STELLE
Di comune intesa
dialogano e luccicano lontane
vicine, in un labirinto senza fine.
Da quaggiù non paiono così grandi
forse non lo sono.
Picchiettando il cielo
sopra e d’intorno agli uomini
regalano il piacere della veglia
nell’assoluta indifferenza
del buio palcoscenico che le lascia recitare.
Udite, udite, ancora per questa sera:
uno scialle nero, la luna per comparsa e
prime attrici, le stelle!
PIOGGIA DI MARZO
Acquerugiola che nel primo mattino
Di un marzo gaio, rattristi il bambino
Avvilendone i diletti; cadi lieve
Sulla gente e nel volgere breve
Tra cielo e terra, dai risalto
Tratteggi forme. Un lungo salto
Dal tetto del mondo ai nostri piedi.
Ripulisci ogni cosa e non ti siedi
Non indugi assorta, scivoli celata
In mille rigagnoli. Mattina fasciata
Da un greve drappo nuziale
Che dalla nera terra rorida, sale
Fin sopra le case; riporti il verno
Ed ogni male sembra eterno.
IL TUO NOME
Un pensiero di te si confonde tra le onde
si impiglia su una conchiglia
intrappolato in un vortice.
Sotto il cielo azzurro, il mare bisbiglia
Traccia il tuo profilo su uno scoglio.
Parole su fogli lasciati alla pioggia
per riscrivere il tuo nome
adesso, come la prima volta.
PAZZIA
Il guardiano un po’ matto
marcia con passo svelto
in una mano la torcia, nell’altra
le chiavi per aprire la porta
di una gabbia piena di nebbia.
Vuole coprire le case con un velo di sposa.
non ci metterà molto a spargere quel vapore
lo aiuteranno i venti che, si sa
sono più di dieci ma meno di trenta.
Così lui pensa.
Tenta d’infilare la serratura ma non vede
si avvicina quasi a sbattere contro le sbarre
così fredde e lisce che sembrano di ghiaccio.
Forse qualcuno ha già aperto la porta
non si spiega tutta questa nebbia: che rabbia.
No, la porta è chiusa a doppia mandata
le sbarre sono lì
intatte, ognuna al suo posto.
Piuttosto, non sarà mica uscita
da sotto il pavimento?
Sgomento, una talpa!
IL DILUVIO
Anche il biblico scroscio
oscuro disastro
s’è fermato al di sotto di certe vette.
Un albero maestro per rassicurare
le anime meno dannate
strette e stipate una sull’altra
dalla pioggia benedette.
Un bianco volare di piume
foglie d’ulivo riportano il sereno
l’auspicio di un tetto
sotto il quale pregare.
A LEI
Tesoro delicato, passione e ardore
ad ogni pensiero fai sbocciare un fiore
mi sento fiero d’essere tuo
sono un uomo fortunato.
I risvegli mattutini sono generosi doni
le mie mani raccolgono ogni tuo momento.
Anche oggi ci sei, ora posso riposare.
VANESSA
Farfalla adagiata sul letto dorato
Il tuo manto di velluto colorato
È reso pesante dall’acqua salata
La mano fuggevole che ti ha sfiorata
Si è comodamente distesa, dissolta
In una molle linea di schiuma. Colta
Da irresistibile, trascinante passione
Si tramutò in fulminea effusione
Per finir nell’aria, carezza fatale
Che tutto voleva ma non farti male.
ROMANZI DI SUCCESSO
Concetti, frasi, parole, inchiostro nero
ogni lettera trova il suo posto
corvi tutti in riga che beccano nella neve
non fuggono allo schioccar delle dita.
Un po’ d’acqua sarebbe d’aiuto
per sciogliere un racconto.
Qualche anello all’indice
altri, tra capitolo e capitolo.
Poi, numeri ai piè
dove gli umidi polpastrelli tirano gli angoli.
S’impasta il tutto in rotonde palline
da far passeggiare su di un piano inclinato
verso l’orecchio di un attento lettore.
LA CHIESA DI MONTAGNA
Rovine di pietra, resti di muri
Dove sorgeva la pieve, sicuri
Ora beccano i merli e mesta
L’edera sta in preghiera. Festa
Cordoglio, altrove son celebrati.
Al loro posto i cembri, i prati
Ed il pio sentiero, brulicante
Di pruni. Sulla china recante
Al mezzodì, nei vespri santi
I fedeli foggiavano chiari manti
Stringendo in mano i lumi
Come lucciole sparse a fiumi
L’odore d’incenso fasciava
I bronzei rintocchi. Sbirciava
Il bimbo, ghermito alla gonna
Materna e austera tonaca nera
Mentre filanti fumi di cera
Salivano a benedire la Madonna.
ORIZZONTE
Prodigioso nel legare il cielo alla terra
unire il fuoco all’acqua
far nascere e morir il giorno.
Strada curva che porta dritta fin dove non si vede.
Lo sguardo si posa sui contorni del mondo
ne sottolinea le forme. L’aria si modella
dalle pianure roventi ai fianchi dei monti
e nella nera cornice si adagiano
le vite tremule che sospirano da lontano.
[continua]