Pubblicazione realizzata dal Club degli autori quale premio, in quanto autore 1° classificato al Concorso Città di Monza» 2010 – Sezione Poesia Giovani
Prefazione
La presente antologia poetica La coscienza dell’atomo di Jakob Panzeri, rappresenta il positivo esordio letterario dell’Autore grazie all’affermazione nella XII edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Monza.
La poesia di Jakob Panzeri è poesia sintetica, di pochi versi, come a sottolineare il significato profondo delle parole da usarsi con parsimonia: la lirica è ridotta all’essenziale, come a seguire il famoso insegnamento che si deve eliminare, ridurre ciò che può risultare in eccesso.
In questo continuo processo di selezione ed eliminazione del superfluo, rimane il distillato di ciò che deve essere riportato, per renderlo ancor più pregno di significati, costantemente da ricercarsi con estrema attenzione.
La sua visione, fortemente connotata da sguardo critico ed originale, scende nelle profondità della materia fino ad inabissarsi in essa ed ecco allora che la “terra” stessa è «entropico e pallido/atomo di cristallo/sospeso tra l’Essere e il Nulla». Allo stesso modo, si ritrovano riferimenti analoghi che decretano la sostanza del divenire poetico in un susseguirsi di rimandi: “pietra grezza”, “lago di ghiaccio”, “alghe bruciate”, “atomo di cristallo”, “volto cristallo di aragonite”, “luce del crisoberillo”, “ioni di speranze”.
La sua “parola” poetica si fa sostanza primigenia che racconta la formazione, la crescita e il mutamento in una successione metamorfica che accomuna gli elementi naturali, l’energia creatrice, il mistero della vita.
Come “antico oratore”, oltre le mura bianche del mondo, al di là delle immote maschere dell’esistere, v’è la decifrazione della vita e si avverte la presenza dell’Uomo, “ibridato” tra cuore ricolmo di sofferenza e spiragli di speranza, sempre in equilibrio tra funzione vitale e finzione lirica.
La coscienza, che è prerogativa dell’Uomo, segue una costante confessione che riporta in luce le esperienze esistenziali: ritroviamo il male di vivere, lo sguardo solitario, i “pensieri nudi” che si materializzano nello specchio fedele della volontà di ricercare l’Essenza del proprio esistere.
Emerge il desiderio d’incontro con l’Uomo, superando la contrapposizione tra il “bianco candore dei marmi” e la “grigia materia dell’Uomo-tecnica”: la necessità vitale di essere carne e sentimento, pulsione e sangue, spirito e natura, in un “abbraccio meraviglioso e terribile”.
In alcuni componimenti prevale la volontà di disseminare il tessuto lirico di un vocabolario chimico-materico, ma sono presenti anche numerosi riferimenti alla filosofia classica, alla mitologia e alla storia antica che rappresentano il sotterraneo collegamento con il Grande Mistero, con il Sapiente ricercatore, con il Filosofo che diventa Mago dell’Essere.
La Verità è la ricerca d’un segno, d’un simbolo, d’un segreto che è stato compreso: il bisogno umano di toccare le risposte domina nel mare del tempo che fluttua perenne.
L’Uomo, semplice “polvere effimera”, cercherà di disegnare le risposte, dissolvendo la “perfida illusione” e sperando di sconfiggere il fato. Nell’immensità notturna si rivelerà il dramma dello slancio nel Nulla.
Massimo Barile