“Beati i miti perché avranno in eredità la terra”
(Mt 5,3)
“Un punto!… così passeggero,
che in vero passò non raggiunto.”
(«Allora», Giovanni Pascoli)
La volpe
In un
cespuglio assolato
ti vedo.
Sei una volpe
dal pelo rossiccio.
Intenta,
col muso allungato,
che guarda di fianco,
tra i rami.
Hai il corpo
teso,
attento.
Sei una volpe
rossiccia, tra i rami.
Qui, accanto
Qui,
in un piccolo appartamento
di periferia
che non ho mai comprato
mi si affianca
l’immagine di un pappagallo,
simile a quello del tuo quadro.
È un’icona,
un pappagallo sul trespolo.
Ha colori cangianti
Il picchio
Se non fosse che il fruscio delle ali,
piano, fa rumore in questo ricordo
mi addormenterei ascoltando il mare,
il mare così azzurro e bianco-velo.
Sai l’alba serena nel piano, d’estate?
Ride un cespuglio vicino al capanno.
Oceano di cristallo
L’idea di te
si aggrappa
al ricordo di te.
Mi risplende
l’usignolo
nel cristallo.
Il cristallo dei venti.
Come in questa pietra
di rocca
ci sei.
Si appiana
il bagliore
in luce composta.
Luce di pomeriggio.
Ricordando Pascoli
I cartocci
per dove cantano
le lavandare
con quella voce di mare.
Il fanciullo
dal volto di rose
nel piano
botticcelliano.
Un citrullo,
un fringuello,
un pivello.
Bisticci e carri
intrecci e marmi,
pose, figure,
cose di notte.
Criptica canzone
Ti canto
una criptica canzone.
In modo che tu non pianga, non rida,
non soffra
nell’ascoltarla.
Il mio è un canto d’amore,
non di libellula.
E i canti d’amore
si trovano,
soli,
in un pensiero,
nell’errare.
La vita mi
insegna il tuo nome
lentamente e tardi,
mentre ascolto questo tuo canto.
Sguaiata
Inverno.
In una mattina d’inverno
sento voci d’inferno.
Macchine, apparecchi,
dei gelati solo gli stecchi.
Ridono uomini
in scatole di vimini.
“È un inno senza fine,
or d’oro, ora d’argento,
nell’ombre mattutine.”
(«Alba festiva», Giovanni Pascoli)
Scherzo
Sei cicli di forze,
sette per me e te,
quattro elmi di granturco per Noè.
Ho il permesso di entrare nel castello,
senza fune o coltello,
pel viottolo.
Aperte le prigioni,
sontuose cucine,
baccano e grida, giù festa per cantine.
Freddo
Mi piace se vedo,
ricordo se tingo,
un poco ci credo.
Quando non recingo,
distratta mi trovo
memoria di rovo.
Pensosa mi siedo,
ma proprio non fingo,
aspetto nel covo.
Sera d’ottobre
Le stelle filanti,
nel notturno d’ottobre
balenano a colori.
[continua]