Parole di una donna

di

Maria Pia Renzi


Maria Pia Renzi - Parole di una donna
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 102 - Euro 11,00
ISBN 978-88-6587-7517

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In copertina: illustrazione dell’autrice


Prefazione

Nella silloge di poesie, dal titolo “Parole di una donna”, si avvertono l’estrema sensibilità di Mariapia Renzi e la necessità vitale di non abbandonarsi al flusso deformante dell’esistenza, capace di travolgere e far naufragare miseramente, ma, al contempo, deflagra il suo desiderio di continuare a lottare nella vita, senza arrendersi né chinare la testa davanti alle difficoltà.
La poesia di Mariapia Renzi nasce dal cuore con purezza e trasparenza d’intenti sempre distillando il significato autentico dell’amore e dell’umano vivere.
Le sue parole diventano afflato universale e si percepisce il profumo della vita in un continuo distillare essenze legate alle proprie radici e alla gioia nelle “piccole cose”.
In un cammino purificatore durante il quale illumina i ricordi, che diventano “antidoto” al dolore, il silenzio che l’avvolge pare “parlare” e la voce ancestrale entra nella sua anima, incontra il mistero dell’esistere e si fonde con l’immenso respiro universale.
La sua Parola poetica, forte e penetrante, alimenta il costante recupero memoriale, dai ricordi affettuosi e struggenti delle persone amate (intense le liriche dedicate al padre, alla madre e alla figlia Jessica) al vago rimembrare dei semplici gesti quotidiani; dalle amare considerazioni relative alle immancabili “ferite” della vita all’abbandono dei sensi, fino a mettersi in ascolto d’un simbolico e rigeneratore “sospiro del vento”.
Emerge la consapevolezza di una donna che sa molto bene che il dolore fa parte della vita, ma deve essere superato: il viaggio dell’esistenza è un percorso tra “dolci onde” e tempeste, eppure, a volte, sa regalare anche “favole” e “miracoli”.
In un continuo “germogliare” di emozioni diventa fondamentale “conservare” i ricordi, i frammenti di vita vissuti, le immagini che hanno regalato indimenticabili suggestioni perché lei stessa confessa: “Son fatta con lo stesso impasto delle mie colline”.
Ecco allora che cercare di cogliere l’essenza vitale diventa fondamentale e anche la sua vera immagine emerge nelle parole, nei “versi leggeri” che scandagliano i silenzi con un lento abbandono al cuore ed abbracciano i “sogni di bambina”.
La sua propensione è diventare consapevole di sé stessa perché nelle sue poesie, solo in quel preciso momento, sarà capace di “dipingere” desideri e pensieri, di fermare il profondo sentire che la sospinge, il sentimento autentico del suo essere e la vertigine del suo poetare.
In alcuni passaggi delle sue liriche si ritrova, forte e vibrante, la volontà di ricercare l’essenza stessa della vita proprio nel “silenzio” che l’accompagna fin dall’infanzia: quel silenzio che lei vive nel profondo, fino a dire: “Forse sono davvero un poeta / perché ascolto i silenzi. / Tutte le cose mi parlano/sento le loro voci” e tali sensazioni, nascenti dal profondo del suo animo, sono riportate in varie occasioni liriche che lei reitera, come a voler confermare costantemente la ricerca di una dimensione superiore dove sia capace di elevarsi al di sopra delle banalità quotidiane, e tale propensione diventa la chiave di lettura della sua poetica.
Mariapia Renzi scrive “Sono un poeta che cammina con il cuore aperto e uno scudo di cartone” e l’immagine che offre si accompagna alla profonda convinzione di sentirsi una “maledetta sognatrice”.
Diventa fondamentale cercare spazi mentali nei quali sopravvivere, perché ciò che conta è “disegnare” la vita con la sua poesia e porsi costantemente in ascolto delle più labili percezioni grazie ad un continuo scandaglio interiore.
La voce lirica di Mariapia Renzi racconta la vita di una donna che offre parole come fossero carezze, alimenta il respiro della vita al quale inebriarsi, s’incarna nel nutrimento d’emozioni che aspira al senso autentico dell’esistere.

Massimiliano Del Duca


Parole di una donna


Chissà se mai nessuno coglierà le mie impronte,
se nessuno mai capterà la parte di me che lascio
in ogni istante, o farò parte anche io di questo fiume che scorre, gente che va senza volto, senza identità.

Mariapia Renzi


A BENEDETTA
DUE ALI BIANCHE DI UN ANGELO

Tu che di sogni e silenzi hai colmato i tuoi giorni,
tu che nella sofferenza sei stata come edera che arrancava,
ora indossa le ali di un angelo e vai.

Non guardare gli occhi che piangono,
non ascoltare il dolore di chi ti vuole bene.

In cielo sarai nuovo bocciolo
e t’aprirai a nuova vita;
la tua voce sarà la carezza del vento
il tuo sorriso darà più calore alla luce del sole,
inediti giochi ti aspettano,
tra le stelle sarà nido palpitante di lucciole,
mille aquiloni liberi e arcobaleni,
fluttua finalmente libera da ogni dolore.

Nel silenzio di una preghiera
si sente un battito che vibra leggero nell’anima,
sono due ali bianche di un angelo
che spiccano il volo.

A Benedetta di Sant’Angelo in Vado


A DINA

Così ti ho trovata
appoggiata sul letto senza parole,
con lo sguardo serrato a consumare silenzi,
lontana a cercare chissà quale pensiero,
neanche un ricordo più ti riconosce.

Una sedia, un tavolo,
un letto, un corpo,
una vita che si lascia vivere al posto tuo.

Fili di voce gridano “per carità”,
echi di ghiaccio in troppo silenzio,
nessuno ascolta.

Dove tutto tace
neppure il dolore fa più rumore.

A nonna Dina


A MIA NIPOTE MIA

Vorrei imprimere su ogni tristezza
la tenerezza del tuo piccolo sorriso,
vorrei che bastasse,
a tramutare il dolore che attanaglia il mondo.

Tu sei gioia ritrovata,
sigillo prezioso di vita.

Ho soffiato via la ruggine dal mio cuore,
oggi torno a correre,
a cercare,
a pregare per te,
perché questo mondo non ti sia nemico,
non sia per te senza sogni né amore.

Ho ripiegato quel lembo d’anima stanca
e l’ho gettato via,
torno a lottare
perché nessuno possa mai offuscare
la purezza che oggi si specchia nel tuo viso.

Se non avessi nient’altro mi basterebbe
unicamente guardare nei tuoi occhi spalancati,
per vedere le meraviglie del mondo.

Ti stringo, ti bacio
e ringrazio Dio che ha posato tanta luce in un fagottino.

A mia nipote Mia


A MONTETONDO

Vengo a te montagna viva,
tu ogni volta mi prendi con mano leggera
mi accompagni
sulla strada stretta e tortuosa che s’inerpica tra spelonche [e crinali.

Dai tuoi piedi pian piano fino in alto alla chiesetta
in un purificante cammino.
Il respiro chiede tregua,
batte forte il cuore per l’affanno e per tanta bellezza
quando in alto improvvisa si apre tutta la valle.

L’ossigeno ricarica l’anima,
la stesa di verde distilla odori e sapori di ricordi,
di vita e saggezza,
il silenzio mi parla, ha mille parole
seguo la sua voce tra gli alberi
è purezza e mistero che rigenera.

Tra i boschi, i ginepri, i cespugli intrecciati di rovi
l’immenso respiro del mondo,

i baci del sole sul viso sono scaglie di luce dorata,
le carezze fuggenti del vento sprigionano delicatezza.

Qui veniva mio nonno a parlare con Dio
oggi vengo io.

Disegno la mia vita in poche preghiere
dipingo desideri e pensieri con nuovi colori
poi ogni cosa l’affido a te mia montagna,
a te che stringi ogni giorno il cielo chiedo:
“Fatti madre,
tu dai mille strapiombi
allunga i tuoi appigli quando l’anima è ferita,
sopra il baratro del vuoto
tendi le tue corde per scalare ogni masso e risalire la cima”.


A PIO

Oggi ti porto parole
“Parole che a te piacevano”
su in alto al Bocco le ho fatte volare, tra le colonne di pietra
per scacciare il vuoto che il silenzio può lasciare,
lassù han raccolto la linfa delle cose che amavi,
han respirato il profumo del bosco
poi in silenzio in questo luogo di pace le ho fatte arrivare.

Parole che alimentano i tanti ricordi fatti di gesti semplici:
il fumo di un bel camino,
la pizza bianca al rosmarino,
un karaoke stonato nel bosco,
una festa in compagnia fatta di poche cose e armonia.

Parole che stampano all’infinito il tuo sorriso pieno di pace
quando dicevi:
– le strade comode non portano in alto
su al passo, l’abbraccio del vento lega tutto in armonia
il silenzio ha mille rumori ti fa compagnia. –

Parole semplici che ti lascio al posto di un fiore.

Parole che ora vorrei fosser capaci di dirti
che tu sei ancora arte radiosa
che da una pietra nuda germoglia.

A Pio (lo scultore dalla barba bianca) sulla lapide: “parole al posto di un fiore”.


A TE FIGLIA

Se non guardi non vedi,
neppure se hai occhi dietro.

Se non cerchi non sai
ma non puoi cercare ciò che hai.

La mancanza ci apre porte nuove
è vomere che dissoda e ricompone.

Il non voler lottare caccia i giorni nell’ombra,
circondati sprofondiamo nel buio,
ma ricorda: “il nero più buio è dentro di noi”,
come eco l’onda che ci sbatte nel fondo sempre risale,
lascia zampillare l’oro di quegl’istanti,
per loro amerai la vita.

È più facile annegare che lottare tra le onde,
a volte tutta la vita si fa porto,
non ci lascia spazio se ci portiamo dentro il dolore,
il dolore fa parte della vita
ma, si brucia a contatto con un solo istante di felicità.

Delego te figlia
e i tuoi figli che saranno padri e madri,
all’impari lotta.

Accetta l’ombra,
affrontala,
ma volta pagina anche se pesa come roccia,
alza lo sguardo ferito
cerca un raggio e sempre troverai il sole.

A mia figlia Jessica


AMICO D’INFANZIA

Ti ho incontrato
amico mio d’infanzia,
tra le parole ci siamo scoperti così diversi.

Con voce intimorita mi racconti dei figli,
dici: – chiedono tempo –
troppo tempo per decidere cosa fare.

Mi parli della nostra gioventù,
delle cavolate fatte a scuola,
sorrido spesso
ma mi deprime questo tuo parlare
ci fa “passare di moda”
non mi piace questo tuo lucidare il passato
io so che questo tempo è diverso ma non peggiore.

Ho sentito spruzzi di primavere
gettati là per spostare la polvere del tempo
ho sentito fragili invenzioni rendere i ricordi come frutti avvizziti.

Amico mio
lo sai che ti dico: – noi siamo, non siamo stati –
a me non pesa
ogni giorno questa dura perenne salita.

AUTUNNO

Rimescola il vento
colori e foglie,
spadroneggiano giorni uggiosi
momenti imbevuti di umida nebbia,
mosto di vita su una foglia ingiallita.


CASA DEL RE”

È un piccolo rifugio
che si apre e ti accoglie,
dove l’alba non è già tramonto
l’ora è più grande,
il tempo più lento.

Qui la notte non affonda,
s’intona il chiaror della luna tra migliaia di stelle.

Qui ho riposto nel cuore ogni peso,
ho raccolto con gli occhi
odori e profumi che sanno di antico
che sanno di eterno.

Qui ho udito il sospiro del vento alzarsi in alto
con il volo disteso di un falco,
l’ho sentito alitare tra i sassi, pace e silenzio.

Dedica per il rifugio “Casa del Re” (Sestino)


CATENE

Danziamo tutti uguali, ai ritmi:
dei computer, dei televisori.

Socialmente obbligati alla casa perfetta,
alla grossa cilindrata.

Plastificati senza più rughe, né carie,
abilmente truccati
affoghiamo in comuni abissi,
in oscuri silenzi.

Prigionieri dei nostri guinzagli,
dimentichiamo
il vivere, il morire.


[continua]


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