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Viaggio poetico - tra case e anime di scrittori, pensatori e artisti
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Rosa Maria Corti - Viaggio poetico - tra case e anime di scrittori, pensatori e artisti
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 92 - Euro 10,00
ISBN 979-1259510341
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In copertina: «Il monastero del borgo di Certosa in Val Senales»
fotografia dell’autrice
All’interno: fotografie dell’autrice
A mio marito Giorgio inseparabile compagno di vita e di viaggio
Monastero del Monte degli Angeli. Certosa. Val Senales.
INTRODUZIONE A CURA DELL’AUTORE
Tanti anni fa, nel più profondo “silentium”, io e mio marito, visitammo il monastero del Monte degli Angeli nel borgo di Certosa in Val Senales. Quando il silenzio è assoluto, dovete sapere, i muri parlano al visitatore e raccontano.
E così abbiamo saputo del desiderio di un conte, Enrico di Tirolo, di costruire un monastero che rimase attivo fino alla chiusura decretata dall’imperatore Giuseppe II. Da quel momento il vecchio convento con tutte le sue celle, gli orti, le stalle, i masi, fu abitato dai contadini del luogo e la Certosa divenne paese. Alla fine del 1944, per alcuni mesi, sotto il paese vennero alloggiati in baracche una cinquantina di internati politici ed ebrei. Oggi le antiche celle sono state ristrutturate e trasformate in appartamenti, ma le piccole finestre spaziano sempre sull’orto dei semplici in cui allignano ancora le erbe aromatiche e nel silenzio assoluto si ha l’impressione di udire salmi e preghiere.
Da allora, respirare la stessa aria, guardare il mondo dalla stessa prospettiva, conoscere vecchie e nuove storie, ma soprattutto lasciarsi colpire dall’imprevedibile, è divenuto il movente che mi ha spinta a visitare altri edifici, in particolare le case di scrittori, pensatori, artisti e uomini al di fuori del comune, in una sorta di pellegrinaggio della suggestione.
Durante il “confinamento” del 2020, immagini, suoni, profumi, letture e incontri ormai archiviati sono tornati ad affacciarsi alla mente chiedendo condivisione e la scrittura stessa è diventata la casa dove abitare quotidianamente.
R.M.C.
NOTE CRITICHE
a cura del poeta e critico letterario
Prof. Vincenzo Guarracino
“Il mio modo di viaggiare talvolta mi regala incontri meravigliosi”, dice Rosa Maria Corti in un momento topico del libro, nella nota al testo dedicato a Segantini, rivelando la chiave stessa di tutto il suo “favoloso” peregrinare che l’ha portata a inseguire e incontrare la “promessa di un sogno” attraverso luoghi di impervia e sconosciuta bellezza, in cui solo a pochi è dato riconoscerla nella sua ruvida amabilità. Giusto come diceva un grande poeta greco antico, Simonide, secondo cui Bellezza e Virtù abitano nelle solitudini di luoghi di difficile accessibilità e come non ne sia consentita la visione se non a chi “sia giunto al vertice del valore” a costo di molto sudore.
Un elemento, questo del “viaggio” come esperienza faticosa di sé, esibito come essenziale fin dal titolo, cui forse un altro se ne potrebbe aggiungere, non meno significativo e determinante, ed è quello che troviamo nella nota che accompagna un altro testo, in cui si parla della “sacralità” della montagna, a proposito di Castel Juval, la residenza estiva del celebre alpinista Reinold Messner, evidenziando così il rispetto, il “passo lungo e costante” con cui va praticata l’ascesa “fino alla porta del cuore”.
Ecco, è in questo incrocio tra “sacro” e “imprevedibile”, in un avanzare cauto e rispettoso dall’“opaco” di un intrico dove abitano irritate divinità ai giardini verticali del giorno, che si colloca l’esperienza della scrittura condensata in questo libro di un’autrice che in prosa e in versi di sé ha dato nel tempo innumerevoli prove di sensibilità e talento: un’esperienza di grande respiro fatta di “viaggi poetici”, autentici pellegrinaggi sulle orme di ricordi e suggestioni, di cui i versi danno puntualmente riscontro.
Viaggi “tra case e anime”, suggerisce infine l’autrice ma non si sa a che cosa dare la precedenza in un libro siffatto: se a ciò che è scritto nel titolo o a ciò che contiene nei testi, nelle pieghe stesse dei versi.
Nel titolo è certo scritto che ciò che le interessa è la “casa” intesa come il luogo entro cui hanno trovato ospitalità e consistenza interiore ed esteriore, virgiliani simulacra luce carentum, simulacri e fantasmi di una vita bisognosi di luce, sogni, trasferiti in colori e parole nelle forme dell’arte e della poesia.
Ma in realtà, il libro inclina soprattutto ad evidenziare che sono le “anime” quel che maggiormente balza fuori dai testi: la teoria di personaggi, “scrittori-pensatori- artisti”, tutti di straordinaria rilevanza, colti, nella cinquantina di epilli che compongono la silloge, in situazioni paradigmatiche di fascino, come nell’alveo necessario della loro essenziale epifania, cui il paesaggio si presta come teatro di un essenziale incantamento, sia esso la fiamma di un camino, la complice ombra sacrale di una montagna o lo specchio lacustre di limpide acque lustrali.
A cominciare dal primo testo, Il Carlasc, in cui compare un luogo, Pellio Intelvi, e una casa, dinanzi al cui camino si può dimenticare tutto, lasciandosi incendiare dal “fuoco” di una parola fascinosa e incantatrice, quella di Maria Corti, a conferma di ciò che ha detto il filosofo Carlo Sini, secondo cui “ogni inizio è l’Inizio” e “la vita è sempre un inizio, una perenne invenzione”. Per concludere, se non dinanzi alle inquietanti Bagiue a cavallo di “scope, bastoni e caproni”, “incantatrici” teocritee di antichi riti, dinanzi agli “angeli” dei cieli del pittore-scultore italo svizzero Valerio Righini, librati verso un sogno di “bellezza, verità e armonia”.
VINCENZO GUARRACINO
PREFAZIONE IN FORMA DI LETTERA
a cura del poeta e critico letterario
Prof. Luigi Picchi
Cara Rosa, raccogliere in una silloge (anche fotografica) poesie ispirate a visite presso case di poeti, scrittori e artisti è stata un’idea molto suggestiva e particolare, come pure quella d’accompagnare ogni poesia con una didascalia esplicativa di carattere storico-turistico rendendo questo tuo “prosimetro”una sorta di beadeker.
Ne è uscito un romanzo lirico di un pellegrinaggio letterario sulle tracce di personaggi illustri, delle loro visioni e delle loro ossessioni; un percorso tra Francia (ah la tua amata Provenza!), Svizzera ed Italia fra tappe preziose alla tua memoria privata e alla tua poetica.
Lungo è l’elenco degli eroi di questa carrellata domestica: Maria Corti (Pellio Inferiore), Jean Giono (Manosque), Peter Mayle (Louberon), Alberto Casiraghi (Osnago), Hermann Hesse (Montagnola), Pierre Cardin (Théoule-sur-Mer), Italo Calvino (San Remo), Colette (Baie des Canebiers), Pierre-Auguste Renoir (Cagnes-sur-Mer), Reinhold Messner (Castel Juval), Giovanni Segantini (Maloja), Alexandra David-Nèel (Digne), Friedrich Nietzsche (Sils-Maria), Gabriele D’Annunzio (Gardone), Francesco Petrarca (Arquà), Antonio Fogazzaro (Oria in Valsolda), Maestro Martino (Grumo), Mario Tosatto (Tremezzina), Tarcisio Trenta (Giubiasco), Antonia Pozzi (Pasturo), Pablo Picasso (Antibes), Alberto Giacometti (Borgonovo), Pietro Solari (Verna), Martino Giovannettina (Foroglio), Gianmario Lucini (Piateda), Willi Inauen e sua moglie Maddalena (Doragno), Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo).
Con un’attenzione speciale mi sono soffermato sulle poesie dedicate a quei luoghi a me familiari: Montagnola «Quasi una visione […per] strappare alla morte / un giorno luminoso», Sils-Maria «in gloriosa solitudine», il Passo del Maloja con «l’indistinta armonia di suoni lontani laggiù nella valle», «Troppo austera l’avita magione» di Antonia Pozzi a Pasturo, il Vittoriale «dono e pegno / documento e giuramento d’amore».
Questo tuo nuovo libro è una vera e propria magia con cui evochi il genius loci di famose dimore quasi tu schiudessi scrigni arcani o sfregassi la lampada di Aladino stanando e suscitando una voce e un fantasma che, giungendo a noi da un’epoca remota, si confidano, finiscono per rivelare noi a noi stessi: «Vivere è solitudine».
Questo è forse il segreto di queste tue poesie: pur rendendo onore ad un personaggio, esse dicono anche qualcosa in più su di noi, portando a galla i nostri più profondi desideri di armonia col mondo e con noi stessi, le nostre nostalgie e i nostri rimpianti. Sì, perché in fondo tutti hanno bisogno di una casa, tutti portano in sé un’idea di casa, la nostalgia di un luogo speciale dove poter essere se stessi. E tu che in casa tua sai stare a tuo pieno agio e ne sei regina e regista, tu sei la persona più adatta e sensibile ad esprimere in poesia questo senso della casa e dello stare in casa e non potevi essere che tu l’autrice di un libro così genuino e fresco, così sognante e denso. Un po’ come ha fatto nel secolo il poeta latino Naucellio, passato alla storia per una manciata di epigrammi dedicati alla sua magione siciliana. E il periodo di lockdown con le sue pesanti restrizioni non ti ha impedito di viaggiare comunque attraverso le parole del poeta francese Francis Dahon di cui traduci alcune poesie, della poetessa polacca Izabella Teresa Kostka e della poetessa walser Anna Maria Bacher che hanno tradotto tuoi testi.
Questo tuo libro è un felice e luminoso ossimoro: unisce le memorie locali con quelle estere, le stagioni e le geografie, le epoche e le arti; fa quello che deve fare la poesia: rendere possibile l’impossibile, conciliare l’inconciliabile, essere una coincidentia oppositorum, trovare l’unità nella diversità, il visibile nell’invisibile. Grazie, Rosa.
Luigi Picchi
Viaggio poetico - tra case e anime di scrittori, pensatori e artisti
Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima.
(Marco Tullio Cicerone)
“Il Carlasc” di Maria Corti. Pellio Intelvi.
“Il Carlasc”
Presa dalla lettura
accanto al camino di marmo rosso
bruciasti la gonna e le calze.
Arde ancora quel fuoco,
ancora non ci abbandona
la seduzione di metafore,
l’illuminante accostamento.
Maria Corti, storica della lingua, filologa, scrittrice (Milano 1915-Milano 2002). Durante l’estate la Corti era solita ritirarsi a Pellio Inferiore, in Valle Intelvi, per vacanze-studio nella sua antica casa del Seicento, detta appunto “Il Carlasc”. “Personalmente devo dire che per scrivere mi raccolgo in solitudine in un certo luogo, la mia antica casa sopra il lago di Lugano in Valle Intelvi, dove l’unica compagnia sono le faine…”. Di questa casa, nucleo di un castello che si affaccia sulla valle del Telo di Osteno discendente verso il lago di Lugano, dove la studiosa riceveva ospiti alla ricerca della sua vivace conversazione (come Salvatore Quasimodo) e, circondata dalle piante, si godeva il trionfo estivo della vegetazione, oggi solo il giardino è aperto al pubblico, ma gli “Amici di Casa Corti” intendono trasformare il “Carlasc” in un Centro Culturale e Residenza d’artisti.
“Lou Paraïs”
Cercavo l’Ussaro sui tetti di Manosque.
Salendo, il muro e il campanile,
le palme e gli alberi da frutto.
Nella casa, l’aroma della pipa,
un busto e la vasta biblioteca.
Cercavo l’Ussaro sui tetti di Manosque.
L’ho ritrovato fra i campi di lavanda
a Banon e a Valensole,
piantava ancora alberi,
seminava ancora speranza.
L’ho ritrovato a Forcalquier
e a Lurs. Cercava ancora verità.
Jean Giono, scrittore, nacque nel marzo del 1895 al numero 2 di Rue Torte a Manosque, in Provenza. Al numero 14 di Rue Grande la seconda casa di famiglia, ma è “Lou Paraïs” la casa della vita, un edificio provenzale del Settecento sul Mont D’Or, lungo la Monteé des Vraies Richesses. Monumento storico dal 1996, “Lou Paraïs” è visitabile. Alla “Grande Terre”, a Lurs e Forcalquier, nel dipartimento delle Alpes-Haute-Provence, Giono si recò per il processo a Gaston Dominici accusato di aver ucciso nel 1952 Sir Jack Drummond, la moglie Ann e la figlia Elizabeth di soli dieci anni mentre si stavano recando in Costa Azzurra per una vacanza estiva. Sul caso, noto in Francia come “Affaire Dominici”, le “Notes” dello scrittore Jean Giono sono un appassionante studio psicologico sui caratteri dei personaggi coinvolti nell’“affaire”.
Nel Louberon
La casa, un pretesto per il cammino.
Prima a Ménerbes, color crema,
sul crinale di una lunga collina,
mais, hèlas, monsieur est parti!
Poi a Lourmarin, con château et moulin,
mais, hèlas il n’est plus là!
Non ci resta che andare
al Musèe du tire-buchon,
non ci resta che fare una tappa
al caveau de dégustation!
Peter Mayle (Brighton 1939-Ménerbes 2018), scrittore britannico innamorato della Provenza. Ha vissuto in mezzo a lavanda e cicale per 25 anni, prima a Ménerbes, poi a Lourmarin e infine a Vaugines. Sulle tracce dello scrittore abbiamo scoperto un insolito paesaggio provenzale, quello del massiccio del Louberon; abbiamo incontrato signore felici per aver danzato con lui alla festa del paese, abbiamo conosciuto ristoratori contenti d’aver trovato in Mayle un buongustaio. Abbiamo anche assistito ad accanite partite alla pétanque, visitato antiche abbazie e borghi arroccati come nidi d’aquila, abbiamo fatto pic-nic in mezzo agli uliveti con squisito formaggio di capra, melone di Cavaillon e Rosé acquistato al Château. Insomma, un’ottima estate!
La culla del Pulcinoelefante
Come un fiume la casetta di Alberto
in cui galleggiano caratteri,
umanità che sogna poetiche follie.
Wunderkammer che allaccia all’infinito,
oasi di lentezza,
crocevia d’inattesi incontri.
Frammenti d’anima
qui si ricompongono.
Alberto Casiraghi è editore e patron della Pulcinoelefante, aforista e illustratore. A Osnago (Lc), dove è nato nel 1952, la casa-bottega dove stampa con tradizionali caratteri mobili e confeziona “librini” preziosi con ago e filo.
“Anima vagula” e “Pentagramma”, i titoli di due miei Pulcini realizzati con Alberto.
Wunderkammer
“Anima Vagula” prende corpo nella
casa-laboratorio di Alberto Casiraghi.
Palais Bulles
Rosa e blu.
A picco sul mare,
gusci ovali e circolari
in un sinuoso dentro e fuori,
labirinti senza angoli né spigoli.
Dalle bulles, in sfilata,
escono le modelle lumaca.
Fluide, sensuali.
Pierre Cardin, eclettico stilista e designer francese di origine italiana (nasce, infatti, nel Trevigiano nel 1922), negli anni Ottanta fu sedotto dalla casa-scultura progettata dall’architetto ungherese Antti Lavag a Théoule-sur-Mer, vicino a Cannes e la acquistò arredandola con pezzi disegnati in prima persona. Il “Palazzo delle Bolle” oggi è inscritto nella lista dei monumenti storici francesi.
Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino.
(Victor Hugo)
Palais Bulles di Pierre Cardin. Théoule-sur-mer.
La Casa Rossa
Quasi una visione
i lunghi filari
e i grappoli maturi.
Nomade cercatore
lì tornavi alla natura,
pago di startene solo,
d’accendere un fuoco,
di strappare alla morte
un giorno luminoso.
Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877-Montagnola, 9 agosto 1962) è stato uno scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero. Nel 1919 a Montagnola, in Ticino, affittò un appartamento nella Casa Camuzzi oggi Museo. Nel 1931 si trasferì con la terza moglie nella “Casa Rossa”. Circondata da un ampio giardino in pendio, con vista sul lago e sul Monte Generoso, la “Casa Rossa” venne definita dallo scrittore, in una poesia dedicata alla moglie: “La nostra isola, il nostro paese”.
[continua]
Contatore visite dal 25-03-2021: 1957. |
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