Storie di donne qualsiasi

di

Paola Pezzali


Paola Pezzali - Storie di donne qualsiasi
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 130 - Euro 13,00
ISBN 9791259512918

eBook: pp. 98 - euro 6,99 -  ISBN 9791259513113

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In copertina: fotografia dell’autrice


Ringraziamenti

Un caloroso grazie a familiari e parenti, amiche, amici e conoscenti per il supporto fornito e la spinta emotiva. Il loro costante e continuo sostegno si è rivelato un notevole sprone a non mollare il mio viaggio di scrittura.
Non indico nomi per timore di dimenticarne qualcuno.
Tutte-i sono state-i fondamentali.


Introduzione

Forse perché sono una donna mi piace scrivere di donne, prendendo spunto dall’universo femminile sempre così misteriosamente complesso e affascinante anche quando le protagoniste sono Donne qualsiasi che chiunque potrebbe incontrare o conoscere.
Ho voluto descrivere la realtà femminile addentrandomi e scavando nelle sue svariate sfaccettature sempre intrise di immagini, colori, profumi, sapori e ricordi. Ne è nata una raccolta di nove racconti a prima vista distanti, in realtà accomunati dallo stesso fil-rouge.
La narrazione è in prima persona: sono le nove protagoniste, dopo essersi presentate al lettore, a raccontare e a raccontarsi, analizzando le proprie emozioni, i propri sentimenti e i propri abbandoni furtivi.
Ciascuna storia rappresenta, di per sé, un piccolo mondo, un variegato microcosmo.
Ogni racconto parte un po’ in sordina, con sequenze piuttosto statiche, dove l’azione è ridotta all’essenzialità e dove prevalgono le descrizioni, per arrivare in maniera quasi repentina a un cambio d’immagini e situazioni.
Il lettore, opportunamente distratto da fatti ed esperienze quotidiane, o da intime memorie legate ad affetti familiari talora persino struggenti, viene lentamente accompagnato quasi per mano lungo i vari avvenimenti verso un finale magari appena accennato, ma comunque capace di sorprendere.
Nove racconti dalla struttura apparentemente semplice dove, tuttavia, l’aspetto dell’impulso più profondo e segreto può giungere improvviso o apparire timidamente.
Nove racconti nei quali si impara quanto queste Donne qualsiasi, grazie alla loro innata resilienza, energia e sensibilità, quando cadono riescono sempre a trovare la forza necessaria a rialzarsi più determinate di prima. Riescono pertanto a superare le avversità e gli imprevisti della vita fino a raggiungere la piena consapevolezza di sé.


Questo lavoro di narrativa è un’opera di finzione. Qualsiasi avvenimento, nomi e personaggi presentati sono esclusivo frutto della fantasia dell’autrice.
Ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale.


Storie di donne qualsiasi


“Ciascuno di noi ha una parte interiore più intima e più
segreta che difficilmente vogliamo mostrare per timore,
per pudore, o anche per paura.”


La smagliatura

“L’essere amata è per la donna un bisogno
superiore a quello di amare”.

Sigmund Freud

Mi chiamo Laura e ho dieci anni.
Spesso mi chiudo nella mia cameretta e mi copro le orecchie con le manine per non sentire i miei genitori che litigano urlando.
Detesto quando urlano!
Mi capita addirittura di nascondere la testa sotto il cuscino, illudendomi di non sentirli.
Mi piace, invece, quando regna l’armonia in casa e trascorriamo tanto tempo insieme in serenità.
Li sento discutere di soldi: papà sostiene che la mamma spende troppo e lo fa con estrema facilità, semplicemente perché, dice, lei non conosce la fatica di guadagnarsi la pagnotta.
“Caspita! Anche questo mese hai esagerato! Non ti dico di non spendere, ma cerca almeno di essere leggermente più accorta e di non strisciare la carta di credito facendola sventolare come fosse una bandiera che garrisce!” sottolinea papà ogni fine mese.
Ma lei, imperterrita, continua a spendere e spandere.

Mia madre non lavora, è una casalinga fortunatissima perché ha una signora che fa le pulizie in casa e l’aiuta in tutto. È persino capitato che sia venuta a prendermi a scuola in quanto la mamma era impegnata in una partita o torneo di bridge.
Rarissimamente vedo la mamma stirare o cucinare. Alla spesa voluminosa e pesante pensa papi il sabato, mentre lei acquista quotidianamente solo le cose piccole e leggere che, talvolta, si fa recapitare dal minimarket sotto casa.
Impiega il suo tempo libero a leggere, a chiacchierare con le amiche che invita per un tè pomeridiano o un aperitivo, oppure per fare shopping… oltre a giocare a carte!
Direi che la mamma conduce una gran bella vita. A chi non piacerebbe una vita così?
Mia madre è anche una donna assai furba capace di usare la sua astuzia a proprio vantaggio.

Mio padre lavora molto ed è spesso fuori casa. Penso guadagni parecchio in quanto abitiamo in una casa bella e grande, ci vestiamo alla moda con abiti costosi, mangiamo sempre bene, facciamo lunghe vacanze e io ottengo tutti i giochi che desidero. Ho una cameretta dove dormo ed eseguo i compiti con annessa una stanza in cui giocare. Dopo la scuola posso invitare tutte le amichette che voglio. Devo però dire che mi piace rimanere anche da sola: non ho la necessità di stare con qualcuno per sentirmi bene ed essere serena.
Siamo una famiglia felice, se non fosse per le litigate riguardanti il denaro che fanno occasionalmente mamma e papà.
In effetti papà fa un tantino pesare il fatto che deve sempre mettere mano al portafoglio poiché la mamma gli chiede quotidianamente dei contanti, nonostante lei possa utilizzare la carta di credito a suo piacimento. Secondo me, lui è generoso d’animo e lo inorgoglisce il fatto di essere il capofamiglia, cioè colui che ci mantiene e dal quale dobbiamo dipendere, anche se spesso sottolinea questa condizione.
La mamma, tuttavia, non si scompone: lo lascia sfogare e poi gli elenca le spese effettuate che lui deve ovviamente saldare. A lei, che secondo il mio punto di vista è parecchio spendacciona, piace frequentare i negozi di lusso, fare acquisti per sé, per la casa o anche per me, congedandosi con le parole: “Poi passa mio marito a regolare il conto”.
È una gran bella comodità fare così!

Quest’ultima litigata, però, è diversa dalle altre.
La mamma è nervosa e guarda continuamente l’orologio in attesa del rientro di papà.
Quando lui apre la porta di casa, lei, senza nemmeno aspettare che si tolga il cappotto e si lavi le mani prima di prendermi in braccio e darmi un bacio, gli sventola un foglio sotto il naso, esclamando con tono rabbioso, quasi violento:
“Così adesso mi fai pure le corna, eh? Non ti vergogni? Disgraziato!”
Lui la guarda esterrefatto, afferra il foglio e lo legge velocemente senza scomporsi, poi scoppia in una fragorosa risata e abbraccia la mamma.
Avendo osservato attentamente papà, ho notato che non ha battuto ciglio, ma ha mosso quasi ritmicamente i muscoli della mandibola come se stesse digrignando i denti. Questo vuol dire che si è arrabbiato davvero. Lo conosco bene il mio papi!
“Ma tesoro, non crederai mica a queste idiozie”, le risponde papà, aggiungendo: “Sarà qualche imbecille che ha del tempo da perdere e vuole mettere zizzania tra noi perché sa che siamo una gran bella famiglia. Tu non hai idea di quanta cattiveria e invidia ci sia al mondo! Non vorrai, spero, farti destabilizzare o mettere in discussione il nostro legame a causa di una cavolata del genere: sarebbe un attentato alla tua intelligenza!”
Ma la mamma non demorde. È davvero furibonda. Si rifugiano entrambi nello studio di papà, discutono ancora un pochino con toni fortunatamente più smorzati e poi andiamo tutti a tavola per la cena.
Mentre mangiamo osservo i miei genitori: papà si sforza di comportarsi normalmente, la mamma assaggia quello che ha nel piatto e avanza quasi tutto.
Il foglio incriminato rimane sulla scrivania di papà.
Dopo cena, incuriosita, vado a indagare. Non ho mai visto un collage così strano: chi l’ha fatto deve aver impiegato parecchio tempo incollando una lettera accanto ad un’altra in modo tale da formare una parola. Anche i caratteri sono tutti diversi tra loro. Ma cosa ci sarà mai scritto di tanto grave da rendere la mamma arrabbiata come non mai?
Leggo: Sei una cornuta. Tuo marito ti tradisce.
La cosa più strana è che non compare nessuna firma. Deduco quindi che siamo dinanzi a una lettera anonima.
L’indirizzo sulla busta è stato scritto in stampatello con una calligrafia incerta: potrebbe trattarsi di un bambino di prima, al massimo di seconda elementare, o di una persona parecchio anziana a cui trema un po’ la mano.
Questa faccenda non mi piace affatto.
Ritorno da mamma e papà che stanno bevendo del rum e mangiando un pezzetto di cioccolato extra-fondente sul divano davanti al camino. Si sente solo lo sfrigolare dei piccoli ceppi alternati alle loro risatine. Le lingue di fuoco che si elevano verso la cappa illuminano i loro visi ormai sempre più rilassati. Spesso, conclusa la cena, si concedono un liquore. Papà sostiene che “un goccetto”, dopo una giornata di lavoro, lo rilassa e gli fa affrontare il sonno notturno in tranquillità. Sono vicini e si sorridono. Sono talmente presi da loro stessi che, forse, non si sono nemmeno accorti che sono andata nello studio a curiosare sulla scrivania di papà.
Mi piace quando stanno vicini e parlano sommessamente, accarezzandosi e baciandosi. A volte la mamma gli si accovaccia accanto, raggomitolandosi e assumendo le movenze di una gatta che fa le fusa. Capita che, invece di stare sul divano, si siedano sul tappeto proprio davanti al camino e rimangano abbracciati ad ammirare il crepitare del fuoco.
Quando invece urlano e magari arrivano quasi ad insultarsi, mi sento triste. Mi consola il fatto che anche quando bisticciano non è mai per causa mia, bensì per i troppi soldi spesi dalla mamma. Sarebbe davvero molto doloroso sapere che mamma e papà litigano per colpa mia.

Ma chi avrà voluto essere così cattivo da scrivere quelle brutte cose alla mamma? Sicuramente qualche persona invidiosa che vuole mettere zizzania tra i miei genitori come ha sostenuto papà. Potrebbe essere un collega che vuole rubargli il posto, provocandolo e cercando di renderlo nervoso. Spera così che lui commetta un passo falso, in modo da metterlo in cattiva luce con gli altri colleghi e i superiori.
Ripenso all’istante in cui papà è entrato in casa e mamma gli ha sventolato il foglio davanti agli occhi.
Forse lei ha sbagliato: avrebbe dovuto accoglierlo, lasciargli il tempo di spogliarsi e di lavarsi le mani, così come primo gesto mi avrebbe presa in braccio per darmi un bacio, facendomi addirittura roteare nella stanza! Lo fa sempre perché sa che mi piace tanto e, soprattutto, gli piace la mia risata goduta.
Solo a tavola, con molta calma, anziché una succulenta cenetta, avrebbe dovuto mettergli nel piatto quel foglio! Se mamma avesse fatto così, io non mi sarei persa l’abbraccio e il bacio del mio papi: il rito delle coccole a cui non rinuncerei mai. Essere stata privata di tanta tenerezza mi provoca parecchio dispiacere.
Tutte le sere, quando lo sento rincasare e dire “Dov’è la mia Lauretta?” qualsiasi attività io stia svolgendo – giocare con le Barbie, usare il lego, fare un puzzle, colorare, guardare la televisione… – mi precipito alla porta e, come un cucciolo scodinzolante accoglie il padrone in attesa di qualche carezza, così io gli sorrido e attendo le sue affettuosità.

Nei giorni seguenti mamma è più attenta e circospetta. Ogni volta che papà rientra lo accoglie con un sorriso, – che a me pare falso –, un’espressione molto dolce e un bacio sulla guancia. Lui, come sempre, dopo essersi messo in libertà, mi prende in braccio e mi riempie di baci.
“Ciao Lauretta mia”, mi dice. Come mi piace questo momento!

Un paio di sere successive al litigio, papà si presenta con un pacchettino che porge alla mamma: sicuramente un regalo prezioso per lei. Lo deduco dalla confezione accurata, quella della gioielleria in cui si serve abitualmente. Lei lo apre incuriosita e ne rimane piacevolmente colpita. Si tratta di una bellissima collana di perle. La mamma possiede già un girocollo, regalo di papi per un suo compleanno, ma questa è più lunga.
“Chissà come ti sta bene su un dolcevita scuro”, le sussurra papà.
Lei la indossa immediatamente e corre allo specchio ad ammirarsi. È davvero molto contenta: la collana è bellissima, le sta molto, molto bene e papà appare soddisfatto dell’esito del suo acquisto. Lui ha buon gusto in fatto di abbigliamento, accessori e preziosi. Inoltre, quando vuole regalare un gioiello alla mamma, si lascia consigliare dalla signora dell’oreficeria di fiducia, la quale conosce bene i gusti della mamma, una cliente abituale.
Penso: “Se papà ha fatto un regalo di pregio alla mamma subito dopo quella sfuriata, significa che aveva qualcosa da farsi perdonare. Ma allora quella lettera-collage conteneva un fondo di verità”. Non posso credere che mio padre abbia tradito la mamma. Anche se a volte è un tantino scorbutico e l’accusa di spendere troppi soldi – accusa, tra l’altro, assolutamente legittima – in fondo l’ama tantissimo, come del resto ama tantissimo anche me.

Credo che la mamma abbia qualche problema di salute.
Da un po’ di tempo a questa parte, almeno una o due volte a settimana, esce di pomeriggio, sostenendo di andare dal medico per una visita poiché soffre di emicrania. Non credo ci sia un nesso tra i mal di testa della mamma e la lettera anonima; la mamma andava dal medico già prima che la lettera le fosse recapitata.
Quanto ho pregato e prego tuttora il mio angioletto affidandogli la mamma e chiedendogli di farla guarire presto. Tutte le sere la prima preghiera è per lei.
“Chissà che malattia l’ha colpita”, mi chiedo, “speriamo non sia troppo grave!”. La mamma è ancora giovane e io non voglio perderla.
Non specifica il nome del medico, ma mi invita a non dire nulla a papà per non preoccuparlo, essendo per lui un periodo molto impegnativo e stressante sul lavoro.
Rientra dopo un paio d’ore circa e di ottimo umore.
Sono contenta e sollevata perché significa che il dottore la tranquillizza. Sicuramente la mamma guarirà molto presto dai suoi fastidiosi mal di testa.
Quando esce per andare dal medico si prepara con grande cura: si trucca e si veste molto bene. Si osserva più volte allo specchio per essere perfetta.

L’ultima volta, però, è successa una cosa strana.
Mentre stava per chiudere la porta d’ingresso, dopo avermi salutata con un bacio, ho notato una smagliatura nella calza sulla gamba destra, dietro, vicino alla scarpa. Quel giorno la mamma indossava le autoreggenti. È probabile che per fretta o sbadataggine abbia procurato una smagliatura alla calza. Non le ho detto nulla per timore che, ritornando in camera a cambiarle, facesse tardi all’appuntamento. Infatti, la mamma mi ha insegnato che è buona educazione arrivare puntuali dal medico, meglio addirittura qualche attimo prima, anche se sovente si deve aspettare.
“È il paziente che deve attendere, mai il dottore”, è solita ripetere.
Credo che il nome della stanza sala d’attesa dipenda proprio dal fatto che c’è sempre un momento più o meno lungo di attesa da qualsiasi medico.

Quando la mamma è rincasata ho visto che la smagliatura non era più sulla gamba destra, bensì sulla sinistra. Strano! Decido di non dirle nulla. Ritorno a giocare. Attendo trepidante il rientro di papà per godermi le sue coccole.

[continua]


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