Scrivere è la parte più intensa di me che mi unisce
all’intimo mio più profondo, mi regala rifugio,
soddisfazione, non è altro che “manifestare”
“raccontare” “ascoltare” e per chi crede come me,
che non siamo fatti solo di carne, è aprire le porte del cuore e in quel silenzio ascoltare la voce dell’anima.
Mariapia Renzi
DENTRO
LE
PAROLE
A SESTINO
Quante stelle stasera,
migliaia sopra i tetti di Sestino,
ricamano penombre sui tortuosi poggi.
L’arco sottile della luna,
riflette nelle acque del Foglia.
Echi stanchi di antichi popoli
riposano tra i resti di vecchie mura.
Quanti fieni hanno profumato la mia valle,
quanti contadini ho visto sudare di saggezza,
dipingere le terre di lavoro,
vivere con le stagioni il mutar dei paesaggi,
– il risveglio fresco dell’erba, il profumo di ginestra –
– lucciole tra le spighe a vegliar la sera –
– il rimescolar di zolle tra i solchi bruni –
– alberi bianchi e spogli a sorreggere il cielo grigio –
Il tempo nasconde l’andar di dialoghi e ricordi,
giochi e girotondi.
cammina muto nelle memorie.
ASPETTANDO IL SONNO
Aspetto il sonno,
guardando nel buio.
Si apre una porta nei miei pensieri,
vorrei entrare,
ma, poi mi basta spiare da lontano
la luce fioca che ne vedo uscire.
Nel mio titubare,
il silenzio mi parla di tante cose della mia vita,
delle ferite che non vorrei ricordare
e delle emozioni che non si possono dimenticare.
Ogni respiro,
il sonno mi stringe nelle sue braccia,
ancora per poco veglierà i miei pensieri.
ASSENZE
Assenze,
accendono nel petto
tutti i dolori trattenuti nel cuore.
Come coltelli avvelenati,
trafiggono il respiro.
Son nubi grigie,
soffiano,
scompigliando l’abito che indosso.
Assenze,
aderiscono,
accompagnando il mio vivere.
BRUCIA LA FORESTA
La foresta soccombe all’oscurità,
all’improvviso brucia la sterpaglia.
Fiamme alte mutano l’odore del bosco,
lingue voraci si azzuffano per poi scappare alte nel cielo,
avanza un rosso tizzone,
cenere su cenere poi un nero carbone.
Il cielo notturno ha riempito i silenzi,
di sibili e voci,
di sirene accorse in aiuto.
Muoiono danzando i focolai rimasti,
sulla cresta dell’alba incalza un nuovo giorno,
sui rami ritratti, le dita ferite.
C’È CHI
C’è chi,
ha innestato sotto la pelle,
un’indifferenza così sottile
da coprire tutte le urla.
Stille di vita si perdono,
e si muore ancora di fame.
Sulla crosta di un muro,
ancora croci uncinate,
c’è chi,
rabbioso di tutto,
ha strappato l’anima
a chi diversa aveva la fede,
o il colore della pelle.
C’è chi trascina nella bara,
le proprie braccia,
gonfie di droga,
c’è chi soffoca nell’alcol.
Fiori malati… solo buio nei loro orizzonti.
Come pupazzi gelati,
c’è chi
ha tirato sassi
tingendo di rosso i sogni di chi,
senza difesa,
ha perso la vita per un gioco crudele.
C’è chi,
nel nome della scienza,
tutto conosce, imbriglia, uccide.
Fra tutti quelli che non sentono, che non vedono,
pochi percepiscono qualche segnale,
solo chi ama riesce a sentire,
ci son urla di dolore.
CERTE SERE
Certe sere,
ho nel cuore non so quale molecola,
aspra e tagliente,
simile al vento,
mi fa andar a cercare quei semi che sento non colti.
Certe sere,
cammino e la vita trascina i miei passi,
forestiera mi sento, tra voragini e spine.
Certe sere,
si spegne la luce,
ma gli occhi non si chiudono al buio,
son troppo pieni di lacrime nascoste,
di cose spente, di dolcezze mancanti.
Quelle sere,
pregando, parlo con Dio,
l’armonia che oscilla nella sua voce,
m’avvolge, mi consola,
mi ricorda che appartengo:
alle acque del fiume, al sole, alla luna, alla polvere.
Quelle sere,
si accende una luce,
in ogni mio angolo buio.
Quelle sere,
non di niente son fatta,
ma di tutte le cose che contano.
COLONNA PORTANTE
Da bambina a oggi,
quanti passi…
ho scalato gradini di ghiaccio,
scivolavo, finché mi hanno dato la mano.
Di fuoco, mi son bruciata,
hanno curato le mie ferite.
Di nebbia, mi son persa nella confusione,
finché negli abbracci ho trovato consolazione.
Nel mio scalare pilastri reggevano i miei scalini,
ma, il passare degli anni ha reso deboli,
coloro che erano per me colonne portanti,
possedevano tutte le risposte,
credevo custodissero i segreti di tutte le cose,
la loro forza era la mia,
ora li osservo con tenerezza,
la vecchiaia ha piegato i loro corpi,
rendendoli deboli e indifesi,
i loro occhi emanano una strana luce,
luce d’arresa, ma, anche d’intesa di chi ti saluta,
lasciandoti un’eredità.
Lacrime asciutte,
mi dicono che non è più tempo
di fare domande,
è giunto il tempo per me di dare risposte,
è giunto il tempo di essere colonna portante.
CONTRO IL VENTO
Contro il vento,
un viso coperto da un casco,
romba una moto,
copre ogni pensiero,
resta la sfida di chi affonda l’acceleratore,
sfreccia l’asfalto, fuggono gli alberi,
poi all’improvviso
luccicano nella penombra di un fosso,
lamiere squarciate.
Non ha più pagine il tempo,
il vento alza
un opaco silenzio di morte.
Un mazzo di fiori,
poi solo il silenzio.
CORRENTI ALTERNATE
Talvolta l’angoscia mi dà tormento,
mi perdo in quel gelo
e non ho più voglia di niente.
Talvolta è così forte la voglia di gioia,
mi libero del dolore,
nuovo spazio, altro vivere,
correnti alternate
si uniscono riempiendo nuovi giorni.
DENTRO I MIEI PUGNI
Sento dipanarsi la mia gioventù.
Sento di non fare più parte di alcune cose,
combatto per trovare posto in altre.
Sono come un’edera sradicata,
mi arrampico su nuove mura,
incontro punti di chiusura,
e altri di fuga.
Non posso legarmi con lacci,
non posso tendere le ali.
Stringo in un pugno detriti,
e nell’altro una storia che deve ancora venire,
e vado.
[continua]