1.
Il Mondo delle Personalità
e l’albero del Destino
Il Mondo delle Personalità è il mio regno. Qui tutto è avvolto e poggia sulle soffici e morbide nuvole.
Il movimento della spessa coltre di nebbia, a volte, avvolge ogni cosa facendomi pensare d’essere disegnata su di un foglio di carta bianca. Per questo motivo, la natura ha posto rimedio.
Fin dalle prime origini il color oro ha caratterizzato con semplicità le prime forme di vita naturali sviluppatesi miracolosamente su questo mondo. La vegetazione, molto rigogliosa, sfavillante, è dorata per permettersi di allontanare la nebbia: diradarla come se avesse le braccia accessoriate con tanto di mani.
Noi abitanti del Mondo delle Personalità abbiamo preso spunto dalla natura per agevolarci.
Tutte le strutture – non solo queste – sono verniciate d’oro brillante, in modo che la nebbia si diradi consentendoci di riuscire a distinguere le strade, gli ostacoli… Anche i nostri vestiti sono esclusivamente di colore dorato.
Come faccia ad esistere vita sulle nuvole è un miracolo indescrivibile, ma ho constatato che dalla Terra, sollevando gli occhi verso il cielo, ci si può accorgere di una lunga linea sinuosa e dorata che abbraccia le nuvole in particolari momenti della giornata: ecco, proprio questo fenomeno è la dimostrazione che noi esistiamo.
Il nostro era un regno complicato.
Discordie continue tra più persone minacciavano la tranquillità di chi se la sarebbe meritata, la pace. Dimenticate il paradiso perché non è qui. Personalmente non l’ho mai trovato.
Stavo parlando con Luca; e parlare si fa per dire, non facevo altro che annuire: ero più concentrata sull’ambiente circostante seduta sotto quell’albero che casualmente quel giorno avevamo scelto in fretta. Seduta a terra con la schiena poggiata contro il tronco rugoso dell’albero; ignoravo e nascondevo la mia tristezza mentre guardavo la mia mano scorrere avanti e indietro sulla gamba destra piegata contro il petto.
Improvvisamente una foglia cadde dall’albero posandomisi sopra al petto: la presi tra le dita. Mi accorsi che era dorata e contornata di rosso. Alzando la testa scoprii di essere sotto l’albero del Destino; secondo il popolo del Mondo delle Personalità, predice il Destino delle persone con cui viene a contatto facendo scendere dai rami una foglia contornata di un colore diverso per ognuno di noi, in base al nostro Destino. La mia foglia era contornata di rosso… un uccello cinguettò in lontananza, un attimo dopo Luca parlò distraendomi dai pensieri.
«Giorgia, una foglia rossa… penso sia la foglia del cambiamento.»
Mi accorsi con piacere che aveva smesso di ciarlare a proposito di cose inutili per cui potevo solo essere costretta ad annuire, come avevo fatto fino ad allora.
Finalmente era tornato alla realtà accorgendosi di quello che gli accadeva attorno. Mi domandai se avesse notato che non ero stata minimamente ad ascoltarlo.
Si era alzato, ora si trovava in piedi di fronte a me, con la sua statura della bellezza di un metro e novanta in bella mostra. Aveva inclinato la testa da un lato, i capelli biondi sempre bagnati a causa della nebbia; come quelli di tutti noi. Le braccia conserte.
Si avvicinò lentamente a me, prese la foglia che avevo ancora tra le dita.
Alzai un sopracciglio.
Mi domandavo che diritto avesse di prenderla. Prendere in mano il mio Destino! Stavo esagerando, risi.
«Cos’è divertente?» chiese Luca, facendosi sfuggire un sorriso contagiato dalle mie risa.
«Niente. Hai in mano il mio Destino… – feci l’occhiolino. – Dovresti ridarmelo.»
Luca mi guardò con uno sguardo a metà tra l’insolente e il provocante. In quel momento mi aspettai che cacciasse fuori la lingua come un bambino dispettoso, invece disse: «Ah sì? E se… invece di dartelo… lo gettassi a terra?»
Aprì la mano e fece cadere la foglia alzando anche lui un sopracciglio in segno di sfida. Poi continuò: «Se lo calpestassi?»
Poco prima che il suo piede riuscisse a schiacciare la piccola fogliolina, la ripresi con un veloce movimento della mano che mosse la nuvola che sorreggeva tutto facendole così creare piccoli sbuffi.
Sono molto superstiziosa e anche se magari quella dell’albero del Destino è solo una sciocca diceria popolare; ringraziai vivamente di essere la ragazza con i riflessi più pronti di tutto il Mondo delle Personalità.
Guardai minacciosamente Luca. Sapevo che lo sguardo minaccioso non si addice granché al mio viso.
Appoggiai la testa contro l’albero e, piegando anche l’altra gamba al petto, cinsi entrambe le gambe con le braccia e girai la testa verso sinistra per non guardarlo in viso; volevo fare l’offesa.
Senza dire una parola, lui rimase in piedi, andò ad appoggiarsi con la schiena contro il tronco dell’albero alla mia destra. Da lì a poco mi avrebbe chiesto scusa perché un comportamento del genere non era intelligente nemmeno per lo scherzo più stupido.
«Come siamo silenziose. – disse. – Parla.» ed iniziai a parlare, obbediente.
Luca ha la Personalità Carismatica. Se vuole, può convincerti a fare qualsiasi cosa.
Ognuno nel Mondo delle Personalità sviluppa un certo aspetto della personalità, ad una certa età. Io, per esempio, ho una Personalità Affascinante.
Mentre continuavo a parlare a piacimento di Luca notai un luccichio lontano. Strinsi gli occhi per garantirmi una vista migliore dell’oggetto ma tutto quello che riuscii a scorgere fu una luminosità maggiore. Un fascio di luce arancione che mi faceva sentire… Mi alzai. Piantai bene a terra i tacchi delle scarpe. Il lungo vestito che indossavo ed avevo tenuto sotto il sedere scivolò più in su mentre mi sollevai. Lo risistemai ad altezza “consona”, mi girai verso Luca rivolgendogli un’occhiataccia perché mi accorsi che stava ridendo sotto i baffi. Vederlo ridere di me mi indispettì, per calmarmi rivolsi lo sguardo davanti a me cercando di tornare serena. Quando riottenni il contegno che ho normalmente, avanzai con passi decisi ma lenti verso il luccichio che mi attraeva. Lampeggiava come un faro, il fascio di luce che attraverso la nebbia era arancione acceso e sembrava pulsare sempre più, mano a mano che mi avvicinavo. Mentre camminavo lentamente ridussi gli occhi a due fessure: “inclinando un po’ la testa forse riuscirei ad osservare meglio l’oggetto”, pensai.
Cos’era?… letteralmente, era come se mi attirasse a sé…
«Ehi…!» Luca aveva appoggiato le mani sulle mie spalle, distraendomi. «Dove vai?» mi chiese.
Com’era previsto le mie labbra si aprirono automaticamente sotto l’effetto della sua influenza. Portai entrambe le mani sulla bocca per impedirmi di parlare: non avevo intenzione di spiegargli nulla, sentivo che la via che stavo percorrendo per arrivare al fascio luminoso doveva essere percorsa soltanto da me e da nessun altro.
Le sue mani presero le mie che avevo portato sulla bocca, le strinsero attorno ai polsi ferrandole lungo i miei fianchi in modo che non potessi muoverle di nuovo.
«Dove stai andando?» mi chiese nuovamente, pronunciando ogni singola sillaba con esagerata lentezza. Sentivo il suo petto toccarmi la schiena ogni volta che espirava. Perfino il suo corpo sembrava incitarmi a dirgli quello che voleva sapere.
Gli raccontai tutto, gli parlai della misteriosa luce che avevo notato, di come questa mi attraeva e che avevo intenzione di avvicinarmi ad essa per scoprire cos’era.
«Non avevi intenzione di dirmelo.» constatò.
«Tu dici?» risposi.
Lasciando andare i miei polsi allargò le braccia: «Potremmo andarci insieme no?» mi chiese.
Chiusi gli occhi. Mi appoggiai contro il suo petto; ma avevo detto di volerci andare sola…
Lo guardai bene in volto: sconvolgente. Mentre lo guardavo sentii la bocca aprirmisi in una comica “o”.
«Che diamine ti prende Giorgia?» mi chiese sorridendo e portandomi le mani sulle guance. Fantasticare su di lui mi agita sempre.
«Andiamo… allora posso?» richiese, scuotendomi dalle spalle. I miei lunghi capelli nero corvino si “agitarono” sotto l’effetto dello scossone, ricadendomi più giù dalle spalle ed infilandosi nella scollatura a v del vestito. Abbassai la testa tornando a guardare avanti. Sempre appoggiata a lui scansai molto velocemente i capelli dalla scollatura e con decisione dissi: «Sì, ci andiamo.»
Stringendomi a sé, Luca si lasciò sfuggire un risolino.
[continua]