Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2017
Prefazione
Nella silloge di poesie “Le immagini dell’anima”, Michele Paganelli pone, in primo piano, l’intenzione lirica di offrire, con profonda umanità e generosità, il suo universo emozionale, costantemente accompagnato dalla propensione a valorizzare il senso autentico del significato della vita, oltre al desiderio di riscoprire i celati bagliori che nascono dal silenzio contemplativo e dalla necessità di scandagliare i frammenti quotidiani dell’esistenza, innalzati a paradigma della vita stessa.
Il suo sguardo lirico risulta sempre intenso e penetrante, capace di insinuarsi nelle pieghe dell’umano vivere, proteso ad avvolgere la poesia di una ricercata consapevolezza filosofica ed esistenziale e, per questa ragione, la sua Parola è ammantata di quella meravigliosa spontaneità che è patrimonio di un poeta dall’animo puro.
Il percorso lirico di Michele Paganelli conduce nella substantia autentica del suo vivere e “sentire” le molteplici manifestazioni, prima come uomo e, poi, come poeta, cercando di penetrare il giacimento emozionale che custodisce nelle zone segrete del suo animo, sempre riportando alla luce i frammenti esistenziali, che hanno contrassegnato il suo cammino: ecco allora che il poeta si mette in ascolto del “silenzio dell’anima” come a voler disvelare le più labili percezioni; si lascia avvolgere dalle atmosfere soffuse del mondo naturale; la sua anima viene invasa dal sentimento d’amore per la donna amata e, seguendo tale volontà lirica, alimenta la sua visione attingendo all’armonia universale, alle evidenze liriche di “un’anima silente”, sovente, celata nel senso di vuoto e di “estraneità” che pervadono, nel dolore muto che imprigiona, nelle delusioni e contraddizioni dell’umano esistere.
Il lento processo di svelamento diventa consapevolezza estrema della sua condizione, confessione lirica, come nella poesia “Silenzio”, nella quale il poeta decreta: “Amo il silenzio / e l’estraneità. / Mi sorprendono / immensi attimi di gioia”.
Nella concezione di Michele Paganelli, scrivere poesia è necessità vitale per ritrovare le vibrazioni di “un’anima romantica”, per recuperare lo slancio generatore che dissolva le ombre e le inquietudini, le ferite dell’anima ed il travaglio del vivere, la tristezza e la malinconia che travolgono come “vento gelido”, per giungere, infine, al ricercato ed agognato approdo che contemplerà la presa di coscienza, l’atto salvifico che vedrà l’anima del poeta “costellata d’amore”, sognare una “carezza sotto le stelle” offerta dalla donna amata che, con le sue parole, l’ha “curato”, mentre il “canto del mare” conduce verso l’orizzonte dove le “anime sensibili trovano l’intensità”.
Il simbolico “fiore” lirico si nutre d’ogni frammento che coglie la sostanza autentica di tale dono, diventa meraviglia dell’esistenza ed incantamento, desiderio di assaporare ogni istante d’amore, offerta d’un volo lirico, finalmente, libero e con la felicità nel cuore.
Michele Paganelli rigenera la sua visione poetica ed illumina le parole che nascono da un cuore puro, costantemente alla ricerca del nutrimentum spiritus e di un’agognata dimensione superiore, che sia purificazione dell’animo del poeta.
Massimo Barile