Si dovrebbe capire che senza vivere concretamente la nostra vita niente la illumina, per cui è bene realizzarsi per usufruire dei doni che questa meravigliosa opportunità ci offre. Gianni Sala, era cosciente di ciò, ma la sua vita spensierata gli impediva di portare a maturazione questi deliziosi frutti. Per cui la sera andava volentieri a divertirsi con i suoi amici, senza tener presente ciò che gli suggeriva la coscienza.
Da ragazzo voleva fare il notaio, poi assistendo di pomeriggio suo padre Mauro che faceva l’orefice nel suo negozio sotto casa, “Il cuculo” in Piazza Dante ad Anguillara, Gianni capì che poteva progressivamente dimostrare le sue abilità.
Gianni era figlio unico, quindi sua madre Concetta lo viziava dandogli cinquanta euro settimanali per svagarsi come meglio credeva. Nonostante Gianni avesse compiuto già diciotto anni ne dimostrava sedici, perché aveva un’aria giovanile e un comportamento un po’ sovversivo. Dall’aspetto simpatico, con gli occhi chiari e i capelli ricci neri, Gianni riusciva a fraternizzare velocemente con i suoi coetanei.
Mauro e Concetta, i suoi genitori, erano socievoli dato che lui proveniva da una cordiale e numerosa famiglia di allevatori di maiali, e lei da un’affettuosa famiglia di venditori ambulanti. Per cui queste origini facevano sì che la loro vita fosse basata sulla semplicità che gli permetteva di svolgere con la stessa passione il loro attuale lavoro, mentre l’accortezza aiutava entrambi a ricavare giornalmente l’indispensabile per aspirare al benessere.
Si erano conosciuti di domenica in un giorno d’estate, mentre passeggiavano sul litorale del lago di Bracciano. All’inizio la loro relazione sembrava naufragare, Concetta desiderava conoscere un uomo con una certa posizione, come un ingegnere, ma poi capì che in Mauro aveva trovato l’uomo che voleva, grazie alla sua spontaneità d’essere. Invece Mauro voleva frequentare una donna con un bell’aspetto, ma quando conobbe Concetta cambiò idea, poiché aveva intravisto in lei, una donna capace e intelligente in grado di garantirgli un sereno avvenire. Sicché tre anni dopo si sposarono, per la felicità dei loro genitori. Da questa loro felice unione, nacque cinque anni dopo Gianni; avendo avuto un parto assai doloroso, Concetta, decise di non mettere più al mondo altri figli.
Mauro aveva preso l’abitudine d’alzarsi alle sette e mezza per aprire il suo negozio alle nove. Contemporaneamente Concetta si alzava per preparagli la colazione, poi faceva qualche lavoretto da sarta, per far quadrare il bilancio familiare.
In questo contesto, Gianni non faceva molto caso alle difficoltà da superare, poiché, nonostante l’educazione ricevuta, egli pensava di dover imitare la sfrontatezza dei suoi compagni e ottenere un posto di lavoro presumibilmente ben retribuito, così ogni tanto s’esprimeva con parole ambigue. Per questo era rimproverato soprattutto da suo padre, ma lui per non sentirlo preferiva rimanere fuori sino alle due di notte. Sua madre era sconcertata, nondimeno voleva dare a suo figlio quello che da ragazza non aveva ottenuto dai suoi genitori, perciò spesso lo lasciava fare, senza interferire nelle sue decisioni. In questo contesto, sapendo che poteva contare sull’appoggio di sua madre, Gianni ne approfittava per andare a spasso, chiamando spesso al cellulare il suo più stretto amico Maurizio, al fine di poter gironzolare assieme senza una mèta. Con lui Gianni si trovava bene, poiché entrambi erano due scansafatiche, insieme ogni tanto andavano in un bar per ubriacarsi un po’, prendendo talvolta qualcuno in giro. Per fortuna nelle sue stupidaggini Gianni sapeva fermarsi per tempo. Invece Maurizio aveva un carattere molto diverso, aveva la tentazione d’approfittare della distrazione di una persona qualunque per cercare di rubarle il portafoglio. Questo fatto incideva sul comportamento di Gianni poiché a casa, quando si sdraiava sul suo letto per meditare, era trastullato da nefasti pensieri che gli impedivano d’interpellare la luce benefica ricevuta.
Gianni nonostante le sue capacità, non aveva voglia di studiare perché gli piaceva il guadagno facile, così andava spesso da suo zio Leo, il fratello di sua madre, per portare le pizze a domicilio. Sua madre Concetta era al corrente di questo fatto ma ne parlava malvolentieri con suo marito perché disapprovava questo lavoro.
Nel negozio di Mauro, accorreva parecchia gente per farsi riparare l’orologio, cambiare la batteria o mettere un nuovo braccialetto. Nonostante Mauro avesse altra mercanzia nel suo negozio, egli vendeva raramente qualcosa di prezioso, perciò lentamente cambiò tattica, esponendo collane, orologi, cornici, orecchini, braccialetti, sveglie e orologi a pendolo a prezzi concorrenziali.
La domenica pomeriggio Mauro andava a fare una partita a poker con i suoi amici, per cui solamente Concetta e il figlio andavano a messa. Per Concetta, questo era il momento opportuno per parlare animatamente con Gianni, e questa frequentazione le dava una certa carica, per sentirsi alleggerita nel suo credo. Dal canto suo, Gianni la ascoltava distrattamente, poiché riteneva inutile pregare il Signore senza ottenere nulla di sostanzioso in cambio. Da praticante per dovere e non per necessità, questo distacco turbava anche il cuore di Concetta, poiché non sapeva ancora intendere, che senza una disposizione volontaria e una convinzione profonda, nulla s’avvera di proposito nell’intimità.
Mentre camminavano per recarsi a piedi alla chiesa dedicata a San Francesco, Concetta disse a suo figlio:
“Non credi che dovremmo invitare tuo padre ad assistere alla messa?”.
“Sì mamma ma essendo poco convinto, come me, penso che dovremmo essere più docili. Questo non è ancora un fondamento nel mio cuore poiché non vedo nessuno spiraglio di luce davanti a me, perciò dò ragione a mio padre in quanto il divertimento allenta le nostre tensioni. Io sino adesso non ho ottenuto nulla di ciò che proclama il prete, per cui se ti accompagno è solamente perché sei mia madre” rispose Gianni.
“Quando è così, fai bene a seguire la tua strada. Io partecipò alla messa, perché spero di ricevere all’improvviso un sollievo, poiché sento il bisogno di esortare il Signore per ottenere quel “qualcosa” che rende la gente più amabile. Basta guardarsi intorno per constatare che questa felicità non si è ancora radicata nei nostri cuori, poiché una volta fuori della chiesa la gente si mette a chiacchierare senza trasmettere apertamente quello che ha ricevuto. Sai… se partecipo alla santa messa è per poter trattenere questa grande gioia in modo coerente con il mio credo e non rimanere illusa” affermò Concetta.
“Per me al momento è meglio assecondare quello che ci viene in mente, poiché quello che ci suggerisce il cuore non è un granché dato che subiamo e basta. Inoltre quello che ci rivela Cristo è sì confortevole, ma a mio avviso, Egli ci chiede una deliberata disposizione per subentrare nella nostra coscienza. Ciò per me rappresenta un’intromissione troppo forte, poiché come persone abbiamo la possibilità di seguire il nostro intendimento anziché quello della perplessità, che invece ci impedisce di fruttificare l’amore ricevuto” dichiarò Gianni.
“Quindi tu in fondo… credi a qualche cosa?” chiese Concetta.
“Sì… ma non proprio alle parole di Cristo, perché secondo me trasformano sì l’uomo, ma non gli danno la facoltà di potersi affermare tramite la personale intenzione di aver successo o farsi valere per adempiere una brillante carriera” annuì Gianni.
“Per me… ciò è sconcertante, in quanto questo ragionamento non unisce la società, ma la disgrega attraverso la propria superbia” disse convinta Concetta.
“È vero, ma oggi come oggi è più sensato seguire questa corrente, altrimenti la gente ci soffoca per mezzo delle loro presunzioni” fece Gianni.
“Questo lo constato anch’io, ma se nessuno fa nulla, la comunità diventa perversa e basta” rispose Concetta.
“Beh… se tu lotti per un ideale, ciò mi fa molto piacere, tuttavia sappi che non seguirò la tua visione, semplicemente perché chi se ne frega riesce a imporsi. Inoltre chi spiega questo sano criterio è spesso incompreso senza una ragione plausibile, e ciò purtroppo alla fine lo deprime per non aver potuto condividere questa limpidezza di spirito” affermò Gianni.
“Ciò è in parte vero, ma dimentichi che questa asportata felicità deve essere divulgata senza pretendere qualcosa in cambio, perché la riceviamo gratuitamente e quindi, la dobbiamo propagare allo stesso modo per far solamente la volontà di Dio” disse Concetta.
“Ma di quale gioia parli, se con mio padre polemizzate per il mio comportamento?” chiese Gianni.
“Sappi che un conto è bisticciare per un comportamento sbagliato, e un altro conto è comprendere che senza la quiete dell’anima non arriviamo alla felicità. Tuo padre è buono d’animo, per questo l’ho sposato, ma devo dirti che talvolta è austero, perché come te non coltiva la sua interiorità che potrebbe cambiare in meglio se amasse davvero” dichiarò Concetta.
“Non capisco perché dovrei cambiare, anche se talvolta mi rendo conto che dovrei assumere una diversa identità per esplorare la mia personalità. Per quanto riguarda questa conseguenza lasciamo stare, perché chi sa affinare la sua furbizia sa come agire per ottenere un certo prestigio, anche se poi viene invidiato dai suoi subalterni” annuì Gianni.
“Beh… se non sarai più coscienzioso del tuo io, prima o poi ti sentirai frustrato o logorato per non aver preso in considerazione il mio argomentare” affermò Concetta.
“Questo si vedrà, perché finché potrò vivere senza la comparsa di questa gioia, non mi pentirò di quello che avrò fatto, poiché è il fascino che seduce” rispose deciso Gianni.
“Beh… se continui a pensare in questo modo un giorno ti sentirai vuoto, perché quello che avrai costruito crollerà per mancanza di solide e sicure basi” affermò Concetta.
“Non dire sciocchezze mamma, so provvedere a me stesso, senza aver il bisogno di procedere per la mia strada con quello che il sacerdote cerca di comunicarci” rispose Gianni.
“Adesso siamo arrivati, cerca almeno di stare attento e non assopirti a causa della noia avvertita, pregherò per te, affinché abbia la facoltà di trovare la tua quiete” fece Concetta.
“Questo non te lo posso promettere” rispose Gianni.
In quella domenica quello che colpì Concetta secondo il Vangelo di Luca fu la frase: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti».
Come supponeva Concetta suo figlio ad un certo momento chinò il capo e si lasciò trasportare dall’indifferenza quasi addormentandosi.
Quando finì la Santa Messa, Concetta tornò a casa rassicurata dal suo trasporto, invece Gianni preferì recarsi in un bar per ordinare una birra.
Verso mezzogiorno, quando Mauro tornò dalle sue partite a carte, disse a Concetta:
“Sono spiacente, oggi non posso portarti al cinema perché ho perso duecento euro al gioco”.
“Va bene… ma non potevi fermarti per tempo?” chiese Concetta.
“Sì… ma c’era in ballo una importante somma, ossia millecinquecento euro” rispose mortificato Mauro.
“Per questa volta ti perdono, ma sappi che se continui a perdere ogni volta queste somme dovremo forse vendere il nostro appartamento. è questo che vuoi?” domandò Concetta.
“No no… ma la tentazione di rilanciare era così forte che mi sono lasciato trascinare dall’entusiasmo, perché con questi millecinquecento euro ti avrei comprato la collana di perle che mi hai fatto vedere nella vetrina del gioielliere Franco” rispose Mauro.
“Comunque posso ancora aspettare perché per me è essenziale sapere cosa posso cucinare giornalmente visto l’andamento poco redditizio del negozio” affermò Concetta.
“Questo è vero, tuttavia penso che ciò sarà transitorio poiché ho ingrandito il negozio facendo da poco prezzi competitivi. Ora dimmi… dove sta nostro figlio?” chiese Mauro.
“È andato al bar per farsi coraggio poiché secondo lui si annoia” annuì Concetta.
“Ah… è così. Beh… dalla settimana prossima dovrà lavorare con me adesso che è adolescente, poiché è giunto il momento di essere più consapevole” dichiarò Mauro.
“Hai ragione… ma ti prego, non torturarlo con i tuoi rimproveri, altrimenti rimarrà ancora più sbandato” rispose Concetta.
“Ci proverò… ma questa storia con i suoi amici poco educati deve finire, altrimenti un giorno si troverà forse sulla strada e senza un impiego” disse convinto Mauro.
“È vero… ma per alcuni giovani ci vuole più pazienza, perché crescono meno in fretta per prendere atto di dover maturare sino ad essere responsabili” annuì Concetta.
“Sono d’accordo, ma spero che un giorno egli rileverà il mio negozio, poiché tutto sommato è un buon lavoro” fece Mauro.
“Questo me lo dicevi già quando era appena nato, ma ora non è più così, quindi mi affido alla volontà del nostro Signore” rispose Concetta.
“Per me prega pure, ma non venire a dirmi che Egli ci aiuta, poiché altrimenti non ci troveremmo in queste attuali condizioni” dichiarò Mauro.
“Ciò è capitato perché non hai fiducia in Lui e quindi il tuo ragionare è rimasto superficiale, cioè senza aperture verso l’altro” fece Concetta.
“Ma tu che ne sai… perché sorridi di rado!” disse Mauro.
“Semplicemente perché al momento sono poco credente, tuttavia mi sono messa in testa d’approfondire questa fondamentale conoscenza perché ci può trasformare davvero” rispose Concetta.
“Per me fai pure… ma io preferisco rimanere come sono, poiché questo distrarmi mi dà la possibilità di gestirmi senza nessuna interferenza nel mio io” dichiarò Mauro.
“Segui pure il tuo istinto, ma poi non venire a dirmi che quello che ho cercato di trasmetterti era superfluo, inteso?” chiese Concetta.
“Ok… ma per favore, cerca di correggere anche tu nostro figlio, quando si dà talvolta arie di superiorità, altrimenti resterà una persona senza ideali” dichiarò Mauro.
“Ci proverò… ma lentamente, altrimenti non farà propri questi salutari passi” annui Concetta.
Verso mezzogiorno e mezza Gianni fece il suo ingresso in casa, appena lo vide Mauro gli disse:
“Figlio mio, sono contento che ogni tanto te la spassi, ma dalla settimana prossima verrai con me a lavorare in negozio. Così ho deciso con tua madre, perché è giunto il momento che ti assuma le tue responsabilità, non credi?”
“Infatti papà è così, ma lasciami ancora uscire con Maurizio, lui non fraternizza facilmente al contrario di me che invece sono sì menefreghista ma non con i veri amici” dichiarò Gianni.
“Mi fa molto piacere, perché sentendoti parlare mi sembrava che cercassi di sottometterlo e questo non è giusto, perché anche costui ha il diritto d’essere rispettato” affermò Mauro.
“Ciò che hai detto è vero, ma oggi come oggi se rimani un galantuomo, la gente ti prende in giro e io non voglio subire questa meschinità senza una ragione plausibile” annuì Gianni.
“Sai… in minima parte condivido il tuo parere, ma non posso permetterti di usare un linguaggio incivile come fanno la maggior parte dei tuoi compagni, poiché così facendo distruggono la società, invece di promuoverne la fragile pace” dichiarò Mauro.
“Così anche tu, credi che le parole di Cristo infondano l’amore?” chiese Gianni.
“In merito non so cosa risponderti, perché ammirò sì le persone che frequentano la Chiesa, ma non ne condivido la persuasione, perché praticano di rado quello che hanno sentito” fece convinto Mauro.
“Anche a me ciò fa un certo effetto, infatti accompagno mia madre perché vorrei capire questi straordinari passaggi dato che comincio a vedere più chiaro dentro di me” annuì Gianni.
“Beh… adesso che ci siamo chiariti le idee, credo che potremo lavorare insieme con serenità. Ma prima voglio farti una domanda: Sei convinto di fare l’orefice?” chiese Mauro.
“Credo di sì, perché non vedo quale altro lavoro potrei svolgere” rispose deciso Gianni.
“Bene… quindi ti insegnerò ancora meglio a riparare gli orologi che la gente viene a portarmi per poter un giorno rilevare la mia attività, sei d’accordo?” chiese Mauro.
“Sì papà” rispose con disinvoltura Gianni.
“Ora… possiamo metterci a tavola, che ne dite?” chiese Concetta.
“Bene, perché ho una fame da lupo” fece Gianni.
Quando Gianni assaggiò la minestra, esclamò:
“Che schifo, non potevi mettere più condimento?”.
“Non parlare così a tua madre, perché è venuto il momento d’accontentarti di quello che possiamo offrirti” dichiarò Mauro.
“Beh… per rispetto non voglio andarmene anche se ne ho voglia” annuì Gianni.
Dopo averla assaggiata, Concetta esclamò:
“Sai… hai ragione questa volta, perché manca proprio il sale. Ascoltavo il discorso del Papa alla televisione per cui mi sono distratta, comunque come ha detto tuo padre non devi farne un dramma, poiché si può rimediare subito” affermò Concetta.
“Mi fa piacere che condividi il mio rimprovero, perché ciò può aiutare a formare il carattere di nostro figlio” fece Mauro.
“Così dunque… vi siete accordati per mettermi alla prova, non è vero?” chiese Gianni.
“Affatto, ci siamo solamente scambiati le nostre opinioni per poter correggere il tuo atteggiamento mondano, tutto qui” rispose Mauro.
“Ah… ma ora che ho diciotto anni, cioè sono maggiorenne, voglio vivere a modo mio, anche se suppongo mi costerà parecchio raggiungere una certa saggezza” disse disinvolto Gianni.
“Vedi… se ti rimproveriamo è per il tuo bene, poiché quando esci con il tuo amico Maurizio torni a casa quasi ubriaco. Ma quello che ci fa più male, è che non ascolti le nostre parole per introdurti in modo avveduto nella nostra società” dichiarò Concetta.
“Ciò è vero, tuttavia anche tu papà non t’interessi della comunità per darle il tuo contributo” annuì Gianni.
“In parte quello che hai detto è vero, ma sappi che nonostante la mia buona volontà non sono riuscito a credere in Dio, per cui talvolta brontolo dalla disperazione, e, nonostante ciò che affermi, tu non devi intrometterti nella mia vita, perché sono tuo padre” affermò Mauro.
“Abbi parole meno dure, se vuoi vedere crescere nostro figlio, ti prego. Dal canto mio, sappi che mi fa piacere che t’accorgi dei tuoi difetti, poiché ogni tanto mi sento sfiduciata quando vedo sfumare i miei sforzi che non hanno portato a un buon risultato come speravo” riferì Concetta.
“Comunque rimango sempre scettico, quando sento una persona parlare della misericordia di Dio, in quanto se esistesse davvero, secondo me, dovrebbe punire i malvagi” dichiarò Mauro.
“Questo non è vero, altrimenti la gente non sarebbe in grado di capire dove ha sbagliato per percorrere una nuova via” rispose Concetta.
“Sapete… con Maurizio ogni tanto parliamo di questo argomento, ma lui è convinto che dobbiamo cercare di fare una propria via puntando sul successo, poiché solo così è possibile senza faticare intascare parecchio denaro” esclamò Gianni.
“Se sei veramente convinto di ciò, un giorno resterai deluso. Vedi… figlio mio, i soldi contano sì, ma è quello che possiedi dentro la vera ricchezza” affermò Mauro.
“Cosa mi dici mai papà, non vedi che chi possiede questo tesoro, come dici tu, è malinconico!” annuì Gianni.
“Chi è mesto lo è semplicemente perché il fascino dei soldi fa comodo, ma in ciascuno di noi pulsa qualcosa d’irresistibile che rende la vita meravigliosa. Da parte mia, non ho ancora approfondito questa luce che ci porge la serenità, ma so che esiste ed è per questo che frequento la chiesa, anche se per ora non sento ancora nulla di particolare, quindi non ho né la capacità né la tenacia per potervi illuminare” dichiarò Concetta.
“Guarda un po’… è per questo dunque che mi supporti, nella speranza che cambio atteggiamento, è vero?” chiese Mauro.
“Infatti è così, e finché vivrò cercherò di convincerti a realizzarti, perché questo è il più bel dono che potrei ricevere” affermò Concetta.
“Beh… non contarci troppo, perché finché potrò accontentarmi di quello che ho, non voglio soffrire per causa di questa circostanza che può rendermi, a lungo andare, più oculato da credente” rispose Mauro.
“Fai pure… ma lasciami in pace con questa convinzione, poiché il nostro rapporto potrebbe andare in rovina, essendo tu, con la tua superficialità, la causa principale di ciò” dichiarò convinta Concetta.
“Sicché tu mamma… credi che Dio unisca?” chiese Gianni.
“Sì… perché altrimenti il mondo sarebbe più malvagio per mancanza d’amore e di pace” rispose gioiosa Concetta.
“Lo terrò in mente” fece Gianni.
“Così… voi due a un tratto, vi mettete contro di me?” annuì Mauro.
“Affatto… vogliamo semplicemente dichiararti che, all’infuori della tua umanità, devi lasciarti invadere dalla spiritualità per vivere meglio” affermò Concetta.
“Comunque per il momento, non dovete aspettare da me un radicale cambiamento, perché questo fatto richiede una forte convinzione che cresce lentamente” rispose Mauro.
“Vedi… c’è già qualcosa di fertile in te” fece Concetta.
“Questo è vero, ma per arrivare alla conversione ci vuole ben altro, cioè perseveranza” annuì Mauro.
“Sì, se è per questo papà ce l’hai già, altrimenti saresti sull’orlo del fallimento, anche se ciò non fa parte del tuo modo d’essere” disse Gianni.
“Grazie figlio mio… finalmente abbiamo trovato un punto d’intesa” affermò Mauro.
Come aveva detto, Mauro lasciò Gianni per una settimana svagarsi, quindi l’ultimo giorno trascorso in spensieratezza con Maurizio, egli gli disse:
“Devo dirti una cosa… dalla settimana prossima non potremo più uscire insieme, perché lavorerò con mio padre nel suo negozio”.
“Perché questa decisione, non trovi che sia bello divertirsi finché si può?” chiese Maurizio.
“Questo è vero, ma ora devo prendermi le mie responsabilità, devo pur trovare un lavoro per vivere degnamente, non credi?” domandò Gianni.
“È vero, ma spero che la nostra amicizia rimarrà tale, altrimenti ne soffrirei” rispose Maurizio.
“Questo non te lo posso garantire, perché lavorando con mio padre dalla mattina alla sera, facendo solo una pausa pomeridiana, sarò certamente stanco, quindi forse solo la domenica potremo incontrarci. Inoltre, voglio approfondire la mia conoscenza, perché dall’altro giorno, riflettendo, sento il bisogno di fare qualcosa per sentirmi a mio agio, grazie alla conquistata serenità. Non so come comunicarti questo mio cambiamento, tuttavia so che ciò deve essere fatto per soddisfarmi” affermò Gianni.
“Quando è così ti auguro buon viaggio nella tua ricerca. Sai… anche mio fratello Rinaldo mi ha comunicato questa voglia di dover cambiare, spero che ci riesca. Quanto a me, finché non sentirò questa necessità continuerò a vivere come sono, perché non credo né a Dio né a Satana” rispose Maurizio.
“Allora ti auguro buona fortuna nell’essere quello che sei” rispose Gianni.
“Per me è stato un vero piacere condividere con te da amico le nostre ore spensierate, perché il presente non si ripete più, quindi abbiamo fatto bene ad approfittarne, per questo ti auguro ogni bene” affermò Maurizio.
“Sì abbiamo vissuto veramente giorni felici insieme, per cui mi spiace lasciarti così, nondimeno la vita ci riserva talvolta sorprese inaspettate, ti abbraccio quindi nella speranza che potrai scoprire la tua strada come lo è stato per me” dichiarò Gianni.
“Grazie… amico mio” fece un po’ avvilito Maurizio, poi abbracciando fortemente il suo carissimo amico se ne andò a passeggiare alla ricerca di un altro giovane, capace di condividere con lui la stessa amicizia.
Dopo cinquanta metri, Gianni si voltò per salutare forse per l’ultima volta il suo amico, sapendo bene che doveva crescere per poter alimentare il suo credo.
Lunedì due settembre Gianni con entusiasmo cominciò ad assecondare suo padre, aveva già imparato a cambiare le batterie agli orologi, per cui ora lo osservava mentre riparava il loro meccanismo, al fine di saperlo fare da solo. Per Mauro questa fu una fortuna inaspettata, poiché la gente iniziò a frequentare più spesso il suo negozio.
Per prima cosa egli aveva precisato al figlio che solo lui doveva occuparsi della contabilità, Mauro infatti aveva paura che Gianni prelevando una discreta somma dalla cassa, andasse a spenderla senza una ragione particolare.
Dall’inizio del mese di dicembre Gianni, grazie alla buona volontà d’imparare in fretta, fu capace d’eseguire parecchie riparazioni, per cui da quel giorno, Mauro decise di dargli una paghetta e provvedere a fargli un’assicurazione sulla vita per garantirgli un degno futuro. Gianni ne fu molto felice, quindi s’impegnò maggiormente per compiacere suo padre.
Mentre il tempo passava, Concetta eseguiva qualche lavoro da sarta, anche se non aveva mai seguito un corso professionale in merito. Lei si arrangiava discretamente, poiché da sua madre aveva imparato a cucire, per soddisfazione personale, quasi ogni tipo di vestito. Questo le permetteva, alla fine di ogni mese, di racimolare quasi duecento euro e utilizzava questa somma per arredare la loro casa o metteva da parte qualcosa in vista della loro vecchiaia.
Sia Mauro che Concetta avevano perso i loro genitori, di conseguenza, mantenevano un rapporto familiare non più stretto ma comunque cordiale con i loro fratelli e sorelle così da voler intrattenere, ogni tanto telefonicamente, un affabile dialogo.
[continua]