L’attualità di Garcia Lorca
di Jolanda Fassina Smaniotto
Analizzando la vita e le opere di questo scrittore-poeta si scopre di volta in volta lo spessore, la grandezza e la naturalezza di Garcia Lorca. Infatti egli penetra sempre più a fondo la “Natura”, le persone e le cose per trarne il significato, il valore più costruttivi e più sublimi; proprio come fa l’apicoltore nello spremere il favo dell’alveare per ottenere il nettare, il polline ed il miele: sostanze vitali e corroboranti.
Vitale e fortificante è, a mio avviso, tutta la collezione delle opere dello scrittore-poeta in considerazione.
Il suo primo lavoro esprime la predilizione per i valori fondamentali dell’uomo, della natura e della vita stessa; rifiutando la scienza positiva; infatti egli è un po’ prolisso ed enfatico, tuttavia s’impegna gustando sperimentazioni ed assimilando riferimenti di ogni genere, che muteranno poi con l’età raggiunta di poeta maturo.
Amante della Natura: animali, insetti, contadini, bambini, alberi, fiumi, sole e luna, egli sa trarre dalle componenti cosmiche vegetali, animali e minerali le immagini più rappresentative e più suggestive dei suoi sentimenti. Le stagioni, il cosmo, la terra, l’acqua, il sole, la luna, il mare corrispondono metaforicamente ai vari momenti della vita e degli umori del giovane Lorca.
Mentre le ballate e le canzoni attingono la linfa ed il filo conduttore dalle canzoni popolari, come dalle favole e dalle canzoncine infantili: vedi “Ballata della piazzetta”.
L’Andalusia fa da sfondo, invece, ai suoi canti specialmente nel “Poema del Cante Jondo” dov’egli con grande capacità metaforica proietta un alone di magia nell’Andalusia in cui concisione sommata a profondità sono per lui mezzi poetici per esprimere il mistero.
“Canzone d’autunno”:
Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle
ma il mio sentiero si perde
nell’anima della nebbia…
In questo passo mi ritrovo con la mia “Nebbia e brina”
... e tutto sfumava nel nulla
nella nebbia fitta
grave di tristezza
e di nostalgia
s’affondava
l’anima mia…
Lorca: Vado pel camino della sera
tra i fiori dell’orto,
lasciando sulla strada
l’acqua della mia tristezza…
“Nebbia e brina”
Ad un tratto però
sul monte dei Mori
il sole s’affaccia
a guardare
le gemme e le stelle
e allora si rompe l’incanto
gemme e stelle
dal sole baciate
si sciolgono
in pianto.
(17/01/1967)
Il contrasto tra vitalità colorata ed angoscia spietata è ancor meglio evidenziato nella lirica “Piccola ballata dei tre fiumi” Il Genil ed il Dauro contrapposti al Guadalquivir, fiume di Siviglia; tutto ciò emerge dalla vitalità e dall’allegria di essa, in contrasto con la tristezza e la malinconia di Granada: infatti
“Il fiume Guadalquivir”
scorre tra olivi e aranci.
I due fiumi di Granada
vanno dalla neve al grano
Ah amore
fuggito e non tornato!
Il fiume Guadalquivir
ha la barba granato.
I due fiumi di Granada,
uno sangue e l’altro pianto.
...
Scrollata di dosso l’ansia cittadina, il poeta si dedica ad una intensa ricerca di immagini più suggestive e più pure, diffuse via via nella musicalità degli alberi e nella liricità del canto dei fiumi. Nacque così la bellissima raccolta “Suites”: “Simbolo”, “Il grande specchio”, “Riflesso”, “Raggi”.
Da “Simbolo”
Cristo
teneva uno specchio
in ogni mano.
Moltiplicava
il proprio spettro.
Proiettava il suo cuore
negli sguardi neri.
Credo!
Ancora più affascinante e ricca di immagini è la lirica “Mattino”. Essa è indubbiamente un caleidoscopio di immagini suggestive e coinvolgenti, affidate all’interpretazione del lettore che vuol farsi complice e completare con la sua fantasia situazioni e quadretti di vita, atti ad approfondire riflessioni e conoscenze.
“La canzone dell’acqua”
è cosa eterna
...
Essa è luce che si fa canto
di romantiche illusioni.
è sicura e dolce,
piena di cielo e calma.
...
Miele di luna
da nascoste stelle.
Cos‘è il battesimo santo
se non Dio che si fa acqua
e ci unge la fronte
col suo sangue di grazia?
...
Quanto ci sarebbe da dire, da riflettere, da approfondire solamente con questa lirica di Lorca, basterebbe rileggerla e rileggerla all’infinito!
Nella raccolta “Poeta in New York” inoltre sono evidenziate, spesso apparentemente oniriche, moltissime immagini. L’Aurora, ad esempio non è più descritta come apportatrice d’un roseo mattino, bensì come un’obnubilazione d’immagini strane e talvolta tragiche.
“Aurora”
L’Aurora a New York possiede
quattro colonne di fango
e un uragano di colombi neri
che guazzano nell’acqua imputridita.
L’acqua, dunque non è più luce, gioia, vitalità;
infatti seguendo la lettura della lirica notiamo che:
“La luce è seppellita da catene e frastuoni
di impudica sfida di scienza senza radici.
Nei quartieri c‘è gente che barcolla d’insonnia
come appena scampata da un nubifragio di sangue.
Tra queste righe si potrebbe scorgere il Poeta Vate e di grande attualità.
Nelle colonne di fango si intravedono le torri di Manhattan fumanti e ridotte ad un cumulo di macerie.
Nei colombi neri si possono raffigurare gli aerei kamikaze, apportatori di guerra e di lutti contrariamente ai colombi bianchi portatori di Pace e bene.
Nell’acqua imputridita potrebbe essere simboleggiata l’acqua dei pompieri intenti a spegnere i roghi degli incendi: acqua intrisa di polvere, di detriti neri di fumo, di pezzi di aerei.
Nella gente che barcolla rivedo le immagini di gente coperta di polvere e sangue, che barcolla e scappa dal nubifragio di sangue.
Continuando ad analizzare le liriche di questo periodo, si scopre inoltre che anche la festa di Natale perde molto del suo valore nel senso di apportatrice di serenità, di pace e d’amore: è ora un Natale di guerra!
Allora: “di notte nessuno sogna e la vita si svolge frenetica e violenta; s’affondano così nella melma dell’indifferenza i sentimenti più belli ed innocenti, accessibili solamente ai bambini ed agli uomini miti e pacifici.
Tutto ciò corrisponderebbe ad una realtà grigia, o ad una sibillina profezia?
Forse il poeta vorrebbe far trasudare dalla sua poesia tutta l’angoscia della sua solitudine e la mancanza di tanto Amore tra gli uomini?
Non è certo facile interpretare i sentimenti che albergarono nell’anima di questo Poeta, però dalle opere di questo suo tempo emergono sia un forte rimpianto di una felicità primitiva, sia una sottile amarezza della memoria a ritroso ed un soffuso e funesto presagio di morte.
Orribile profezia di Poeta Vate, che sa fare scaturire dai suoi versi una componente cosmica che va oltre il tempo, che va nel futuro.
11 Settembre 2001, “colombi neri” scatenanti un uragano che scuote il mondo intero e ne cambia la vita, il modo di pensare e di credere. Torri gemelle ridotte a “quattro colonne di fumo, in un mattino di settembre e poi i pezzi neri a guazzare nell’acqua imputridita di sangue, fumo e polveri: Meditate gente? Meditate!
Alla fine Lorca con i suoi sonetti ci lascia unìimpronta d’amore: sarà amore oscuro, amore mistico e casto, oppure perverso?
I sonetti, ultimo capolavore del poeta, si prestano infatti a varie interpretazioni, che possono andare dal misticismo ispirato da versi tratti da un’opera di Giovanni della Croce.
Nella poesia “Il poeta parla al telefono con l’amore”.
All’evidenziazione del problema dell’omosessualità, come si potrebbe interpretare e decifrare tra le righe nell’Ode al re di Harlem.
Lorca andava affermando, ai suoi tempo, che voleva cantare l’uomo puro e vero, che sa giocare tutte le sue carte; anche quelle sessuali, quelle eroiche e quelle allegre e spensierate.
Indubbiamente non è stato capito; invece a mio avviso è un poeta attualissimo, per il fatto che affronta tutti i problemi inerenti alla vita dell’uomo, non solo, ma evidenzia pure l’efficacia dei valori della vita sia in senso positivo che in quello negativo.
Gli uomini del suo tempo non hanno capito o non hanno voluto capire che un talento umano e culturale di tale portata andava rispettato e valorizzato, invece egli è stato represso, soffocato nel suo desiderio di libertà, tanto da fargli affermare: “e per la forza di una parola, io ricomincio la mia vita. Sono nato per conoscerla, per chiamarla: Libertà!”