Rifletto…
Milano, 27 Ottobre 1989
RITRATTO
Il mare nel cuore,
in pace, tranquillità, intensità.
Fitta boscaglia, rada boscaglia.
Curve dolci, forti, feline.
Profilo distorto per
l’uomo.
Occhi per sognare.
I segni della rabbia.
Colore per calore.
Dolce fiera da mirare.
Un pensiero, un uomo.
Una vita da sentire.
Milano, 26 Maggio 1990
KARMA
Nel casolare una storia.
È nota e non nuova
eppur fa male.
Di una lacrima amara
il ricordo più vivo.
Di ciò che era vita
non rimane che
un alitante baccello vuoto.
Gentile colomba bianca
io non so se ti accorgi di me.
Racconto di ciò che fosti
senza nulla conoscere
e tu aggiungi una ruga
a quel quadro che ormai
sei divenuta.
Non ci sono risposte perché
tu non vivi con me.
Un giorno forse l’ingiusto
sarà compreso,
o molto più probabilmente
no!
Kithira, 15 Agosto 1990
KITHIRA
Un mistico pittore
disegna ogni giorno
il suo mondo.
Usa tinte e colori
incompiuti.
Il tocco velato
é forte
e imperioso.
Crea e rinnova
con lo scandir del tempo.
Il mio pare fermo
tanto è assoluta
la mia necessità
d’atto.
Milano, 19 Settembre 1990
CADO
Del sonno dei giusti
si parla nel Libro.
La vita ti porta
a sperare
e nulla più.
Milano, 16 Aprile 1991
CO2
False e fumose
mura antiche.
Qui l’ossigeno
è l’inutilità.
Montepulciano, 14 Agosto 1991
TOSCANA EMOZIONE
Terra rossa
di polvere
e antichi fulgori.
Terra saggia
di civiltà
e sacri splendori.
Terra tagliata
da lame
al pensiero perdute.
Cara terra del mio
istante d’agosto,
ti sento e ti chiamo
col tuo vero nome:
dolce onda odorosa.
Milano, 03 Settembre 1991
ANNO 1991
Angoli umani,
spigoli umani,
stupidi umani,
stimoli umani,
avidi umani,
aridi umani,
nullo è il mio tempo
senza
esseri umani.
Milano, 15 Dicembre 1992
CONCERTO
L’anima vibra.
Il suono
un incanto deciso.
L’estasi è forte,
quasi
come la morte.
Montepulciano, 19 Agosto 1995
SIMPATIA
L’istinto non porta
a pensare in questione,
si accontenta
godendo di un’occasione,
piangendo poi magari
della mancata realizzazione.
Montepulciano, 23 Agosto 1995
L’IO MUTO
A volte il mondo
è una palla di vetro,
ne sei fuori tuo malgrado,
nonostante cerchi appigli
sulle sue pareti lisce.
E allora quel mondo
diventa muto,
come le mura di una casa
che tutto sentono
e nulla rendono
eccetto l’ebete suono
stancamente ripetuto.
È in ciò
che comprendi il tuo mondo,
nella sua ottusa caparbietà,
nella sua riottosa identità,
in ciò che ti fa vivere
con il tuo io muto.