Via vai della vita (2-1-06)
Durante il trascorrere della mia vita
Fiumi di promesse mai mantenute
Montagne di bugie
Dette in mezze verità
Sentieri tortuosi di delusioni e amarezze
Intrufolata tra le nuvole
Bagnandole di lacrime
Seduta di fianco al sole, per farmi
Scaldare il cuore
Vagando per il cielo per dimenticare
Il via vai della vita
E prendere a schiaffi a volte anche
Il destino
Infiltrata nel mantello del vento
Sperando che portasse via dubbi e incertezze
Che avvelenano l’esistenza
Le culle vuote prima colme d’amore
Al loro posto
Solitudine e squallore
Il seno che tanto latte dava è divenuto
Uno scrigno vuoto
Le mani unite per pregare, si sono staccate
E il cammino normale della vita è diventato
Stanchezza e sopportazione
I rapporti umani ghiacciai scongelati
Non si riconosce più, tra genitori e figli
Questa non è vita, è uno spingersi
A vicenda per farsi largo in mezzo a questo
Mondo diventato vuoto
Anche se affollato
L’ultima nata (6-2005)
L’ultima nata e stata un po’ particolare
Tra problemi e dispiaceri,
E nato un qualcosa di speciale che a portato
Nella mia vita, un po’di serenità
Tenendomi impegnata
Un 25 giugno di tanti anni fa
Nasceva un putto biondo, con occhi
Grandi e neri, visino rosa e bello
Da mangiar di baci, grande era la gioia
Oggi ancor lo è
Il mondo si sussegue, s’incrociano i destini
Mia figlia a sua volta, ha avuto una bambina
Bionda come l’oro, occhi scuri e grandi
Gioia ci ha portato, allegria e vita
La mia dolce, nipotina Lisa
Che alla mia età, sono diventata matta
Per giocar con lei, i tempi si rincorrono
La moda cambia, gira e rigira si torna a volte
A pensare antico
La rosa
La rosa sballottata dal vento infuriato
Si trova a vagare in un campo incoltivato
Il campo generoso l’accolse e l’accudì
La rosa che e la regina dei fiori
Delusa e amareggiata un po’ si lamentò
Ho tanto tanto freddo il sole non si vede
Siamo quasi a maggio
Spoglio è il mio roseto
L’ascoltano i vicini umili fiorellini
Per solidarietà corsero ad abbracciarla
Ahimè che brutta cosa
Lei non fece apposta
Con le sue aguzze spine
A morte li ferì
Sono agonizzanti ma restano abbracciati
Sola più non lasciano, loro la regina
Questa è solidarietà
La conchiglia
Incastrata in una grossa conchiglia
Che inesorabile il mare porta via
Sbattendo sulle onde di
Questa incerta vita
Che a bada non riesco più a tenere
Vorrei liberarmi ma, a pensarci bene,
Chiusa mi sento più protetta.
Senza meta
Trasportata dal mare ai mari
Finirò su una deserta spiaggia
Sconosciuta come il destino vuole
E non predice niente
Uno sconosciuto, lupo di mare
Seduto sulla sabbia, osserva.
Il cavalcare delle onde
Assorto nei pensieri
Lontani e veritieri.
La conchiglia stanca, è morta nell’anima
Arriva ai suoi piedi, e lui che ama il mare
Con garbo
La prende tra le mani
E con dolcezza, le fa una carezza
Al mare la rimanda dov’era destinata
Grazie sconosciuto
Di questo grande gesto
Mamma
Quando sei mamma sopporti ogni cosa
Gesti e parole che offendono il cuore
I figli sono bravi in tenera età
Quando sono grandi feriscono a morte
Parole insensate dalle loro bocche
Non pensano mai le sofferenze
Che una mamma patisce nell’aspettarli
Dolori atroci ansie e problemi
Di ogni specie
La mamma è dolce stringe al suo petto
Quel pargoletto da quando nasce
Roseo e indifeso allatta al suo seno
Lo bacia in fronte accarezza il suo viso
Gli canta la nenia per addormentarlo
Per certi figli a nulla è servito
Ti senti dire, cosa hai fatto per me
Chi ti ha detto di mettermi al mondo
A quel punto ti senti morire
Il dolore del parto più non ricordi
L’atroce dolore cicatrice diventa
Rimane per sempre non si cancella
Metamorfosi (20-2-06)
Dall’era ancestrale il mondo e l’uomo
Andavano avanti quasi pari passo
Ad un certo punto l’uomo che si rende superiore
L’ha preceduto, ha cominciato ad usarlo in malo modo
Clonazione umana, e animale
Quasi pari a Dio
Troppo veloce lo hanno trasformato
Creando anche mostruosità
Il progresso ha completato l’opera
Modificando la natura con frutti e fiori
Poco a poco hanno depredato i mari
Distrutto specie di animali
Con le macchine inquinato l’aria
Ora siamo tutti malati, allergici
Colpa dell’uomo
Bambini malformati già dalla nascita
Non ci sono più valori
Siamo diventati molto poveri
Ricchi di progresso ma poveri di quel
Che ci serve veramente
Mi basta per vivere (8-2-06)
Tu sei il mare che sbatte l’onda sul mio cuore
Per farlo palpitare
Sei il crepuscolo dorato che a guardarlo
Mi riempie gli occhi d’amore verso Dio
Sei il cielo stellato che guardo prima
Di dormire
E quando è nuvoloso avverto la tua tristezza
Sei quel certo non so che, che mi riempie la vita
Il solo pensare a te che mi tiene in vita
La tua solitudine
Un esempio di quanto sono fortunata
Ad avere degli amici veri
Tu sei il tutto raccolto in un scrigno
Che apro ogni momento per non dimenticarmi
Mai di te
Mistero (4-1-06)
Sei un giardiniere attento e molto saggio
Curi il tuo giardino come fosse qualcosa
Di sacro
Quando fa caldo innaffi i tuoi fiori
Li tratti molto bene come fossero
Figli tuoi
Vorrei anch’io far parte di esso
Ed essere per te il fiore preferito
Dissetarmi di te
Diventerei come pollicina per abitare
Nel tuo cuore, ma tu sei misterioso
Non riesco a svelare
Ne carpire i tuoi segreti, non ho
Questi poteri ho spalancato
La finestra dell’anima
Cacciando via malinconia e tristezza
Tu sei come un baco da seta
Chiuso nel tuo bozzolo
Aspettando di diventare farfalla
Il libro dei ricordi
Sola e triste sfoglio questo libro
Nitide e chiare leggo queste righe
E scritta la mia vita un po’
Ingarbugliata
Che poco a poco cerco di sbrogliare
Come una matassa
Ad un certo punto evidenziati in rosso
Leggo
Sono i ricordi quelli che volevo
Fossero un po’ belli
Sbiadite le parole il pensiero non ricorda
Anzi scorda
Risfoglio, vado avanti scritto in nero
Si legge molto bene
Non sono ricordi belli,
Sono ombre
Che girano intorno si ficcano nel cuore
Come dei grossi chiodi
Sono su un’altalena, ho paura di cadere
Non volo molto in alto,
Resto quasi ferma poggiando i piedi a terra
Il vento gentile mi vuole bene
Seduto accanto a me con lieve carezza
Strappa i miei pensieri
I fogli volano via il libro si è stracciato
Non c‘è più scritto niente, e come una magia
Il libro dei ricordi
Morte di una poesia (1-12-05)
Se non potessi più scrivere poesie
Sarebbe come morire
Se non potessi osservare
Il sole la luna e le stelle
Sarebbe come un eclisse
Che si rimane al buio
Se non potessi guardare le montagne
E sentire la loro eco
Sarebbe come stare in prigione
Se non potessi vedere lo scorrere dei fiumi
E ascoltare il loro mormorio
Sarebbe come essere sorda
Se non potessi vedere le rondini volare
Libere nel cielo, sarebbe come essere cieca
Se non potessi osservare la candida neve
Che scende giù dal cielo
Penserei che il candore non esiste più
Se non potessi esprimermi a modo mio
Con semplicità allora sarebbe come
Un terremoto che inghiotte tutto e
Lascia solo
Distruzione e morte