|
|
Sabrina (Voci dell’anima)
di
|
In copertina e all’interno: opere decorate dall’autrice
Prefazione
Sabrina ha dato il titolo alla mia nuova raccolta di poesie, ne ha determinato il valore emotivo, sentimentale, sociale, ha motivato l’interesse verso quei problemi legati alla dinamica della vita dell’uomo e verso quei conflitti morali ed etici che contrastano con i desideri di ognuno di cercare, per non enuclearsi, strade e obiettivi diversi.
Sabrina nasconde un dramma. È quello che giunge alla coscienza di noi tutti, ma che dilania ciascuno di noi. Mentre, però, la collettività reagisce smontando di giorno in giorno, il teorema che dice: Sono un corpo in contrasto con l’anima cercando di risolvere questa diatriba, ricollocandone i pezzi, in modo che non rechino danni devastanti, Sabrina non ebbe dubbi: riportò il corpo nel suo alveo naturale e l’anima la condusse verso l’arcano dei suoi sogni.
Erano tanti i sogni, legati alla sua forte sensibilità e al suo essere diversa dai comuni mortali. La sofferenza non ha volto: quanto più è profonda, tanto più è inaccessibile.
Il buio del suo sguardo rifletteva l’analisi che la sua mente faceva sull’intensità del suo dolore, su quel male oscuro che le aveva minato la vita. Spesso quest’analisi era spietata, corrosiva, pungente, senza confini. Poiché la poesia è “Pathos”, ricerca, sofferenza, dubbio, emozione, io, accogliendo il dramma della mia giovane amica, ho cercato di tradurre in parole il suo pensiero e nei versi esternare anche le mie sofferenze che non sono dissimili dalle sue, ma che convergono verso obiettivi meno drammatici.
L’opera che presento si divide in argomenti: una parte descrive l’aspetto sociale della nostra realtà, dove si muovono uomini soli nelle profonde periferie della mia città, chiusi in palazzi che hanno più l’aspetto di quartieri dormitorio che di alloggi accoglienti. Qui la vita si anima attraverso le sensazioni, attraverso ciò che traspare al di là del grigio e del buio, ed è sempre la dignità dell’uomo a prevalere sullo stato di abbruttimento e di povertà. Qualche nota di colore, il pianto di un bimbo ridimensionano l’opacità del contesto, anche se spesso prendono il sopravvento la malinconia e il tedio. (Vecchie case, Periferia, La corte, Balconi in festa, Fronde verdi)
I giovani sono un punto di riferimento per la loro incapacità di trovare anche nell’aggregazione, una compensazione alla loro solitudine spirituale e di conseguenza alla loro infelicità. Soffro nel seguire i loro primi passi in un mondo ostile, dove pochi riescono a prendere coscienza del disagio fisico e psichico che impedisce loro di porsi degli obiettivi a lunga scadenza o di immaginare un percorso fatto di tappe ardue, ma anche di soddisfazioni personali. (Adolescenti). Tuttavia c’è anche chi ama nell’immensa voragine della metropoli anonima e questo grido mitiga il clima incandescente della città caotica, privilegiando, ancora una volta, il sentimento, l’emozione. .
La guerra e i suoi martiri ripropongono il tema della caducità e della precarietà umana, senza usare toni trionfalistici, strumentali e ipocriti . A collegare i vari argomenti c’è sempre un filo conduttore: lo stupore per qualche avvenimento che accade al di fuori della sfera emotiva e che sfugge al controllo della ragione e le sofferenze individuali e collettive, alle quali non rimango insensibile.
Un numero rilevante di liriche è riservato agli affetti più cari: le nascite, le morti, i ricordi dell’infanzia. (Nascita, Nel tuo ricordo, Ad uno ad uno, Era, Tu dormi, Non odi, Le orme, Ho dormito, Anche se…, Sparse, Ora che non sei, Le ombre la sera, Eravamo amici, Sei anni) In queste liriche il senso misterioso della vita e della morte invade la sfera dell’inconscio.
Devo usare toni a volte pacati, a volte solenni, per esprimere uno stato d’animo sofferente, estremamente coinvolto nelle situazioni che descrivo e partecipe di un processo di metamorfosi spirituale che spesso mi allontana dalla stessa realtà, rendendo i miei pensieri più leggeri, capaci di superare le meschinità del mondo e le rudezze della vita. La poesia aiuta a seguire questo processo di purificazione, sdrammatizzando l’infelicità umana e sublimandone le immagini.
In questo gruppo di poesie la malinconia si acuisce, cresce il rimpianto per tutto ciò che non esiste più, per quel vuoto che accompagna l’uomo fin dalla nascita ed è un pianto accorato quello che raggiunge le fibre più profonde del mio animo, un canto rivolto all’armonia dell’universo dove muovono lievi le speranze e la fede.
L’ultima raccolta delle mie liriche è dedicata all’osservazione della natura, ai suoi aspetti più caratteristici, alle mutazioni, all’essere parte integrante della nostra vita.
Le trasformazioni naturali, attraverso il tempo, modificano anche le più forti personalità, perché nessuno può mai sottrarsi al fenomeno di corrosione che intacca il fisico e la psiche e nessuno può mai fermare l’avanzata di questo fenomeno che spesso limita il pensiero, ne uccide la linfa vitale. Canto la fragilità di un fiore, l’opacità delle nebbie, il declinare del sole, la solitudine degli autunni e l’esplodere di primavere premature; animo la vita attraverso tutto ciò che è inanimato, partendo dall’ipotesi che lo spirito universale si trovi dappertutto, anche nei granelli sottili della sabbia marina, e spesso il dramma di una pianta spoglia , la solitudine di una panchina abbandonata, il sentiero senza orme, il nido sospeso nell’aria, diventano sottili sofferenze del mio animo che intreccia lunghi e dolorosi dialoghi con essi immaginando che abbiano una voce… un cuore. (Alassio, Nontiscordardime, Scorcio, Paese abbandonato, Terra Vento, Incendio, Zambla Alta, Neve, Le orme, Terra mia, Mercatino dell’usato, Balconi in festa, Fronde verdi, L’annuncio, Le stagioni, La pioggia, Impulsività, Giungla).
La persona anziana vive in questo contesto naturale, ne assorbe la dinamica, ne rifiuta la caducità, l’attimo fuggente, l’incapacità di dominarlo come nel passato. Il dramma è sofferto, perché è consapevole, ma non appartiene solo a coloro che lasciano alle spalle le belle stagioni, con forti conflittualità interiori, ma ad ogni uomo che davanti alla degradazione naturale prodotta dal tempo, partecipa alle sofferenze dell’umanità con intense sfumature emotive e soggettive. Da qui l’enfasi per la vita che sfuma, lasciando nel profondo ricordi carichi di nostalgia, di rimpianti, di sogni. (Malinconie, Testamento, Ho dormito, Per non morire, Secchi rami, Tremule foglie, Pianto).
Alla radice del mio pensiero poetico, dunque c’è l’esigenza di partecipare in forma attiva alle sofferenze dell’uomo, intese come forza universale, capace di coinvolgere un intero sistema emozionale e offrire una giusta parità d’intenti.
Il messaggio è che pur esistendo diverse realtà, il motore di ogni azione umana sia l’amore, inteso in senso universale, dove convergono stupore, emozione, sensibilità e spirito critico.
Maria Giovanna Casu
Sabrina (Voci dell’anima)
SABRINA
Quel che amavi non aveva confine:
i monti azzurrini,
i cieli che d’infinito
riempivano i pensieri,
le acque che languide
o tempestose
tracimavano oltre la barriera
del limite,
i fiori che incorniciavano il capo
inghirlandando le emozioni,
i suoni, le musiche,
le passioni, gli incanti,
l’amore!
Quando sei mancata
sono sprofondati nell’immensa voragine
del nulla
le montagne, i cieli,
le acque, i fiori,
le melodie…
e le sere sono diventate
più scure.
Commento:
La morte annulla, ma non scalfisce i ricordi, le emozioni, i sogni.
ALASSIO
Sulla riva
sciabordio mesto,
riverbero di luce
in orizzonti senza fine.
silenzi e pianti sommessi
nelle pieghe
dell’antico borgo,
dove fantasmi albergano di antiche civiltà.
Lamenti di vecchi,
che seguono le morte stagioni,
come la sera le ombre.
Malinconie
che levigano ciottoli,
che limano esistenze,
e sul colle ridenti ville
fastosi palazzi
a produrre sogni
sotto il manto argenteo della luna.
Commento:
Le suggestive città della riviera ligure, spesso, nascondono il dramma di quelle persone anziane che ritrovano in quegli scenari fantascientifici una loro dimensione nella vita che ormai volge al tramonto.
CEMENTO ARMATO
Palazzi rivolti al cielo,
sollevati per incontrare
l’azzurro,
sogni nell’interno
dell’umile androne,
squassato dalle urla dei bambini.
Brandelli d’intonaco,
ad esternare intimi disagi
e i silenzi nelle notti scure.
Ma dai balconi,
stracci variopinti
ad asciugare al sole,
unica nota di uno spartito
incompiuto,
danza di colori
sullo sfondo grigio
delle miserie umane.
Commento:
Questo è un canto rivolto allo stato di degrado delle periferie milanesi, dove non solo nebbie che offuscano la dignità umana, ma anche lumi di speranze, di desideri, di sogni.
NASCITA
È nata!
Uno squarcio nel cielo nebuloso,
una nota in un canto stonato.
Brilla una stella
nel buio della notte,
freme un fiore
nel giardino disadorno.
Svaniscono gli incubi
delle passate stagioni,
quando il brancolare era norma
negli oscuri meandri
dell’esistenza umana.
La sinfonia
di un brano
ricompone la melodia di un canto:
ascoltarla nell’intimo
dà pacatezza all’animo.
Commento:
Viene esaltata la vita che si affaccia nel mondo, dopo che il Destino si era accanito con altre tre creature che avrebbero voluto percorrere serenamente il cammino dell’esistenza umana. Lieto epilogo di una storia drammatica.
MI SEMBRA
Mi sembra,
un canto desolato
quel nido sospeso,
di ansimi colmo
nel vuoto della vita.
Lunghi gemiti,
sopra la paglia spenta
e a un passo le brame
di un felino.
Il tempo ovattato di nuvole,
ferma l’incerto:
quasi un presagio sulle menti umane,
dove eventi danzano
nel turbine delle illusioni,
simili alla paglia
di quel nido
che il mondo racchiude
nei suoi rochi richiami.
Commento:
Il nido vuoto è il simbolo della solitudine, delle mancate aspettative dell’uomo sulle inutili e vane contraddizioni del suo spirito, legate a quel “pieno” che spesso rimane un semplice concetto astratto.
IL NON TI SCORDAR DI ME
Limpide realtà,
azzurri senza confini
nel chiarore dell’alba,
pensieri senza ombre,
pacati sentieri
dove prima stecchi invernali,
grigi di stagioni stanche,
foschie cupe
che si addensavano
nelle ciminiere attive
dell’animo umano.
Commento:
I fiorellini che in primavera ricoprono i prati delle nostre città, con i loro colori di un intenso azzurro, aprono i pensieri alla speranza, dopo un’invernata buia, interminabile.
FUGGIRE
Fuggire nelle intricate foreste
del pensiero,
dove spazi e solitudini,
dove bui e silenzi,
dove il perdersi è negato
nell’inutile cammino.
Fuggire oltre l’immaginazione,
nel cuore di sogni proibiti,
senza remore,
senza respiro.
Correre deserti,
raccogliere tempeste,
librarsi nei cieli
senza fine.
Fuggire ora,
domani sarà tardi:
dei quotidiani tormenti
sarà schiavo
l’animo mio.
Commento:
La ricerca della libertà come fuga dal vivere quotidiano, è uno dei temi più amati dal poeta. Spesso noi siamo prigionieri di noi stessi, incapaci di sciogliere le tante catene che ci inchiodano ad una realtà che rifiutiamo perché opprime , devasta, umilia.
SCORCIO
Quel che taglia l’orizzonte,
non è limite di pensiero,
ma scultura del tempo,
ingranaggio della natura.
Visioni che nell’animo penetrano,
lasciando all’immaginazione
sfondi di mondi arcaici,
sedimentazioni millenarie.
Se il tempo mutasse
l’umore, il colore, l’aspetto
di quello scorcio
l’animo mio vivrebbe ugualmente
di quelle sensazioni profonde,
di quei momenti di estasi,
che sotto la sferza dei venti
e col linguaggio dei silenzi,
hanno sempre intessuto
lunghi dialoghi
d’intesa col mio io.
Commento:
Questo è uno dei pochi paradisi, rimasti incontaminati, presenti in Sardegna. Lo scorcio si presenta con immagini suggestive, indimenticabili: lunghe distese di un mare cristallino, interrotto qua e là da piccoli isolotti che affiorano dalle acque, incatenando i colori dell’arcobaleno, spiagge deserte dove la macchia mediterranea ne cura i confini e orizzonti senza fine dove l’uomo sensibile si perde, si trasforma, vive solo di sensazioni immacolate come quelle sabbie lontane.
GUERRA
Nutrirsi d’aria,
quando dai monti franano
ideali che la valle
inghiotte.
Nutrirsi d’aria,
quando dai colli grida giungono,
a soffocare angosce,
a seminare panico.
Sognare, per evitare schianti,
urti, masse soffocanti,
che catene costruiscono
per imprigionare il pensiero.
Meglio sogni e illusioni,
fughe virtuali
verso mete lontane,
al di là di ogni legge,
di ogni Stato.
Commento:
La guerra ha da sempre seminato stragi e devastazioni, acuendo odi e rancori, determinando la distruzione di tutti gli ideali umani, della dignità dell’uomo, del suo pensiero. È meglio cancellarla dalla mente, almeno per qualche tempo e rifugiarsi nel mondo dei sogni e delle speranze.
NEL TUO RICORDO
Nel tuo ricordo,
un pane spezzato
in una mensa povera,
il fumo del carbone
nella stufa annerita
e il freddo nelle ossa per un gelo
mai domato.
L’odore di cibi scarsi,
per i troppi appetiti,
il fresco del bucato
sulle tue ossa consumate
e il pianto nascosto
sotto le vesti logore
a ridimensionare il tempo.
Commento:
È una poesia dedicata a mia madre in un periodo oscuro della vita. Nessuno può sottrarsi al logorio dei ricordi, quando questi, anche se rimossi, non cancellano la verità di un momento e irrompono nel presente con una forza che spesso è devastante.
Contatore visite dal 12-09-2011: 3170. |
|
|