Di fronte a me il mare. Respira, di Vita.
Il mare
Di fronte a me il mare.
Respira, di Vita.
Di morte.
Di dolci attese, di dimenticati addii.
La notte e il giorno si inseguono, come due amanti,
si perdono nella sua profondità.
Ed io sento struggente ed impetuoso il suo respiro,
come un infinito e rassicurante alito di vita.
Di morte.
Di Vita.
Il mio gatto
Il mio gatto dorme
e il mondo tace.
Perfetta armonia tra uomo e animale,
ancestrale benevolenza tra due anime.
Il mio gatto si muove, danza antica ed immutabile,
padrone discreto della casa riprende possesso del suo spazio,
per dilettarsi in una caccia immaginaria,
per inseguire odori e suoni di un mondo a me
sconosciuto.
Il mio gatto guarda dalla finestra, immobile e fiero,
come un guerriero scruta il campo di battaglia,
mitologica creatura plasmata da un dio antico.
Il mio gatto si fa accarezzare,
muta e calda benevolenza,
concedendomi per un attimo
il dolce piacere di ingannare il tempo.
Lasciati mirare (luna)
Lasciati mirare, austera guardiana della notte,
custode fidata dei più intimi segreti.
Dagli insonni giacigli salgono a te mute preghiere,
anelano alla tua benevolenza,
come assetati viandanti l’acqua che ristora.
Lasciati mirare, antica guardiana della notte,
tu che sei musa ispiratrice degli umani desideri,
luminosa guida dei naviganti,
benevola amica della vita che nasce.
Nelle notti stellate fulgida apparizione,
il tuo ardito spettacolo lenisce i tormenti,
antica e immutabile bellezza che consola,
dell’umana natura non conosci il destino
ma del gravoso fardello allevii il peso.
Primavera
Nei campi si odono i passi di Proserpina,
la natura ridesta di immutata bellezza,
stende le membra intorpidite da Borea,
si lascia scaldare dal morbido sole.
Di ginestre e papaveri indossa l’incanto,
si adorna vezzosa di primule e narcisi,
la testa cinge di una corona di magnolie,
ai piedi calzari di verde erba fresca.
Con tali fattezze si muove regina
tra nuvole perlacee di mandorli e ciliegi,
si disseta con acqua limpida di ruscello
dilettandosi della compagnia di cervi e caprioli.
I suoni del risveglio si spargono nell’aria,
voci di fanciulli nelle strade e nei giardini
si uniscono al richiamo di cinciallegre e cardellini,
come canto di ringraziamento alla divina apparizione.
O dolce primavera tanto attesa,
al cuore dei poeti sempre cara,
risvegliaci dal sonno che ci prende
per cogliere bellezza sempre nuova.
Coccinella
Piccolo cavallo di Mosè,
ti appalesi d’improvviso alla fine dell’inverno
qual atteso auspicio di benevola sorte,
ti posi delicata su un davanzale o su un poggiolo
attirata dal profumo della salvia e del timo;
con piccoli voli tra i fiori del giardino
ti muovi tra le foglie della calendula e del tarassaco
finché il curioso sguardo degli umani
ti distoglie dal tuo calmo e solitario andare.
Così le ali stendi dalla rossa livrea
di nero punteggiata per dono di Urunti,
ti sollevi in volo come una piccola navicella
ondeggiando alla ricerca di mondi sconosciuti.
Autunno
Con Eos il mattino si desta di luce,
il cielo con grazia si veste di rosa,
dal soffio di Euro è avvolta la terra
che della notte pari al dì è messaggero.
Nei boschi la natura respira di quiete,
di oro e di porpora si veste mirabile,
cammina leggera su un tappeto di viole,
dal tiepido sole si lascia scaldare.
Una volpe si muove tra i cespugli di ginepro,
uno scoiattolo saltella alla ricerca di ghiande,
dal suo ramo un gufo s’invola per la caccia,
uno stormo di balestrucci prosegue il lungo viaggio.
Nei campi si odono voci chiassose,
la vigna si anima di gesti operosi,
i suoi frutti gli uomini colgono allegramente
trepidando nell’attesa del divin nettare.
Autunno quieto e saggio,
tu che vesti la vita di nuovi colori,
aiutaci a cogliere oltre i dolori
il continuo rinascere della natura.
Castelluccio
All’apice di una strada sinuosa e dolente
lo sguardo si apre di meraviglia sulla piana,
ardito spettacolo che ripaga ogni fatica,
gratuita benevolenza della natura.
La mente s’invola su per i monti, che paiono
cingere in un abbraccio ancestrale
le case martoriate del piccolo borgo,
poi scivola giù fino alla valle del Pian Grande
perdendosi tra le morbide fioriture della terra.
Nasce primigenia la senape gialla,
attende l’apparir del papavero rosso,
in bianche vesti al fiorir cerulo
fremono spose la camomilla e il leucantemo,
circondate da damigelle in violetto fiordaliso.
Testimone di tal bellezza la millenaria Lénta,
essa nasce primigenia fra la neve marzolina,
minuta e delicata cresce timida ma forte,
simile a perla nel suo guscio adamantino
dolcemente rivestita della variopinta fioritura.
Mirabile opera della natura,
laddove ardua l’altezza appare
si inchina il mondo a tal miracolo
per una pianta ed il suo frutto.
Inverno
Di Borea la voce si ode sui colli,
col gelido soffio avvolge la terra,
un morbido sonno si spande nell’aria,
di ore il giorno fa dono alla notte.
La natura si veste di un manto regale,
di bianco ricopre le cime dei boschi,
cammina leggera su un tappeto di foglie,
dono mirabile del soffio di Euro.
Uno stambecco sfida le gelide creste,
tra i rami dei pini riposa la ghiandaia,
un riccio si accoccola in un anfratto di radici,
nel ventre della terra la vita s’attende.
Nelle case il fuoco scoppietta di castagne,
i bambini si dilettano con muschio e ghirlande,
aspettano trepidanti la Sacra Notte
che il cielo e la terra di luce rallegra.
Inverno foriero di bianche speranze,
tu che accogli il vagito del divin bambino
allieta i poveri animi intorpiditi
col docile calore di un focolare.
Crepuscolo
Si affollano sulla cima di un colle,
bianche di lana bianca,
sembrano morbidi batuffoli di capelli
che il vento carezza con dita sinuose;
di ardite forme si fanno sembianze
ad allietare gli occhi che il giorno salutano.
Si allungano sulla valle le membra della notte,
vestite d’arancio con drappi di rosso
accendono di fuoco i tetti delle case,
si adagiano superbe tra rivoli e viottoli
a divenir padrone dell’ora che giunge,
a cullar nel docile declinare del giorno
le umane fatiche di una semplice vita.
Estate
Per Ostro l’aria odora di pioggia,
disseta la terra arida di vita,
nel ciel il sole danza splendente
rubando alla notte il tempo che fugge.
I campi si vestono di rosso e d’arancio,
si adornano delle candide sfumature dei gigli,
la terra feconda partorisce i suoi frutti
qual mirabil dono del sorriso di Demetra.
Un’aquila volteggia sulle cime rocciose,
due farfalle variopinte svolazzano giocose,
all’ombra di un boschetto si disseta un capriolo,
un lupo si muove guardingo nella radura.
L’odore di salsuggine si rinnova nell’aria,
riverbera l’acqua ai raggi del sole,
accoglie i corpi trepidanti dei bambini
in un utero primordiale di dolci speranze.
Estate miraggio di lucenti ardori,
tu che rinasci al passo di Proserpina,
custodisci i nostri più intimi sogni
come semi fecondi di vita nuova.
[continua]