A tutte le persone che mi vogliono bene…
non so quante siano,
e a tutte le persone a cui voglio bene…
e so che sono tante!!
MORMORIO DELL’ANIMA
Le poesie sono germogli di parole
che detergono l’anima dal fango
della stoltezza umana
GERMOGLI DI PAROLE
Affondo le mie mani
nell’intimo torpore di biechi desideri,
nei bassi e opachi
anfratti della vanagloria,
ma afferro solo
una manciata di fanghiglia, densa,
che imbratta il mio tormento,
insudicia persino il mio respiro.
Ma da quel fango, poi,
emergono germogli di parole
che per incanto trasformati in versi
detergono il mio animo ribelle,
rinsaldano le membra,
profumano la pelle,
rischiarano persino il fiato opalescente
dell’ultimo misfatto.
E così, con l’anima leggera
mi lascio lentamente rotolare
in un intimo abbandono
…morente,
tra le braccia dell’ultima poesia.
INQUIETUDINE
Malinconico e triste paesaggio,
sperduta e deserta pianura,
notte cupa, nemmeno una stella
immagine dell’anima mia.
Guardare nel buio profondo
con gli occhi più chiusi di un cieco,
un raggio di luce s’appresta
speranza del vivere mio.
(1970)
BASTA VOLERLO
Sono un poeta della tristezza,
con gli occhi velati dal soffio del sogno
scrivo parole irrequiete
che cadono in terra, senza rumore
su un folto tappeto di foglie appassite.
Sono un poeta dell’anima inquieta,
scoperta, come piaga dolente,
stregata e inseguita da Dio.
Non leggetemi, se potete,
insultatemi, maleditemi pure, se volete.
Ma se avete un po’ di pazienza,
di pacata indulgenza
poggiate la mano su quei versi in prigione:
le parole, adagiate su un foglio di seta,
scorreranno per voi, tra le dita, leggere
come sabbia che scivola via
dal pugno di un bimbo
che gioca appoggiato sul mare,
per disperdersi al vento
tra altre infinite parole, forse incomprese,
ma che lasciano dentro un velo di grazia,
sottile… basta volerlo.
QUANDO GETTO IL MIO CUORE
Quando getto il mio cuore
in un fosso senza nome
e la mia anima
in un acquitrino ripugnante
mi ritrovo beato
dentro il grembo di mia madre
avvolto
in un silenzio disarmante
sicché vivere o morire
nulla importa
in quest’attimo di tempo
che sembra mai finire.
RINUNCE
Ho schiacciato i miei desideri
fino a farne poltiglia
inzuppata di sangue,
ho stracciato i miei fogli
intrisi di versi
per placare il livore
che mi corrode il cuore.
Un grumo di santi
mi è passato accanto,
mi ha offerto il suo pianto
e non mi son voltato.
C’erano angeli nel cielo
ma io guardavo il mare.
Ora, col passo greve
di un tir in corsa,
calpesto il mio rimpianto
per soffocarne l’ultimo respiro
e non più braccato
da fameliche ombre del passato
guardo cento passi innanzi
per non morire appeso
al collo dell’ultimo ricordo.
ATTESA
Se guardo
dentro al colore dei miei occhi
vedo la tristezza di un giorno di festa
e la mia ombra, sull’uscio di casa
aspettare paziente
che il mio debole corpo
ne calpesti i contorni
per cercare all’interno
uno scampolo di vita serena;
ma serrata è la porta…
La sera dissolve
l’ormai pallida ombra
e attendo il ritorno
di un altro giorno di festa
per dirti dei sogni lasciati
…sull’uscio di casa.
DOLENTI AMBIGUITA’
Una dischiusa paura
come vento che preme sulle mie finestre
s’affaccia minacciosa dalle viscere del tempo.
E tutto viene fuori
in questa stanza, ostile,
in queste mura
crepate dal peso dell’angoscia.
Una resina di semi di tristezza
imbratta le pareti,
satura persino l’aria che respiro.
Raccolgo in una mano
la mia nuda solitudine
e mi sento trascinato dentro un gorgo muto,
muti ricordi,
appesi come foto alle pareti,
nei silenzi strazianti della camera da letto
che attende con pazienza
un respiro affannoso,
una febbre di luce scintillante,
un sibilo d’amore.
Paure dischiuse
dentro l’intimo tormento
di sterili manciate di ebbrezze luminose
…dolenti ambiguità
di una scelta di vita, da vivere ancora.
DISPERAZIONE
Se qualcuno busserà
alla porta della mia disperazione
troverà una distesa infinita
di parole non dette
e un cumulo di sguardi
lasciati in fondo a un pozzo vuoto.
In quel vortice amaro
entro cui scompare
ogni scampolo di vita,
un coro di voci sbiadite
si disperde
nell’oscenità di parole incomprese.
SOLITUDINE
Ho parcheggiato il mio cuore
in un’anonima stella del firmamento
e nell’attesa di un sogno
ho frugato tra le contorte
pieghe dell’anima mia, spenta.
Vi ho cercato risposte, comprensione
di quel sottile, intimo mormorio dell’anima
che la sera compare e mi accompagna
nelle lunghe, interminabili notti
usurate dal colore dell’insonnia.
Ho cercato,
con tutte le mie forze, ho cercato di capire
ma ho trovato soltanto la solitudine del vento,
che minacciosa mi avvolge e s’aggrappa,
impietosa, a questa flebile anima stanca.
Ne soffro, ne conto le pene
ma nel contempo ho compreso:
di solitudine nuda io vivo,
mi nutro… e me ne sazio.
…TRA LE PAGINE DEL WEB
La muta di liquidi cristalli
che ricopre la tua pelle
ti protegge dall’intima ossessione
d’oniriche attenzioni,
sicché ogni osceno desiderio
s’arresta davanti alle tue vetrine,
invalicabili barriere di silicio,
intrigante, virtuale steccato di cartone
entro cui proteggi i tuoi inguini,
nascosti tra le pagine del web.
Chi sei tu
misteriosa, sconosciuta creatura
che con semplici parole allineate
in un post maledetto della rete
sconvolgi questo assurdo, spopolato
silenzio del respiro?