A Maria, Emilia, e Lella
Come fiume che canta
Lascia che il tempo imbianchi come neve
il capo il petto il mento ormai rugoso
ogni piccolo solco una caduta
un’emozione
che scava una ferita
sulla docile pelle che si piega.
Lascia che il tempo scorra…
Anche la vita scivola via
come fiume che canta
la sua canzone senza fine,
l’amore la gente la città che sbuffa
le lacrime i sorrisi le speranze…
...E fino a quando un accordo di tre note
farà vibrare un punto
in mezzo al petto
senza rimpianti potrai dire
ancora…
...Lascia che il tempo imbianchi come neve…
Fuori dalla simbiosi
...Ricordi di un concerto a due
finito nella pattumiera dei giorni andati
alla inconscia ricerca
d’una prigione calda.
Si dirada lenta la nebbia
stagnante su scenari di cartapesta…
T’accorgi che le mura della tua prigione
sono alfine macerie.
Ormai fuori dalla simbiosi
non più servo umiliato
scopri che sei libero di urlare
o d’ascoltare
il tuo silenzio.
Adieu
Un addio
preparato nel silenzio,
premeditato come la vendetta
ha conficcato un gelido sgomento
nel mio corpo.
Un refrain
senza musica
da quel giorno accompagna i miei passi
intrisi di solitudine
desiderio e rabbia.
Anima
Per te ho dischiuso le porte
della mia anima
togliendo il velo
ai segreti nascosti ad altri.
Custodisci
i miei sogni, ti prego,
come perle nel fondo del mare.
Sii discreta
nel varcare la soglia di quest’anima.
Immagina d’essere in una immensità
fragile
come il silenzio.
Il fiume dentro
...E il fiume intraprese il cammino
colorando di rosa e d’azzurro
ogni parte di noi
quando la prima scintilla di luce
accese questa nostra vita.
Pulsa da allora
ogni piccola cellula viva
lambita dal fiume che scorre
silenzioso
col suo peso di armonie e dissonanze
raccolte lungo la via.
Il fiume preme
preme sul cuore che ascolta
per fermare i ricordi
e creare il suo canto che resta
testimone del tempo vissuto
tra palpiti e quiete.
A Cosenza
Sono nato là dove il clamore tace
e la città dirada
lasciando spazio al verde
delle campagne attorno al fiume Crati.
La maestosità del castello degli svevi,
primi invasori,
domina tutto:
l’ara dei Bandiera martiri inermi
e il confluente sonoro Busento
abile nascondiglio del bottino
di re Alarico.
Ricca di sole, di storia
e antica nobiltà,
Telesio oggi ti guarda con bronzea fierezza
Cosenza amata
aria di gente forte e dignitosa
alla ricerca dell’anima vera
protesa a ricreare
presente e avvenire.
Nel fiume
La gara, nostro pane quotidiano,
è passare di là
sull’altra sponda.
Chi primo arriva sarà il vincitore
Senza altro premio se non la pura gioia
d’essere primo e forte in quel momento.
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Altri fiumi altre acque
ho attraversato.
E nel volgere dell’impietoso tempo
ho ingoiato bocconi dolci e amari.
Nella grande ribalta della vita
ho vinto e ho perso tante tante corse.
Il viso contro il vento
quasi sempre.
Sentirsi vivi non è forse questo?
Fiumi senz’argini
spine senza rose
sogni colorati
soltanto sogni
abbracci andati a vuoto
canti sommessi e urla
scagliati verso cieli lontani
indifferenti e muti.
Felicità rubata
nelle notti estive
e giorni senza storia
e il procedere ansioso
verso i “quieti canali
della normalità”.
Mare Tirreno
Per sentieri scoscesi
discendevamo verso la marina
sulle spalle un bagaglio frettoloso…
D’improvviso il grido dei compagni
a lungo trattenuto: – Il mare!
Il mareeeh!
Un’onda d’emozione
azzurra
mi sommerse
nel chiarore dell’alba estiva
mentre rapito
abbracciavo il tutto.
Gli occhi inondati di meraviglia e di bellezza
s’inumidirono.
Immaginavo
i miei sogni navigare sul Tirreno profondo
e approdare verso rive assolate
amorevolmente accolti.
Totò
Ridendo forse si piangeva, le mani sulla pancia,
per le tue verità sbattute in faccia – con beffardo sarcasmo e comica ironia – a tutti noi, ohibò, pezzenti e gente-bene,
spaparanzati là davanti a te
comicissimo Principe – poeta…
Principe sì.
Con quanto amore ho abbracciato mille volte
quella tua faccia
da mimo “scompisciato” e triste
faccia da gran signore e umile terrone
anima grande e nobile
e così tanto mia!
Sei stato il sottofondo d’allegria
della mia giovinezza mai saziata…
Come nobile fosti molto ambito
la tua maschera, adesso… è osannata
L’anime grandi
portano nella vita fardelli assai pesanti
e notti senza fine
e forse senz’amore.
Il fiore
Io e te consumati
da secolari lotte di potere
portiamo nell’anima
e nel cuore
ferite ancora aperte
voragini
da scontri primordiali
e desideri di costruire arcobaleni
e ponti d’amore.
Uno di noi dovrà posare alfine
il fiore della pace
sulla mano dell’altro
senza più vergognarsi
di sorridere
di piangere
di chiedere perdono.