Toccate con fuga (così, per gradire)

di

Mario Raldiri


Mario Raldiri - Toccate con fuga (così, per gradire)
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 218 - Euro 12,00
ISBN 978-88-6037-9641

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Prefazione

In una sequenza che segue l’ordine alfabetico, partendo dall’accalappiacani per arrivare al seguace dello zoroastrismo, si dipana un dizionario che diventa complessa e variegata rappresentazione delle manifestazioni dell’Essere Umano.
In una continua ricerca che tende ad analizzare con sguardo critico questa collezione di personaggi simbolici, ritroviamo la dimensione intellettuale e professionale, così come quella lavorativa e sperimentale, la dimensione pubblica così come quella privata, i vizi e le virtù, i pregi e i difetti, la volontà e le fragilità, la coerenza e le contraddizioni dell’Uomo.
Un mare magnum di figure allegoriche e rappresentative dell’umano vivere e “sopravvivere”, riprese e rivisitate in ogni condizione ed ambiente, senza mai perdere di vista le profonde antinomie tra ciò che “sembra” e ciò che “è”.
Mario Raldiri mette in mostra il suo mestiere di narratore quasi a cimentarsi nei panni di una classica e, al contempo, moderna fabulazione che sa usare con destrezza la parola tagliente e, nello stesso tempo, sa muoversi con agilità nel gioco degli inganni: come un acrobata nel mare dell’ironia si destreggia tra le forbite parole e le fulminanti stoccate in una galleria di personaggi degna d’un poema.
La commedia umana in ordine alfabetico, con l’ardire di evocare il divino poeta, come a render onore ai mestieri dell’Uomo, ai suoi “grandi affari” e alle sue mirabili imprese, per disvelare quel che appare perché la verità sempre si nasconde in un “vuoto misterioso”: tutto ciò è necessario, seguendo virtute e conoscenza, per condurre a termine la missione alata.
La visione di Mario Raldiri denota una fervida fantasia, una potente capacità creativa ed una esuberante immaginazione: una profonda osservazione della realtà circostante come fosse un viaggiatore dentro il mondo dei fenomeni.
Il suo sguardo è sempre acuto e tagliente nei confronti della realtà: ne coglie le sfumature, le più impercettibili differenze, ne mette in risalto le evidenze positive e negative, viviseziona le anomalie dell’esistenza e distilla la sostanza stessa della vita: senza finzioni né fraintendimenti, nessuna ricerca di chissà quale verità, conservando sempre uno sguardo critico e severo nei confronti del mondo.
Quante verità ritroviamo nella sua galleria di personaggi che riemergono dalle zone segrete ed inesplorate, come ricercatore che vuole scovare il “vero” che si cela nel profondo della “strana specie umana”.
Ecco allora che, come in una sfilata accademica, si susseguono, con un ritmo incalzante ed ironico, i suoi figuranti che diventano sostanza lirica dei componimenti d’un poema: dal ministro al moralista, dal naufrago al burocrate, dall’avvocato al pescatore, dal poeta al bancario, dal sassofonista allo scettico, dal sognatore al sommelier, dal filosofo alla pornodiva, dallo scrittore al sindacalista, dall’acrobata al parassita, dallo stilista al tabaccaio, dal teologo al veggente, dall’archeologo all’astronauta.
Tutto si rivela dominante per la volontaria dimensione cosmica delle rappresentazioni e Mario Raldiri nutre costantemente il suo progetto con estrema fiducia ed energia compositiva come a richiamare una struttura modellata nella mente, in un crescendo rossiniano, fino a trovare l’apice della sua creazione prendendo in “seria considerazione” le contraddizioni dell’Essere Umano.

Massimo Barile


AVVISO:

Leggerezza, soprattutto!
Perché di seriosità, generatrice di violenza e crudeltà e – per contro – di astuta o lacrimosa vigliaccheria, non se ne può più; come di corriva acquiescenza al momentaneamente corretto.
Molto più salutare (per il cuore ed il cervello) l’ironia debordante, ora galante ed ora burlesca, di Franz Joseph (Haydn); di cui sono intrise (e il mio debito è profondo) queste composizioni.

Mario Raldiri


Toccate con fuga (così, per gradire)


ACCALAPPIACANI

Il mondo è pieno, colmo, di randagi
che l’ordinata vita
intralciano, e fan danni.
Sian cani, insetti, porci, oppur cristiani
qualcuno deve pure contrastarli!

***

Missione fu la mia – non ci son dubbi –
meritoria e, per giunta, senza eguali
(se si escludono, forse, gli squali).
Che giorni mai sarebbero se ognuno
al prossimo impedisse di mostrare
del proprio ingegno il succo
e quel che vale?
Ma pure è risaputo – è squadernato –
che sono più le iene dei leoni;
e che s’industrian molti a discettare
di meriti acquisiti – estorti ad altri –
così, senza indugiare, in un baleno.
Di dare a ciascheduno quel che è suo
cercai, senza lasciarmi infinocchiare
da giochi, da sofismi e presunzioni
che ottundono la mente e han la funzione
di regalare infin l’estrema unzione.

***

Eppure – lo credete? – il mio mestiere
non ebbe mai l’onore ed il rispetto
che senza tema, affermo, di smentite
può dirsi degno al tutto d’un poema
(d’una commedia se non proprio divina
quantomeno soave e sopraffina!)


ACROBATA

L’arte di destreggiarsi tra le volte
di un circo, a trenta metri dalla terra,
per dare ai convenuti quel sapore
di brivido che tanto piace al mondo
conobbi riscuotendo un gran successo.

***

Io parlo – non capite? – del mestiere
di starsene lassù nell’alte sfere,
accanto a lor signori i governanti
– bianchi e rossi, neri o gialli –
sapendo con prontezza barattare
le proprie convinzioni con le fole
di chi di volta in volta lì vi appare.

***

Ma qui, da questa parte, ove non vale
il gioco ed il mestiere d’ingannare,
puoi dirlo – passeggero occasionale –
che l’arte mia fu proprio un gran banale!


AD

Di reggere le sorti dell’impresa
il compito ambizioso mi fu dato.
Se allo scopo prefisso ho ottemperato
lo dicano i bilanci, il fatturato.
E se qualcuno pensa che ho frodato
è solo per invidia, è un depravato.
Ho aperto filiali, stretto alleanze,
dai grandi del settore ridotto le distanze:
ha forse importanza se per ristrutturare
interi reparti ho fatto rottamare?
Nel mondo degli affari non c’è posto
per scrupoli di sorta e dubbi vari:
comandare, disporre, controllare
(e quando serve, ahimè, teste tagliare)
è il compito che spetta a chi alla vetta
vien posto di un’impresa che è mondiale,
esposta a concorrenza universale.

***

Ma per potere a tutti dimostrare
che sono stato umano e non glaciale
questo cippo di marmo lavorato
sia la prova del gusto ch’era innato.


ALLIBRATORE

Hedge founds, stock options, obbligazioni:
della Borsa conobbi i segreti
e pure i movimenti, quelli strani,
che possono condurre alla rovina
di quanti, ingenui o incauti, hanno sperato
salire di livello avendo dato
il proprio capitale a un depravato.
In questo regno, simile a una giungla,
non c’è pietà per chi pensa di avere
ragione usando sol l’intelligenza.

***

Frodare in guanti bianchi, senza violare
alcuna legge o comma, senza lasciare
opzioni al derubato di eccepire
che il gioco in verità era truccato
fu il pregio mio da tutti celebrato.

***

E qui, nello splendore del sepolcro,
la mia virtù risplende a tutto tondo.


ANCHORMAN

Non fu la verità, non fu il sapere
con grinta e con fatica accumulato,
a rendermi maestro di coscienze
(invero troppo tiepide e incapaci
di usar la propria mente e le sue sfere).
Ma fu l’aver saputo affascinare
(il termine corretto è imbambolare)
col mio sorriso e con le riverenze,
ad ogni piè sospinto reiterate,
i poveri intelletti invertebrati
che al tubo hanno affidato le speranze
di assurgere alla gloria tramandando
ai posteri di sé sogni e sembianze.
Del mezzo che diffonde il proprio verbo
dall’una all’altra sponda ho profittato
vendendo la mia immagine e il mio zelo
all’inclito, a chi crede e all’infedele.

***

Ed ora che nel sonno sprofondato
del nome mio il richiamo s’è perduto
nessuno più ricorda il mio vissuto.


ANTENNISTA

Lavoro oscuro e a rischio sopra i tetti
fu il mio, ma pure grato e affascinante
perché del panorama sottostante,
di quel che si svolgeva in ogni parte
– nascosto da balconi e da serrande –
io vidi e sorridendo raccontai
a quanti han la certezza di pensare
che vero sia soltanto quel che appare.

***

Se fossi un pensatore od un guardone
il dubbio m’è rimasto.

Lascio a voi

la scelta che vi sembra più spedita
per rendervi la scena più gradita.


ARCHEOLOGO

C’è chi pensa che il vero si nasconda
lassù,oltre le nubi ed i pianeti,
nel vortice di stelle e di galassie
che brilla dentro a un vuoto misterioso,
profondo, sconfinato, fascinoso.

***

Io più concreto, flemmatico, curiale,
la vita ho consumato a ricercare
la verità non sopra, sotto il suolo,
al buio, dove mai non batte il sole,
scavando tra rovine ed altri resti
lasciati lì per caso,
in balìa degli eventi.
Lavoro, lo san tutti, certosino
che dopo lustri e pene a non finire
ti può, se tu lo vuoi, far risalire
ad epoche remote, consegnate
dal tempo inesorabile e invadente
a un cumulo di sassi, ad un bel niente.

***

Potendo così al mondo dimostrare
che nulla c’è di nuovo da scovare.


ARCHIATRA

Badare alla salute dei viventi,
da quando esiste l’uomo sulla terra,
è un compito sublime – una missione –
da svolgere con grande abnegazione;
avendo in mente non l’arricchimento
ma solo della specie il salvamento.

***

Per meriti acquisiti e conclamati
il posto io raggiunsi – a pochi è dato –
di gran sovrintendente (e protettore)
dei medici operanti nello Stato,
e tutto il mio sapere, accumulato
in centomila studi di settore,
divisi perché fosse a ciascun dato
di esprimere, provando sulla pelle
di qualche sconosciuto donatore,
le proprie convinzioni ed il valore.

***

Qualcuno poi, mentendo a più non posso,
ha detto che io fossi un grande idiota
lì posto solo a fare confusione
ed arricchirmi: oh grande perversione!


ARLECCHINO

Di benaltrismo
condito d’aria fritta e poi servito
sul piatto di giornata
fu intriso il mio sapiente,
astuto argomentare.
E giunsi in tale modo ad occupare
i posti di potere più invidiati,
quelli solenni, quelli impaludati;
chiamato a districare col mio ingegno
le rogne più profonde ed insolute;
quasi fossi del mondo il salvatore,
necessario invocato riverito.

***

Qualcuno – scostumato – ha definito
il mio parlar forbito un florilegio
di oscenità celate da quel garbo
che usavo nel nascondere la mano.

***

E, colmo della sorte, per errore
di chi governa questo luogo oscuro
mi vedi qui schernito nelle vesti
della più buffa maschera che suole
mostrarsi con sberleffi e capriole.


ASSEMBLATORE

Di quello che il mio prossimo creava
i pezzi conglobavo per vedere
com’era il manufatto nell’insieme.

***

Il mio mestiere dunque a ben vedere
puoi dire che assomiglia, è quasi uguale,
a quello di chi sta nell’ampie sale
dall’alto governando a piacimento
le folle, tutte intente a tribolare:
il merito è sol d’altri ma – prodigio –
chi assembla è conosciuto e riverito.

***

E per la giusta legge dell’inverso
passato a miglior vita è manifesto
che non si trova chi mi faccia il verso.


ASSETATO

Avanzano, schierati in formazione,
pensieri dalla mente generati
che nell’ampio si sono avventurati,
come navi dal vento della gloria
sospinte verso il campo di battaglia.

***

Non posso dirvi come e se fui preso
da un suono, da un colore,
da qualcosa
che chiuso nel profondo s’è destato
e dentro all’infinito m’ha scagliato.
Quel demone è un’essenza misteriosa
che mi costrinse a sorgere e ad andare,
a non sentirmi sazio, a non posare.
È un oltre in cui chi folle e smemorato
s’inoltra
più non torna dove è nato.

***

A voi che siete al tutto dal presente
avvinti e soggiogati:
da un tal tormento siete dispensati!


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