LA PERCEZIONE DELL’INFINITO
	a Suphan Barzani
 
	e molte rose
Sul davanzale della villa
	La strada si vede
Verso l’orizzonte
	Le mie facce
D’angolo
Nel via vai,
sbucare in queste  vie
In una giornata, 
Non banale,
non triste,
non affrettato il quotidiano.
	Le perle, il giardino,
la favola,
il sussurrare discreto,
intenso il colore delle pietre.
	I
	C’è il senso della realtà
Nel tuo raccontare,
così si accarezzano cose
e si passano pomeriggi a sorseggiare tazze di tè.
Gli affari nel quieto mattino,
Gli affari nel mattino vivace.
Oggi i ricordi di molte vite
Diventano più veri e più grandi.
I miei occhi  in petali di rose,
grandi, osservano ortensie ai piedi del tuo giardino.
Si rivede il passato,
si immaginano cose mai viste.
	Dietro a tende e stoffe
Rivivono le favole di bambina.
Il tessitore,
il venditore di sete.
Ma tutto diventa reale 
Preciso nella fantasia
E puoi toccare il tuo cielo 
Come queste stoffe.
	Per questo non si toccano 
Le stoffe di al bazar
	Non con la fantasia
	In realtà con la fantasia non si  tocca
Nulla
Ma è con la fantasia che costruisco
Queste porte di cielo.
	II
	Si capiscono sere
Con un’intelligenza diversa.
	Non più scienza
In questa scienza di questo paese
E’ saggezza, saggezza del remoto.
	Lo sguardo all’India, il passaggio alla Grecia
Bisogna esserci nati
Lì, in questo paese
Ma ci è dato l’orizzonte turchino
Alle lontananze di Smirne.
	Vorrei parlare questa lingua
Così difficile e così bella
Vorrei parlare questa
Lingua spontanea e impossibile
Come impossibile è la luna
E come si coniugano i verbi.
	III
	Questo Dio  che da piccola 
Non conobbi
Dio di gente lontana.
	Eppure per chi crede
In un unico Dio
Non c’è barriera 
Nell’universo di Dio.
	C’è già speranza,
se il tramonto è dorato
e le carovane così lunghe,
si può sperare.
	Oggi ho sognato,
e so di artigiani
che si perdono nella polvere
alla fine del giorno
con negli occhi il giorno futuro.
	
	Poesie in arabo due
	Le rose sul davanzale della villa
	I
	Le rose 
Sul davanzale  della villa,
	Le norie
Sulla mia guida illustrata
	Nei dintorni di Hamas
Si sentono le voci
Di venditori ambulanti
Di tanto tempo fa
	Oggi
La curiosità di al bazar
Come leit-motiv
Dell’anima
Riveste di ‘altro’ le strade.
	Odore di fiori azzurri
Di cui non ricordo il nome;
un’Egira
scolpita sulla pietra nera.
	II
	Come lo scudo di Achille
I canti,
il silenzio e il riposo nei campi
	Campi di contadini in una terra fertile.
	Ritorno alle sculture
Bianche e azzurre di Gerusalemme
E ancora soldati bevono e non bevono vino insieme.
	III
	Tu sorridi
Perché  sai
	E la storia del mondo 
Si perde nel principio 
Semplice di un fiore piccolo e azzurro
	Come i nontiscordardime
Della mia tazzina di caffè.
	IV
	Se fossi un uomo
Ti seguirei in queste strade di mercato sconosciute.
	Ma aspetto che tu
Mi regali un chador
Per scendere con te nella via.
	V
	Lo scialle che non mi regalò
Mia madre
Diventa viola nella fantasia.
	In queste
Strade ancora piene di eco
Rimango più povera e senza velo,
Come se il mistero
Non rivelasse niente oltre
A questo sole
Nelle vie di Hamas.
	VI
	E perdo la misura
Del passato e del presente
	Mentre severi
I sufi danzano ancora
Sul sentiero di Mevlana.
	Le rose sul davanzale della villa
Segnano questo confine
Ma tra Gerusalemme e Mevlana
Il segreto del mondo si perde
In un fiore piccolo e azzurro
Di cui non ricordo il nome.
	VII
	Il pianoforte
E il rock
E due bastoncini di legno per il suono del duemila.
	Così si appassionano 
Gli anni
Il rispetto 
Delle sagome
Nel fiume dell’India
Si rivela
Nell’amore nei dintorni di Hamas.
	Come il leit-motiv
Di questa via
Sorprende in pennellate di niente
Il ricordo e l’orizzonte
Durante le feste.
	VIII
	Garrulo e sottile
Diventerà l’incanto,
ma le mie braccia 
faranno tornare la realtà
	nell’incertezza 
tra l’usignolo vero e l’usignolo meccanico
ti offrirò un frutto
a colazione.