In copertina fotografia dell’autrice
PREFAZIONE
Il titolo che l’Autrice ha dato alla sua terza raccolta di opere poetiche, Come le foglie in autunno…, racchiude un po’ il percorso della vita di ogni individuo su questa terra. La metafora della foglia rappresenta l’esistenza di ciascuno di noi e ci ricorda il legame profondissimo che ci tiene uniti ai nostri genitori; infatti, come la vita di una foglia nasce e si alimenta dalla pianta, così anche noi siamo debitori nei loro confronti per il dono della vita. Essi sono le pietre miliari della nostra crescita con i quali si condividono reciprocamente gioie e dolori.
E una descrizione di questo percorso esistenziale, mai facile e mai scontato, la ritroviamo nella poesia di Katuscia dove l’Autrice ricorda con Amore e dolcezza la presenza dei genitori nella sua fanciullezza quando la madre le accarezzava i capelli appoggiando la sua testa sulle ginocchia e il padre che con il suo sorriso, insieme alla madre, riscaldava l’atmosfera di casa, quasi come un fuoco d’Amore che non dovrebbe mai spegnersi, ma che inevitabilmente prima o poi per tutti accade, tanto che ormai di quel fuoco d’Amore ne rimane solo un ricordo che col passare del tempo piano piano sbiadisce nei colori ma mai nell’intensità. Nel corso della sua vita, una foglia incontra la bellezza di ciò che la circonda, ma deve anche fare i conti con le difficoltà che il crescere e il vivere comportano.
Così accade nella vita di ognuno di noi, dove ritroviamo i raggianti colori della primavera con le sue brezze mattutine e le dolci piogge, che danno linfa alla nostra esistenza. Così come i colori di un arcobaleno che si forma quando il sole incontra uno specchio d’acqua, così come la vita, la nostra meravigliosa vita, incontra la bellezza del “Creato”. Un creato che è luce, (che è) Armonia, (che è) dolcezza, in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Una foglia, così come ognuno di noi, gode di queste meraviglie, ne fa tesoro, ne fa bagaglio, le conserva nella memoria, per poterle condividere e tramandare. Un percorso di vita che però incontra anche momenti di sconforto, di delusione, di amarezza, di tristezza, che ci fanno sprofondare a volte in uno stato di “caos”… apparente. Come un violento temporale che arriva all’improvviso, con la sua forza, la sua violenza, quasi a farci vacillare sui rami delle nostre certezze, del nostro benessere, della nostra “confort zone”… I temporali anche a questo servono… a farci mettere in crisi, a farci porre inevitabilmente delle domande, a farci riflettere sulla nostra esistenza, sulla nostra “missione di vita”… Durante una tempesta la foglia può chiedersi: “Quanto a lungo potrò resistere alla forza del vento?”. Così anche noi, nel bel mezzo delle tempeste della vita ci chiediamo: “Quanto resisterò?”.
La poesia di Katuscia si affida a chi sta sopra di noi, sopra ogni cosa, a colui che ci guida e ci protegge, a Dio. Gesù prima di morire in croce ha portato sulle sue spalle la sofferenza e il peccato di tutti noi, quindi anche noi, guardando a quella croce, dobbiamo avere la forza ma, soprattutto, la fede, per andare avanti e attraversare i periodi bui della nostra vita. Poi, una volta terminato il temporale, la foglia, così come ognuno di noi, si prepara a godere di un’estate prossima all’arrivo, dove la vita è al suo culmine.
Assaporiamo ogni istante di vita, giorno dopo giorno, guardando fieri ed estasiati ciò che ci circonda, ciò che Dio ha creato per noi, secondo il disegno che ci ha riservato. E tutto ciò che ha creato per noi si riassume in una sola parola: “Amore”.
Un Amore che è luce,
un Amore che è gioia,
un Amore che è mistero,
un Amore che è attesa,
un Amore che attraversa una croce,
un Amore che si è fatto uomo per noi,
un Amore che però è anche sofferenza,
un Amore che è paura,
un Amore che è angoscia,
un Amore che è tenebra della notte,
un Amore che è silenzio,
un Amore che è anche morte.
Ecco, la poesia di Katuscia è tutto questo. È luce, gioia, mistero, attesa, ma anche sofferenza, angoscia, silenzio, morte. La poesia di Katuscia racchiude in sostanza la vita di ognuno di noi, proprio come la vita di una foglia. Una foglia che conclude il ciclo della vita, in autunno, si prepara a cadere da quel ramo che l’ha accolto per tutta la sua esistenza, per poi posarsi a terra per sempre.
Un posarsi a terra che però non deve essere visto come un sacrificio inevitabile, ma come un passaggio che porta con sé tutto ciò che ha vissuto e che tramanderà alla terra.
Così come noi, il nostro “posarci a terra”, mai dovrà essere vano, perché la nostra vita, se vissuta in Cristo, se vissuta guardando alla croce, sarà una vita piena di Amore… di un Amore che non morirà mai nel cuore di chi rimane, un Amore che aspetta una nuova primavera, una nuova luce, un nuovo sole, una nuova vita.
Luigi T. Scapuzzi