Se vuoi raggiungere la vera via
al di là di ogni dubbio, mettiti
nella stessa libertà che ha il cielo.
Mumon
È tempo di levarsi su, di vivere
puramente.
Mario Luzi
Penso che la poesia debba essere innanzitutto utile
…utile a tutta l’umanità, utile a una classe,
a un popolo, a una sola persona.
Utile a una causa, utile all’orecchio.
Nâzim Hikmet
Ferruzzano
Nel respiro delle vecchie case
nidifica l’essenza
si espande col sole dei mattini.
Qui posso coltivare
i fiori del silenzio
udire l’eterno
“attraverso la voce del vento
(mi avvolge l’infinito
nei profumi intensi della terra”).
Nelle stradine scintillanti di memorie
dove attecchisce l’erba
e il rovo si erge rigoglioso
la sera bisbigliano gli Angeli
per indicare la via delle stelle.
Tracce di paradiso sono sparse
sopra i gradini
sulla pietra antica
alle finestre che danno sul mare.
Danza la nebbia
negli abbeveratoi
s’arrischia nei cortili deserti
scivola sui tetti
avvolge di semplicità e mistero
la rada luce dei lampioni.
Su queste alture
queste grandi rocce
posso liberarmi nel volo delle aquile
in un grido alto
di libertà e di gioia.
In questo paese che indico
“di sogno”
echeggia nelle dimenticanze e nei ritorni
lieve e senza fine il palpito di Dio.
Certe volte mi chiami rana
mi hai sentita forse
gracidare nelle notti di luna?
Sono molto più vicina
al tuo cuore
che alla rena.
Un albero ha bisogno di due cose:
sostanza sotto terra e bellezza fuori.
Sono creature concrete ma spinte
da una forza di eleganza.
Bellezza necessaria a loro è vento
luce, uccelli, grilli, formiche e
un traguardo di stelle verso cui
puntare la formula dei rami.
Erri De Luca, «Tre cavalli»
Mi piace pensarmi come albero
le salde feconde radici
nella fertile terra
i rami protesi
nell’abbraccio del cielo
così sono io
mi dicesti sorridendo.
M’avvito su me stessa
mi chiudo a doppia mandata
oppure
plano
verso orizzonti di purezza
dove largo è il respiro
della vita
fuggo
mi difendo dalle lingue blasfeme
che violano l’anima
al divino si accede
soltanto nel silenzio.
Non si dovrebbe discutere
un sogno davanti a uno sciocco.
Mumon (maestro zen)
Col dito ti indicavo la luna
tu mi guardavi il dito
per giorni mesi anni
ti ho indicato la luna
poi mi hai amputato il dito
perché i poeti sono dei grandi rompiballe.
La pazienza è un’arte
una virtù
l’arte di affinare i sensi
e di aspettare
l’arte di amare
è piantare il seme
e nutrirlo di speranza
la pazienza appartiene al cuore delle donne
è audacia
coscienza ed incoscienza
Penelope intesseva il sogno
che argutamente disfaceva
per sottrarlo all’inganno
Ulisse dovette attraversare lusinghe
lottare contro venti
ed eventi
per capire che la vera malia
era la pazienza della sua sposa devota
Non c’è molto da capire
infinite domande
saettano nel cielo della vita
È la pazienza che induce a fermarsi
in una notte stellata
e udire il canto dell’universo
ritmare all’unisono
con la tua anima intatta.
Interno, donna alla finestra, 1880, di Caillebotte.
Lui
immerso nella pagina del giornale
lei alla finestra
sospesa
tra il nulla
e le ore.
Nicole
Parli poco
Come pochi
sai leggere la mia anima.
In una strada del paese
luminosa di cielo e d’infinito
un uomo di circa settant’anni
ha un secchio in mano
colore delle nuvole leggere
mi chiede
dove va signora
a fare una passeggiata?
fa bene camminare
nell’orto
di qua di là
la mia malattia è qui
si tocca il capo
sono malato di testa
ormai da tanto tempo
la TV nemmeno per mezz’ora
se sto in silenzio e cammino
mi ritrovo
e mi saluta
continua per la via solitaria
intatta d’azzurro e d’infinito
col suo secchio in mano
colore delle nuvole leggere.
Luna rossa
E oggi vi dico che non solo bisogna
impegnarsi nello scrivere, ma nel vivere
bisogna resistere nello scandalo e nella rabbia.
Pier Paolo Pasolini
La piccola mano
che mostravi carezzevole
suadente
è mano di boia
Simulando dimestichezze
libertarie
farneticavi ansiosa
la mia cancellazione
Imbandivo la tavola per te
e ti credevo amica
Sinuosa al suo sguardo
avida di lui
muovevi le pedine
per il mio vuoto a venire
come l’avvoltoio
attendevi
che la mia rabbia
mi rendesse nemica
ai suoi occhi appannati
Mi hai uccisa con disinvoltura
in una fulgida giornata di luglio
mentre mi aggrappavo alle mie zolle
incredula
Hai squartato l’azzurra eternità
che ho vissuto tra l’argento degli ulivi
e le piccole case antiche
sopra le alture dove crepitavano i miei sogni
vanificando le oscure trame della notte
dove l’incanto erano le albe
di sapermi ancora accanto a lui
e i dissapori della quotidianità
erano scarti da gettare via
L’hai portato da te
coinvolto
fino ad amputargli la memoria
ad iniettargli l’acqua melmosa
del tradimento
che ti scorre consueta
come lava incandescente
Sotto la luna rossa
tra le mura grecaniche
in un tripudio di suoni ancestrali
danzavano le mie ceneri
chiedevano una resurrezione
che solo la musica
e un Dio nascosto in un cielo stellato
possono donare
Non era consentito
ai tuoi occhi nazisti
che io sgorgassi
rinascessi in una forza imponente
trasgressiva
nella malia di quei raggi di luna
Ti facesti largo tra le folla
mi venisti accanto
a dimostrarmi col tuo volto di pietra
che avevi vinto la battaglia
e c’era lui
cieco ti circondava in un abbraccio
è un incubo pensai
è la banalità del male
che ottunde le coscienze
rendendo gli uomini schegge impazzite
di un nulla imponderabile
infinito.