In copertina e all’interno dipinti di Enzo Morelli
Introduzione
Il filo conduttore della mia poesia percorre itinerari che vanno dal descrittivo al ricordo, al rimpianto, al naturalistico, all’attualità, agli affetti.
Ogni passaggio si permea di nuda sincerità e di rispetto dell’essenziale nella forma e nel contenuto, senza trascurare, peraltro, il risultato emozionale che deriva al termine della lettura dei brani.
Alcuni dei testi che esaltano la bellezza secolare degli ulivi di Puglia (inseriti nella prima Sezione) sono stati ispirati dalle opere pittoriche del maestro pugliese Enzo Morelli.
Perché, dunque, il titolo: La parola e l’ulivo?
L’intimo legame che unisce l’umanità alla natura rappresenta, a mio avviso, il primo stadio di espressione della parola che, accompagnata al suono, alla luce, all’ombra si fonde sprigionando sensazioni, emozioni e voglia di interagire con tutto e con tutti.
Gli ulivi, nella loro struttura arcaica e nel lento lavorio del tempo, ci offrono un linguaggio dalle forme che vanno dall’umano all’animale, da cui scaturisce una potenza espressiva straordinaria.
Si intrecciano profili di uomini e situazioni in divenire (come i tronchi che si piegano benevoli ai venti levantini), dando vita a quadri di vita vissuta, in simbiosi con la gente del Sud che li ha curati e amati per secoli, traendone reciproci benefici.
Raffaella Pallamolla
Prefazione
La Puglia e i suoi colori
La scrittura creativa è linfa vitale dell’umanità; ai suoi segni affidiamo i pensieri, le emozioni, i sogni e i desideri più nascosti. Le parole tessono la tela del nostro cammino, utilizzando una varietà di colori che raffigurano stati d’animo, ansie, dolori e gioie incontenibili. La pagina diventa così lo specchio del sentire e una sorgente di meraviglia. Se ciò è vero per gli altri generi letterari, assume speciale significato per la poesia che attinge all’essenza della persona.
La poesia è un dono che arriva da lontano, si stratifica e si raffina, per poi celarsi nelle cavità del cuore. Stanare i versi è impresa ardua. Occorrono studio e dedizione per interpretare il magma, liberarsi dalla cenere, setacciare il raccolto. Le parole vanno svezzate e seguite nella crescita. Un testo non sarà mai completo se l’autore non lo avrà “allevato” con cura.
La poesia non nasce all’improvviso, ma ha una lunga gestazione. I componimenti sono il frutto delle letture, delle scelte, degli incontri. Un distico, un haiku possono essere emblemi del passato e ancoraggio per il futuro. I versi incarnano la realtà in cui si vive.
Le donne sono particolarmente sensibili alla poesia, un genere che praticano dall’antichità. Tante avvertono l’esigenza di comporre testi per lasciarli ai loro cari.
Raffaella Pallamolla, nativa di Monopoli e residente a Monza, ha un animo nobile e una mente creativa. È arrivata tardi alla scrittura, tuttavia si è nutrita di buone letture, ha cercato il confronto, partecipando attivamente nei circoli culturali. La parola e l’ulivo è la sua opera prima nella quale la Puglia sfolgora di luci e profumi. Un lavoro per affermare la sua identità di donna del Sud che ha coscienza delle origini e dei mutamenti sociali. Ha scelto l’ulivo a vessillo della sua terra, un albero dalle «radici senza tempo», attualmente carico di problemi.
Il libro, composto dal 2007 al 2016, si suddivide in sei Sezioni. Nella prima, denominata Ulivi, l’Autrice si ispira ai quadri di Enzo Morelli, artista bitontino di riconosciuto talento che ha realizzato opere straordinarie, esaltando la maestosità degli ulivi centenari e rappresentando le numerose creature che popolano la Murgia pugliese.
Raffaella ha interpretato alcune tele del pittore, cogliendone le sfumature fiabesche e i grumi di dolore. Nei testi, gli alberi diventano personificazione dell’esistente: «Il rosa sfumato / del tuo tutù / si accende di luna / e di notte» (Ulivo nella notte).
E ancora: «Quanto amaro / il tuo dolore / […] Solo le chiome / si donano al vento» (Il patriarca). La fecondità della pianta mediterranea rimanda al periodo del raccolto, ai riti e all’allegria degli anni giovanili gelosamente custoditi nella memoria. I monumenti vegetali, testimoni del tempo e della Storia, sono possenti e fragili, totem di bellezza e di sofferenza: «Vittima / sacrificale / ha palpebre / pesanti / di chi ha ceduto / alla violenza / di un corpo / martoriato // Ipocrisia / o pietà / il fiore / bianco / spinoso / che ti adorna / il collo?» (Tronco). Il cromatismo è tra gli elementi di maggiore spicco che collega l’arte di Morelli ai versi della Pallamolla. Le atmosfere rarefatte, impregnate dei sussurri del «vento levantino» e dell’eco «della cetra amica», sono un canto d’amore per il luogo natio.
Monopoli è terra fertile di poesia. Lì sono nate la veterana Carolina Bregante (1861-1903), e, nel Novecento, la giornalista, narratrice e poeta Elsa Raimondi (la sorella Franca nel 1956 vinse il Festival di Sanremo), Angela Pensato, Concetta Antonelli e altre. A Monopoli opera Lino Angiuli, tra le voci più suggestive della Regione.
La scrittura è storia collettiva oltre che personale. Il recupero della «memoria involontaria» (quella che ci restituisce i ricordi che pensavamo di avere perduto), la rivisitazione dei miti e delle vicende che hanno attraversato le contrade, l’esaltazione del sacro avvalorano la carica umana che l’Autrice infonde nelle parole (vedi la lirica Passione).
Nella seconda Sezione, Città e campagna, lo sguardo si allunga ad altre aree geografiche (L’Aquila, la Sardegna, Norimberga), ma l’approdo è sempre nel «vecchio paese di mare / […] terra di guerre e di pace / nutrice di mandorli / ulivi e vigne» (Monopoli). La Puglia è meta di turismo per le bellezze paesaggistiche, il mare, i castelli, la gastronomia. Raffaella “dipinge” le colline e le vallate ammantate di ginestre, rosmarino e malva, rievoca i giorni di neve trascorsi in campagna, evidenziando i mutamenti della modernità: «C’è ancora la vallata / ma un grande ponte / ha squarciato il suo ventre … / I profumi / li ha ingoiati il vento» (Vallata di profumi). Le raccoglitrici di olive, i braccianti (con il loro dialetto), il sapore mai dimenticato delle «fave bianche» cotte nella pignata, le nozze della sposa di campagna, l’aria festante nelle strade e, soprattutto, il ricordo dei volti amati sostanziano una scrittura sobria e lineare nella quale la natura, il vento e i piccoli esseri hanno un posto di rilievo: «Occhietti neri / intristiti dal gelo / dormono beati / sullo schiocco / di neve» (Uccellini ).
In fuga, terza Sezione, è la parte del volume più ancorata al sociale e alle problematiche dell’immigrazione. La Puglia, per posizione geografica, ha un ruolo strategico nel Mediterraneo, un tempo culla di civiltà e di benessere, oggi letto di morte per migliaia di profughi. Raffaella si interroga sull’assenza di «umana pietà», sul «furore universale», sul dolore delle madri, i fili spinati, i dilemmi che angustiano i popoli. I mondi illusori, l’inganno e la discordia avvelenano l’animo della società contemporanea: «Siamo terre arse / dal sole o sassi induriti / dal ghiaccio? // […] L’inganno è nella mano / del nostro vicino / o nella paura / del nostro cuore?» (Legalità). Sono domande che scavano nel profondo del lettore. Il componimento In fuga, che dà il titolo alla Sezione, si veste di metafore però non nasconde «il cuore in frantumi».
La sicurezza del passato è contrapposta all’ansia dei tempi attuali. E sono i ricordi a stemperare la malinconia. Difatti, nella quarta Sezione, Sensazioni, si legge: «Il ricordo / come carta velina / assorbe / e assapora / il gusto / dei dolcetti / zuccherosi / lì, pacati, / in attesa / del caldo Natale» (Ricordi). Il calore della famiglia, l’operosità delle donne, l’attesa della festa si affacciano alla mente che è alla costante «ricerca / di un filo / da annodare» (Parola).
Ciò che resta è «il tempo sospeso». Maria Luisa Spaziani sosteneva che la poesia non è attività, ma energia. L’armonia non è forse un coacervo di energie? Raffaella invoca la fertilità del cuore che apre all’armonia e ai sogni (si vedano le delicate poesie Anima e Sogni). Il viaggio negli anni e nell’intimo riserva sorprese. Il pensiero vagabondo scopre che l’inizio e la fine possono coincidere: «…ti svegli / e ti accorgi / che la vera vita / è quella / che pensavi inutile» (Risveglio).
L’universo familiare si condensa nella Sezione Affetti nella quale l’amore si riversa in testi dedicati ai figli e ai genitori.
La vita e la morte dicono del tempo breve, della saggezza, della lotta e della fede: «U Segnore / arrive cu péde / de léne…» (Il Signore / arriva col piede / di lana…), (Il filo di lana). La precarietà degli esseri umani è attestata con versi netti: «In una smorfia / il calare / del sipario » (Mamma). L’ornamento è tra le liriche più raffinate della silloge. Il riferimento al lavoro delle donne nei campi è l’omaggio a quante hanno faticato a emergere: «Mia madre / nei campi / ha solcato / piume di grano // Ora rende / a Dio / il profumo / dei chicchi maturi / e l’ornamento / della sua saggezza».
Le ferite della guerra dolgono anche nei ricordi. La figura del padre, prigioniero in Iraq, durante il secondo conflitto mondiale, ripropone le atrocità belliche che ancora si consumano in molte zone del pianeta.
E se…, ultima Sezione della raccolta, è il tributo alla donna, sullo sfondo delle lacerazioni e dell’indifferenza. Il desiderio di pace si sposa con l’utopia: «E se la luna / perdesse il suo pallore / e diventasse sole / quanti prati verdi / diventerebbero / fervide spighe / e fulgidi papaveri / nel mare dei sogni!». La poesia, respiro dell’infinito, è il terreno dei sogni. L’elogio del femminile è tessuto con delicatezza e allude ai saperi antichi, alla manualità e alla condivisione (Mistico, Sguardi).
Il cerchio si chiude con il frammento Impronta, nel quale ritornano la terra, il tempo e il vento. Raffaella ha prodotto testi per lasciare un’impronta e fonderla con Monopoli, ma pure con Bari e Monza, le altre due città di elezione. Il lettore avverte la spinta ecologica che scaturisce dall’esaltazione dei colori e dei profumi della campagna e capisce che la genuinità va protetta.
La silloge si fa apprezzare per la sensibilità, l’analisi e la coesione. La scorrevolezza del linguaggio, la varietà delle immagini e delle metafore, l’attualità del messaggio (il batterio della xylella affligge gli ulivi di Puglia!) la rendono interessante agli occhi del fruitore.
La creatività sortisce effetti salutari. Per Fulvio Fiori, scrittore e terapeuta, le parole scritte incidono sulla mente e sul corpo dell’autore. A suo avviso, la bioscrittura (la «scrittura che cura») «aiuta a sciogliere i pensieri negativi, a risolverli a lasciarli andare». Il libro è un bene duraturo, in grado di sorprenderci persino per un particolare.
In fondo, come afferma Paola Lucarini nell’esergo, si può ricominciare «dalla nudità del silenzio / per essere soltanto / ciò che siamo».
Bari, 31 luglio 2018
Anna Santoliquido
Presidente del Movimento Internazionale “Donne e Poesia”
La visione poetica di Raffaella Pallamolla offre un viaggio nel suo mondo
lirico, attraverso un recupero memoriale, in un continuo immergersi nei sentimenti autentici e nel mondo
emozionale più luminoso.
Le sensazioni e le percezioni, le emozioni e le suggestioni si intrecciano nelle
liriche che compongono la silloge.
La raccolta si suddivide
in sei Sezioni, altrettanti tempi lirici, che scandiscono il ritmo di un’armonia che pervade la sua poetica: la Puglia con i suoi ulivi, le immagini di altri luoghi, i ricordi, gli affetti, le donne, le problematiche sociali.
La sua poesia è passione e forza, verità e luce, luminosa via salvifica per l’animo.
Massimo Barile