Nel cuore dell'Africa

di

Maria Teresa Vivino


Maria Teresa Vivino - Nel cuore dell'Africa
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 62 - Euro 6,00
ISBN 978-88-6037-400-4

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In copertina e all’interno fotografie dell’autrice


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario «J. Prévert» 2007


Prefazione

Il romanzo “Nel cuore dell’Africa” di Maria Teresa Vivino è una intensa storia d’amore tra Annie e Richard, vissuta tra numerose vicissitudini, a partire dall’iniziale fuga in Africa per allontanarsi dai genitori che cercano di ostacolare l’amore tra i due giovani, poi il matrimonio e la nascita della figlia Kate, le dolorose vicende che seguiranno, il ritorno in Francia e un nuovo tragico evento e il desiderio di coronare i sogni sempre con la gioia di vivere e aver assaporato un amore unico e irripetibile. E poi l’ultima tappa di Annie in Cina a scriver libri d’amore, fantasia e avventura come a lasciare una testimonianza del suo percorso esistenziale.
Le occasioni della vita sanno regalare forti emozioni ma portano anche sofferenze e, Annie e Richard, riusciranno a vivere la loro esperienza nonostante le avversità della vita: lei che vorrebbe fare il medico e lui l’allenatore di calcio, l’amore stupendo che fa parlare per ore degli interessi, dei progetti, delle paure, delle scelte da fare e poi l’inevitabile decisione di rinunciare alla vicinanza delle famiglie per seguire il cuore.
La vita con le sue fatiche, con le sue contraddizioni, con le gioie e i dolori: e, in sottofondo, la costante consapevolezza che la felicità è destinata a svanire come se, ad un tratto, svegliandosi si può constatare che tutto è cambiato in un momento e noi siamo impotenti davanti al destino che muove i fili della vita.
Ma niente può cancellare l’amore per Richard, i meravigliosi anni trascorsi nella terra d’Africa, la felicità nell’amare la figlia Kate, le emozioni vissute con le conquiste e le perdite che fanno parte del vivere.
E, nell’ultima stagione della vita, ritrovarsi ad aprire il cuore per raccontare una vita che è stata pura avventura, un continuo sogno ad occhi aperti, un costante desiderio di conoscere.
“Nel cuore dell’Africa” di Maria Teresa Vivino è un romanzo pervaso da sentimenti genuini, raccontato con la passione di una giovanissima autrice che, nonostante sia alla sua prima esperienza narrativa, dimostra di cogliere le atmosfere d’una narrazione che stimola riflessioni sulla vita e trasferisce le esperienze d’un travagliato cammino in un tessuto memoriale che conduce alla coscienza di sé attraverso una densità di emozioni e alterne vicende che convivono in un romanzo che diventa avventura umana.

Massimiliano Del Duca


Presentazione

Questo romanzo nasce dal desiderio di raccontare, in parte, la storia affascinante per quanto drammatica di un mondo da me lontano: “l’Africa”.
Non è una storia vera, niente lo è; ma tratta di sentimenti reali, forti e genuini che varcano i confini.
È il mio primo romanzo e per questo motivo non c‘è una particolare cura stilistica, ma solo la voglia di raccontare una storia di vita, per quanto surreale, sulla quale fermarsi a pensare e porre delle riflessioni del genere religioso, umano e culturale.
Ora vi lascio alla lettura che spero risulti piacevole e scorrevole.

Maria Teresa Vivino


Nel cuore dell'Africa


Dedico questo libro a tutte le persone che credono in me e che mi hanno appoggiata nella realizzazione di questo libro economicamente, ma soprattutto moralmente.

Ringrazio pertanto in particolar modo: la mia famiglia e i miei amici.


Capitolo 1

L’amore di Annie per Richard

Ricordo ancora, come se fosse ieri, il momento in cui lo vidi per la prima volta…
Era il dieci luglio del millenovecentottantanove e il sole picchiava forte sulla mia pelle chiara. Io aspettavo con ansia l’arrivo di mia cugina Françoise, che sarebbe rimasta con me fino alla fine dell’estate. Erano le quattro del pomeriggio e ci saranno stati almeno una quarantina di gradi all’ombra.
Françoise trascorreva spesso l’estate con me, perché era figlia unica e aveva perso il padre da bambina, quindi, le vacanze, più di ogni altro periodo dell’anno, per lei erano particolarmente tristi e si sentiva sola. Inoltre sua madre era molto impegnata con il suo lavoro, presidentessa di un’azienda di alto livello, e con il suo nuovo uomo Matteo, straricco e con un solo chiodo fisso, “lusso sfrenato”: ristoranti rinomati, grandi teatri, sfilate di alta moda, cinema, viaggi costosissimi, ecc… Come avrete ben capito mia zia e Matteo non trascorrevano nemmeno un minuto della loro giornata con Françoise!
Comunque quel giorno la piazza del paese, nella quale aspettavo con molta ansia mia cugina, sembrava deserta, quasi quel silenzio stesse a significare l’arrivo di una persona importante o di un essere straordinario; avete presente quando nei film di guerra si alza un po’ la nebbia e si oscura un po’ l’immagine, e dopo un breve momento di suspance si intravede l’ombra di un soldato, protagonista del film, che si pensava fosse morto? Beh, l’atmosfera nella piazza si presentava un po’ in quel modo!
Erano ormai le sette, e di mia cugina neanche a parlarne! A quel punto le telefonai, da una cabina telefonica lì vicino, per avere delle notizie e lei mi disse che, a causa di un incidente avuto in bici, che le aveva causato una lieve frattura ad un braccio, non sarebbe più potuta venire a trascorrere l’estate con la mia famiglia. In un primo momento pensai che fosse stata una punizione divina nei confronti di quella fanatica e fannullona di mia zia. La babysitter di Françoise era in vacanza e mia zia Hélène aveva già prenotato un volo per due (lei e il suo adorato Matteo) per New York! Ma avevo proprio l’impressione che quell’estate avrebbe dovuto rinunciare al suo viaggio. Che peccato! Allora, dopo aver finito di parlare al telefono con mia zia, richiamai Françoise, perché ero curiosa di sapere come avrebbe fatto la sua povera mammina a trascorrere ventiquattro ore su ventiquattro con la sua piccola figliola! Ma come succede nella vita più si è perfidi più tutti ti compatiscono! Allorché l’altra mia zia, la sorella di Hélène, si era offerta lei a trascorrere tutta l estate con Françoise, dicendo con compassione alla sorella Hélène: “Tesoro, sorellina cara, tu ti ammazzi di lavoro tutto l’anno, ti meriti proprio una vacanza ora!”.
Io ne avevo una per capello; ero veramente dispiaciuta che non sarebbe venuta Françoise, perché lei per me era un po’ come mia sorella, ma, allo stesso tempo, ero molto nervosa.
Erano ben due ore che aspettavo il suo arrivo, almeno una telefonata poteva farla! Pensai di avere solo perso tempo quel pomeriggio, quando invece, in quelle ore, avrei potuto fare un sacco di cose!
Non vedevo l’ora di andare a casa a mangiare qualcosa per poi fare una passeggiata con le mie amiche; ma c’era qualcosa che mi tratteneva lì, sotto il sole rovente, in quella piazza deserta…
Proprio nel momento in cui mi stavo per incamminare, notai un particolare di una villetta che si affacciava sulla piazza, al quale non avevo mai fatto caso fino a quel giorno…
La casa aveva un’incisione sulla porta poco leggibile da lontano. Mi avvicinai per leggerla meglio quando, ad un certo punto, sentii delle voci… Erano dei ragazzi che avevano più o meno la mia età, io avevo sedici anni e loro diciassette, diciotto.
Erano dei bei ragazzi, uno dagli occhi azzurri, carnagione scura e capelli biondi, un altro con occhi e capelli neri e un altro non ricordo bene come fosse fatto, sono passati veramente troppi anni e per quanto io non possa mai dimenticare quei momenti mi sfuggono molti particolari… Incuriosita da quei ragazzi mai visti prima, temporeggiai facendo finta di essere interessata alla bellezza di quella villetta. Era evidente che stessero aspettando qualcuno; pensai a delle ragazze… Ma era altrettanto evidente che io non fossi interessata dalla villetta ma da ben altra cosa. Infatti, trascorsi dieci minuti mi si avvicinò uno di loro, Philippe, che mi chiese: “Ti piace così tanto casa mia? Scusami se te lo chiedo ma è da un pezzo che la fissi!”. Mi sembrò da subito evidente che volesse attaccare bottone con me, quindi gli risposi con molta calma, come era nel mio temperamento: “Sì, è veramente bella, complimenti, i tuoi genitori hanno avuto veramente buon gusto, dico sul serio!”. Io ero fatta così, non mi piaceva dare la soddisfazione a nessuno, tanto meno ad un ragazzo!
Dopo pochi istanti, vidi apparire un ragazzo da dietro l’angolo… Sembrerà assurdo ma capii subito di non aver perso tempo quel giorno e che se mia cugina mi avesse avvertita alle quattro di quel pomeriggio senza aspettare una mia chiamata, la mia vita avrebbe preso un percorso completamente diverso…
Lui era abbastanza alto, molto magro, con la pelle abbastanza chiara, gli occhi marroni e i capelli castani, corti e ricci, un sorriso angelico e uno sguardo talmente profondo che incrociandolo mi sembrava di immergermi nella profondità della terra.
Avevo avuto parecchi ragazzi ma nessuna storia seria, fino a quel momento…
Fu un amore a prima vista sia per me sia per lui, per guardarmi si inciampò in una pietra e per poco non si ruppe un braccio anche lui come Françoise! Io lo soccorsi all’istante per istinto e fu così che lo conobbi.
Non scorderò mai l’emozione che provai standogli accanto per la prima volta guardandolo negli occhi, ma soprattutto non potrò mai dimenticare cosa mi disse: “Ma tu fai sempre quest’effetto ai ragazzi? Sai, prima d’ora nessun’altra aveva mai avuto questo potere su di me!”.
Io scoppiai a ridere dall’imbarazzo e lo stesso fecero i suoi amici, non di certo per l’imbarazzo ma per la figuraccia che aveva fatto il loro caro amichetto.
Subito dopo ci presentammo, anzi a dire la verità, furono gli amici di Richard a parlarmi della sua vita, tanto era il suo imbarazzo. Eh sì, si chiamava proprio Richard quel ragazzo dagli occhi profondi. Lui era di Parigi e io di Nantes, eravamo in Costa Azzurra solo per trascorrere le vacanze estive.
Si era fatto tardi e quindi lo dovetti salutare velocemente e ritornai a casa.
Per tutta la serata non riuscii a far altro che pensare a lui. Mia sorella mi vide talmente fra le nuvole che fui obbligata a raccontarle tutto del mio fortunato e insolito incontro.
Ma Eveline, mia sorella, era un tipo strano e dopo un’oretta si stufò di sentir parlare di colpo di fulmine e cose del genere. Lei voleva intraprendere la carriera spirituale e l’unico amore nel quale credeva era quello nei confronti di Dio e della chiesa. In effetti Eveline aveva avuto una brutta infanzia…; era stata molto malata da bambina e l’unica cosa che riusciva a darle forza era la speranza che le sue preghiere giungessero a Dio. E a quanto pare era stato così. Infatti Eveline, da un male che sembrava incurabile, era guarita completamente solo per miracolo.
Finito di mangiare, come da programma, uscii con le mie amiche. Non parlai con loro di Richard, forse perché avevo paura che avessero la stessa reazione di mia sorella o forse perché ero un po’ diffidente nei loro confronti in quanto erano ragazze poco affidabili e avevo timore che alla notizia avrebbero subito voluto conoscerlo e lui non mi avrebbe più guardata nemmeno di striscio. Comunque continuai a pensare a lui ininterrottamente.
Non vidi Richard per un paio di giorni, fino a quando non mi feci coraggio e tornai nella piazza in cui lo avevo incontrato per la prima volta… Aspettai per ore e ore, poi finalmente lo vidi spuntare da dietro l’angolo. Aveva una camicia bianca e dei pantaloni neri. Quei colori mettevano in risalto la sua personalità estrema, per lui o era bianco o era nero, non esistevano altre tonalità per lui!
Io ero molto preoccupata perché avevo paura che non mi riconoscesse; invece, appena vicino a me, mi salutò e, forse preso dal forte trasporto, mi strinse forte a sé. Sembrava ci conoscessimo da una vita! Mi disse che dal nostro primo incontrò non era passato istante in cui lui non avesse pensato a me e io gli risposi che per me era stato lo stesso. Fu per questo che, anche se con grande vergogna, mi chiese di diventare la sua ragazza ed io accettai. Questa volta sentii fin dal primo momento che lui non sarebbe stato uno dei tanti miei ragazzi ma
l’unico che avrei amato davvero e con tutta me stessa.
Da quel giorno il gruppo di amici di Richard si unì al mio e tutti insieme uscivamo la sera e ci riunivamo il pomeriggio per fare una partita di pallavolo piuttosto che di calcio.
Richard amava il calcio e sognava di divenire un allenatore.
Tutto sembrava filare liscio, noi ci amavamo e i nostri amici sembravano appoggiare e non ostacolare il nostro rapporto.
Era ormai trascorso parecchio tempo e io conoscevo tutto di Richard e lui sapeva tutto di me, della mia passione per la medicina, per i viaggi, e del mio carattere forte e dinamico. Noi trascorrevamo parecchie ore il pomeriggio a parlare delle nostre esperienze, dei nostri interessi, dei progetti che avevamo per il futuro, delle nostre paure, ma anche di argomenti molto forti come la morte, la vita e la sua stessa essenza.
Ma, purtroppo, l’estate passò in fretta e arrivò presto il momento in cui dovemmo dividerci.
Dopo esserci scambiati baci e carezze, ci promettemmo l’un l’altra che ci saremmo tenuti in contatto e che non ci saremmo traditi. Poi andammo ognuno a casa propria con la morte nel cuore, ma eravamo sempre più convinti che niente ci avrebbe mai separati…!
I miei non sospettavano minimamente che fossi fidanzata e follemente innamorata, solo mia sorella ne era a conoscenza ma, come ho detto precedentemente, era un tipo molto rigido e riservato, tanto è vero che aveva accennato che dopo la scuola superiore si sarebbe fatta suora.
Eveline era la cocca di casa, in particolar modo per mio padre che aveva ancora una mentalità abbastanza arretrata: lui vedeva in me e nella mia voglia di vivere il male, mentre in mia sorella, nella sua riservatezza e voglia di spiritualità, la luce di Dio. E poi, cosa importante, mia sorella, dopo la sua lunga malattia, dopo un incidente stradale molto grave, era andata in coma e dopo mesi si risvegliò con grandi problemi celebrali: perdite di memoria e difficoltà nella deambulazione, ci mise anni per ritornare quella di una volta. Allora i miei genitori videro in tutto questo l’aiuto divino e pensarono che Dio li avesse messi alla prova per far capire loro che lei era la prescelta e che era stata salvata da morte certa per essere al servizio di Dio.
Ma in realtà quell’incidente l’aveva ferita nel profondo del cuore e i miei genitori le dissero che era guarita per miracolo e che quindi doveva essere riconoscente per il resto della sua vita al Cielo che
l’aveva salvata. Tante persone che devono affrontare una prova così dura nella vita, dopo averla superata, seguono una di queste strade: o quella del lusso sfrenato per paura che la vita possa finire da un momento all’altro o quella della spiritualità.
Quest’ultima via fu scelta da mia sorella.
Comunque trascorsero mesi e mesi e il mio amore nei confronti di Richard e quello di Richard nei miei sembravano solo diventare più forti e rinvigorirsi giorno dopo giorno.
E un anno passò rapidamente e fu già ora di tornare in vacanza in Costa Azzurra!
Ero felice come non mai e, come se non bastasse, a scuola era andata a gonfie vele! Ero uscita con una media dell’otto e mezzo ed avevo passato l’esame per cintura nera di judo e karatè. Richard ed io frequentavamo entrambi il liceo letterario ma, a differenza di me, la scuola nell’ultimo anno lui l’aveva trascurata completamente perché il pensiero che io fossi lontana era l’unico che aveva in testa. Comunque era riuscito ugualmente a cavarsela e a non perdere
l’anno.
L’estate era lunga e si prospettava propizia.


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