I sogni di Elena sono scritti sui muri
disegnati sul prato
racchiusi nel profumo dei fiori.
I sogni di Elena non sbiadiscono
PROMESSE SENZA TEMPO
Tolgo la polvere dal mio cuore
le tue labbra mi muovono le mani
fino a ritrovarmi tra le pagine
di un lungo silenzio.
Non nascondo imbarazzo
litigando contro il sentimento
cancello la tua immagine
mi tormento e poi
senza lesinare cibo per il fuoco
brucio sconfinate promesse.
Mentre il fumo disegna capriole
ogni mio proposito
lascia a stento questo mondo
trasformando con un refolo
l’esatto contrario del fatto
in immortale sogno.
QUADRIFOGLI
Ho ghermito un quadrifoglio
Rubato alla terra con frenesia
Per donarlo a te. Con orgoglio
Ho scritto una poesia
Su ogni sua foglia.
Non me ne voglia
Il vero poeta che senza profitto
Voleva dire ciò che è già scritto
Io sono riuscito a trovarti prima.
LUCI E SUONI
Cerco di afferrare un’idea
mi scivola tra le dita, scappa via
batte sui muri, rimbalza.
Quadri dai colori smaglianti
orologi vinti dal tempo
strisciano su bianche pareti
esibendosi in un inchino perfetto.
Una musica scandisce il tempo
“ti-a-mo-ti-a-mo-un-sol-do
re-mi-fa-la-si-DO”
illumina la stanza.
La lucentezza di una melodia
racchiude tutte le parole
liberando la luce di tutte le canzoni.
LA CASCATELLA RADIOSA
Tra le rocciose crepe, ai piè dei faggi
Dove la rupe verso il piano inclina
Mascherato d’una veste alabastrina
Vien giù a rocchio il fiotto. Lucenti raggi
Iridescenti, adornano gli orli del prato.
L’acqua balza dal pietroso castello
Gettandosi con incurvato saltello
Fa ribollire lo specchio increspato.
Una gocciola solinga non rinviene
Con le gemelle, fulminea si slancia
Prillando, bacia la divina guancia
Scorre sulle labbra, non si trattiene.
Percependo una così grande bellezza
La cascata flette ancor più la schiena
E a lei s’inchina. Assistendo alla scena
Ogni cosa creata da Dio, l’accarezza:
I bocci piegano a sera la testa
Il turbine si quieta e tace.
Non fosse alto il sole, in questa pace
L’assiuolo s’udrebbe cantar a festa.
IL CANTO DEL GALLO
Il vecchio gallo canta
saluta la nuova alba
con rinnovato garbo
con nuovo slancio.
L’impeto, come il buio
affievolisce ma
c’è ancora un momento
per abbozzare un inchino.
Se solo conoscesse
il nome di suo padre
di sua madre
potrebbe rivolgersi a loro
celebrarli in qualche canto.
Cerca tra i ricordi il proprio nome.
Non ha mai avuto un nome.
Dello scandire dei giorni
contati uno ad uno
infilati sul suo becco adunco
ora è stanco.
Domani, invece di cantare
darà un nome a suo figlio
e a lui dirà:
chiamami almeno papà.
MARCINELLE
Racchiusi tra le pieghe della terra
poveri uomini, padri e mariti
lasciano i loro diletti a gemere.
Un magro spavento
un lungo abbraccio
accompagnato da reali cordogli.
L’oceano denso, così vasto
solleva i cuori e ciocche di capelli
anneriti dalla terra.
Angeli senza ali
stipati alle porte dell’inferno
fuggite subito, fuggite ora.
Il pianto disperato di una bambina
vi guiderà verso il giorno
e un raro sole vi porterà.
DANZA FUNEBRE
La febbre gelosa mi assale
Non vedo più il confine del pensiero
spiriti escono dalla chiesa
come allegorie
addobbati di ghirlande
fatte di margherite intrecciate
paglia secca e sonagli di ghiande.
Un tappeto non basta
lo scenario è incompleto.
Aggiungo un tavolino
quattro sedie a caso
fiori in un vaso
due teschi che gocciolano tè
esitano, poi, ridono compiaciuti.
Ignari, con il loro fare
che perderanno tutti i denti.
IL CAPELLO
Caduto nell’acqua
disegna un mezzo cerchio
l’arco immobile si flette
galleggia ondeggiando.
Lieto d’averti lavato e pettinato
ora ti conosco
prima eri soltanto
in cima ai miei pensieri.
IL NOSTRO MONDO
Dovrò riposarmi un po’
questo mondo non sarà mai
troppo vecchio per volerti bene
né sarà mai così vecchio
da sbiadire la passione di un bacio.
In qualche angolo sperduto
di tutta questa sua rotondità
tu potrai sempre riconoscere
dove si è posato il mio cuore
per stare accanto a te.
ACCENTI
Non conosco più questi profumi
echi di sirene lontane
un grande amore che brucia
fuoco meraviglioso.
Di notte unisco le mie incertezze
per farne solide idee
colto da uno spavento, ora
per quando te ne andrai.
Non riesco a scrivere
abbranco sporadici pensieri.
La lingua batte sui denti
metto un accento in più
per farmi sentire
per farmi capire
infine, dolcemente
mi abbandono sul tuo corpo.