Iter
Rutilanti crogioli nucleari
Roventi avamposti
Di autostrade interstellari
Ammiccano attraverso l’ètere
L’iride, sugge e si perde
Ai limiti del Cosmo.
Neuroni, sinapsi, pensieri
Dubbi
Macellano, embrionali supposizioni
L’ignoranza obnubila.
Come un pescatore
Con speranza, cala la sciabica
Getto l’Essenza
Oltre i bordi dell’Infinito
Per catturare
Un ultimo, immaginario Universo.
Possibilità
Cosa farai, di quei pensieri stonati
Delle mani scadenti, delle tue cosce impazienti
E del centro del mondo, inflazionato
Da ladri di emozioni, sbadati, confusi, assenti.
Quando il flusso del tempo è scaduto
Proverai l’incanto, del sorriso muto
Degli angeli caduti, gli obliterati
Che verranno in processione,
Ad affollare sogni, irrealizzabili.
Sarà stagione di migrazione e, le ali costrette
Proveranno l’aria, incontreranno, le correnti ascensionali
Tenteranno venti complici o rissosi, per superare vette
L’ebrezza delle quote, spazzerà consuetudini banali.
All’orizzonte lenta, si alzerà la vela
Prenderà il respiro del mondo, delle mille canzoni della vita,
Alta con altre vele, supererà l’ultima molecola
per unirsi ai cantori d’emozioni
A raccontare, una storia infinita.
Canzone
Lei che canta le emozioni, nel vento dell’anima
E sussurra piano, filastrocche
Racconta, storie antiche di cavalieri erranti
Musiche di terre lontane, future di un nostro amore
Per un attimo infinito, sospesi intrecciamo danze
Assorto l’ascolto cantare e piano, ritrovo traccia
Di una memoria, dimenticata
Come un vento capriccioso, lei è passata
L’ho solo sfiorata, non mi ha visto
È svanita, se n’è andata.
Immagina
A te
Sconosciuta, irraggiungibile Rossana
Vorrei raccontare
La fatica di essere uomo
Crescere, senza rubare
Bocconi, d’effimero piacere;
La difficoltà, nel difendere la dignità
Dalle orde arroganti,
Di moltitudini ignoranti.
Liberarsi dalle pastoie
Di abitudini bastarde
Per regalarti,
Un sorriso incontaminato
Arcobaleno, di emozioni non riciclate
Un abbraccio, tenero avvolgente
Ancestrale, amniotico oceano
D’infinita serenità.
Forever
Il seme del tuo essere
È nelle tue mani,
Aprile e soffialo via,
Lascialo prendere l’aria.
Libero di vagabondare,
Sopra i prati dell’emozioni,
Dove una melodia, senza tempo
Risuona limpida,
Per gli uomini stanchi di percorsi
Feriti, disillusi, soli, ma veri
Per condurli,
Sul sentiero della serenità.
Là, non più confuso,
Da maschere di gesso,
Ti seguirà l’uomo,
Quello che unirà,
Le sue note alle tue,
Nel cammino
Che vi consegnerà all’Infinito.
Licia madre
Negli anni giovanili, inconsapevoli
Quando gli stimoli vitali, ottundono la mente
E la giovinezza ignora, il palcoscenico della vita
Hai concepito, chiamando il figlio tuo al proscenio.
Poco lo hai nutrito al seno delle tue emozioni
Carezzato la sua anima
Strappata a lui, dalla natura indifferente
Consegnandolo nudo, dolente e ignaro all’umanità.
Filippo
Ricordo Filippo, piccola cavia peruviana
Nel morbido batuffolo multicolore
Balenano, lampi bianchi
Le baionette affilate dei denti.
Mordono l’aria
Agognando atavici sottoboschi.
Gli occhi umidi, lucidi, vivaci
Pozzi d’infiniti universi,
Comunicano antichi affetti,
Fischi laceranti
Rivendicano attenzione e libertà.
Note dolci, hai sciolto nel fluire del tempo
Note dolci, hai ascoltato
In risposta al tuo messaggio.
Donna
Albeggia
Tra lenzuola sgualcite, intrise
D’odorosa, consumata umanità
Spio
La curva dolce, sinuosa dei seni
Il rilassato ventre fecondo
Le labbra cerase, socchiuse indulgenti
La chioma bruna
Che adorna l’ovale del volto.
Le membra abbandonate, appagate,
Tiepide, riscaldano le mie
Comunicano armonia
Dissetano, l’arsura della passione.
Ricezioni
Dei passi, s’alimenta l’Entropia
Il caos, si nutre dilaga
Le suola contrite, s’arrestano
Auspicano la quiete
Per ascoltare, le grida inudibili del cosmo
Ed oltre, l’urlo silente del Nulla.
Una sera di primavera
È tersa la sera
Oltre la linea dell’orizzonte
L’arancio del sole al tramonto,
Sfuma nel rosa pastello
È l’ora del celeste, dell’azzurro
Che cede al turchino, all’indaco e al blu
Colori, che corrono incontro
Al nero della notte e alle stelle.
Gli odori si fanno intensi,
Nell’umido, della sera che scende,
Una fresca bava di vento, sfiora il volto segnato
Come una carezza, ne addolcisce le rughe,
Ingiurie del tempo e del dolore.
La brezza leggera, scompiglia i capelli
Come la mano di un’amante scherzosa
Porta con sé, profumo di tiglio e gelsomino, sentore di rosa
Rumori attutiti, canto d’uccelli
E cicalecci di fanciulle raccolti lontano,
Come la risacca marina, trasporta a riva,
Conchiglie e ciuffi di Posidonie
Strappate ai fondali dalla burrasca.
[continua]