Alcuni ritratti

di

Marco Giuliani


Marco Giuliani - Alcuni ritratti
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 52 - Euro 7,20
ISBN 978-88-6587-0686

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In copertina: fotografia dell’autore


...Questo lavoro, in parte autobiografico, si propone di descrivere alcuni stati d’animo interiori che, ritengo, siano comuni per molti esseri umani pur non essendo semplice la loro descrizione, la loro esternazione e tanto meno una esaustiva rappresentazione. Nei componimenti emerge, in primo luogo, un sentimento malinconico e decadente diffuso che si manifesta tramite la descrizione di pensieri, emozioni, personaggi ed eventi che risulteranno essere gli assoluti protagonisti dell’opera…


INTRODUZIONE

Quando decisi di affidare ad alcuni versi il racconto dei vissuti di una vita, comprensivi di esperienze, di momenti di grande gioia ed altri di sofferenza, provai un senso di appagamento e di liberazione emotiva. Non è stato semplice. Tuttavia l’ho fatto tramite il presente volumetto, il quale rappresenta per il sottoscritto la prima esperienza bibliografica in senso assoluto.
Questo lavoro, in parte autobiografico, si propone di descrivere alcuni stati d’animo interiori che, ritengo, siano comuni per molti esseri umani pur non essendo semplice la loro descrizione, la loro esternazione e tanto meno una esaustiva rappresentazione. Nei componimenti emerge, in primo luogo, un sentimento malinconico e decadente diffuso che si manifesta tramite la descrizione di pensieri, emozioni, personaggi ed eventi che risulteranno essere gli assoluti protagonisti dell’opera. Il tutto con la natura, le sue meraviglie e i suoi contorni a fare insistentemente da sfondo. La rappresentazione realistica, simbolica e talvolta psicologica delle tematiche, che appare sotto una forma grammaticale classica e parzialmente anticheggiante, è la personale versione di taluni aspetti della attuale realtà quotidiana raffigurata tramite il linguaggio dei versi e della scrittura.
D’altra parte, lo studio approfondito (più che ventennale) relativo alla poesia italiana del XIX e della prima metà del XX secolo, che a mio avviso fu quanto di più significativo questo genere letterario abbia espresso in età contemporanea, non avrebbe potuto non condizionare i contenuti di questa raccolta. Devo aggiungere che il metodo compositivo dei brani, spesso volutamente frammentato, è il risultato di una elaborazione complessa ed assai profonda dei soggetti e delle situazioni che mi ha frequentemente indotto a modificarne i contenuti e la metrica. Come si noterà, l’opera è suddivisa in due parti, le quali hanno rappresentato per il sottoscritto una sorta di spartiacque dal punto di vista umano, anagrafico ed empirico, come probabilmente accade a tante persone comuni.
I suoni, i silenzi, i canti e i misteri della natura: ad un ordinamento parzialmente naturalistico si aggiunge un secondo schema, che è relativo alla narrativa familiare del poeta, costituita da intense sensazioni, ma anche da diverse rivelazioni.
Vorrei sottolineare inoltre che le forme e lo stile adottati, rigorosamente metrici e nei quali si noterà che gli endecasillabi superano in alcuni casi la misura ordinaria delle undici sillabe, contengono rime ripetitive che hanno certamente lo scopo di esprimere la forte vitalità legata all’esistenza umana, ma allo stesso tempo evidenziano come la stessa sia caratterizzata da altrettanti momenti di insicurezza (che in fin dei conti rappresentano un altro lato, non meno importante, della vita). Credo e spero infine che le battute finali di questo lavoro possano diventare le prime di un’avventura, quella letteraria, da continuare e in gran parte da scoprire.

Marco Giuliani


Alcuni ritratti


“Sicut myricae magne poeta,
amo etiam vitam, naturam flores”.


PARTE PRIMA


PAESAGGI

Assieme a spighi e brulli paesaggi
stagliati su pietre e un verde fiòco,
il vecchio s’aggirava tra foschi faggi.
Ignaro, ombrato da un cielo roco,
ripensava ad una passata primavera
scrutando una strada che prima non c’era.

Con fare un po’ stanco, dissetava
le bestie sull’erba riàrsa; in tanto
mesto, un somarello solo passava
là, col gocciolar del suo pianto.

Il mòver del vecchio, a capo chino
e senza un sussurro né meraviglia,
era come una voce che piano bisbiglia…
tardiva; residua di un lungo cammino.

La vanga, lo sventagliar di capestro:
ei attendeva sol il rosso vermiglio
di un misterioso e triste vespro.


Quel giorno

Se da un banco m’aspettai
affetto, un bel mattino
lo trovai.

Quel giorno, il primo:
fu un sussurro, un vampo1;
un piccolo, dolce e caro fiore di campo.

Alla mia cara amica d’infanzia, Antonella.

–––––––––––––––––––

1 Vampo: sin. di calore, o splendore.


Tema di Carla

“Fosti tu, così brama? Forse
flusso, forse rea astrale?”

Fanciullo e taciturno, tra auree ciocche
apparve lei, colà. Un gran pudore
trasalì; voluttà d’innocente cuore2:
Una ninfa tra ninfe e rosee bocche;

“D’alma purpurea, leggiadra farfalla3,
dinoccolasti i capelli di seta4
ed accendesti un roseo barlume:
con un soffio, un bacio di rossa calla.”

Sei passata, passata come cometa
d’una stipa; un tenero manto di piume5:
sfoltiscila tu questa timidezza;
come la fiamma ravviva un lume,
come l’aria si pulisce di brezza,
come buccia che sfoglia un legume.

–––––––––––––––––––

2 Voluttà: dal latino voluptate (m), sin. di piacere, diletto.

3 Alma: anima.

4 Dinoccolàsti: dinoccolare, sin. di slogare.

5 Stipa: ramoscelli, arbusti che servono ad accendere il fuoco.


Quel giardino di sera

Scarlatto allo stìnger dei lumi,
era settembre, alla sera.
Quel giardino ospitava profumi
propizi come lembi d’atmosfera;

Gorgheggi e fanciulli, rammenti?
La mente esplorava il mio canto,
e i residui di vita più ardenti
col suono di un vecchio rimpianto.

…Anni d’un tempo svelato che fu
fronde ed oro di giovinezza;
dunque poco appassita: più
di piacere o di amarezza?

Poi il fischio lungo e trillante.
Volevan me? Mi chiedevo con lena…
Sì, il fischio. E con passo andante
guardavo su, con e senza pena…
e una frase in mente balenava:
“dài orsù, s’è fatta l’or di cena!”


Il prato

Un bel dì parve ammaliàto
quel verde prato smeraldino;
pestato dai rosso amaranto
e arancio; come il mio nettare.

Color di fumate a làto
a salutare loro. Bimbino,
mirai a fissar di schianto:
m’illuminai a riflettere.

(Oh, Agostino…
Ago – Ago – Ago – Agostino gol!!)

Gli ottantamila, un sol coro
si sfavillante, si stornìto6,
mentre il sole di Monte Mario7
baciava da sopra i rami d’oro:
Lupa, mai trèpido amor fu sopito8.

–––––––––––––––––––

6 Stornìto: stornire, sin. di frusciare, muovere.

7 Monte Mario: collina di Roma, sita nella parte nord della città.

8 Trèpido: inquieto, ansioso.


La piana del Bussento

La grande piana, da sopra immensa
e bianca di sassi, fluttuando emana
onde e veli di meraviglia eccelsa.

L’acqua pura gorgheggia bassa,
bagna muschi e ciottoli da guadare;
e tra mais, uva fragola e uva passa,
ecco i migratori volteggiare.

Esplode la garrula vita;
In quel grande spazio aperto,
la rondinina caccia ardita;
e la biscia acquaiola striscia al coperto

tra lo sfavillàre d’anime al sole;
il Bussento scorre lento, bianca fonte9
di storia lambita da ginepri e gigliole.

Anticheggianti e pallidi ricordi
tra scarni residui di vita brama10;
e ancor suoni ancestrali, sordi:
Chi ti ripensa, chi ti ricorda, chi t’ama.

–––––––––––––––––––

9 Bussento: fiume che scorre presso Policastro Bussentino, comune della Campania in provincia di Salerno.

10 Brama: voglia intensa.


Una sera

Una sera, quella sera…
le campane! A festa?
Tocchi nell’atmosfera
di borgo, di pieve11
(di tempesta).
dìn – dìn – dòn

E dalla via maestra
la folla passa seria, lenta.
Chi affaccia alla finestra
parla, chiede, piange, lamenta;
din – din – don

“Cos’è mai codesto scampanar grave?!
Perché laggiù, donne bianche di cera
ciàrlano12 si tristi di sicumera13
e fissan le campane su l’architrave?”
dìn – dìn – dòn

Succede sì, succede spesso.
Con ansimare accalorato,
c’è chi risponde un poco scosso:
“un altro Papa se n’è andato!”
dòn – dòn – dòn…

Galeata, 6 agosto 1978

–––––––––––––––––––

11 Pieve: da “plebe”, parrocchia di campagna del periodo medievale.

12 Ciàrlano: parlano, spettègolano.

13 Sicumera: sicurezza, presunzione.


L’alma

Ascolta!
Affrontare l’altrui empieta14
vien dall’anima. Stoltezza,
vil derisione, malevolenza;

fan le labbra mie di pietà
bollire e riflettere. Ebbrezza
al dòcere di coscienza15:

Poi ripenso: “ci fai la guerra
per cielo, per cuore e per terra?”
E grette, come un soffio lieve,
passano innanzi all’ingegno
sì complesso della mente mia.

Come la tiepida bonaccia,
(leggera e inconsistente)
cò miei sospiri sfilano via.

–––––––––––––––––––

14 Empietà: crudeltà.

15 Dòcere: dal latino “docere”, insegnare.


In pace

Làddove sorge il fiorito campo
regna da sovrana una gran pace.
Un solo usignolo stride vampo:
(non è codesto posto sì loquace).

Una cicala frinisce poi tace. Un vòto16,
e due cipressi nel paesaggio bramoso
rendon loco più silente e immoto,
cauto… triste d’un color ombroso

Accanto a un pruno di seta che pende17
sorge un cippo non gaio, non bello,
mentre fioco un lume s’accende
schiarendo l’ombra di un piccolo ornello.

E una figura alata dal bianco viso,
il moto angelico e gli occhi di pianto,
riscopre in eterno il suo pio sorriso;
mentre langue muto, il camposanto.

Nel silenzio livido, un pensier
per loro poveri che non ci son più,
commosso aleggia nell’aria.
Manda, manda un garrulo bacio anche tu18.

–––––––––––––––––––

16 Vòto: preghiera, o oggetto religioso posto dai fedeli presso i luoghi di culto.

17 Pruno: genere di pianta arborea.

18 Garrulo: allegro, chiassoso. Cfr, usato da Pascoli e Carducci. Vedi G. Carducci, “Juvenilia”, Libro I, Peregrino del ciel, garrulo a volo, verso primo.


Agosto

Quando arrivava tenue e fioco,
sì vivo pareva durar tanto poco.
Vuota la contrada, largo era il posto;

di calma appariva udir grilli notturni
tra tricolori e lauti viburni19.
Celava un tempo ora mai riposto:
Agosto! Agosto!

Crepùscoli e tramonti d’argento
di gèmme e odori che più non sento.
E quel sapor di andanti fanciulle
vive e fresche come fragole rosse,
dai verdi pioppi e gracili betulle.
“Mai foglia si mosse?

Venite a me! Trèmule fanciulle:
Venite a questo colle, a questa
miniera sì trìste che pur di scintìlle
gorgoglia e par mesta;”

Col candor alabastro e d’arguto dito, tento e ritènto a sentìr d’udito
il senso di un tempo nascosto:
Agosto, l’Agosto.

Roma, estate 1982

–––––––––––––––––––

19 Viburni: genere di piante arboree primaverili ed autunnali.

[continua…]


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