Opere di

Irene Losito


In segreto, l’assenza.



E sei…
…nel riverbero di ogni pensiero
sul cielo stellato
di una notte fra tante
eco di un sogno che porta in silenzio il tuo nome…

Sa di lacrime e sale
il cielo d’ottobre
se piange in segreto l’assenza
di un bacio sfiorato, perduto,
ed ancora aspettato

Tu sei…
tra paure e sussulti
brivido caldo che graffia la schiena
alba che spazza la notte dei giorni
passati, in ascolto d’un cuore che t’ama

T’affido la tela dei giorni:
imprimi le tracce di te…

Poesia 1° classificata alla XXVIII Edizione del Premio Letterario Internazionale “Il Giro d’Italia delle poesie in cornice 2011”


Poeta del silenzio…

Tu sei poeta
su piume di ricordi
che dolcemente carezzano
i solchi del cuore.

Soffia sui petali del sogno
e ascolta la musica del vento
che rimanda da lontano 
echi di memoria.

Tu, poeta del silenzio
ed io, silenziosa poesia…

Poesia 1° classificata al Premio Letterario Internazionale “Città di Bitetto 2011” (Medaglia del Presidente della Repubblica)


La mia città (Omaggio a Taranto)

La mia città è un paradiso incantato
che scorgi tra le fiamme dell’inferno,
un’oasi pittoresca celata dalla nebbia dei potenti.
È cielo e mare che danzano sinuosi
fondendosi in un’armonia di colore…
La mia città si specchia
negli occhi degli uomini di mare,
è un ponte di speranza su un domani migliore,
è la voce dei bambini
che vogliono ancora continuare a giocare…
La mia città è l’odore delle pettole
in un buio e freddo mattino di Natale,
è fede e attesa dei silenziosi Misteri di una Pasqua senza fine,
è la mano protesa
verso chi non ha più niente da perdere…
La mia città
è bene e male,
è odio e amore,
è dannazione e redenzione,
è speranza e realtà.
È il sogno custodito
nel cuore della gente
che dinanzi ad un tramonto senza fine,
attende coraggiosa un’alba nuova…

Menzione d’onore alla IV Edizione del Premio Letterario “Alda Merini” (Medaglia del Presidente della Repubblica)


Mamma

Non c’è amore più grande
di quello
che leggo nei suoi occhi di cielo
quando mi rassicura
come bimbo indifeso.
Non c’è abbraccio più caldo
di quello
che mi stringe a lei
quando i pugni della vita
non li so più incassare.
Non c’è bacio più sincero
di quello
che imprime sul mio cuore,
facendomi scordare
la fatica del vivere.
Non c’è parola al mondo
più bella
di “MAMMA”
e te ne accorgi solo
quando rischi
di non poterla dire più…


Stalker

E’ un fluire lento e inesorabile
questo scorrere del mio tempo 
tra le tue mani scarne
mentre impietoso tessi 
la tela dei miei guai.
Un orologio al muro
segue i rintocchi del cuore che abitavi
e silenziosi scivolano giù
oltre i confini di un tempo
che non sarà più mio…


Tigre bianca

Il vento gelido
di questa fitta notte
sussurra al mondo indifferente
il mio dolore…
La pioggia scivola
su lacrime nascoste
e giaccio solitaria in una tana
a leccarmi silenziosa le ferite…
Il soffice mio manto bianco
trasuda sangue e geme
ma gli occhi fieri
non cedono al timore…
Quando sanato
avrò il mio soffrire
tornerò fuori
e allora mi vedrai.
Ergermi bella, 
radiosa più di un tempo,
sorridere alla vita,
Tigre bianca.


Piovimi dolcemente tempesta

Come fosse 
rintocco del tempo
salvami l’anima
Il silenzio percorre le vene
e nel solco di un brivido
trattiene il mio cuore
Ho rincorso sogni su trame d’incanti
le mani segnate
dai lacci del tempo che fugge
che inganna
che segna le attese
Ed attendo… ho sete di Te
Piovimi dolcemente tempesta
lungo gli argini estremi
di un soffio
Sono spuma di mare
evanescente
tra le tue dita in cerca di me…
Slacciami il cuore.


Ma son raggio di sole…

Raccolgo in fretta
i cocci frammentati
delle mie più effimere certezze
Ho deciso.

Spazzerò in un sol soffio
le nubi
delle mie paure più nascoste
Ho scelto.

Tutto è passato
scivolato indifferente
sulle mie ferite più profonde
Ho vinto.

Lontana è l’estenuante battaglia
contro il mostro
delle mie fragilità
Ho capito.

Sono raggio di sole sbagliato
nel fitto buio
della notte più scura
Ma son raggio di sole…


Sparami al cuore

Sparami al cuore. Non ti sarà difficile centrarlo. Tu ne conosci bene ogni sottile sfumatura, ne hai visitato i meandri più nascosti… 
Solo questo ti chiedo: non sbagliare. Non sopporto il prolungarsi oltremodo di questa mia lenta agonia. 

Quando lo avrai centrato, avrai spento la mia vita, avrai cancellato il mio sorriso dal mondo, per sempre. Saranno pochi quelli che se ne accorgeranno, ma tu, tu non riuscirai più a vedere una giornata di sole con la stessa luminosità che vedevi brillare nei miei occhi. 
Mi chiedo cosa tu stia aspettando a farlo. Forse ti manca il coraggio, forse sei cosciente che mi rimpiangerai. Oppure ti diverti a vedermi così, soffrire appesa al filo del tuo egoismo, sospesa sulle acque gelide della tua indifferenza al mio patire. 
Quando il nostro amore vide la sua prima alba, eravamo acerbi come due boccioli, talmente chiusi da non poterne individuare il colore. Insieme avanzammo mano nella mano lungo viali misteriosi, sentieri impervi, col sorriso ad illuminare i nostri passi. Finché sbocciammo al sole di una nuova vita che avrebbe dovuto fare di noi una sola realtà. E invece lì iniziò il cammino più impensato, che ci portava a diventare sole e luna. 
Tu sole accecante, troppo vicino ai miei occhi sensibili, pronto ad illuminare in modo impietoso l’orrendo mostro delle mie fragilità. 
Io pallida luna, nascosta agli occhi dei tanti che, come te, della notte percepiscono l’oscurità e non sono in grado di coglierne la misteriosa bellezza che solo la luna può illuminare. 

Con la prepotenza del tuo agire facevi della delicatezza del mio sentire un punto di debolezza. Calpestavi tutte le mie necessità e c’era un solo astro che per quanto orrendo e oscuro fosse, era capace di farti suo satellite, tu il sole, che ti fai satellite di una realtà buia che mi abbatte, sovrasta.

Se scegli di vivere secondo i dettami della logica, sai già che non c’è spazio per me nella tua vita. Io sono l’antitesi della razionalità, perché ogni scelta del mio agire è dettata dall’istinto, vivo di passione, con essa farcisco ogni cosa che faccio. 
Anche qui sono luna, misteriosa, sensuale, magica… ma quanto è triste sapere che c’è chi non è capace di alzare gli occhi e sussurrarle tenere parole d’amore… Hai iniziato ad agire sull’arcobaleno della mia vera natura. 
Hai tolto il verde dell’entusiasmo che muove ogni mia azione, con la certezza che pochi avrebbero notato la mancanza di un colore in quella realtà apparentemente ancora intatta. 

Poi mi hai privato del rosa dei miei sogni. Quindi hai spento il giallo della mia positività. E non hai esitato a privarmi del rosso della mia passione. 
Mi restava l’azzurro della mia innata voglia di pace, ma tu volevi la guerra e non hai esitato a togliermi anche quello. 
Ti ho consegnato allora l’arancio dei miei ideali fino allora custoditi gelosamente nel cassetto più nascosto del mio cuore, e mi è rimasto il nero ad esprimere il vuoto di ciò che ancora mi legava a te, e la tua incapacità di vederci dentro le sette meravigliose sfumature che riunite nelle tue mani erano in grado di dare il nero più oscuro.
Trasparente mi sono vista allo specchio, fragile come bolla di sapone irrimediabilmente diretta contro il muro del tuo egoismo più spietato; inesistente perché quella donna non aveva più niente di me. 

Mi vedevo svuotata come un fiore a cui l’agire ingenuo di un bimbo intento solo a divertirsi, avesse tolto tutti i petali variopinti. 
Ero una farfalla dalle delicate ali color del cielo, fermata nel suo incedere dalle tue mani avide solo di custodirmi come tua proprietà, non curanti del fatto che la mia fragilità necessitava del volo libero per tenermi in vita. 
Quella realtà costruita in 15 anni, con impegno, gioia, sacrificio, all’improvviso appariva virtuale e mi mostrava un uomo sconosciuto, forse perché in fondo, quel mio impegno, la mia gioia, il mio sacrificio, non erano stati vani, ed erano riusciti a toglierti la maschera con la quale abilmente avevi saputo prenderti gioco del mio amore… 
Ora eccomi qui davanti a te. Ho cercato in ogni modo di darmi l’entusiasmo necessario a convincermi che valeva ancora la pena di spiccare il volo, di lasciare a terra l’insostenibile peso delle mie colpe, per guardare avanti con la fiducia e l’ottimismo di sempre! 
Ma ho capito che era anche arrivato il momento di dire basta. Sono una fragile piantina assetata dell’acqua dell’amore, sempre alla ricerca di un sole che mi richiami alla vita, non posso permetterti di tenermi ancora così, sospesa, in un drammatico tentativo di restare in equilibrio lungo la sottile ed affilata lama, delle tue continue mancanze di rispetto. Sono un’ode alla vita, che canta al mondo la meraviglia del suo stesso esistere.
Fermati: guardami dritto negli occhi… e sparami al cuore… non ho più niente da perdere, mi hai voluta così… 
Ma ricordati: la luna muore solo per cedere il passo al primo timido raggio di sole. 

E quando lo vedrai, ti accorgerai che sono io, col mio bagaglio di sogni, la mia scorta di speranze, la mia voglia di amare, il mio bisogno di essere amata, il mio entusiasmo per la vita, il mio intramontabile sorriso. 
E ti accorgerai così che avrai perso tutto o forse niente, e fra le mani stringerai solo la cenere dei miei sogni bruciati al fuoco della tua fredda realtà. 
Allora forse piangerai, per sentirti finalmente vivo, per non aver saputo godere del più piccolo ma sincero dei miei sorrisi per te. 
E io, io tornerò a brillare nascosta agli occhi distratti di tanti, con una ferita al cuore che ti dirà per sempre chi sono, io, semplicemente Irene…

1° Classificato 3° Edizione “Memorial Melania Rea” – Sezione Racconti brevi – (Tratto dal romanzo inedito “Stalker”)



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