Fertilia

di

Michela Garella


Michela Garella - Fertilia
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6587-4837

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In copertina: fotografia di Bruno Darlante


Opera finalista nel concorso letterario J. Prévert 2014


Prefazione

Nella silloge poetica «Fertilia», Michela Garella offre, a piene mani, la sua Parola profonda ed intensa, che pare nascere da un “tempo lontano”, quasi a ergersi testimone dell’incanto esistenziale e sempre attenta a cogliere la completa visione dell’umano esistere con le sue contraddizioni, fino a giungere alla rivelazione ultima che renda palesi le zone segrete.
Nella sua poesia domina la volontà di penetrare le “zone d’ombra”, gli “anfratti degli abissi” interiori che sono difficili da indagare e, sovente, conducono a smarrimento dell’anima, ad un lento svanire d’ogni certezza e proiezione di desideri.
L’universo emozionale di Michela Garella emerge dalla continua volontà di indagare l’Essere grazie ad un costante processo lirico che nasce da “tacite emozioni” ondeggianti sopra un “mare” di sussulti dell’anima, dalle molteplici suggestioni offerte dal mondo naturale, come il movimento-sussurrio nostalgico del vento, l’atmosfera d’un temporale estivo o il meraviglioso blu oltremare che si miscela con le evanescenze dell’immagine solitaria d’una donna che trae linfa dal “respiro della vita”.
Il percorso lirico di Michela Garella, dopo aver indagato le zone celate dell’Essere “ammutolito nei meandri della coscienza” e aver vissuto il “fuoco estremo del ricordo” con un sommesso recupero memoriale “portato lontano dalla marea della vita”, si spinge a ricercare “nuovi sortilegi” che possano avvicinare al simbolico varco lirico dell’inconoscibile: ecco allora la perdita del “senso del tempo”, in un gioco di riflessi, di “eteree emozioni” e di desideri infiniti, come a catapultarsi in una inesorabile sospensione temporale che tutto possa concedere al meraviglioso incantamento lirico per ritrovare il significato autentico del sentimento puro.
Tutto conduce alla conquista di uno spazio poetico da alimentare con forte passione e luminosa propensione ad incanalare il flusso emozionale oltre le percezioni reali, al recupero di segni misteriosi dei ricordi, fino a toccare gli “anfratti più intimi della memoria” in una lenta immersione ammantata di abbandoni e rievocazioni “dal sogno all’estasi”.
Michela Garella si mette in ascolto degli “sprazzi di vita” per ricercare la sostanza autentica del vivere, cercando di esaltare la più labile sensazione attraverso il “fuoco sacro del divenire”, che accompagna il cammino umano, e la sua Luce lirica, prodigiosa tensione e atto liberatorio, è sempre protesa alla “ricerca di nuovi orizzonti” come a confermare la sua dichiarazione poetica: “credo nel vivere”.

Massimo Barile


Fertilia


Magnitudo

Mare di tenebre,
s’avvinghia a me, mi circonda,
nell’esser paventato nell’ascolto;
mi apro, mi interpello, mi consulto
e, tutt’intorno v’è solo il nulla.
Poi, un moto oscillatorio e sconosciuto all’io
che implode dentro ai subdoli desideri del destino,
d’un’onda anomala che ci legge nella zona d’ombra
nel propagarsi silenzioso del cuore agli anfratti
degli abissi
d’un terremoto interno che devasta l’anima.
E, dopo, fu solo magnitudo 9.8.
L’ultima scossa.


Fertilia

Vibra di fertilità ed arte la femminilità creativa
quando le maschie guerre distruggon campi e messi
e paura e morte s’insinuan tra gli umani;
là ove speranza è realmente abbandonata nella vita
s’ode parola profonda e incantatrice d’una antica
amica,
forse d’una Dea madre d’un tempo lontano
o d’una genitrice persa ma mai dimenticata.
Testimone d’un attimo complice di tal natura
madrina
m’inchino a suoi fasti incantatori e complici
cogliendo in sì visione eccelsa l’esser che sfugge al
tempo
e che rivela all’uomo l’eternità nascosta tra le sue
dita.


Luna rossa

Luna piena, rossa, evocativa
D’iridescenze argentee ed eteree baci l’onda
In un cielo cosparso dal nero della pece del silenzio
Attendi, sola, come una musa greca, i sacri doni
eterni del destino.


Viridiana

Fu solo un attimo…
Ti pensai fuggente nell’ora del ricordo
M’appassionai a te al sopraggiunger del tramonto
Ti colsi eterea e sognante nell’intimità della notte
Per riscoprirti diva d’un film che è solo mio
Girato nell’ora che s’approssima al mattino e…,
senza trucchi.


Ritratto di una sconosciuta

Si veste d’un velo etereo di rugiada
ed ogni suo gesto è morbido e flessuoso nell’arte
dell’apparire
d’un corpo adolescente di ninfa scacciata dall’Olimpo;
sensuale è nello sguardo e nelle movenze è ricercata
come un giaguaro che avvistata ha già la preda
nella savana;
eppur dolcezza s’annida ancora sulle sue labbra
turgide
di chi non osa chieder perdono perché mai ha
peccato.
Ed ella ascolta i cieli nelle distanze eterne,
parla col mare del divin sentire
non mente neanche di fronte a chi le detta legge,
ma si accascia sola quando la luce cede al poter
dell’ombra,
quando l’apatia del buio l’avvolge come un’intima
amica
rilascia i suoi sussulti interiori come estasi, in
silenzio,
al fuoco sacro del divenire.


Arcano è il tempo

Arcano è il tempo nel giocarsi l’etere con l’ombra,
nel concupirsi d’un’anima all’ignoto,
nel tendersi di mano ignuda verso sconosciuti lidi,
quando eterno è il segreto intrinseco della vita
nel proiettar i più intimi desii sulla scia dell’infinito
per ritrovar il nettare dei sentimenti veri
e riscoprirsi zolla d’un seme unico del creato
perdonandosi, a primavera, l’essenza e il brivido
del proibito.


Leggenda

Vaga l’onda in cerca della risacca
e, nel mormorio incantatorio della brezza marina
vibrano l’emozioni sorte dalla voce del silenzio
quando si è ormai giunti all’ora sommessa del
tramonto
ed in un gioco esperto di luci, riflessi e rifrazioni
s’attendono i toni più pacati della sera
per spegner la calura d’un giorno arso dal
desiderio d’infinito.


Leggenda in rima

Intatta è la spiaggia di prima mattina
come una striscia di zucchero a velo è la
sabbiacorallina,
distante s’ode solo un gracchiar di corvo, un lamento
e tutt’intorno il sussurrio nostalgico del vento;
in un digradare di turchese e di blu oltremare
si scopre un universo d’emozioni da provare
e la perdita del senso del tempo è sì sentita
che la mente appare quasi un po’ stordita
dallo smarrirsi dell’anima negli accesi colori
per dileguar nel paesaggio i più sentiti dolori.


Temporale estivo

Sparse son le fronde d’alberi ad un vento quasi
autunnale
in un ciel aperto all’incomber d’un nubifragio
ove echi tuonanti evocan un sentimento atavico di
paura
per poi amoreggiar col senso perso della calura
estiva
e, nell’attesa d’una nuova bramata pioggia
rinfrescante
s’assiste ad nuovo tormento della natura.


Venezia

Soggiogata dal cielo terso del primo sole del
mattino
appare la laguna,
incantatrice, come Circe, è l’acqua di Venezia,
nel mormorio perso nel tempo dell’onda
si cullano i sogni al par dei desideri
quando eterna è postazione per gli Dei immortali
e ingannatori,
vaghi son i consigli sulla sua vera od eterea essenza
e, leggiadre note e suadenti pause animiche
s’assestan tacite e sconosciute sull’interior capire
mentre i segni d’ogni certezza sfumano lentamente
nelle sue nebbie e calure improvvise,
nel diradarsi della foschia dell’io solo
che si approssima, diverso, all’inconoscibile.


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