I
Il viaggio
«Soffre il viaggio, ma è tornata!»
A quelle parole pensate a voce alta, Silvano si passò una mano tra i capelli.
Melissa avvertì una strana sensazione di vertigine, di sconcerto, un brivido freddo e subito una vampata di calore la trascinò giù per la scala, mentre salutava quel simpatico tipo dagli occhi lucenti.
Ella non si toglieva più via dalla mente, quello sguardo dolce, colmo di domande e di disperate risposte (ch’egli da troppo tempo, ormai andava cercando).
Ma qual era la domanda? Quale la risposta?
Melissa era già stata in quell’agenzia di viaggio, la settimana prima, proprio in quello stesso ufficio.
Sapeva bene che probabilmente non avrebbe mai intrapreso un vero viaggio, soprattutto perché soffriva molto nello spostarsi, qualunque fosse stato il mezzo di trasporto.
Nonostante ciò, aveva ugualmente chiesto delle informazioni e l’impiegato si era mostrato molto disponibile.
…Un pizzetto gli nascondeva un po’ il viso, rendendo il suo aspetto affascinante oltre che simpatico.
“Quel birichino!” Si ripeteva silenziosamente Melissa, sarebbe stato “perfetto” per lei, se soltanto i suoi occhi fossero stati azzurri.
Di lui ricordava tanta dolcezza, quella piacevole sensazione di sentirsi a proprio agio e ricordava di avere già provato qualcosa di simile, molti anni fa.
Proprio per quel nostalgico ricordo, sentiva di dovere tornare in quell’agenzia, in quell’ufficio, per verificare il colore di quegli occhi, con il presentimento che non ne sarebbe rimasta delusa.
Non ricordavo più
il colore dei tuoi occhi
per questo sono tornata.
Per mischiare il mio silenzio
con i tuoi pensieri,
per confondermi
nel colore dei tuoi occhi
spero “chiari”.
Perché io sono
nera terra
calpestata dal possesso
e dall’egoismo altrui.
(Melissa)
Una magica emozione, accompagnò Melissa all’agenzia, una fresca, umida mattina di settembre.
I suoi passi su per la scala, scandivano il tempo, il battito del suo cuore, si confondeva con il ticchettio dei tacchi… “lui” era lì, seduto accanto al suo computer, il suo sguardo le sorrise ancor prima di rivolgerle la parola ed i suoi occhi erano proprio azzurri!
«Mi dica, come posso aiutarla, signorina?… Ma sì, mi ricordo …lei è “quella” che soffre il “mal di viaggio”! Però vorrebbe comunque farsi un bel viaggetto!»
«Sì, Silvano, lei mi ha lasciato il suo nominativo per informazioni, in caso di partenza e come vede ne ho approfittato!»
I due discussero a lungo sulle eventuali problematiche di un viaggio, ancora con meta da stabilirsi…
Fino a quando in Silvano scattò qualcosa a sconvolgergli la mente o forse qualcosa lo turbava in cuore.
Più dialogava con Melissa, più si rendeva conto d’avere innanzi a sé la donna dei suoi sogni.
Non perse tempo, per niente al mondo, si sarebbe lasciato scappare l’occasione di trattenere tra le sue mani la più rara farfalla che avesse mai trovato!
«Carissima Melissa, non so se posso osare proporle una cosa… non è obbligata ad accettare, ma avrei qualche giorno di ferie e mi chiedevo se…»
Raccolse delicatamente la mano di Melissa, la chiuse tra le sue mani calde, e ancor più calda e penetrante si fece la sua voce: «Facciamo insieme questo viaggio!?»
Melissa, stava semplicemente affogando nell’oceano di quegli occhi azzurri.
«Sì.» rispose. Ma quella proposta di Silvano non era una domanda. Il destino aveva già il suo fine ben stabilito!
Un comune sospiro, sciolse finalmente il ghiaccio tra i due.
Complici di un qualcosa che dava tutti i sintomi d’innamoramento, i nostri “eroi” si prepararono per il grande viaggio.
Dopo giorni d’attesa, s’imbarcarono su di una discreta nave da crociera… e il mal di mare?
Melissa ogni tre ore, ingoiava una compressa di tranquillante, ma solo come precauzione, dato che il suo compagno, sapeva trasmetterle una tranquillità del tutto naturale!
Sulla stessa onda
scivolii fluttuanti
a volte ribelli.
Sulla stessa onda
in bilico su galleggianti
pensieri, dubbi
parole insensate.
Sulla stessa onda
di questioni irrisolte.
Sulla stessa onda
senza avere tempo
né di riflettere né di capire
chi siamo!
Sulla stessa onda
travolti da uno “tsunami”.
Silvano.
Dopo le prime ore di sballottamento generale a bordo della nave diretta in estremo oriente, il fisico dei passeggeri si adeguava alle circostanze… sedie e tavoli obliqui, pavimento ondeggiante…
Tra Silvano e Melissa uno scambio costante di sguardi, di sorrisi e di baci, alimentava la fiamma e la passione li travolse.
Li cullò l’alba e li cullò il tramonto…
Nella loro cabina, tutto il loro cielo, tutto il loro mondo!
Altri passeggeri spezzavano il silenzio di quella “città in movimento” con i loro passi, qualche capriccio di bambino, qualche battibecco in coperta.
Il vento soffiava favorevole in poppa, Melissa si era addormentata. Silvano approfittò per annotare sulla sua agenda tascabile i suoi pensieri affinché la “magia” di quel momento non andasse perduta.
Proprio durante quella notte che aveva visto il trascorrere delle prime ore serenamente intense di romanticismo e di passione, proprio in una notte così importante, qualcosa interruppe il moto cullante, materno di cui si poteva beneficiare all’interno della cabina della nave.
Un urto improvviso, un sobbalzo, un urlo… e fu la fine della quieta notte per quei poveretti a bordo.
Uno spietato vortice prese a fare ruotare l’imbarcazione su se stessa, poi la risucchiò e la risputò all’onda in pieno Oceano Pacifico.
Centinaia di corpi umani si trovarono distesi sul pavimento della nave. Per molte persone non c’era più niente da fare. Il cuore dei più deboli, non aveva sopportato la pazzesca centrifugazione.
La nave rivedeva la superficie, ma riportava gravi danni (elica bloccata, radar distrutto…).
Calmo, silenzioso, un relitto tra le onde ora danzava in cerca dell’anima dei suoi fantasmi.
Al suo interno si levava come pietoso canto, un lamento.
«…Aiuto, aiuto, ma che cosa è successo?
Sono tutti morti, sono tutti morti!»
Silvano riprese conoscenza, si mosse alla ricerca di Melissa. Toccò la fronte di altre due persone, scambiò con esse qualche parola di conforto, scavalcò i corpi dei più sfortunati, poi finalmente la vide: «Melissa! Amore, stai bene?» La strinse a sé e lei scoppiò a piangere.
Senza parole, sconcertati, i sopravvissuti, si portarono nella parte esterna della nave, pronti a scendere a terra alla prima occasione.
Un’isola sarebbe stata raggiungibile con la scialuppa di salvataggio.
«Dobbiamo andare! Dobbiamo abbandonare la nave, non abbiamo troppo tempo a disposizione. Ci sono fori giù in sala macchine e un po’ da tutte le parti!» Disse Silvano preoccupatissimo.
Un membro dell’equipaggio gettò la scialuppa in mare ed invitò gli altri a seguirlo.
La luce del giorno illuminava un punto emerso all’orizzonte!
Stremati toccarono terra! «Dimmi che è un’isola, Silvano dimmi che è un’isola!»
«Sì è un’isola e siamo salvi!» Confermò Silvano, nutrendo la sicurezza che “questione di poco” ed i soccorsi sarebbero giunti a trarli in salvo.
I grandi occhi di Melissa, si spalancarono in esplorazione di un mondo sconosciuto, un’isola emersa forse da un’altra dimensione!
I sopravvissuti, terribilmente spaventati, con gli abiti ormai ridotti a brandelli, avanzavano ansimanti…
Melissa utilizzò una fascetta di stoffa, recuperata da uno strappo alla camicetta per legare a coda i suoi lunghi capelli dai riflessi di rame.
La signora Anna (tra i sopravvissuti), chiese un po’ d’acqua, s’era appena ripresa da un attacco d’isterismo! Un altro superstite (Filiberto) era un membro dell’equipaggio, gli amici lo chiamavano Berto. Nella sua lunga carriera di navigazione, aveva visitato molti luoghi, ma quello che i suoi occhi vedevano man mano che il tragitto proseguiva, era qualcosa di mai visto prima!
In cerca di conforto, di un villaggio, di un contatto umano, si addentrarono nella giungla dell’isola.
L’aria s’era rinfrescata, il cielo sopra di loro vedeva qua e là delle nubi di passaggio.
La signora Anna ricominciò ad agitarsi, la comitiva si spostava, osservava soprattutto la vegetazione.
«Guarda Silvano, che piante robuste, vitali… sembrano avere assorbito quintali di vitamine!» Fece notare Melissa!
…
Non si erano accorti che già da dieci minuti, la signora Anna s’era staccata dal gruppo.
Si era soffermata innanzi ad uno specchio d’acqua, abbastanza pulito per essere una palude, abbastanza profondo per sospettare che lì ci fosse “vita”!
L’acqua cominciò a gorgheggiare, a produrre delle bollicine scoppiettanti.
Sbigottita la signora Anna, rimase immobile.
Quelle bolle esplosive (contenenti semi bizzarri), venivano lanciate a terra, penetravano nel suolo, iniziando la trasformazione in piante terrestri.
La signora Anna avrebbe voluto raccontare subito questa sua scoperta agli altri, ma il panico le impediva di orientarsi… Una bolla ben più grossa delle altre, apparve proprio davanti a lei e uno scoppio improvviso, la rapì.
[continua]