|
|
In copertina: Autumn Lake © Kathy – Fotolia.com
Prefazione
Il romanzo “La rinascita”, di Jean Claude Dubail, accompagna il lettore nella vicenda esistenziale del giovane protagonista Giustino, attraverso il continuo susseguirsi di eventi che lasceranno segni profondi nella sua vita, sempre cercando di raccontarne le esperienze con una scrittura spontanea e sanguigna, riuscendo a mettere in risalto la profonda umanità sia del protagonista che delle figure narrative che girano intorno alla sua esistenza e, prima fra tutte, la figura amorevole della madre.
Il romanzo, come già accennato, ruota intorno al protagonista, il giovane Giustino, amato e affettuosamente e scrupolosamente educato dalla madre Franca, che impegna tutta se stessa per offrirgli una vita migliore dopo la dolorosa fine della relazione con Stefan, che si è dimostrato incapace di fare fronte ai doveri e alle responsabilità di una famiglia.
Comunque, il giovane Giustino cresce nel migliore dei modi e, dopo grandi sacrifici, riesce ad avviare un suo studio legale con grande soddisfazione e con positivi riscontri da parte della clientela.
Non può certo mancare la storia d’amore che nasce, intensa e profonda, dopo aver conosciuto Chiara, durante il periodo delle vacanze estive: è un colpo di fulmine e Giustino sente dentro di sé, immediatamente e prepotentemente, una forte attrazione per Chiara, che si dimostra una brava e saggia ragazza. L’amore unico ed assoluto che provano uno per l’altra, li condurrà al matrimonio.
Purtroppo la vita riserva spesso eventi negativi e, a causa di un tragico incidente, l’amata Chiara morirà: il senso della perdita ed il dolore lancinante assaliranno il povero Giustino che dovrà fare i conti con una forte depressione e sarà ricoverato in ospedale.
Come se il destino continuasse a dominare la sua vita, sarà proprio durante la sua degenza che conoscerà la giovane infermiera Antonella, che lo accudirà e sosterrà con tanta amorevolezza.
Nonostante il ricordo dell’amata Chiara, sempre vivo ed indelebile nella sua mente e nel suo cuore, Giustino riuscirà a risalire la china e a ritrovare se stesso, anche grazie all’aiuto di Antonella: con grande forza d’animo cercherà di intraprendere il percorso di una coraggiosa rinascita che lo condurrà a ricostruire una nuova vita grazie all’amore ritrovato in una donna che può degnamente essere al suo fianco per amarlo totalmente.
Il romanzo d’amore riserverà altre vicende esistenziali ed inevitabili sorprese con accadimenti più o meno incisivi sulla trama che lascio scoprire al lettore.
E’ importante sottolineare come, durante l’intera narrazione, Jean Claude Dubail pone sempre in evidenza il valore immenso della fede e, il percorso umano delle figure narrative, è sovente costellato da costanti dialoghi e riflessioni spirituali con riferimenti a brani del Vangelo e a considerazioni esistenziali sulle contraddizioni dell’essere umano, facendo spesso appello alla religiosità, sentita nell’imo dell’animo, vissuta con limpidezza e fraterna condivisione.
La Parola di Jean Claude Dubail, con onestà e trasparenza, non tende a creare effetti superflui ma cerca di andare al cuore dei sentimenti: desidera riportare l’estasi della gioia immensa dell’amore e, al contempo, la sofferenza per la perdita della persona amata; poi, l’amore materno di una madre che è sempre vicina a suo figlio ed il rispetto che lui dimostra nei confronti di lei; ed, infine, che la vita offre “sempre” la possibilità di una rinascita, interiore e sentimentale, che diventa illuminazione spirituale ed esistenziale, permettendo di continuare il proprio percorso verso nuovi orizzonti con la consapevolezza di essere stati guidati dalla Luce del Signore.
Massimiliano Del Duca
La rinascita
Giustino era nato diciotto anni fa da una ragazza madre di nome Franca, la quale, fin dalla sua nascita, aveva fatto il possibile per provvedere a tutti i suoi bisogni.
Grazie alla sua formazione spirituale, Giustino sapeva cavarsela piuttosto bene, perché, da sua madre, aveva ricevuto anche una buona educazione intellettuale.
Inoltre, fin da ragazzino, Giustino aveva imparato a lottare con tenacia, poiché i suoi compagni di classe, ogni tanto, si beffavano di lui, per il fatto d’aver un unico genitore. Questo lo mortificava, perciò sua madre cercava, nel miglior modo possibile, di rimediare, confidandogli che suo padre era troppo superficiale nei sentimenti per fondare una famiglia come lei aveva sempre desiderato.
La madre Franca, all’età di ventuno anni, in un locale da ballo notturno, aveva conosciuto Stefan. In lei, era nata subito la scintilla d’amore, ma non aveva intuito, fino in fondo, che lui la frequentava solo per una gratificazione sessuale. Quando lei gli rivelò di essere incinta, lui la lasciò con meschina freddezza. Dopo questa esperienza, Franca non voleva più saperne di un’altra relazione perché aveva troppo sofferto e, quando nacque Giustino, il ventinove marzo, lei si sentì al settimo cielo dalla gioia, malgrado il disappunto dei suoi genitori che le avevano suggerito d’abortire, ma, per lei, uccidere un’innocente non rientrava nella sua concezione della vita.
Franca, per poter provvedere a suo figlio, aveva svolto molti mestieri: prima come cameriera al ristorante “La taverna” di Parma, poi, come badante presso una persona anziana, in seguito, come cassiera presso il supermercato “Sigma” ed ora aveva un impiego fisso e ben retribuito, come gerente, presso il supermarket “Coop” della suddetta città. Questa responsabilità le permetteva di pagare una donna per le pulizie del suo appartamento, in Via Martino 65. Una casa di tre locali, che aveva acquistato grazie ad un mutuo e che, con grandi sacrifici e rinunce, Franca riusciva puntualmente a pagare.
Giustino amava passeggiare nei boschi per sentire il fruscio del vento e udire il canto melodioso degli uccelli e, talvolta, ascoltava anche, spensieratamente, il battere di un picchio.
A quell’età, Giustino pensava di lavorare in un parco nazionale per svolgere la funzione di guardiano, perché la natura lo attirava molto grazie all’armonia che esercitava. Oltre a saper riconoscere i nomi dei fiori e delle piante, egli osservava i movimenti degli animali, in particolare, degli uccelli. Nella sua immaginazione, sperava di poter volteggiare lassù nel cielo per afferrare la vita e comprendere quale era la strada da seguire. Così, un giorno, capì che intraprendere la professione d’avvocato era la via più idonea per lui, in quanto, in questo modo avrebbe potuto realizzare la perfetta sintonia con se stesso.
In autunno, insieme al suo amico Mario, andava a cercare funghi come porcini, spugnole e gallinacci, per portarli a sua madre, che preparava fantasiosi piatti. Questo vagheggiare gli dava la giusta ispirazione per dipingere quadri ad olio. Due volte all’anno, partecipava ad un’esposizione di quadri con numerosi pittori del luogo, organizzata dalla Pro Loco di Parma. Fino ad ora non aveva mai ricevuto un grande premio e non era mai andato oltre l’ottavo posto. Per Giustino, l’importante era partecipare ai suddetti concorsi, perché attraverso i suoi paesaggi artistici, egli riceveva un buon giudizio da parte dei critici e delle persone che andavano a guardare le mostre. Naturalmente, sua madre Franca lo incoraggiava poiché riteneva che la pittura era un passatempo proficuo sotto tutti gli aspetti.
Dopo aver superato brillantemente gli esami per ottenere la laurea, compiuti ventitré anni, Giustino aprì un proprio studio legale a Parma, in Via Olgiata 8, con l’aiuto finanziario di sua madre.
All’inizio cominciò a lavorare da solo, ma, siccome la clientela aumentava, si rese conto che doveva assumere una segretaria. Quindi, dopo alcuni mesi, Giustino assunse, tramite un’agenzia di collocamento, una segretaria di nome Sofia, la quale si dimostrò subito all’altezza di questo compito. Sofia sapeva tenere la contabilità, classificare le pratiche in archivio, annotare gli appuntamenti e rispondere, con garbo, al telefono. Oltre a queste doti, Sofia era cortese e cordiale, sicché Giustino si compiacque della sua scelta.
Qualche volta, Giustino pensava di andare a vivere per conto suo, tuttavia, attualmente l’opportunità di poter conversare con sua madre dopo il lavoro, gli era di grande sostegno morale.
Ora che Giustino aveva compiuto venticinque anni, Franca desiderava che suo figlio frequentasse una ragazza, ma lui preferiva, per il momento, rimanere single, perché desiderava mettere da parte qualche risparmio, e poi, formare una famiglia.
Per Giustino, le giornate non erano mai uguali, perché aveva imparato a guardare sotto un altro aspetto l’ambiente circostante. Per andare nel suo studio, camminava per quindici minuti e, spesso, sorrideva, poiché ciò che osservava gli appariva con un’altra luminosità, in quanto si sentiva immerso in essa. Mentre camminava a passi regolari, egli meditava come passare discretamente la sua giornata di lavoro, cioè senza essere annoiato o sfiduciato in quello che svolgeva, e questo gli procurava sufficienti energie per portare gioiosamente a termine il suo impegno giornaliero. Quando pioveva il suo umore peggiorava, tuttavia, Giustino sapeva tenere alto il suo morale per mantenere sgombra la mente e questo lo portava a prendere atto che, tutto sommato, la vita è stupenda.
Il quindici giugno, parlando con la sua amica Carla, Franca seppe che, per l’intero mese di luglio, poteva affittare il suo piccolo appartamento a Viareggio, in Via del Tritone 16, che distava circa trecento metri dal mare. Quindi, dopo essersi confidata con suo figlio, Franca prese contatto con l’amica Carla, per prendere al volo quella stimolante occasione.
Passati due giorni, Franca e Giustino cominciarono a guardare il loro guardaroba per vedere se dovevano acquistare qualche indumento per le loro sospirate vacanze. Al momento non era il caso, dato che si accorsero, mentre effettuavano questi preparativi, che potevano provvedere a fare questa eventuale spesa anche durante le vacanze.
Avendo prese le ferie entrambi dal primo di luglio, Franca, di buon mattino, si mise al volante della sua automobile Renault Clio, per andare in direzione di Viareggio. Appena usciti dalla città di Parma, Giustino iniziò a guardare il paesaggio e questo contemplare gli permetteva di tuffarsi nel suo spensierato passato senza, tuttavia, rimanere amareggiato, in quanto, vivere il presente lo appagava in tutti i sensi. Durante il viaggio ascoltavano la radio che trasmetteva le loro canzoni preferite, ogni tanto, entrambi canticchiavano per la felicità, così che il viaggio verso la loro destinazione apparve assai più corto.
Appena giunti a Viareggio, svuotarono in fretta le loro valigie per poi acquistare, nelle vicinanze, qualche cosa da cuocere. Vicino al loro appartamento c’erano numerosi piccoli negozi d’ogni genere e questa comodità era molto utile per loro, alfine di potersi riposare il più possibile.
Il giorno dopo, di buon mattino, decisero d’andare in spiaggia dopo aver affittato un ombrellone e due sdraio. Quella mattina la temperatura era piuttosto gradevole e la spiaggia di colore marrone chiaro attirava molti bagnanti, in particolare, turisti venuti da numerosi paesi.
Nove giorni dopo, accanto a loro, si sdraiò una famiglia proveniente dalla Germania. Giustino, grazie alla voglia d’imparare le lingue, ne approfittò quasi subito con Fritz, che era il loro figlio, per perfezionare il suo tedesco, tra l’altro era anche la lingua di suo padre. Anche Franca sapeva abbastanza bene il tedesco, sicché, mentre Giustino si divertiva con Fritz, lei cominciò a chiacchierare con Brigitte e il marito Hanz. Quasi subito, nacque una profonda amicizia, basata sulla lealtà.
Mentre conversavano, Franca seppe che la famiglia Hasler proveniva da Francoforte e che il loro unico figlio Fritz, di ventiquattro anni, studiava medicina per diventare medico, ed inoltre, che Hanz e Brigitte lavoravano come impiegati nell’ufficio dei contributi in quella città. Nel corso delle chiacchierate, Franca rivelò a loro il suo impiego come responsabile presso la “Coop” di Parma e la professione di suo figlio Giustino che svolgeva l’attività di avvocato con un proprio studio.
La famiglia Hasler parlava abbastanza bene l’italiano perché, da sei anni, veniva a Viareggio per passare le vacanze e, in cambio, una famiglia del luogo passava le vacanze nel loro appartamento, situato in Bergerstrasse 17. Come Franca e Giustino, la suddetta famiglia aveva scelto questo luogo di villeggiatura per il clima mite.
Una settimana dopo, decisero di andare a mangiare una pizza insieme. Questa proposta, fatta da Hanz, piacque a tutti, così che, la stessa sera, verso le ventuno, ordinarono, presso il locale “La botola”, una buona pizza fatta nel tradizionale forno a legna, oltre ad un boccale di birra per digerirla meglio. Questo locale era ben conosciuto dalla famiglia Hasler, che, da anni, frequentava la pizzeria durante il loro soggiorno a Viareggio.
Quella sera l’aria era piuttosto tiepida. Dopo aver cenato decisero di andare a fare una breve passeggiata nel vicino parco prima di recarsi alle loro rispettive abitazioni. Camminando, subito, compresero che la loro amicizia non poteva dissolversi alla prima occasione, sicché Fritz diede il suo indirizzo a Giustino per intrattenere una corrispondenza. Giustino accettò volentieri questa amichevole proposta, perché anche lui non voleva perdere questa amicizia. Da parte sua, Fritz aveva un carattere abbastanza socievole come, del resto, era anche quello di Giustino. Concordarono, dopo le vacanze, di scambiarsi delle lettere nella loro rispettiva lingua madre anche per imparare meglio l’altra lingua. Per Giustino questa fu un’idea fantastica, perché, in seguito, forse poteva aver la possibilità di confrontare la legislazione della Germania con quella Italiana.
Nella vita di Giustino c’era la ferma volontà di crescere da solo, poiché credeva che così facendo l’esistenza s’armonizzasse con il suo modo di pensare. Questa convinzione lo portava spesso su vette incomparabili, grazie alla sua persuasione egli poteva essere consapevole in ogni suo passo, in modo da rafforzare le numerose ramificazioni nel suo cuore. Giustino sapeva che per dominarsi era necessario essere in buon rapporto con il proprio io, in modo da abbattere al più presto gli inevitabili dissidi che intralciano la crescita interiore. Per questo motivo, prima di agire, aveva preso l’abitudine di esaminare e valutare gli elementi che aveva davanti, per seguire la direzione giusta.
Intanto, a Viareggio, il tempo volava. Franca e Giustino sapevano cogliere i momenti per divertirsi adesso che la famiglia Hasler si sdraiava accanto a loro per chiacchierare e svagarsi, e, ogni tanto, anche facendo insieme una bella nuotata nel mare. Prima di tornare sulla spiaggia giocavano, talvolta, con una palla. In questo gioco, Giustino e Fritz erano i più bravi, perché i loro riflessi erano migliori. Al contempo tutti ridevano spensieratamente, poiché qualche volta, qualcuno di loro non afferrava la palla, anche perché doveva nuotare e, nel frattempo, anche la persona vicina nuotava frettolosamente per afferrarla al più presto. In questo gioco non contava chi era il più bravo a prenderla, bensì chi la rilanciava al più presto per continuare questo divertente gioco. Alla fine di questo divertimento, Hanz leggeva spesso il giornale, mentre Franca e Brigitte dialogavano tra di loro, magari per scambiarsi le ricette di cucina o per svolgere lavori a maglia grazie ad apposite riviste, dal momento che i loro figli discorrevano spensieratamente tra loro. Di tanto in tanto, Giustino e Fritz camminavano sulla spiaggia dove le onde del mare s’infrangevano.
Quando giunsero quasi al termine delle loro vacanze, un giorno che il cielo era coperto di piccole nubi bianche e soffiava moderatamente un vento caldo, Fritz e Giustino, mentre passeggiavano senza fretta guardando la gente, notarono due ragazze vicino al mare che prendevano il sole. Ad un tratto, Fritz, con l’accento tedesco, disse a Giustino:
“Ti andrebbe di far conoscenza di queste due ragazze che a me sembrano simpatiche e carine?”.
“Beh… sai, sinora non mi sono mai permesso di far queste avance, perché il lavoro mi occupa parecchio, ma da come schiettamente me lo chiedi, ci sto”, rispose Giustino.
“Buongiorno, signorine. Possiamo conoscervi. Entrambi siamo single e, fino ad ora, non abbiamo avuto la possibilità di far amicizia con qualche ragazza. Mi presento: io sono Fritz e vengo dalla Germania, invece il mio amico Giustino proviene da Parma. Ci siamo conosciuti a Viareggio, ventitré giorni fa” disse Fritz.
“Io mi chiamo Chiara e questa è la mia amica Carlotta. Veniamo qui in vacanza da due anni poiché i miei genitori hanno preso in affitto un mini appartamento non lontano da dove ci troviamo ora e abitiamo entrambe a Bologna” disse spontaneamente Chiara, dopo aver notato lo sguardo schietto dei due ragazzi.
“Sono venuto in vacanza con mia madre, che sta chiacchierando con la mamma di Fritz, a duecento metri da qui. Se volete possiamo andarle a trovare” chiese Giustino, non sapendo bene come iniziare il dialogo.
“Come partenza non è un granché. Pensavo ci avreste offerto una bibita come fanno quasi tutti, per conoscerci” rispose, in modo deciso, Carlotta.
“Sì, se è per questo rimediamo subito” disse allegramente Fritz.
Raggiunto il bar della spiaggia ordinarono le loro bevande preferite e, siccome era stato Fritz a fare quell’invito, toccò a lui pagare l’intero conto.
“Io sono un tipo socievole, ma quando qualcuno mi prende in giro, m’arrabbio, anzi, m’incavolo facilmente, come dite voi” disse Fritz.
“Lavorando come impiegata postale, proprio come la mia amica Carlotta, ho imparato a controllare i miei istinti per essere garbata il più possibile, per mostrarmi socievole verso la clientela, quindi mi sforzo di sorridere nonostante tutto. Ma tu quale occupazione hai?” chiese Chiara a Fritz.
“Sto studiando per diventare medico e spero di diventarlo alla fine degli esami che dovrò superare, fra due anni” rispose lui.
“Tu, Giustino, devi essere timido, perché, sinora, non hai quasi aperto bocca” disse, disinvolta, Carlotta.
“Non è che sono timido ma riservato sì. È la prima volta che faccio conoscenza di una ragazza, per quanto, fino ad ora, mi sono immerso nello studio per conseguire la laurea in giurisprudenza, e svolgere la professione d’avvocato con un mio studio, proprio come sognavo da quando mi sono reso conto di riuscire a coronare il mio desiderio” affermò Giustino.
“Ah… vedo che sei un uomo che vuole affermarsi e questo mi piace” dichiarò Chiara.
“Beh… a mio parere, le persone indecise sono più vulnerabili delle altre. Per me ciò sembra deprimente, perché il successo ottenuto vale più dell’aspirazione per gareggiare. Si deve competere con grande decisione per raggiungere il proprio scopo” rispose, molto convinto, Giustino.
“Adesso che ci siamo presentati, che ne dite di fare una passeggiata in riva al mare?” chiese Fritz.
“Per me, sta bene, purché non abbiate voglia di andare dalle vostre madri” rispose Carlotta, iniziando a camminare insieme a loro.
“Se la pensi così, potremo andarci domani, se vi piacerà, naturalmente, sta a voi decidere, poiché, il mio amico ed io, avevamo progettato di divertirci prima d’incontravi. Il caso ha fatto sì che dovevamo incontrare voi” disse Fritz.
“Pure tu, sei intraprendente e vedo che entrambi avete la stessa prontezza di spirito per godervi la vita, o mi sbaglio?” domandò Chiara.
“Non ti sbagli affatto. Ognuno di noi può scrutare davanti a lui una via maestra e questo lo conduce in inesauribili fonti, le cui acque chiare e limpide dissetano lo spirito dopo averne identificato la specifica provenienza, in modo da potersi sincronizzare ancora con essa. A proposito, avete fatto, anche voi, queste esperienze di vita?” chiese Giustino.
“In parte sì, perché da quando abbiamo cominciato a crescere siamo state capaci di superare qualche ostacolo che intralciava la vita, ma, purtroppo, almeno per me, quando ho cercato di fare mia questa meta, ho lasciato perdere, perché dovevo compiere molte rinunce e, al momento, desidero divertirmi per non far cadere nel nulla le mie forti convinzioni dal saper accontentarmi di quello che mi viene incontro” sostenne Chiara.
“Visto che siamo in vacanza, voglio divertirmi anch’io, ma quando troverò un momento favorevole, voglio ancora approfondire questa conoscenza per giungere ad una gioia ancor più grande nell’ascoltare la mia coscienza” dichiarò Giustino.
“Da quello che mi dici, spero che i nostri rapporti diventeranno più solidi” affermò Chiara.
“Lo spero anch’io, perché cominciò a gradire la tua presenza” rispose Giustino.
A quell’ora, la spiaggia era abbastanza affollata. Numerosi bambini costruivano castelli di sabbia e, sotto gli occhi attenti dei loro genitori, andavano, ogni tanto, a fare il bagnetto nell’acqua temperata del mare.
Chiacchierando animatamente per conoscersi meglio, videro che c’erano numerosi turisti, infatti, Viareggio era conosciuta all’estero soprattutto per il suo carnevale.
Percorsi duecento metri, incontrarono un venditore ambulante che vendeva cappelli di paglia di vari colori. Ad un tratto, Carlotta chiese gioiosamente:
“Me ne compri uno, Fritz, vedi… questo cappello esaudisce il mio ghiribizzo poiché è del mio colore preferito”.
“Va bene, ma siccome te lo compero, sarò io a dire l’ultima parola. Questo, ad esempio, con un nastro rosa mi sembra più adatto a te, in quanto dà una straordinaria impressione sul tuo costume” dichiarò Fritz.
“Non intrometterti nel desiderio di una donna, perché, in linea di principio, lei segue raramente il suggerimento del suo uomo, da quello che ho potuto accertare io” intervenne Giustino.
“Ah… è così. Quindi, per intenderci, Carlotta ti lascio la libertà di scegliere anche perché quello che sceglierai alla fine, mi piacerà comunque” riprese a dire Fritz.
“Tu, Chiara, hai visto qualcosa che t’interessa?” chiese Giustino.
“Al momento, non voglio niente, perché quando ho pochi soldi in tasca, mi piace aspettare per comprarmi qualcosa di più grazioso, ad esempio, un vestito nuovo” rispose Chiara.
“Apprezzo molto il tuo punto di vista, perché anch’io, quando devo fare i conti, prima penso a saldare i debiti, e poi, se mi ritrovo con una piccola somma in tasca, la metto da parte per far fronte alle mie esigenze. Così ho la soddisfazione di goderle di più, dopo aver rinunciato a qualcosa, proprio come te adesso” affermò Giustino.
“Vedo che la pensiamo allo stesso modo. Ti do il mio numero di telefono con la speranza che mi chiamerai una volta finita questa distensiva vacanza” dichiarò Chiara.
“Domani, se vuoi, ti faccio conoscere mia madre e spero che sarai contenta. Mia madre mi ha cresciuto da sola, fin dalla mia nascita, essendo lei una ragazza madre” le confidò Giustino.
“Così sei figlio unico. Io ho un fratello che si chiama Aurelio e lavora come tassista, a Bologna. Adesso ritorniamo sui nostri passi perché il cielo comincia a diventare grigio e penso che verrà presto un temporale” propose Chiara.
“Hai ragione, vedo che il cielo si sta coprendo di nuvole, è meglio che ci affrettiamo a tornare nei nostri alloggi. Venite anche voi?” domandò Giustino.
“Vi raggiungiamo subito” rispose Carlotta, indossando il suo cappello di paglia.
Ritornati insieme nel luogo dove si erano conosciuti, Giustino e Fritz salutarono cordialmente Chiara e Carlotta e, poi, tornarono in fretta dalle loro madri che avevano già piegati gli ombrelloni e chiuse le sdraio mentre Hanz si era allontanato per prendere una limonata al bar vicino.
Il giorno dopo, pioveva a dirotto. Giustino e sua madre si misero a leggere alcuni libri acquistati sul luogo della loro villeggiatura. Il pomeriggio, per passare un po’ il tempo, si misero a giocare a carte e, durante l’ultima partita, Giustino rivelò alla madre il suo incontro con Chiara e anche il fatto che la aveva invitata a fare la sua conoscenza. Al primo impatto, Franca fu sorpresa di questa rivelazione anche perché Giustino si era sempre mostrato indifferente in merito, ma, poi, sua madre sorrise per la novità.
Verso le ore diciotto, smise di piovere e, siccome questa notizia, svelatale da suo figlio, rendeva Franca ansiosa per la curiosità, ebbe l’idea di recarsi in un piccolo ristorante per cenare con suo figlio e Chiara. E, all’improvviso, disse:
“Che ne diresti d’andare a “Il papillon” assieme a Chiara, tu conosci il posto, vero?”
[continua]
Contatore visite dal 22-11-2012: 2280. |
|
|