ACACIE DEL TRONTO
Acacie fiorenti;
E acacie cadenti
E morenti,
Sulle rive del
Tronto.
Piccole foglie,
Ingiallite,
Ondeggianti
Nel vento.
Tutto passa,
E muore,
Nel tempo,
Ch’è ascoso
E silente.
Tempo impassibile:
Par non veda gli eventi.
Eppur tutto inizia,
E finisce,
Nel tempo.
Sotto,
Il Tronto che scorre
Si sente:
Gli scrosci
Sono lamenti
Per tutte sue
Acacie morenti.
Con loro foglie,
Cullate,
Dal vento.
INFINITE ATTESE
Infinite attese,
Sogni,
Speranze sottese.
Pensiamo:
“La vita è domani,
Non oggi e il passato!”
Strutture mentali pressate,
Deformate dal gioco
E dall’inganno
Del tempo.
Questo tempo creator d’illusioni,
Che spinge, proietta
Nel vacuo;
Che attenta, impedisce
Conoscenze immediate.
Amico (amica) fermati,
Guardati dentro,
Il mondo è in te stesso.
Se cerchi lontano,
Negli spazi
E nel tempo,
Perdi l’essenza
Che rifulge,
Da sempre,
Al tuo interno.
IL TEMPO NELL’ANIMA
Non avere paura del tempo,
Poiché esso
Benevolmente
Ti accolse
Quando nascesti,
E ora è come un padre
Per te.
Lo senti che il tempo,
Nell’anima,
È lì
Sempre immobile,
E non fugge da te?
Lo senti che il tempo
Passato,
Puoi pensarlo,
Chiamarlo,
E tenerlo
Ancora
Con te?
è il tuo corpo
Che passa,
E svanisce,
Nel tempo;
Ma il tempo
Nell’anima,
Come un padre
Amorevole,
Resta fermo,
In eterno,
Con te.
LEGAME FUNESTO
La morte dissolve
Il nostro corpo;
E l’anima, se sfugge,
Va per destini ignoti.
Il corpo, quand’è sano,
Illude giovinezza:
Ci fa sentire forti,
Lontani da vecchiezza.
Finché non ci accorgiamo
D’inganno e di stoltezza.
Poiché l’anima è distinta
Dal corpo ch’è fardello,
Anela a esser libera
E non schiava di quello.
Legame assai funesto
Unisce mente e corpo:
Sì grave fu condanna,
Per sopportar la quale
Sovvengono illusioni.
E pur forte ignoranza.
Poiché non comprendiamo
Il senso della vita,
Che mai conosceremo
Qui in terra con certezza,
Noi non pensiamo più,
E accettiam da altri
Fantasiose vie.
Per giungere a ‘salvezza’.
Poesia 4^ classificata ex aequo al Premio di Poesia Il Club degli autori 2015-2016 – Trofeo Umberto Montefameglio
VORREI
Vorrei
Che ogni lacrima
Fosse
Goccia di pioggia.
Vorrei
Far nascere
Un mare
Col pianto
Di tutte le genti.
Dei bimbi
Che non furono adulti;
Dei bimbi mai nati;
Dei bimbi segnati
Dal male,
E da sorte
Sbagliata.
Vorrei che i fiumi
Non sfociassero
In quel mare
Del pianto.
Affinché esso
Intatta conservi
L’essenza tangibile,
Dell’immane dolore
Del mondo.
Poesia 12^ classificata al Giro d’Italia delle Poesie in cornice 2015
IL SIBILAR DEL VENTO
Il sibilar del vento,
Di suono sì gradevole,
È l’ancestrale eco
D’inusitato evento.
Non sembra esso terreno:
Radici ultramondane
Parrebbero formarlo,
Per ridestare in noi
Origini lontane.
Cotali linguaggi
Dobbiamo ricercare,
Anziché perderci
Nel vano chiacchierare.
La Natura è schietta, è saggia:
Spetta a noi ascoltare.
Per recepire aneliti
Di nostra vita vera,
Ch’è ancor sopita in noi,
Ma sarà desta alfine.
Il sibilar del vento
Ha effetto carezzevole,
Sfiora il nostro viso,
Per l’animo è piacere.
FILO D’ERBA
Un filo d’erba
È degno di viver come noi:
Invero esso non nasce
Per essere schiacciato,
Ma per stare nel mondo,
In ogni dove, in prato.
E se avesse coscienza
D’essere mortale,
Invocherebbe Dio
Per fuggir dal male.
Ogni esistenza è simile
A quella del fil d’erba:
Spirto vital avvolge
In guisa egual le specie.
Tutte le creature
Tendono a serbare
L’essenza lor nel tempo,
Che, ascoso,
Permette l’apparire:
Ragione d’ogni male
E del fatal soffrire.
Ciò che nasce muore,
Perché Natura vuole
Che ogni cosa al mondo,
Come il fil d’erba ignaro,
Da Eterno abbia apparenza,
Ma sol per tempo avaro.
Opera 3^ classificata al Premio di Poesia Il Club degli autori 2014-2015 – Trofeo Umberto Montefameglio
SENSAZIONI
Sentiamo che vivere
È patire, che vana
È la speranza
Di mutar la sorte,
Di cambiar sostanza.
Le passioni umane,
I desideri, i palpiti,
Gli impetuosi slanci
Non son da noi decisi,
Eppur dobbiam portarli.
Per espiare colpe
Di gravità infinita,
Come l’attesa morte
Che a pareggiar invita.
Sentiamo soave meraviglia
Per l’estasi e il rimpianto,
Per la felicità perduta,
Per il remoto incanto.
RICORDO D’UN SORRISO
Un sorriso di fanciulla
Si può dimenticare
Inver per tanto tempo,
E può destare infine
Intensa nostalgia.
Infanzia e giovinezza
Son nostre primavere:
Le uniche che abbiamo,
Ma quando son presenti
Fuggono veloci,
Giammai noi le vediamo.
Natura nostra infonde
Aneliti, speranze,
Sospiri d’amore e brame;
Così passiamo il tempo
Coi nostri assilli vani.
Quando giungono i ricordi,
Allora noi capiamo,
Che il doman non ci darà
Quel che avemmo nel passato.
Ecco, riappare
Un sorriso di fanciulla
Ascoso a nostra mente
Da tempo assai lontano,
Quasi a voler serbare
Bellezza e innocenza.
Allora il cor non vide;
Ma or vede, nostalgico,
E di piacevoli sentimenti
Pure s’avvolge.
IL FIUME DEI RICORDI
Il fiume dei ricordi
È quello dell’infanzia;
Esso sovviene tardi
A ridestar memoria.
Il Tronto che divise
Un regno dal papato,
Fu incanto sì fuggevole
Che or ce ne doliamo.
Non più ghiaia e sabbia,
E pietre lucenti e calde
Al sole dell’estate;
Ormai tutto è inglobato
In case, ponti, strade.
Il fango ora è il letto
Di questo fiume caro,
Le cui candide acque
Accolsero
Acerbe nostre membra.
Fauna copiosa e varia,
Lussureggiante flora,
Rigogliosi arbusti,
E canneti ondeggianti:
Oggi son tracce languide
Al Tronto e in sue sponde.
L’ingegno umano è lesto
A demolir Natura,
Che paziente produsse,
In ere incalcolabili,
Il Tronto che or svanisce.
Insieme ai sogni,
Innocenti e belli,
Di nostra infanzia breve.
Poesia terza classificata alla VII edizione del Premio Letterario “San Benedetto del Tronto nel cuore” Sezione “Il mio luogo del cuore” nel maggio 2014.