo
tornando per ora galleggia in un’urna
va per sé fino a quando.
Traccia
una foglia di vite selvatica
reduce
come una mosca spiaccicata al muro
in agonia
i frantumi delle stagioni
mi coprono
scoprono le settimane al galoppo verso le nuove
che procedono retrocedono
verso prossimo verso scorso.
Zenit
Il firmamento circolare
e filante-
strascico sordomuto-
Vega impalato allo zenit
rimembra terre
nelle gesta di ieri
Come schegge umane
negando vuoti
le luci della necropoli
Mentre il vampiro ricordo le consuma
in un filo di fumo
L’impassibile sottoscala della sera-
questo via vai di gemme-
mi appartiene.
Mattoni formicolanti
costruzioni appesantite da fardelli storici
sulla via antica innumerevoli esseri
per assenza di moto che proietta su plantigradi vari
preconcetti
case e strade mobili,
son forse rallentate da frenesie?
sottovoce la casa deambula tra i nostri ronzii sulla strada ibernata che corre sotto i bolidi.
Io ho sono
conto
quantifico ciò che ho e non sono
sogno
immagino ciò che sono e non ho
io sono ho.
Congedo
Infissi sovraesposti battenti chiusiaperti
tra oggettiricordo
mura inflessibili
domestiche, densamente presenti
azione rituale
pulsando afferma
ciò che inscena
la cortina inquinata vela le Alpi
ma dentro lo spettro delle candele
filtra ogni gesto
concitato
le favelle abbandonate
monotone
non ritornano
non si lasciano riconquistare
come maschere incrociate per caso
l’emozione celata lo è ora e sempre
tra increspature si svolge la trama
il detto svanito
inibisce
pensieri latenti ed inespressi
sul sedimento clastico
un’occasione persa arretra
una parola non detta è silenzio
forse un congedo.
[continua]