In copertina: «Albero» illustrazione dell’autore

Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2016

Ai miei figli

1.

Un picchio altezzoso
consuma
il suo celato pasto
e offende i silenzi del mattino.
Campane lontane
riportano ordine nell’etere,
ma non scalfiscono
l’immobilità
dei rettili.

Un filo di lacrima veste il tuo volto,
che è mondo
ma raccolto in luttuosa veglia.
Scevro di riso,
diluito di pioggia,
non rinunzia a presidiare una terra
che pare sanzione
piuttosto che canto.

E tutto sino alle dolorose ovvietà,
sottintese
ma giammai ammissibili.

2.

Il tempio ha serrato i battenti.
Nel buio prosegue il sacrificio.
Senza altro proselito,
senza altro anelito.

3.

Verde, giallo, marrone… mietuto è il grano.
Così come l’abbozzata
vertigine
che ogni estate mi azzera
le attese.

L’autunno è il peso
come di una scommessa…
Giocata, forse vinta,
ma giammai
rivendicata.

4.

Son rinati i rovi
al margine del bosco.
Nutriti dai freddi,
intatti dalla zappa frettolosa,
magicamente ignari
degli imminenti
olocausti.
Esuberanti, ci arretrano
e con le spine lambiscono
i fianchi.

Son ritornate le bianche
metcalfe.
Migrano
dai celati ricettacoli,
brevemente
volano
e non è per noi
il loro cereo omaggio.

5.

Ombre che vagano
per paghe, oscure stanze.

Intanto, poche ombre – più nitide –
son disattese:

hanno il mesto sorriso dei tralci settembrini,
prossimi a vendemmia

e all’alchemica
metamorfosi.

6.

Ci sono cassetti
dentro case vuote,
nei dintorni di città lontane,
che affondano le mura entro densi e scuri fanghi.

Li abitano ruvide carte,
dotate di candida e perentoria parola:
stanno chiuse entro buste
che han solcato le strade dei tempi andati.

Quando le nostre gioventù erano passeri
gettati invano nella brezza d’autunno.

[continua]