In copertina: «Ocean Time» fotografia dell’autore
Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2015
INTRODUZIONE
Amnesy: la nuova droga di inizio millennio, è la sintesi dell’oscuro che stiamo vivendo. Amnesia di idee, di valori, di mode, tendenze. Crisi di ideologie post ’89 che si riflette in ogni aspetto della vita pubblica e culturale. Musica di tutti i generi che è diventata stagnante, in ritmi sincopati ossessivi che ripetono o imitano modelli obsoleti del vecchio millennio. E il tutto viene rielaborato in forme non propriamente estetiche. Perdita di memoria storica riguardo politiche nazionali e mondiali. Dopo l’euforia pacifista della guerra globale USA-Islam dei primi anni del 2000, ci si ripiega ormai su se stessi, sciamano gli entusiasmi e la parola d’ordine della popolazione mondiale è passività ad oltranza. La crisi decennale dei mutui si riflette anche in campo spirituale e sociale. Il Vaticano di Bergoglio dimentica se stesso e le istanze di teologia della liberazione di inizio pontificato, non esistono più intellettuali di spicco tra i giovani del nuovo millennio. Prolifera la poesia a tutti i livelli, ma librerie e bookshop anche telematici, continuano a ignorare questo veicolo di trasmissione culturale di idee e sentimenti. Una società che si avvia a diventare un immenso schermo 16:9 del digitale terrestre. La popolazione liquida di Bauman si esprime in queste nuove forme.
“Il vento dell’amnesia”, titolo di questa raccolta, ha il compito di scuotere la mente del nuovo globale dall’appiattimento rassegnato, in cui ci isola, persi in un virtuale del pressapochismo personale delle necessità primarie dettate dalla crisi e dalle varie guerre che imperversano in tutto il globo. Lo specchio di questo nuovo tipo di società negativa? La poesia “Gelida anima”, in cui la violenza manifesta a tutti di una giustizia che non esiste più, è sintetizzata dall’ultima parola del testo: “indifferente”.
Torme di ragazzi e adulti senza memoria, ma soprattutto senza idee nuove di riferimento per il futuro, sciamano come fantasmi usciti da video dark degli anni ’80, come il famoso “Destination Unknown” dei Missing Person, in locali di ritrovo e discoclub. E qui raggiungono il nirvana totale di droga, alcool, e soprattutto angosciosa disperazione: questo lo squallido quadro della poesia “Cocktail”.
Veli islamici del nuovo fondamentalismo veicolati dalle immagini rettangolari di mille news satellitari planetarie, ci introducono alla visione distorta di culture esterne al liberale occidentale postcomunista, propagandata dai nuovi vincitori neocoloniali delle nazioni “civili” attuali. Questo è il senso e il significante della lirica di apertura “L’ombra che fugge”. Una riunione di indignados e protestatari vari senza punti di riferimento, in cui perlopiù si sbadiglia e ci si addormenta, in un’immagine simbolica di una kefiah ormai strappata: l’emblema dell’evoluzione per il futuro di chi si oppone a un certo stato di cose (la poesia “Fiesta”). Ma la crisi dell’annullamento delle coscienze prosegue anche con chi beneficia dell’assetto sociale del nuovo ordine mondiale. Yuppie e manager di sesso femminile annoiate e stanche della vita, il cui input cerebrale è determinato soltanto dalle immagini che scorrono di sbandati, graffiti, degrado urbano vario, dalla finestra del taxi che prendono per tornare a casa, imitando in modo drammatico lo show politico demenziale del programma “Taxi Populi” della vecchia emittente tv digitale “La 3”. Questo è il tema della lirica “In Writing”.
E ancora: la squallida vita di una periferia di un qualsiasi sud del mondo di ragazzi di strada disillusi, che finisce tragicamente, forse in modo più drammatico di un qualsiasi episodio di “Law and Order Special Victims Unit”. È il tema forte della poesia “Knives di periferia”. E a questo punto non si può aggiungere altro, e spetta al lettore esplorare e analizzare tutti i temi suscitati da questa silloge di poesie, fino alla fine con la lirica di sapore meridionalista, ma non retorico e scaduto nell’ovvio giornalistico, dal titolo “Ultimo”, leggendo con attenzione tutti i testi presentati.
Alla fine del percorso spirituale di lettura e riflessione, il vento dell’amnesia dei nostri giorni potrà essere spazzato via da un altro vento, quello della tempesta delle nuove idee di miglioramento, nella memoria perduta dei grandi momenti di splendore dell’umanità, dalle civiltà antiche al rinascimento al 1800.
L’autore